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Red Orchestra 2: Heroes of Stalingrad

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a cura di Pregianza

Pubblicato il 25/08/2011 alle 00:00
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Colonia – Il mondo dei videogiochi non manca certo di FPS. Call of Duty, Halo, Battlefield, Team Fortress 2, Crysis… I brand superlativi sono tanti e in grado di soddisfare i gusti di chiunque. Esiste tuttavia un sottogenere degli sparatutto che è stato poco esplorato dagli sviluppatori: parliamo degli FPS realistici, quelli dove un solo proiettile può significare la morte, i soldati non sono precisi come robot e la tattica ed il cervello vincono il 90 % delle battaglie. Proprio di questa categoria fa parte Red Orchestra 2: Heroes of Stalingrad, il gioco che trattiamo oggi. Lo abbiamo provato durante lo showing della line up di 1C Company, e possiamo dirvi subito che si prospetta uno shooter lodevolissimo per coloro che in battaglia preferiscono pensare prima di agire.

La mia mamma è una mod e il mio babbo è l’hardcore gamingUn po’ di Storia: il primo Red Orchestra è nato come mod per Unreal Tournament 2004. La total conversion del gioco vinse la competizione Make Something Unreal organizzata da Epic Games e Nvidia. In palio c’era una licenza gratuita per utilizzare l’Unreal Engine 2.5 e 3. Con la loro licenza nuova fiammante e tanta buona volontà, i creatori della mod fondarono Tripwire Interactive e svilupparono un Red Orchestra standalone, Ostfront 41-45. I membri del neonato studio dimostrarono un certo talento e furono in grado di dar vita ad un titolo di tutto rispetto, che fu ben accolto dalla critica e dal pubblico. Oggi alle spalle della serie c’è una nutrita comunità di giocatori appassionati (tra cui alcuni modder abilissimi), e Tripwire ha giustamente deciso di tentare la strada del sequel. A noi il gioco lo ha presentato il producer Tony Gillham, che lo stava testando tutto arzillo in uno stanzino. Fin dall’inizio è stato chiaro che non ci trovavamo di fronte al solito shooter. Gillham si stava muovendo all’interno di un tank, e quando diciamo “muovendo” non parliamo del mezzo ma del soldato controllato dal producer, che si spostava di compartimento in compartimento all’interno del corazzato. Il sistema di controllo dei veicoli è rappresentativo della natura votata al realismo di Red Orchestra 2: non si può guidare un cingolato e fare fuoco contemporaneamente, e non ci sono visuali esterne. Volete sparare? Sarete costretti a trovare un guidatore, oppure a mettervi alla postazione di guida, fermarvi nella zona desiderata, e infine prendere il controllo del cannone. Il tutto è estremamente fedele alla realtà ed arduo da padroneggiare, anche perchè la visibilità all’interno del carro armato è fortemente ridotta. Questo realismo non manca ovviamente nemmeno dalle sessioni a piedi: qui le armi hanno una risposta realistica, i proiettili viaggiano seguendo traiettorie paraboliche sulle lunghe distanze, una pistola risulta efficace solo da vicino e per usare un mitragliatore pesante è necessario fermarsi e trovare una sporgenza su cui appoggiarlo per stabilizzarlo (o non colpirete una mazza a causa del rinculo). Persino i fucili da cecchino sono mostruosamente rustici e vanno regolati sulla distanza. Se considerate il cecchinaggio troppo facile, aspettate di provarlo in Red Orchestra 2, vi ricrederete immediatamente.Non bastasse tutto questo, dovrete tenere conto anche della resistenza psicologica del vostro alter ego. Infatti, proprio come in una battaglia vera, vedersi passare dei proiettili a pochi centimetri dalla faccia ha un certo peso sulla mente di un combattente. Se resterete troppo a lungo sotto il fuoco nemico la vostra visuale inizierà a tremare, i vostri movimenti rallenteranno e in generale il vostro soldato inizierà a farsela sotto dalla paura. Un gameplay tanto brutale non è certo appetibile per tutti, ma è unico, e abbiamo visto davvero raramente un FPS in grado di trasmettere la tensione di uno scontro a fuoco così egregiamente.
Infinite possibilità? Basta dare i tool giusti ai modderIl primo Red Orchestra è nato da una total conversion di un gioco preesistente. Non stupisce dunque che vanti alcune mod di altissima qualità. Con Red Orchestra 2 tuttavia Tripwire ha fatto la furbata del secolo, e ha dato il kit di sviluppo ai modder prima ancora dell’uscita del gioco! Risultato previsto: contenuti gratuiti, creati dalla comunità e disponibili praticamente dal day one. Gli sviluppatori hanno apprezzato molto gli sforzi fatti dai fan in passato, e sono convinti che sforneranno alcuni scenari estremamente validi per il loro nuovo sparatutto. Per quanto riguarda le modalità “ufficiali” invece, Red Orchestra 2 avrà una campagna principale single player strutturata appositamente per allenare i giocatori e prepararli ad affrontare ogni ruolo (dal soldato d’assalto al pilota di tank). Gillham ha ammesso che i programmatori sono consapevoli di aver creato un gioco difficile da padroneggiare, e per questo motivo hanno pensato ad una serie di missioni la cui funzione principale fosse fare da tutorial. Se avete dubbi sulla validità del singleplayer comunque non avete nulla da temere: l’esperienza non sarà scialba e si rifarà agli eventi storici con una certa fedeltà. Sono previste due campagne, una nei panni di un soldato dell’Asse ed una nei panni di un militare sovietico. Non mancheranno poi le modalità competitive in multiplayer: noi abbiamo potuto osservarne 2 principali, il lockdown (una battaglia a tempo che prevede i respawn) ed il countdown (un deathmatch dove morire una volta significa dover aspettare il prossimo turno), ma ce ne saranno altre a gioco completato. Durante gli scontri si guadagnano punti onore ed esperienza, indispensabili per acquistare armi e modifiche. Non aspettatevi tuttavia di poter comprare gingilli in grado di porvi in netto vantaggio sugli avversari. Qui non è l’arma che conta, è l’uomo dietro all’ammasso di poligoni che la imbraccia.

– Sempre estremamente realistico, ma più accessibile del predecessore

– Perfetto per chi ama le sfide

– Possibilità infinite grazie ad una comunità di modder attivissima

– Si distingue dalla massa

Red Orchestra 2: Heroes of Stalingrad è un gioco coraggioso. Niente concessioni allo stile arcade degli sparatutto odierni, niente facilitazioni, solo guerra dura e pura, realismo ai massimi livelli ed un gameplay complesso e profondo che sembra fatto apposta per i giocatori hardcore. L’aggiunta di una campagna single player pensata per insegnare passo passo ai novellini come sopravvivere alla guerra rende quest’opera di Tripwire Interactive più accessibile del predecessore, ma comunque non è roba per i deboli di cuore. Ve la sentite? Buon per voi, perchè questo titolo sembra davvero perfetto per i duri del genere. Preparatevi alla battaglia e, per carità, niente bunnyhopping.

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