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Pro
- Un ritorno netto alle origini
- Il gameplay sembra funzionare a meraviglia
- Distruttibilità ai massimi livelli
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Contro
- Le mappe provate non convincono pienamente
- Alcuni bilanciamenti ancora da effettuare
- Poche vere novità
Conclusioni Finali di SpazioGames
Al di là di alcune limature sul bilanciamento (assolutamente comprensibili in questo momento) e la curiosità di vedere le altre mappe, le sensazioni preliminari sono positive. Non possiamo fare altro che attendere il gioco completo e la sua evoluzione, nella speranza che il risultato finale possa davvero essere il campo di battaglia tanto voluto e desiderato da tutti gli appassionati.
Informazioni sul prodotto

- Sviluppatore: DICE
- Produttore: Electronic Arts
- Testato su: PC
- Piattaforme: PS5 , XSX , PC
- Generi: Sparatutto
- Data di uscita: 10 ottobre 2025
Era il 2021 e Battlefield 2042 si prestava a uscire sul mercato. Inutile sottolineare quanto il gioco abbia deluso le aspettative dei più appassionati che ancora stavano cercando di superare l'amaro Battlefield V. Per cercare di riacquisire la fiducia, quindi, era necessario un lavoro di fino e soprattutto investire il più grande numero di risorse mai messo a disposizione per un singolo titolo del franchise: così è nato Battlefield 6 (preordinabile su Amazon).
Migliaia di sviluppatori stanno lavorando attualmente al gioco e quello che prima era un brand unicamente (o quasi) legato a DICE, ora si è espanso con il supporto di svariati altri studi (Come Frostbite Team e Criterion), dando vita ai Battlefield Studios.
A capo di tutto questo ambizioso progetto non c'è una persona qualunque, ma Vince Zampella, ex head of Infinity Ward e attuale capo di Respawn Entertainment e a cui dobbiamo FPS incredibili dal calibro di Titanfall e Call of Duty Modern Warfare. A lui l'arduo computo di risollevare la serie e riportarla sulla retta via. La domanda che vi starete ponendo è sicuramente: ci starà riuscendo?
Nel corso delle ultime ore abbiamo avuto l'occasione di provare per oltre dieci ore il multiplayer di Battlefield 6 e per quanto ci siano ancora diverse cose da limare e sistemare, dobbiamo ammettere che non ci divertivamo così tanto da molto tempo. Sempre meglio mettere le mani avanti, anche considerando che durante la prova mancavano diverse mappe, armi e caratteristiche. Ma se il gioco completo riuscirà ad avere una qualità costante, allora potremmo essere davvero davanti al miglior Battlefield dal terzo capitolo del brand.
Il ritorno alle origini
La prima, fondamentale, sensazione che Battlefield 6 ci ha trasmesso è quella di un ritorno a casa. Un ritorno a un'identità chiara, a un conflitto definito e a un gameplay che premia la strategia di squadra sopra ogni altra cosa. Dimenticate gli specialisti senza fazione e le narrazioni vaghe dei "No-Pats". Il mondo di Battlefield 6 è tanto spietato quanto credibile.
Siamo nel 2027 e il pianeta è sull'orlo del baratro. In seguito a un evento, il vecchio ordine mondiale si è sgretolato. Le principali nazioni europee hanno abbandonato una NATO ormai moribonda, lasciando gli Stati Uniti e i pochi alleati rimasti a leccarsi le ferite.
In questo vuoto di potere si è inserita una forza spaventosa: Pax Armata. Non è una nazione, ma una compagnia militare privata di dimensioni colossali, dotata di fondi apparentemente illimitati e di una tecnologia bellica che fa impallidire gli eserciti convenzionali. Questa fazione non ha scrupoli, non risponde a nessuna bandiera se non alla propria e persegue i propri obiettivi con una precisione chirurgica e letale.
Dall'altra parte della barricata, ciò che resta della NATO lotta per la sopravvivenza, un'alleanza ferita ma determinata a non cedere. Questo contesto narrativo non è solo un pretesto, ma la fondamenta su cui poggia l'intero impianto di gioco. Finalmente si torna a combattere per qualcosa, con uniformi, equipaggiamenti e veicoli che definiscono chiaramente gli schieramenti.
