Recensione

Warhammer 40000: Armageddon

Avatar

a cura di Mascalzone

È dal 2002 che Slitherine produce giochi strategici. Alla software house inglese certo non manca l’esperienza: il suo primo titolo su licenza Games Workshop dovrebbe quindi essere un must buy per tutti gli amanti della celeberrima saga di Warhammer 40K appassionati di wargame a turni.
Games Workshop incontra Slitherine
Parlando di questa saga descriviamo praticamente la storia stessa dei giochi da tavolo: ben sette le edizioni sin qui pubblicate dal 1987, e i videogiochi basati su di essa ormai si fa decisamente fatica a contarli tutti. Diciamo che, limitandoci al PC,  sono sicuramente oltre una ventina e dal lontano Space Crusade del 1992 si sono ormai affacciati su tantissimi generi: dai più tradizionali strategici a turni come in questo caso a quelli in tempo reale, come il primo e secondo Dawn of War, sino all’apprezzato titolo d’azione Space Marine, canto del cigno di THQ prima di fallire miseramente. Questo fa capire quanto sia apprezzata e giocata questa serie nata in Inghilterra e oggi conosciuta a livello mondiale, tanto che chi non possiede almeno una miniatura di Warhammer in casa non può quasi definirsi un reale adepto del GdR. Stiamo quindi parlando di un licenziatario inglese che cede una sua famosissima licenza a una softco che ha la sua sede a poco più di un centinaio di miglia, con un esperienza decennale nel genere di cui questo prodotto fa parte e che ha un logo che ricorda tanto quello della mai abbastanza compianta Bullfrog. Cosa poteva andare storto? Troppe serate al pub? 
Tra epicità e desolazione
Beh non è esattamente così, perché sotto diversi aspetti Warhammer 40,000 Armageddon è un titolo realizzato con tutti i crismi. Partiamo proprio dal lore, che non è per niente secondario se non l’aveste colto dal preambolo. Armageddon è il pianeta ribollente che fa da ambientazione, vicinissimo alla sua stella e quindi smaccatamente inospitale, però anche ricco di preziosi minerali che sono ciò che causa i sanguinosi conflitti da cui ha preso il nome. Dopo un periodo di prosperità durante il quale l’Impero ha costruito imponenti insediamenti e industrie è infatti arrivata l’immancabile Waagh! degli orchi (orki, pardon), decisi a prendersi il pianeta e le sue ricchezze rifilando pugni in faccia chiunque si metta sul loro cammino. Starà naturalmente a noi rispedirli da dove sono venuti a suon di vittorie sul campo. Si tratta, in particolare, della Seconda Guerra di Armageddon: nel gioco compaiono tutti i personaggi iconici di questo conflitto, come il Governatore Von Strab e il Commissario Yarrick, nella forma di protagonisti delle finestre di dialogo che introducono le diverse missioni della campagna singlepayer. Parlando delle modalità disponibili, oltre a quella appena citata sono anche presenti gli scenari che consentono di giocare in solo ogni singola mappa con entrambe le fazioni. Quella orkeska viene sbloccata una volta conclusa la campagna, dando dunque la possibilità di affrontare ogni missione a ruoli invertiti. Non manca poi il multiplayer che offre la possibilità a due giocatori di affrontarsi, fornendo dunque un ulteriore livello di giocabilità alle trenta mappe presenti. Come in ogni wargame che si rispetti queste, pur condividendo tutte la medesima ambientazione desertica, offrono una buona varietà tattica comprendendo sia ostacoli come montagne e fiumi sia installazioni e insediamenti di varia estensione.
 Ogni casella dispone di caratteristiche proprie che influenzano non solo potenza di attacco e difesa delle unità, ma anche i loro movimenti e la possibilità di essere colpite o meno. È indubbiamente la buona profondità strategica il punto forte di questo titolo. Ogni mossa richiede astuzia e sapiente pianificazione, soprattutto i due livelli più difficili (cinque quelli disponibili) offrono una notevole sfida anche ai giocatori più esperti, ed è sicuramente in quest’ambito che viene fuori tutta l’esperienza di Slitherine nei prodotti di questo genere. Non solo sono presenti centinaia di unità, ognuna con le sue virtù, debolezze e peculiarità che le rendono utilissime in certi casi e senza speranza alcuna in altri (c’è veramente tutto: dalla carne da macello armata di sparachiodi a tank e unità aeree di ogni tipo, sino agli orki sui chopper e i titani), ma è tutto l’insieme delle opportunità fornite dalle battaglie che farà la gioia dei guerrafondai più esigenti. Sin dall’iniziale fase di dispiegamento il più piccolo errore farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta e bisognerà essere assoluti conoscitori delle caratteristiche di ogni unità per ottenere risultati che non siano atroci per le sorti del proprio schieramento. Ruolo fondamentale lo giocano inoltre le risorse e i turni: le prime consentono di rifornire le truppe e impiegarne di nuove, mentre i secondi sono sempre limitati e dettano il ritmo con cui vanno condotte le battaglie, non dando possibilità di temporeggiare o compiere manovre evasive. Insomma: la miglior difesa è sempre l’attacco.
 
