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A Total War Saga: Troy | Recensione - Rievocazione storica o racconto leggendario?

A Total War Saga: Troy ci riporta ai tempi del mito, con un titolo strategico a metà strada tra la storia e la leggenda

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

Informazioni sul prodotto

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A Total War Saga: Troy
  • Sviluppatore: Creative Assembly
  • Produttore: SEGA
  • Piattaforme: PC
  • Generi: Strategico
  • Data di uscita: 13 agosto 2020

A Total War Saga: Troy non è figlio di una divinità minore e questa è un’ottima notizia. Certo, rispetto alla serie principale è evidente la natura più contenuta di questo spin off, ma la divisione bulgara di Creative Assembly è riuscita a farci rimangiare molti degli scetticismi sollevati in fase di anteprima, proponendo alcune novità interessanti che potrebbero essere sfruttate anche dai fratelli maggiori. Allo stesso modo, dopo svariate ore in compagnia di Achille&Co., ancora non siamo riusciti a rispondere alla domanda principale e decisiva: che cosa vuole essere A Total War Saga: Troy? Ma procediamo un passo alla volta prima di chiarire la questione finale.

Total War è sempre Total War

Total War è una saga storica nel firmamento degli strategici e, più in generale, del mondo dei videogiochi lato PC. Se in questi venti anni avete avuto qualche esperienza con i passati capitoli non ci metterete molto tempo ad orientarvi anche lungo le coste del Peloponneso e dell’Egeo durante la fine dell’età del bronzo.

Come da tradizione il gameplay si suddivide in parti eguali fra strategia e tattica, momenti separati – ma con delle pesanti ricadute fra di essi– in cui gestire il proprio impero un turno alla volta cercando di espandere i propri confini e mantenendo salda l’economia e l’ordine pubblico, ordini interrotti da battaglie in tempo reale in cui muovere centinaia di unità. Insomma, nulla di nuovo all’orizzonte? Nient’affatto. Troy si è infatti rivelato un esperimento riuscito quasi per intero, capace di riprendere alcune delle recenti meccaniche migliori e di scommettere su alcune idee del tutto inedite.

Il proemio lo conosciamo tutti, ma il resto è una novità

Il contesto (pseudo)storico lo abbiamo studiato sin dalle scuole elementari e, a meno che non vogliate un inutile riassunto di tutta l’Iliade, conviene procedere celermente. Paride ha rapito Elena, moglie di Menelao. Il re acheo non l’ha proprio presa benissimo e, a capo di una spedizione formata da una coalizione dei vari regni dell’antica Grecia, è salpato alla volta di Troia per avere la sua vendetta.

Dieci anni di guerra fanno da sfondo alle mitiche vicende di eroi come Achille ed Ettore, Odisseo e Enea, figure che ritrovano il loro posto all’interno della campagna principale. Creative Assembly non ha però seguito in modo pedissequo le vicende narrate da Omero e ha creato attorno a ciascuno dei protagonisti dei percorsi e degli obiettivi peculiari.

Ad esempio, Achille non ha il “semplice” compito di abbattere le mura di Ilio, ma la sua è una vera e propria avventura costellata di duelli all’ultimo sangue contro gli altri eroi, mentre il successo di Ulisse è legato anche alla bravura dei suoi agenti sotto copertura. Al contrario, lo schieramento guidato dal figlio di Priamo non devo solo resistere agli assalti provenienti dalla coalizione nemica ma ciascun eroe ha delle condizioni di vittoria differenti che contribuiscono ad aumentare varietà e rigiocabilità. L'unico elemento affetto da un visibile copia-e-incolla è invece l'albero delle tecnologie, qui chiamato decreti reali e che si ripresenta senza troppe inventiva tra le varie fazioni.

Le unicità non finiscono poi con missioni ed obiettivi, ma comprendono inoltre caratteristiche uniche come bonus e unità specifiche per ciascuna fazione. Non si tratta di novità assolute dato che già i due Warhammer e soprattutto Three Kingdoms avevano virato verso campagne più guidate, ma avere otto fazioni costruite ad hoc è di certo un punto a vantaggio di Troy. L’unica perplessità riguarda proprio il numero degli eroi e un futuro prossimo in cui, stando anche alla road map pubblicata da Creative Assembly stessa, arriveranno nuovi personaggi sotto forma di svariati DLC e pacchetti a pagamento.

