Immagine di Armored Core VI: Fires of Rubicon | Provato - Battesimo di fuoco
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Armored Core VI: Fires of Rubicon | Provato - Battesimo di fuoco

Siamo finalmente saliti sui mech corazzati di Armored Core VI per provare in prima persona il gameplay del nuovo gioco di FromSoftware.

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a cura di Silvio Mazzitelli

Redattore

Informazioni sul prodotto

Immagine di Armored Core VI: Fires of Rubicon
Armored Core VI: Fires of Rubicon
  • Sviluppatore: FromSoftware
  • Produttore: Bandai Namco
  • Distributore: Bandai Namco
  • Testato su: PC
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , PS5
  • Generi: Azione
  • Data di uscita: 25 agosto 2023

MILANO – Poco più di un mese fa vi parlavamo del nostro primo incontro con Armored Core VI: Fires of Rubicon, in occasione del quale eravamo riusciti a vedere, anche se senza poter giocare in prima persona, venti minuti di gameplay. Oggi, a un mese esatto dall’uscita del nuovo titolo di FromSoftware, in arrivo il 25 agosto su PlayStation 4 e 5, Xbox One e Series S/X e PC via Steam, siamo qui per tornare a parlarvi del sesto capitolo della saga di Armored Core, stavolta però dopo averlo provato con mano per ben quattro ore di gioco.

La saga di Armored Core mancava nel mondo videoludico da ormai dieci anni e i precedenti capitoli non erano molto conosciuti in Occidente – anche perché, all’epoca in cui la saga dei mech da combattimento era al suo massimo splendore, la fama della software house nipponica non era certo ai livelli attuali.

È però risultato evidente già con questa prova come gli anni dedicati a perfezionare la formula dei soulslike siano serviti ad accrescere l’esperienza generale degli sviluppatori e, soprattutto, la visione unica che FromSoftware ha del videogioco. Vi possiamo assicurare, infatti, che Armored Core VI non sarà affatto una passeggiata di salute, specialmente negli scontri con i boss.

Le fiamme di Rubicon

Una volta avviato il gioco, si viene subito calati in mezzo all’azione. Armored Core VI: Fires of Rubicon infatti inizia con una pseudo missione tutorial, in cui il nostro personaggio, inizialmente senza nome, viene lanciato sul pianeta Rubicon 3 illegalmente, con lo scopo di recuperare l’identità di un mercenario caduto, così da appropriarsene e poter agire sul pianeta senza destare sospetti.

La storia del sesto capitolo ruota proprio intorno a questo nuovo pianeta, dove molti anni prima era stata scoperta una fonte energetica chiamata Coral. Non si sa in che modo, ma lo stesso Coral è stato anche la causa di un disastro inimmaginabile, che ha distrutto completamente non solo Rubicon, ma anche l’intero sistema nei dintorni.

Cinquant’anni dopo, in una situazione più calma, l’umanità torna su Rubicon 3, per provare a riottenere il controllo sul Coral.

L’incipit narrativo ci fa capire che la storia avrà i toni dark e pessimismi propri non solo della saga dei Souls, ma anche (e soprattutto) dei precedenti Armored Core. Sul pianeta infatti non c’è affatto una distinzione tra buoni e cattivi: qui agiscono mega-corporazioni senza scrupoli, gruppi di terroristi e rivoluzionari che mirano solo al potere e al controllo della sostanza energetica.

L'incipit narrativo promette dei toni dark, mettendoci nei panni di un umano potenziato.
Il nostro protagonista è l’umano potenziato C4-621, che prende il soprannome Raven dopo aver trovato i documenti del mercenario morto; sarà accompagnato da un dealer chiamato Walter, che gli procurerà vari lavori e lo guiderà nelle sue missioni.

La figura di Walter ci è parsa molto distaccata, pronta a usare Raven solo per il proprio tornaconto in battaglie spesso al limite del suicidio. Il nostro protagonista però è descritto come "un umano potenziato": nella lore dei vecchi Armored Core, questi erano degli umani che, tramite uno speciale processo, acquisivano abilità di pilotaggio dei mech estremamente superiori alla media, anche se ciò spesso comportava una certa instabilità mentale.

Vedremo se, proseguendo nella storia, Raven avrà la possibilità di scegliere da che parte schierarsi oppure se dovrà restare alle dipendenze di Walter, ma la conferma che il gioco avrà diversi finali lascia pensare a una certa libertà di scelta proseguendo nella narrativa.