Per una nicchia molto molto ristretta
Dunque come mai un voto appena sopra la sufficienza? È presto detto: se le basi del titolo sono oltremodo solide per tutto quello che concerne il gameplay, è altrettanto vero che qui siamo di fronte a un comparto tecnico d’insieme assolutamente minimale, per non dire tragicamente povero. Mappe e briefing di missione fanno quel che devono, ma non possono certo dirsi al passo con i tempi. Il gioco utilizza il medesimo engine di Panzer Corps, titolo di quasi una decina di anni fa che si rifà a Panzer General di SSI, uscito nel 1994. In altre parole a livello grafico e sonoro siamo a vent’anni fa. Se indubbiamente ai fan del genere nulla o quasi gliene frega di questi aspetti, purché il gioco sia valido dove deve esserlo, è pur vero che siamo nel 2014 e qualche animazione decente o un maggior dettaglio per mappe e unità sono cose che oramai dovrebbero essere acquisite. Si può dire che ormai i titoli come questo hanno raggiunto la piena maturità e ci si aspetterebbe che, volendo puntare su un concept ormai vetusto almeno per la stragrande maggioranza dei gamer, si puntasse quantomeno a svecchiarlo offrendo qualcosa di un po’ più fresco rispetto ai venerandi capostipiti del genere, specie per quanto riguarda l’UI (migliorabile in molteplici aspetti). Il riferimento va soprattutto alla condizione di vittoria, che tranne scarsissime eccezioni è sempre quella di occupare tutti gli esagoni chiave per un turno, senza contare la succitata campagna, piuttosto debole in generale.

– È Warhammer 40K!

– Gameplay lodevole

– Grandissima varietà di unità

– Grafica povera

– Prezzo da amatori

– Uguale condizione di vittoria per tutte le mappe

6.5

Warhammer 40,000 Armageddon in definitiva è uno di quei videogiochi che richiedono un’elevata specializzazione, con ore e ore passate a leggere wiki dedicate (il tutorial c’è, ma serve davvero a poco) cercando di battere l’ottima intelligenza artificiale o altri maniaci dei wargame pronti a farci rimpiangere di aver speso quasi 40 € su Steam. Sicuramente una goduria per i fan più sfegatati di quella che è la vera essenza di questa saga. Ma, sia per l’elevato costo sia per la totale assenza di elementi che possano invogliare all’acquisto i curiosi, non si può consigliare. Perché se siete tra coloro che apprezzano questo genere sino in fondo come questo titolo richiede non avete bisogno di suggerimenti. Un gioco tosto per tipi tosti!

Voto Recensione di Warhammer 40000: Armageddon - Recensione


6.5