Dopo essere entrati in contatto con Marcus all’E3 di Los Angeles, è arrivato il momento di approfondire la conoscenza di Kara e dell’ecosistema che le gira intorno in una nuova anteprima di Detroit: Become Human, il nuovo titolo di Quantic Dream, che tra l’altro ha festeggiato, a margine della Paris Games Week, i venti anni di attività.
Il ramo delle scelte
La build che ci è stata mostrata non era altro che il trailer dello showcase nella sua versione più estesa. Come consuetudine per i titoli di Quantic Dream abbiamo giocato due volte la stessa scena, così da poter avere le due facce della stessa medaglia e capire, adeguatamente, in che modo le ramificazioni narrative vanno a modificare gli eventi della storia narrata. Partiamo col presentare i personaggi: ci troviamo nei panni di Kara, un androide che è all’origine dell’idea di Detroit, come spiegatoci dal team: appena finito Beyond, d’altronde, era essenziale iniziare a ragionare su cosa fare, su cosa lavorare, e l’idea è partita proprio da un cortometraggio che la software house francese aveva realizzato circa vent’anni fa, proprio chiamandolo Kara. Da qui, quindi, l’esigenza di raccontare quella che è la vita degli androidi, robot che possono utilizzare le proprie emozioni per violare eventuali regole imposte dal mondo dal quale provengono e disobbedire, solo in casi straordinari, agli umani, i loro proprietari.

L’ordine di Kara
Compiuto tale passo Detroit: Become Human ci mostra quello che è il ventaglio di possibilità da portare a termine per concludere la scena nella quale ci troviamo: la prima scelta è quella di raggiungere Alice nella sua stanza per difenderla da un altro assalto di Todd oppure cercare di ragionare con l’energumeno che ha riscoperto la propria indole animale. In entrambi i casi, come potete ben immaginare, la scena non si chiuderà ottimamente, ma l’aspetto focale è che il finale della scena mostrataci, qualunque fosse il percorso scelto, era la medesima: ovviamente confidiamo nel fatto che le azioni compiute abbiano delle ripercussioni, ma allo stesso tempo sottolineiamo come, nelle azioni più concitate e maggiormente intense che comprendono degli scontri fisici, Quantic Dream ha riproposto ancora una volta le sequenze di QTE che da Heavy Rain guidano, in sostanza, l’intero gameplay. Per questo, nel momento in cui sceglieremo di affrontare Todd utilizzando un’arma da fuoco, ci ritroveremo dinanzi a una sequenza forse troppo lunga di tasti da premere e che, in qualche modo, andranno a distoglierci dall’azione, molto bella e cinematografica, dello scontro.

– Con Kara c’è molto più sentimento
– Dialoghi sempre ottimi
Detroit: Become Human resta un titolo dallo stile inconfondibile, quello di Quantic Dream. Davide Cage propone un’altra storia molto sentimentale, toccante, che ci mette dinanzi alla classica ramificazione di eventi, tutti da vivere col fiato sospeso. Delle build mostrate fino a ora sicuramente questa di Kara è stata forse la più intima, la più umana, nonostante fossimo nei panni di un androide, con quelle di Marcus e Connor che, invece, si erano distinte mostrandoci aspetti ben diversi di quello che è Detroit, un titolo pronto a offrire diversi stili e diversi approcci alla medesima vicenda. L’appuntamento a questo punto è per l’anno prossimo, per la prova finale.