Questo ritorno alle origini si manifesta con prepotenza nel gameplay attraverso il pilastro più richiesto da tutti gli appassionati (compresi noi): il ritorno del sistema di classi. Assalto, Ricognitore, Supporto e Geniere sono di nuovo tra noi. Durante la nostra prova abbiamo potuto apprezzare come ogni ruolo sia stato cesellato per incentivare la cooperazione.
L'Assalto è la punta di diamante per gli scontri a fuoco ravvicinati e a media distanza, il Ricognitore fornisce informazioni vitali e può eliminare minacce a lunga gittata, il Supporto è indispensabile per rifornire le munizioni e fornire fuoco di soppressione, mentre il Geniere è il terrore dei veicoli e l'unico in grado di riparare i mezzi alleati. Ogni classe ha accesso a gadget e armi specifiche che ne definiscono l'approccio tattico, spingendo i giocatori a comunicare e a creare squadre bilanciate per avere la meglio.
La sensazione è che ogni soldato sul campo abbia uno scopo preciso, un pezzo di un puzzle più grande che, se completato, porta alla vittoria.
Distruttibilità tattica
Un altro elemento che ha sempre definito il DNA di Battlefield è la distruzione ambientale. Da Bad Company a Battlefield 4, la possibilità di alterare la mappa ha sempre offerto un livello di dinamismo tattico ineguagliabile. Battlefield 6 non solo recupera questo elemento, ma lo eleva a un nuovo standard di "distruttibilità tattica". Non si tratta più solo di eventi scriptati su larga scala o della demolizione di edifici specifici; ora la distruzione è più granulare, più intenzionale e, soprattutto, più utile.
Nella mappa ambientata tra i grattacieli di New York, ci siamo trovati bloccati dal fuoco nemico proveniente dalle finestre di un ufficio al piano superiore. La nostra avanzata era completamente arenata. In una situazione simile in altri titoli, avremmo dovuto sperare in un colpo di fortuna o in un attacco aereo. Qui, grazie al Geniere, abbiamo estratto il lanciarazzi e, invece di mirare alla finestra, abbiamo colpito la facciata dell'edificio diversi metri più a sinistra.
L'esplosione ha creato una breccia frastagliata nel muro, aprendo una linea di tiro completamente nuova e inaspettata che ci ha permesso di neutralizzare la minaccia e avanzare. Un altro esempio è la possibilità di accerchiare i nemici polverizzando i muri delle case per poterli prendere sui fianchi in maniera inaspettata. Insomma, le soluzioni sono molteplici ed è per questo che gli sviluppatori di Battlefield Studios hanno voluto chiamarla: distruttibilità tattica.
Questi solo giusto un paio di esempi di come la distruzione diventi uno strumento nelle mani del giocatore. È possibile creare nuove coperture facendo crollare porzioni di muro, aprire passaggi per aggirare i nemici o negare una posizione sopraelevata distruggendone il pavimento. Questa libertà trasforma ogni scontro a fuoco. Non ci si sente mai completamente al sicuro dietro una copertura, perché quella stessa copertura potrebbe diventare una trappola o un'opportunità per il nemico.
A questa distruzione si affianca un nuovo sistema di movimento e interazione, battezzato Kinesthetic System. Il feeling del soldato è stato completamente rivisto. I movimenti sono più fluidi e reattivi, ma è l'introduzione di nuove abilità a cambiare le carte in tavola. La possibilità di appoggiare l'arma a qualsiasi superficie – un muro, il bordo di una finestra, una cassa – per ridurre drasticamente il rinculo è certamente un dato importante per il gameplay stesso. Incentiva un posizionamento più ragionato e permette di ingaggiare bersagli a distanze maggiori con una precisione altrimenti impossibile.
Un'altra novità cruciale è la meccanica che avrete certamente visto più volte nei gameplay usciti, ovvero il trascina e rianima. Ora, qualsiasi soldato può afferrare un alleato a terra e trascinarlo al riparo dietro un angolo o dentro un edificio prima di iniziare la rianimazione.