La vita del mercenario

La struttura di Armored Core VI: Fires of Rubicon (che, se interessati, potete trovare su Amazon) non si discosta molto dai vecchi capitoli della saga. Il gioco ci metterà di fronte a una serie di missioni che andranno ad aumentare man mano che completeremo quelle disponibili.

Nella nostra prova ne abbiamo potute affrontare una decina, già constatando un’ottima varietà di situazioni e senza mai sentire il peso della ripetitività, anche se c’è da dire che eravamo soltanto all’inizio del gioco.

Le missioni variano molto, sia negli scopi che nella durata. Alcune avranno obiettivi molto semplici, come eliminare delle postazioni missilistiche o un’unità di mezzi nemici, altre invece saranno più elaborate e con diversi obiettivi – e spesso ci metteranno contro i temibili boss del gioco.

Ogni missione, una volta completata, potrà essere rigiocata quando si vuole, ottimo metodo per accumulare crediti con cui acquistare parti per modificare il proprio mech da combattimento. Visti gli elevati prezzi delle varie parti, è certo che servirà rigiocare diverse volte missioni già affrontate, così da avere il denaro necessario a comprare tutto quello che ci serve; una sorta di farming, che è sempre stato al centro anche dei vecchi capitoli della saga.

Alla fine di ogni missione riceveremo anche una valutazione che, in base ai danni ricevuti e alle risorse utilizzate, ci scalerà una parte della paga di base, anche se sarà possibile aumentare quest'ultima distruggendo obiettivi secondari e i nemici presenti sulla mappa.

FromSoftware, poi, ha ormai imparato a parlare anche a un pubblico di neofiti e questa volta ha preparato diverse missioni tutorial per far sì che si possa prendere confidenza con i comandi e le meccaniche più importanti del gioco, così come con i vari tipi di mech che è possibile costruire – ad esempio, i classici bipedi super veloci o i quadrupedi più lenti e corazzati.

Completando una missione tutorial inoltre, si verrà premiati con dei nuovi e utilissimi pezzi di equipaggiamento, che nelle prime fasi di gioco saranno molto pochi dato il nostro basso potere d’acquisto e il loro costo elevato.

Il combat system di Armored Core VI

Passando alle battaglie di Armored Core VI: Fires of Rubicon, queste si sono confermate veloci e frenetiche come ci era parso di vedere nel nostro precedente hands-off. I tasti dorsali del pad controlleranno le quattro armi in dotazione del nostro Armored Core: i grilletti saranno per le rispettive braccia, mentre gli altri due tasti comanderanno spalla destra e sinistra.

Potremo infatti equipaggiare il nostro robot con una combinazione a nostro piacere di quattro armi, iniziando con un classico fucile d’assalto e un lanciamissili a ricerca sul lato destro e una lama energetica sul braccio sinistro.

Sarà poi possibile muoversi in ogni direzione, anche grazie al booster, che governa la stamina di questo gioco permettendoci veloci scatti o di volare per brevi distanze.

Andando avanti, potremo decidere poi di sbizzarrirci, equipaggiando due armi dalla distanza su entrambe le braccia, due set di lanciamissili diversi, oppure di equipaggiare su una spalla un utile scudo in grado di attutire di molto i danni nemici, specialmente se utilizzato all’ultimo secondo, prima di venire colpiti.

Il combattimento incoraggia a personalizzare la propria build per adattarsi alle situazioni, soprattutto negli scontri con i boss.
Di armi corpo a corpo abbiamo visto solo la lama energetica, di cui però non si potrà abusare, dato che questa avrà due tipi di attacchi: due fendenti normali o uno più potente caricato. Una volta effettuato uno di questi due colpi, però, la lama avrà bisogno di un tempo di cooldown prima di poter essere riutilizzata, impedendoci di colpire a raffica nel corpo a corpo.

Di sicuro è un bene, dato che la lama infligge danni molto alti e il gioco è pensato in modo che il combattimento si concentri su distanze medie e lunghe, viste le tante armi da fuoco presenti. Da notare che non basterà comprare un tipo di arma per poterla equipaggiare su tutte e due le braccia: se, ad esempio, vorremmo utilizzare due mitragliatori d’assalto, dovremo comprarne uno per braccio.

Da quanto abbiamo visto, più si andrà avanti e più ci sarà l’imbarazzo della scelta per creare una propria build, con tante armi diverse divise in tre categorie principali in base ai danni che infliggono.