Oltre ad una quantità di fazioni non proprio esaltante, le vere assenze sono però un multiplayer che arriverà solo a novembre e non si sa bene in che forma e l’introduzione delle mod su cui pesa con evidenza l’esclusiva per un anno legata all’Epic Store, negozio che attualmente sta muovendo i primi passi verso le creazioni della community.

Una complessa età del bronzo

Nonostante queste mancanze, A Total War Saga: Troy è un titolo con una sua dignità, capace di vincere la principale delle sfide a cui era chiamato a rispondere: ricreare in modo adeguato la tarda età del bronzo. Immersa nel mito, poco si sa di questa epoca e molte delle informazioni si perdono nelle leggenda o sono scritte in manufatti muti. La scarsità delle fonti è stata però sfruttata da Creative Assembly per ideare alcune delle meccaniche meglio realizzate, come la volontà divina.

Avere il favore di Ares, Zeus, Afrodite e di tutti gli altri abitanti dell'Olimpo significa ottenere numerosi bonus specifici, valori che crescono edificando templi ad essi dedicati e facendo sacrifici in loro nome. Gli déi, si sa, sono però capricciosi ed orgogliosi e per ottenerne i favori occorre spendere non poche risorse, un esborso che si va ad aggiungere ad una componente gestionale arricchita grazie all’aggiunta dei nuovi materiali da raccogliere.

Oltre all’oro, in Troy bisogna infatti accumulare anche bronzo, legname, pietra e cibo, risorse indispensabili per accedere a determinate costruzioni, per mantenere gli eserciti e per arruolare truppe migliori. Questo nuovo livello di complessità richiede una più attenta pianificazione e determina anche la linea delle conquiste, spesso connesse a determinati insediamenti in cui prolifera il materiale di cui si ha bisogno. A lungo andare questa aggiunta aumenta però in modo eccessivo la micro-gestione ed il tempo speso a trovare il giusto equilibrio tra tutti i fattori si dilata eccessivamente, mentre la scarsità di risorse diventa solo uno sbiadito ricordo quando il proprio impero inizia ad aumentare i suoi confini.

Una buona idea che, dopo qualche turno, finisce con l’essere un autogol. Questa affermazione purtroppo risulta vera anche in altre situazioni, come nel caso degli agenti, che fanno il loro ritorno in Troy. Fra spie, emissari e sacerdotesse, questi personaggi sono davvero un’arma aggiunta puntata alla gola dell’avversario ma, quando tutta la mappa viene invasa da queste unità, ci si sente totalmente alla mercé davanti all’ennesimo tentativo di sabotaggio. Quando l’AI riesce a calibrare in modo esatto le sue mosse.

La vera debolezza di Troy risiede infatti in una intelligenza artificiale difficile da comprendere e che oscilla tra l’aggressività estrema e un attendismo senza molte giustificazioni. Nelle campagne da noi portate a termine è capitato infatti di ricevere dichiarazioni di guerra da fazioni sparse nei quattro angoli della mappa e con cui non avevamo mai interagito prima, solo per assistere ad un pellegrinaggio di eserciti avversari che però spesso si fermavano proprio davanti alle porte dei nostri insediamenti, senza mai procedere con un attacco decisivo. Altre volte, oltre alle missive bellicose, la CPU ha preferito subissarci con richieste economiche, scambi di risorse nella maggior parte dei casi del tutto sbilanciati.

Davanti alle mura di Ilio

Assistendo a queste scenette poco incoraggianti abbiamo ingaggiato la nostra prima battaglia in tempo reale con poche speranze, memori anche dell'incontro in anteprima con Troy nei mesi scorsi. Invece, con piacevole sorpresa, abbiamo scoperto che proprio la fase tattica è uno dei momenti migliori in questa ultima fatica targata Creative Assembly.

Buona parte del merito va dato alle mappe, terreni complessi e ricchi di variabili con cui giocare per imbastire un piano efficace. Al posto delle stucchevoli pianure senza idee, qui abbiamo al contrario un intricato insieme di spazi aperti e punti rialzati, boschi, strettoie e distese di erba alta da cui tendere agguati. L'abbondanza di questi fattori viene inoltre letta con arguzia anche dagli avversari virtuali e, inoltre, abbiamo constato un notevole rallentamento dei ritmi, con le battaglie che in media durano di più rispetto a quelle dei recenti Total War.

