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Recensione

Steep Road to the Olympics, Ubisoft espande il suo titolo multisportivo

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Avatar di DjPralla

a cura di DjPralla

Pubblicato il 06/12/2017 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Un anno fa Ubisoft presentava al pubblico la sua nuova avventura tra le montagne: Steep. Un videogioco basato sugli sport estremi della montagna, che immergeva il giocatore in un mondo aperto liberamente esplorabile, tutto da scoprire, scalare e discendere. Come buona parte dei videogiochi attuali, anche Steep ha seguito la strada del “game as a service”, dando così al giocatore un prodotto che nel corso del tempo si sarebbe evoluto ed espanso. Ed effettivamente la mission di Ubisoft Annesy è stata portata avanti fino in fondo, in quanto, a un anno di distanza, ci ritroviamo di fronte a nuovi sport, nuove cime da scoprire, nuovi accessori con cui personalizzare il nostro avatar, ma soprattutto tante rifiniture al gameplay, ai menù e al motore di gioco.

È arrivato il Big Air

Così, col raggiungimento del primo compleanno, Ubisoft per festeggiare ha fatto suoi i diritti dei giochi olimpici invernali 2018 della Corea del Sud e li ha integrati in Steep in una corposa espansione. Si allarga il numero dei massicci montuosi ora esplorabili con l’inclusione delle migliori discese di Giappone e, per l’appunto, Corea del Sud che fanno da scenari per la preparazione e l’allenamento il primo, e poi per le gare ufficiali dei cinque cerchi, il secondo. Per cercare di ovviare a uno dei problemi più grossi del gioco base, ossia la dispersività degli eventi che portava il giocatore ad essere soverchiato dai contenuti senza capire come proseguire, in Steep Road to the Olympics è presente una storia che accompagnerà il nostro avatar attraverso tutti gli step necessari per raggiungere la medaglia d’oro. Questa modalità purtroppo racchiude esclusivamente le discipline legate allo snowboard freestyle, prendendo come spunto iniziale l’introduzione per la prima volta alle olimpiadi del Big Air, che va ad affiancarsi ad half-pipe e slopestyle, aprendo così alla possibilità che un atleta possa arrivare a medaglia in tutte e tre le categorie. Per enfatizzare ancora di più il carico emotivo che accompagnerà il nostro viaggio fino all’inno sul podio, ci sono dei filmati di interviste ad atleti del recente passato (lo snowboard è comunque disciplina olimpica solo dal ’98) che ci spiegheranno cosa passa nella testa degli atleti nei momenti clou, ma soprattutto cosa vuol dire impegnarsi costantemente per raggiungere l’obiettivo. Nonostante questi contenuti video siano di ottima realizzazione e funzionali ad accrescere l’intensità del momento, il più delle volte risultano fuori luogo nel senso che vengono descritte delle cose che però poi non si rifletto direttamente nel gioco, come se non ci sia un filo diretto tra chi ha strutturato il gioco e chi ha svolto le interviste. Un altro elemento che cerca di creare ancora di più l’effetto olimpionico è l’introduzione di un commentatore che cercherà di seguire le nostre varie acrobazie: purtroppo però le varie frasi disponibili (benché tutte completamente in italiano) diventano ben presto ripetitive e quasi fastidiose.

Tra cigliegi e half-pipe

Passando invece al gameplay vero e proprio, come si è adattata la struttura da cuore libero di Steep a un’esperienza più lineare e simulativa? La caratteristica chiave che distingue Steep dai precedenti giochi di snowboard è esattamente la libertà, che sia nello scegliere lo sport con cui intraprendere la discesa, lo stile con cui farla o da dove partire, magari per incontrare una gara a metà e continuare fino a valle con uno o più compagni al proprio fianco. Tutto questo si va a perdere nella modalità principale di Road to the Olympics in quanto ci ritroveremo di fronte man mano a diverse istanze che dovremo completare per proseguire; in un certo senso questa espansione usa Steep come base tecnica su cui applicare un gioco strutturalmente diverso e non sempre ciò funziona. Ad esempio, nel gioco base è possibile riprovare immediatamente la gara selezionata con la semplice pressione prolungata di un tasto, dal momento che gli eventi sono tutti relativamente brevi e quando ci si incaponisce il trial&error diventa preponderante; in questa espansione, invece, gli eventi sono suddivisi in diverse manche e nel caso in cui scegliessimo di ricominciare la discesa, dovremo ripartire sempre dalla prima. In questo modo la prima manche diventa quella fondamentale, che possiamo provare e riprovare all’infinito, mentre le successive diventano delle discese alla ricerca della sicurezza per non compromettere la gara. Filosofia che ha sicuramente senso nel contesto olimpico, ma che diventa a tratti troppo punitiva con il gameplay “morbido” di Steep. Più in generale, il problema risiede nel dover cercar di spingere al limite ogni trick che si esegue per riuscire a restare sempre in testa; purtroppo però il gameplay di Steep non è pensato per dare al giocatore varietà e precisione con le evoluzioni, ma piuttosto di consentirgli agevolmente di passare da neve fresca, neve battuta, alberi e quant’altro si possa incontrare in una discesa fuoripista. Manca quella precisione millimetrica che ti dà la certezza di sapere come quel salto o quell’impatto andranno ad incidere sulla tua performance, e se nella discesa libera in mezzo agli altri sport era perdonabile, in queste situazioni di maggiore concentrazione diventa un po’ meno gestibile. Ad ogni modo è comunque possibile esplorare le montagne giapponesi e sud coreane, che non mancano dei punti iconici delle due civiltà, come templi e alberi di ciliegio in fiore (anche se siamo in pieno inverno, ma meglio non farsi domande). Oltre alle vette da scoprire e i racconti della montagna, sono anche presenti le gare olimpioniche di sci: super-G, gigante e slalom.

– Nuove montaghe asiatiche

– Gare delle discipline ufficiali

– Una progressione più linare…

– …forse troppo per la struttura di gioco

– La telecronaca arriva subito a noia

– Il gameplay non è stato ribilanciato a sufficienza

7.0

Per riassumere, Road to the Olympics è un’espansione che cerca di dare un taglio diverso rispetto al gioco originale: più lineare, più simulativo e più impegnativo. Condizioni che probabilmente non saranno particolarmente interessanti per i giocatori storici del titolo che possono comunque affrontare le nuove montagne e le nuove sfide in totale autonomia e spensieratezza. Per chi invece stava aspettando un’esperienza più strutturata e magari legata a qualcosa di più concreto come le olimpiadi, questa espansione che esce anche pacchettizzata in bundle con il gioco base è sicuramente un buon motivo per salire a bordo del titolo multi sportivo Ubisoft per darsi all’esplorazione delle Alpi e dell’Alaska una volta finito in Corea del Sud.

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