Queste saranno cinetiche, esplosive ed energetiche; inoltre, alcune armi avranno degli effetti extra, come la possibilità di caricare un colpo più potente o di acquisire e colpire più bersagli in una volta.

La grossa novità del gioco, cui avevamo già accennato nel nostro precedente articolo, sarà la possibilità di infliggere lo status barcollamento al nemico, meccanica presa di peso da Sekiro.

Alcune armi arrecheranno infatti più danni da barcollamento rispetto ai danni diretti, e saranno fondamentali per stordire nemici particolarmente ostici. Una volta riempita la barra sopra la testa del nemico, questo resterà immobile per pochi secondi, permettendoci di infliggergli danni maggiori – però attenzione, perché questo varrà anche per il nostro Armored Core.

Sarà dunque fondamentale fare molta attenzione alla propria build e soprattutto ai danni inflitti dalle proprie armi, in modo da essere versatili contro qualsiasi nemico.

Gli avversari, da quanto abbiamo visto, saranno principalmente di tre tipologie. La prima sono i nemici normali, che vanno da mezzi, come carri armati ed elicotteri, a robot di bassa potenza; questi saranno facili da distruggere con qualche colpo ben piazzato.

Da notare che il gioco consente di utilizzare la mira assistita per puntare automaticamente il bersaglio selezionato, cosa che permetterà di colpirlo semplicemente mantenendolo nel proprio campo visivo. Questa opzione, però, diminuirà la precisione dei colpi rispetto alla mira manuale.

Il secondo gruppo di nemici è composto da altri Armored Core, che, se bene equipaggiati, potranno rappresentare una sfida impegnativa. Questi, infatti, avranno solitamente più vita dei nemici normali e potranno essere estremamente insidiosi. In una missione che abbiamo affrontato, ad esempio, era presente un Armored Core quadrupede che era estremamente difficile da sconfiggere – e non a caso il gioco stesso ci consigliava la fuga.

Infine, l’ultimo gruppo di nemici è rappresentato dai boss, che in questo caso riprendono la tipica formula di FromSoftware: avversari estremamente agguerriti che necessiteranno di diversi tentativi per essere abbattuti. Il primo boss del gioco, apparso nella primissima missione tutorial, all’inizio ci sembrava fosse intenzionalmente impossibile da battere, data la differenza di danni tra quelli inflitti dal nostro mech e i suoi.

Potremo equipaggiare numerose armi e diverse parti per il nostro mech e non ci sono checkpoint punitivi.
In realtà questa sorta di enorme elicottero corazzato andava davvero sconfitto. Dopo aver preso confidenza con i comandi, e capita la sua routine di attacchi, siamo riusciti ad avere la meglio, non senza sudare le proverbiali sette camicie. Bisogna dire, però, che durante lo scontro abbiamo incontrato dei muri invisibili dietro cui il boss si riparava e che non ci permettevano di colpirlo con un attacco corpo a corpo, a cui era molto debole, una scelta di design piuttosto discutibile o forse davvero un errore.

L’altro boss da noi affrontato è stato anche più difficile da battere, ma è stato utile per farci capire quanto in Armored Core VI: Fires of Rubicon sia importante essere pronti a reimmaginare la propria build a seconda delle difficoltà incontrate.

Durante la prima fase dello scontro eravamo assistiti da un altro mech molto potente gestito dall’IA ma, una volta raggiunta metà barra della vita, questo si dileguava lasciandoci da soli contro il mezzo nemico.

Il grosso robot aveva una corazza che lo rendeva immune ai danni subiti frontalmente e l’unico modo per danneggiarlo era colpirlo dai lati o da dietro. Bisognava però essere molto agili e, soprattutto, avere il boost sempre carico in modo da volare spesso, dato che il boss tappezzava il terreno di mine molto dannose.

Dopo mezz’ora di tentativi, senza praticamente scalfirlo, abbiamo deciso di abbandonare la missione e fare un salto ad acquistare alcune parti, dato che avevamo più o meno l’asset con cui avevamo iniziato il gioco. Dopo aver comprato una sorta di bazooka e un cannone laser e, soprattutto, dopo aver cambiato la parte del boost con una più duratura e veloce, siamo tornati ad affrontarlo avendo la meglio in soli due tentativi.

Questo fa capire quanto in Armored Core VI sia importante essere pronti a rivoluzionare completamente il proprio mezzo, molto più che nei vari soulslike di casa From – dove spesso, una volta definita una build, difficilmente si devono operare degli stravolgimenti.

