Recensione

Aggressors: Ancient Roma, la recensione di un 4X ai tempi dell'antica Roma

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

La serie di Civilization ci ha insegnato una storia tutta sua, dove Gandhi è un temibile guerrafondaio, l’Impero Spagnolo ha costruito il Colosseo e Pericle si è distinto per le sue ricerche in ambito nucleare. Riscrivere da cima a fondo secoli su secoli è un vero piacere e ci scappa pure qualche sorriso per le bizzarrie che spuntano fuori in ogni partita, ma queste situazioni fuori da ogni logica, per un amante della Storia, quella con la S maiuscola, sono sempre un colpo al cuore. Fra questi soggetti mi ci metto anche io, ed è proprio per questo che ho seguito fin dal suo annuncio l’evolversi di Aggressors: Ancient Rome, uno strategico 4X sviluppato da Kubat Software e pubblicato da Slitherine Ltd., fucina sempre attiva quando si parla di tattiche e di battaglie. Lo scenario delle Guerre Puniche e dell’espansione della Repubblica Romana sono già di per sé un motivo di attenzione, specie se inserito in genere che, stranamente, non aveva ancora sfruttato questo affascinante punto di partenza. Rigore storico, profondità strategica e anni di conquiste parevano i perfetti ingredienti per una ricetta vincente, ma qualcosa nella cottura deve essere andato storto, perché il risultato finale non rende molto merito alle premesse iniziali.  
Aggressors fa parte di quella vasta famiglia che prende il nome di 4X, riprende molte delle meccaniche classiche del genere e se avete un po’ di confidenza con i vari Civilization, Endless Legend/Space o con la pletora di cloni più o meno riusciti, non faticherete molto a gestire la crescita della vostra fazione, la costruzione delle nuove città e l’esplorazione della classica mappa divisa in caselle – all’apparenza nascoste – di forma quadrata. Aggressors gode inoltre di un esteso ed esaustivo tutorial, alleato indispensabile per metabolizzare le numerose sfaccettature del gioco. Questo non significa però che il titolo sia una mera rivisitazione in chiave storica di ciò che è già stato visto altrove e le novità si presentano fin dalla scelta della tipologia delle partite. Accanto alla solita modalità sandbox, in cui settare i parametri come la dimensione della mappa, la conformazione morfologica, il numero di avversari o, ancora, le modalità di vittoria, spicca anche una campagna storica, volta a simulare la situazione del mediterraneo antico all’inizio del III secolo a.C. La scelta del setting è quanto mai azzeccata, in quel tempo l’astro nascente di Roma era ancora ai suoi albori, limitato a nemmeno tutta la penisola italiana, mentre le acque del Mar Mediterraneo erano contese dai regni ellenici nati dopo la morte di Alessandro Magno, come l’Egitto tolomeide e la Macedonia di Antigono, mentre sulla Grecia, seppur debilitate, resistevano strenue sia Sparta che Atene. Aggressors spinge i suoi confini un po’ più in là, allargando l’orizzonte sia a nord sia ad ovest, fino alla penisola iberica e a buona parte della Gallia. Osservando la mappa si nota però come i territori siano stati limitati ad una porzione sufficiente, ma nemmeno troppo estesa e manca così sia lo scenario orientale conteso dai regni Battriani, dai Parti e dalle tribù sciite, sia l’estremo nord europeo, dove spicca ad esempio l’assenza delle isole britanniche. Nonostante queste barriere, la scelta delle fazioni è più che buona e comprende sia le maggiori potenze, come Roma, Cartagine e l’Impero Seleucide, sia le forze di secondo piano, come le tribù iberiche o quelle della Dacia, adatte a chi cerca una sfida maggiore.
Aggressors è però uno di quegli studenti pronti all’apparenza, ma che ha studiato la materia solo leggendo i titoli dei paragrafi, senza scendere nei dettagli. A dispetto della sua parvenza storica, dando un’occhiata alle fazioni si scorgono molte approssimazioni e sin troppe similitudini, che fanno presto venir meno la voglia di scoprire la caratterizzazione delle singole potenze, ma soprattutto appiattiscono il gameplay su dei binari fin troppo simili fra le diverse partite. Magari a molti non importa molto di ritrovarsi opliti in fazioni che non li hanno mai schierati o di vedere generici guerrieri con ascia sparsi un po’ fra tutte le tribù barbare, ma per un appassionato di storia questo laissez-faire è difficile da mandar giù. Almeno i regni rispettano a grandi linee quelle che furono le loro reali estensioni all’epoca, anche con dettagli piuttosto particolareggiati, come l’invasione dell’Italia del sud da parte delle truppe dell’Epiro. I confini storici però mal si sposano con una delle X del genere, perché l’esplorazione, almeno in questa modalità, è quasi del tutto assente, visto che la mappa è già definita e ogni spazio è già occupato. Di per sé questa caratteristica non può essere considerata come una vera e propria pecca, ma di certo avvicina Aggressors ad uno strategico a turni più canonico, limitazione che però viene meno quando si sceglie una partita personalizzata, dove le prime fasi assomigliano da vicino ai turni iniziali di un Civilization, con il manipolo di unità da mandare in giro per la mappa per scoprire cosa si cela fra la fitta nebbia.