Gli eroi stessi sono stati trattati in maniera adeguata, evitando quelle singole entità – giustamente – over the top in stile Warhammer e soprattutto limitando la fastidiosa meccanica dei duelli presente in Three Kingdoms. I vari Achille, Ettore e Menelao possiedono delle abilità uniche in grado di conferire bonus e malus momentanei agli eserciti, ma non si ha mai la sensazione che i protagonisti dell’epopea siano in grado di sbaragliare da soli un intero schieramento.

Rispetto agli altri capitoli della serie, Troy rimescola la carte soprattutto a causa dell’assenza della cavalleria – se si escludono i rari centauri e i carri da guerra – che, oltre ad essere giustificata storicamente, è stata aggirata con sapienza suddividendo la fanteria in tre classi diverse in base al peso. Le truppe più leggere sono così adatte per aggirare alle spalle il nemico, ma sono pressoché inutili in prima linea, posto da occupare invece con i corazzati lancieri. Scorrendo le unità presenti nelle varie fazioni si scorge inoltre una buona varietà – se non altro estetica – anche se resta qualche dubbio sul bilanciamento, soprattutto per quei manipoli che non subiscono cali di morale anche se attaccati da quattro lati, muri difficili da scalfire e senza reali punti deboli.

Infine, anche dal punto di vista grafico, Troy si posiziona qualche gradino sotto se messo a confronto con Warhammer e con Three Kingdoms e soprattutto permane nelle battaglie l’annosa questione delle animazioni, con collisioni spesso fuori focus e personaggi che, visti da vicino, spesso se ne stanno immobili come marionette.

L'epilogo

Arriviamo ora al celebre elefante nella stanza: che cos'è A Total War Saga: Troy? La risposta data dagli sviluppatori è “The truth behind the myth”, ossia la ricerca di una verità storica dietro la leggenda. Troy cerca infatti di spiegare cosa fossero in realtà ciclopi, giganti e centauri, figure mitologiche che trovano spazio in questo titolo sotto forma di unità umane dotate di caratteristiche uniche. Ecco, diciamo che l’esperimento è riuscito a metà e il risultato è un ibrido che rischia di scontentare sia chi avrebbe preferito una virata completa verso il fantasy sia i fan duri e puri della storia.

In Troy, ad esempio, un gigante altro non è che un corpulento e peloso essere umano con una clava, mentre le sirene sono semplicemente un plotone di frombolieri. Un po’ poco per chi si aspettava di vedere scorrazzare Zeus in persona sui campi di battaglia e troppo per chi ricerca una minima vena simulativa. Insomma, se il gioco si fosse chiamato A Total War Saga: Bronze Age non sarebbe cambiato molto e turno dopo turno abbiamo sentito svanire quella aura leggendaria che dovrebbe accompagnare i passi degli eroi, nonostante un’UI riccamente dettagliata ed impreziosita da quello stile a figure nere tipico dei vasi e delle anfore dell’antica Grecia.

Infine, se proprio dovessimo trovare un difetto all'interfaccia, questo sarebbe l'assenza delle notifiche che ricordano le azioni da compiere prima di concludere un turno, come l'emanazione di un decreto reale o la possibilità di spostare un eroe.

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Voto Recensione di A Total War Saga: Troy - Recensione


7.5

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Le battaglie in tempo reale sono sempre piacevole e cariche di tattica

  • Mappe mai così ricche di spunti

  • Meccaniche uniche per ogni eroe

  • UI decisamente a tema

Contro

  • Grosse incognite sulla componente online e sulla gestione delle mod

  • Intelligenza artificiale non sempre brillante

  • Manca un pizzico di personalità

Commento

A Total War Saga: Troy è degno del suo nome e, nonostante sia uno spin off dall'orizzonte più limitato, riesce ad aggiungere qualche spunto interessante ad una serie che inizia forse a sentire il peso degli anni. Forse il limite principale è proprio la sua ambientazione, sospesa in un tempo semi-leggendario a cui Creative Assembly ha cercato di dare una forma più verosimile. In questo modo si è forse persa un po' di quella atmosfera mitologica, ma il risultato finale resta comunque convincente.