Un conflitto su scala globale
La nostra prova ci ha portato in giro per il mondo, mostrandoci un assaggio della varietà di mappe e modalità che Battlefield 6 offrirà al lancio. Abbiamo combattuto sotto il sole cocente dell'Egitto in Siege of Cairo, ci siamo poi spostati su un territorio montuoso di nome Liberation Peak. Infine, le strade di New York hanno offerto un'esperienza di guerriglia urbana intensa, un labirinto di asfalto e vetro.
Proprio sulle mappe un piccolo dubbio lo abbiamo. Nonostante ci sia una cura evidente nella loro realizzazione (anche dal punto di vista del level design), quelle testate non ci hanno lasciato a bocca aperta come speravamo.
Soprattutto quella ambientata negli Stati Uniti ci ha creato un bel po' di problemi, con un design che prediligeva il controllo delle parti superiori degli edifici, che però risultavano spesso inaccessibili a causa di respawn ancora da sistemare. Rimane un'opinione preliminare, anche considerando che le mappe saranno ben 9 al lancio (tra cui il ritorno di Operation Firestorm da Battlefield 3), con ben 30 zone di guerra già promesse
Al di là di questo, le mappe sono state pensate funzionare in sinergia con le diverse modalità di gioco. A tal proposito, i fan di lunga data saranno felici di sapere che le modalità più amate sono tornate in grande stile. Abbiamo giocato partite al cardiopalma in Conquista, la quintessenza dell'esperienza sandbox di Battlefield; abbiamo partecipato ad assalti disperati in Sfondamento e abbiamo rivissuto l'emozione della progressione lineare e della distruzione degli obiettivi in Corsa.
Accanto a questi sempreverdi, Battlefield 6 offre una suite di modalità più raccolte e intense come Deathmatch a Team, Dominio e altre varianti classiche, perfette per chi cerca un'azione più immediata. La vera novità, però, si chiama Escalation. In questa modalità, due squadre si affrontano per il controllo di punti strategici che, a differenza di Conquista, possono cambiare di posizione o di valore durante la partita.
Questo crea un flusso e riflusso costante della battaglia, costringendo le squadre ad adattarsi continuamente, a decidere se difendere un punto appena conquistato o lanciarsi alla cattura di un nuovo obiettivo più redditizio.
A livello puramente ludico non possiamo ancora esprimerci più di tanto, visto che manca molto al lancio e sicuramente molte cose cambieranno. Il ritorno delle classi è sicuramente un aspetto positivo che non va sottovalutato, così come l'essersi riavvicinati a un gameplay più "lento" e ragionato rispetto a 2042, consente di organizzare meglio gli scontri.
Certo, lo abbiamo scritto poc'anzi, ma è giusto ribadirlo: il titolo ha ancora bisogno di tempo, perché ci sono ancora diversi bilanciamenti da fare. Giusto per farvi un esempio concreto, lo shotgun riesce a eliminare i nemici da distanze siderali, il che rendo gli scontri (soprattutto quelli su mappe più piccole), praticamente un monopolio di giocatori che si lanciano con il fucile a pompa. Per fortuna il grosso sembra funzionare, persino il time to kill è ben equilibrato e la base di partenza è molto più solida rispetto al passato. Insomma, ci siamo davvero divertiti a giocare a questo Battlefield 6.
Se l'offerta al lancio sembra già incredibilmente solida, è sul futuro che Battlefield Studios sembra puntare con ancora più decisione. Questa visione si concretizza non solo nel gioco base, ma anche nel ritorno di una versione potenziata di Portal.
Il set di strumenti creativi che permette ai giocatori di creare le proprie regole e le proprie battaglie è stato reso ancora più potente e, allo stesso tempo, più intuitivo. Sarà possibile dare vita a "esperienze community" uniche, mescolando mappe, armi, fazioni e regole di gioco in modi inediti. Il potenziale è illimitato e promette di garantire una longevità eccezionale al titolo, alimentata direttamente dalla creatività dei giocatori.
Fortunatamente, l'attesa per mettere le mani sul gioco non sarà troppo lunga. Una massiccia Open Beta si terrà su due weekend, dal 9 al 10 agosto e poi dal 14 al 17 agosto, con la possibilità di accedere in anticipo a partire dal 7 agosto per chi seguirà gli streamer partner.
Sarà l'occasione per tutti di provare con mano la bontà di questo nuovo capitolo e per gli sviluppatori di raccogliere feedback preziosi.