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Lunacy: Saint Rhodes

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Editor

Pubblicato il 05/07/2017 alle 00:00
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Nella letteratura horror, nel cinema e anche nei videogiochi, le case infestate hanno sempre funzionato piuttosto bene. Al di là di qualche sparuto esempio, da Kuon alla popolare serie di Project Zero, fino a toccare dei progetti meno conosciuti e più sperimentali, nei survival horror in realtà si è sempre puntato su altri elementi per terrorizzare gli utenti. Lunacy: Saint Rhodes segue invece questa direzione con forza, puntando molto sull’atmosfera creata dalla suggestiva ambientazione, la forza del racconto e l’imprevedibilità.
Una casa e il suo passato
Sebbene Lunacy: Saint Rhodes sia ambientato negli anni ’70, nella demo da noi provata ci siamo imbattuti in diversi file di testo che raccontavano episodi risalenti all’inizio dello stesso secolo, con eventi che lasciano supporre quanto l’arco temporale possa essere piuttosto esteso. Tra stralci di articoli pubblicati dal quotidiano locale e vecchie lettere manoscritte, si apprendevano dettagli inerenti strani casi avvenuti all’interno dell’imponente magione in cui sarà ambientato il gioco. 
All’interno della villa avvenne lo strano caso di decesso di un uomo che lì ci aveva abitato, ritrovato poi da una bambina mentre giaceva sul suo stesso sangue, con un pentagramma inciso sullo stomaco e un nome di donna su cui non è ancora possibile fare speculazioni. Oltre a questo – e ciò si collega al cliffhanger del finale della demo – si parla della sparizione di una promessa sposa, col suo abito come unico oggetto rinvenuto a testimonianza di una volontà mai concretizzata. Nonostante siano senz’altro questi gli elementi della storia più di rilievo, non mancano foto, oggetti e disegni macabri che lasciano intuire la presenza di un passato ancora più fosco e di un’entità che non si dà pace e che, in qualche modo, esiste e aleggia attorno l’abitazione di Saint Rhodes, cittadina vicina a Angels Falls, da cui tutti gli abitanti sono fuggiti.
Sappiamo inoltre che il protagonista dell’avventura è l’undicenne Elijah Grey, che si ritrova da solo durante una notte di temporale nella casa di cui è diventato proprietario assieme alla madre Katarina. Casa che, tra l’altro, è prospiciente la chiesa del paese ed è immersa su tre lati in una fitta foresta; eppure, nonostante l’isolamento totale della zona, l’offerta è stata considerata conveniente dalla famiglia Grey, che ha colto la palla al balzo non sapendo che i torbidi segreti del luogo sarebbero emersi di lì a breve.
È ancora presto per giudicare l’efficacia della trama, e d’altra parte la breve demo, che potrebbe non corrispondere all’inizio del gioco, non ci lascia sbilanciare a sufficienza. Ci si chiede però come mai non ci sia un qualche scena o sezione di raccordo tra il passato della casa e gli eventi che abbiamo testimoniato. Pare insomma che Elijah si trovi lì per la prima volta e che non conosca la propria casa, mentre in realtà, dai testi rinvenuti, si capisce esattamente il contrario.
La casa degli spiriti
Lunacy: Saint Rhodes si configura come poco più di un walking simulator dove bisogna esaminare a fondo la magione e scoprire l’ubicazione degli oggetti più importanti, come quelli che sbloccano porzioni di gioco e le chiavi che aprono le porte. Alcune di queste, tuttavia, si apriranno da sole dopo degli eventi particolari che non vi sveliamo, e in tal senso è lecito aspettarsi una buona dose di script. 
A circa metà della demo sono iniziati i guai: l’entità, la cui presenza veniva annunciata da un un urlo disumano e in grado di gelare il sangue nelle vene, ha iniziato a tormentarci a più riprese, impedendoci di leggere i file di testo o di esplorare con calma alcune stanze. Da quanto emerso dalla nostra prova, Lunacy: Saint Rhodes non vi permetterà di nascondervi né tanto meno di affrontare il nemico: potrete, al contrario, scappare e accovacciarvi da qualche parte, senza però avere alcuna sicurezza sull’esito delle vostre azioni. Se l’entità vi chiude in un angolo, infatti, apparirà la schermata di fine gioco e sarete avvertiti che siete stati catturati, dovendo ricominciare tutto da capo. É facile capire dunque come non si tratti esattamente del miglior espediente di gameplay per darsi alla fuga, il quale rimane sin troppo asciutto e limitato a una questione di tempismo, fortuna e abilità nello sgattaiolare via prima che la presenza si vaporizzi di sua spontanea volontà. Non è chiaro se gli sviluppatori (che sono solo due) tenteranno di arginare questo difetto evidente e conclamato, né se una volta superata la sezione messa a disposizione dalla demo cambino le carte in tavola, offrendo degli spunti migliori e delle aggiunte di peso al sistema di gioco. Oltretutto, sin dall’inizio potrete equipaggiarvi con una torcia, ma anche spegnendola e rintanandovi in qualche antro non è detto che veniate ignorati dalla minaccia evanescente che vaga per la magione.
Dal punto di vista tecnico, Lunacy ha bisogno ancora di un po’ di lavoro di ottimizzazione: si avverte un certo senso di pesantezza durante i movimenti, la fluidità non è al top, la corsa è davvero sin troppo limitata e qualcosa in più può essere fatta anche sulla qualità delle texture e della modellazione poligonale. Si consideri però che il gioco è in sviluppo da meno di un anno e che allo stato attuale è in realtà già buono, se si valuta la sua natura indipendente e la mole di lavoro già smaltita. Più che discreto ci è sembrato invece il sonoro, con buoni effetti che però si ripetono un po’ troppo e potrebbero in breve tempo perdere efficacia.
Non esiste ancora una data di uscita, ma se ci saranno degli importanti aggiornamenti, o una nuova demo in grado di darci un’idea ancora più chiara del progetto, aspettatevi una nuova e più approfondita anteprima.

– Gran bella atmosfera

– La storia incuriosisce sin da subito

Lunacy: Saint Rhodes è un survival horror ambientato in una casa infestata dove sono sepolti terribili segreti. Non è forse il titolo più originale che ci è capitato di vedere, ma l’atmosfera risulta essere già da adesso molto buona. Se gli sviluppatori riusciranno a sistemare alcune delle limitazioni di gameplay più evidenti, dando una decisa sterzata sul ritmo e aggiungendo ulteriori elementi d’interesse, potrebbe rivelarsi un indie di tutto rispetto.

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