Aggressors rimandato quindi in Storia e questa bocciatura fa ancora più dispiacere quando, una volta presa la giusta confidenza con le meccaniche di gioco, si scorge l’ottimo lavoro fatto dai dev in fatto di stratificazione e di profondità strategica. Il titolo è, per usare un noto modo di dire, “easy to learn, but hard to master”. Muovere le pedine lungo la mappa non è un compito complesso, così come reclutare un nuovo cittadino o, ancora, apportare delle migliorie al proprio insediamento. Proprio quando si è convinti di aver metabolizzato ogni singolo passaggio, ecco che una città si ribella o che un esercito viene sconfitto da un nemico invisibile. È difficile fare l’elenco di tutte le variabili che intervengono in una partita – ma anche in una singola mossa a dire il vero – e forse la migliore spiegazione viene dal manuale stesso di gioco: sono circa 200 pagine di statistiche, mosse da fare e da non fare, e tutta una serie di approfondimenti sulla gestione delle risorse e delle città. Aggressors non è un gioco per tutti, fortunatamente il tutorial mette in luce perlomeno i frangenti chiave, ma molti dei parametri di gioco vengono un po’ nascosti in una UI piuttosto agée, che non facilita di certo l’apprendimento e la giusta applicazione di tutti i passaggi. Ogni tanto può quindi capitare di veder crollare il proprio impero senza nemmeno aver ben capito il perché e nei primi casi, non lo nego, può subentrare anche un po’ di frustrazione, che però viene immediatamente spazzata via quando si riesce finalmente a capire a fondo ad esempio il sistema delle linee di rifornimento delle truppe, l’impostazione del tasso di natalità del proprio regno o, ancora, i bonus e i malus legati alla tipologia di governo. 
I giocatori che amano le sfide possono trovare in Aggressors il pane per i propri denti: ogni casella della mappa ha delle sue caratteristiche, le truppe si comportano in modo differente, vanno osservati sia il morale che l’integrità degli eserciti e, accanto alle solite risorse – ferro, legno, oro, cibo e carbone – ci sono anche l’influenza, utile ad esempio per sottrarre città alle altre potenze, la popolazione, la felicità e la ricerca. Quest’ultimo parametro è molto importante, perché dà accesso ad un lungo e ricco albero delle tecnologie, indispensabile per avere un impero al passo con i tempi. Accanto ad un giusto tasso di difficoltà, Aggressors aggiunge però anche delle meccaniche superate oramai dalla maggior parte delle produzioni dello stesso genere: ci si trova così a dover costruire ancora delle strade, rallentando parecchio il ritmo dei turni, mentre la specializzazione delle città, che lega queste ultime solo al reclutamento di alcune tipologie di unità, risulta un inutile barriera. Qualche perplessità emerge anche dal lato della diplomazia, sì ben sviluppata attraverso molteplici tipologie di offerte, ma penalizzata da una IA che dichiara la guerra e poi vuole immediatamente la pace, o che richiede di rompere continuamente i trattati firmati dal vostro regno con qualche altra fazione. 
Infine, basta vedere le immagini allegate all’articolo per notare come Aggressors non faccia dell’impatto grafico la propria ragion d’essere, ma quello che conta realmente è la rapidità dei turni, che procedono spediti e non richiedono mai oltre una manciata di secondi per essere elaborati. Occorre fare una menzione d’onore al supporto dato allo Steam Workshop, con la comunità dei modder attiva sin da prima del lancio del gioco e che ha già donato alcuni scenari alternativi molto interessanti, come ad esempio l’assedio di Troia o la Guerra Sannitica. 

– Complesso e profondo

– Lungo ed esaustivo tutorial

– Supporto per le mod

– Tante fazioni…

-… Ma mal caratterizzate

– Storicamente inaccurato

– IA non sempre precisa

– Retrogrado in alcuni punti

Etichettare Aggressors: Ancient Rome come una mezza delusione sarebbe ingiusto, ma resta il fatto che lo strategico 4X sviluppato da Kubat Software poteva essere qualcosa di più, soprattutto dal punto di vista di una migliore ricostruzione storica, affrontata invece in modo molto approssimativo, penalizzando in tal modo anche la caratterizzazione delle fazioni. Dal punto di vista della complessità di gioco c’è invece ben poco di cui lamentarsi e occorre non poca pratica prima di venire a capo dei sofisticati sistemi alla base della gestione delle unità e dei territori. Qualche “svecchiamento” non avrebbe guastato, ma forse anche questo attaccamento alle radici fa proprio parte del DNA di Aggressors: Ancient Rome.