Ogni Core può essere dotato di quattro armi, due per braccia e spalle. Si potranno poi cambiare testa, corpo, braccia e gambe e poi booster e FCS, ossia una parte per migliorare la mira automatica. Esiste poi un pezzo extra che probabilmente attiva dei potenziamenti speciali, ma che non abbiamo potuto vedere durante la prova.

Il mech, poi – tra un bipede normale o con giunture invertite, oppure un quadrupede o con i cingoli come un carro armato – cambierà completamente anche nella governabilità e non vediamo l’ora di scoprire quante possibili combinazioni si potranno creare nel gioco completo.

Un affascinante pianeta distrutto

Altri aspetti di Armored Core VI: Fires of Rubicon che colpiscono sono l’ottimo level design e le ambientazioni molto suggestive.

Le missioni hanno una buona varietà di paesaggi, tra gigantesche costruzioni metalliche ormai in rovina, cittadine distrutte e abbandonate o dighe estremamente protette su picchi innevati. Particolarmente affascinante una missione nel deserto, in cui dovevamo avvicinarci a un immenso costrutto metallico dotato di un cannone laser altamente distruttivo e in grado di disintegrare il nostro mech in pochi secondi.

La missione consisteva nel distruggere prima una gamba dell'avversario, per fermare la sua avanzata, nel passare poi ai motori e infine a un faccia a faccia con il potente cannone, che non ha mai smesso di prenderci di mira per tutta la durata del confronto.

Una volta distrutto, è stato spettacolare vedere il titano di metallo collassare sotto il suo peso ed esplodere in mezzo alla rossa tempesta di sabbia del deserto, mentre noi ci allontanavamo, fieri della nostra vittoria.

Se molte missioni hanno una struttura semplice e lineare, alcune sono invece caratterizzate dalla possibilità che offrono di scegliere l’approccio prediletto.

Spesso infatti ci viene detto l’obiettivo, come ad esempio distruggere delle postazioni, ma poi starà a noi decidere se andare diretti ad affrontare i nemici faccia a faccia, se prenderli dai lati o se sconfiggerli dalla distanza, potendo anche attirare i mezzi ostili per eliminarli un po’ per volta.

Molte aree hanno poi una certa verticalità da sfruttare, anche tramite speciali rampe di lancio che ci faranno guadagnare una posizione favorevole in battaglia. Nonostante la difficoltà di alcune battaglie, come quelle contro i boss, il gioco è intelligente e punta a non rendere l’esperienza inutilmente frustrante – mettendo ad esempio un checkpoint proprio prima dello scontro con il boss, con tanto di ricarica di cure e munizioni.

Abbiamo giocato ad Armored Core VI su un PC di fascia alta, con impostazioni, da quanto abbiamo visto, tutte al massimo, anche se non ci è stato possibile conoscere le specifiche nel dettaglio. Il gioco ci è parso sempre fluido, anche nei combattimenti più carichi di particellari ed effetti visivi, e solo di rado abbiamo notato qualche lieve calo, che però, in gioco, non è mai risultato come un vero problema.

Voto Finale

Conclusioni Finali di SpazioGames

Pro

  • Combat system veloce e appagante

  • Possibilità infinite di personalizzazione del proprio mech

  • Boss battle epiche e impegnative

  • Ambientazioni suggestive

Contro

  • Qualche limitazione nella prima boss battle evitabile

  • Da valutare la varietà e la durata della campagna

Commento

La prima prova diretta di Armored Core VI: Fires of Rubicon ci ha lasciato con impressioni per lo più positive, grazie all’ottimo sistema di combattimento, veloce e adrenalinico, specialmente negli spettacolari scontri con i boss; questi sono molto ostici da superare, ma, una volta abbattuti, si prova quel senso di soddisfazione tipico anche dei precedenti titoli di FromSoftware. La varietà delle missioni è molto alta già in queste prime fasi di gioco e siamo convinti di avere visto solo la punta dell’iceberg, data la possibilità di personalizzare il proprio mech come più si preferisce – un aspetto che sarà sicuramente al centro dell’esperienza nella versione finale del gioco. Ci resta di certo da verificare se la struttura lineare a missioni reggerà bene fino alla fine e se le parti sbloccabili porteranno a sbilanciamenti esagerati nella costruzione del proprio robot ideale, soprattutto in ottica della modalità multiplayer già confermata nel titolo finale. Basterà attendere solo un mese per avere la risposta a queste domande.