Recensione

Resonance

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a cura di Francesco Ursino

In una recensione di qualche giorno fa (relativa a The Dark Eye: Chains of Satinav) concludevamo spiegando come l’avventura grafica rappresenti ancora un genere vivo e vitale. Non è un caso che, nella nostra lista dei top games abbiano trovato posto, nel momento in cui abbiamo scritto questo articolo, tre avventure grafiche dalla valutazione più che lusinghiera. Si potrebbe contestare il fatto che il periodo estivo è comunque avaro di grandi titoli, ma resta il fatto che, per un genere dato per morto forse troppe volte, il risultato è di un certo livello, se non altro a livello quantitativo (visto che la qualità, anche in periodi di magra, era stata quasi sempre presente). Ci dilunghiamo in questa analisi perché il titolo oggetto di questa recensione, ovvero Resonance, si inserisce appieno in questo contesto: continuando a leggere, anzi, potreste imbattervi nell’avventura grafica più interessante dell’anno.

”Svegliarsi è un problema, alzarsi è uno shock”Sviluppato da Wadjet Eye Games e XII Games, Resonance presenta dei natali di tutto rispetto, se è vero che il titolo può condividere gli stessi sviluppatori di Gemini Rue, una delle avventure più riuscite della scorsa annata videoludica. A dispetto di quest’ultima, però, il primo contatto tra il giocatore e Resonance è meno disturbante: siamo in una normale stanza di un semplice appartamento, e un ragazzo cerca di dormire. Viene svegliato da uno squillare incessante. E’ cosi che il giocatore fa la conoscenza di Ed, giovane studioso al lavoro su un progetto più pericoloso di quanto si possa pensare. La conferma arriva subito: il dr. Morales, responsabile del progetto, lo metterà infatti difronte a un dilemma morale di non difficile risoluzione, visto che Ed potrà determinare se divulgare o meno i risultati della ricerca in questione. Cosi come in Gemini Rue, però, il giovane matematico non sarà il solo protagonista, visto che il giocatore potrà controllare altri personaggi. Presto si scoprirà che Ed, Anna, il poliziotto Bennet e il giornalista Ray Abbot sono tutti collegati, in una storia che si dipanerà attraverso un discreto numero di ore, circa dodici.Diciamo subito che la trama è uno dei punti forte della produzione: solida e appagante, la narrazione procederà in modo articolato e personale, se è vero che, rimanendo nell’ambito dell’analisi delle primissime fasi di gioco, sarà il giocatore a scegliere quale “spezzone” di storia giocare per primo. Sono soprattutto i temi trattati a far salire la valutazione: il rapporto tra scienza ed etica, infatti, appare come il leitmotiv con cui il giocatore dovrà fare i conti in diverse occasioni, soprattutto durante il finale di gioco. E’ evidente, infatti, come l’accento cada sul comportamento umano in confronto a scoperte che potrebbero cambiare per sempre la storia. Sarà lo stesso gioco, in una sequenza abbastanza importante per capire sia la trama che il carattere dei personaggi, a compiere paragoni scomodi con altre grandi scoperte passate. E’ da sottolineare il fatto che da questo momento in poi, da questa particolare sequenza in cui i quattro personaggi si confrontano, il giudizio su Resonance cambia: se, infatti, prima di questo intermezzo narrativo il titolo procede in modo tutto sommato imperscrutabile e privo di un solido filo logico, dopo le varie spiegazioni si comprenderà la sua profondità, capace di far riflettere, tra le altre cose, sul ruolo della scienza e sulle conseguenze delle proprie azioni, in un susseguirsi ben studiato di avvenimenti e, in alcuni casi, colpi di scena, che porteranno a finali diversi a seconda delle scelte compiute dal giocatore

Maledetta libertàDal punto di vista del gameplay, Resonance si presenta come un’avventura grafica bidimensionale, dove le attività principali saranno quelle del dialogo con vari personaggi, la risoluzione di enigmi e, in misura minore, la ricerca di oggetti. Soffermiamoci per un attimo sul “peso” che le varie attività elencate hanno nell’economia del gioco: è possibile dire, infatti, che in poche occasioni il giocatore di Resonance andrà alla ricerca spasmodica di hot spot utili al prosieguo e, anche in quei pochi casi, l’attività sarà tutto sommato breve e di poca difficoltà (se si eccettua qualche problema che potrebbe provenire dall’aspetto grafico, su cui ci soffermeremo meglio dopo). Lo spazio maggiore è dato a enigmi di stampo logico e pratico. Molte volte, infatti, verranno richiesti codici numerici (e non solo) ottenibili non tanto grazie alla raccolta di oggetti, ma soprattutto grazie all’esplorazione e al ragionamento. In questo senso è possibile dire che Resonance offre una sfida più che discreta, che tratterrà il giocatore più esperto con una piacevole sfida, la quale diventa (naturalmente) più impegnativa per i meno smaliziati .Il particolare di gameplay più interessante, però, è costituito dal sistema di memoria a breve e lungo termine a disposizione di ognuno dei quattro personaggi. Ogni importante snodo narrativo, infatti, verrà immagazzinato nella sezione della memoria a lungo termine: nel concreto, ciò si traduce in un menù dove verranno elencati i vari spezzoni, riproducibili in ogni momento, che corrispondono ad importanti momenti della storia. Questi elementi, oltre a essere riprodotti, possono essere utilizzati, ad esempio interagendo con altri personaggi, semplicemente trascinando l’icona corrispondente al ricordo sul personaggio da interrogare. Se i ricordi a lungo termine vengono aggiunti autonomamente, quelli a breve termine invece concedono al giocatore una libertà assai maggiore e, almeno all’inizio, un po’ disorientante.Ogni personaggio o oggetto con cui il giocatore può interagire (non soltanto quelli da raccogliere, ma anche e semplicemente quelli da cui è possibile ottenere una descrizione), possono essere immagazzinati nei ricordi a breve termine; il procedimento, anche in queste sessioni, è intuitivo, visto che basterà trascinare il mouse dall’oggetto (o personaggio) desiderato fino al menù preposto. Il bello, ma anche il brutto, di questo sistema, è che da al giocatore assoluta libertà: ogni oggetto è “ricordabile”, e può essere utilizzato durante i dialoghi. Vero è che, spesso, non tutti gli oggetti memorizzati serviranno veramente a procedere. Occorre, onde evitare perdite di tempo eccessive, una buona opera di ragionamento nel decidere quali cose ricordare e quali no (considerando che, comunque, la memoria a breve termine si “azzera” alla fine dello spezzone narrativo in corso).L’analisi del sistema di memoria ci consente di esprimere un giudizio sull’interfaccia di gioco: l’inventario e i vari i ricordi, infatti, saranno richiamabili attraverso un menù posto sull’angolo superiore sinistro dello schermo. Dobbiamo dire che, almeno le prime volte, il sistema di menù a comparsa potrebbe dare qualche fastidio, soprattutto nella (molto frequente) fase di trascinamento oggetti. Con il passare delle ore, in ogni caso, le difficoltà in questo senso diminuiscono. Attraverso questa interfaccia sarà inoltre possibile effettuare lo switch tra i vari personaggi disponibili.Dovrebbe essere chiaro a questo punto come il giocatore di Resonance dovrà usare il cervello in diverse occasioni: tra queste è possibile annoverare anche i dialoghi, presenti in buona quantità, e sufficientemente articolati.

16 bit cartdridgeL’aspetto tecnico di Resonance è definibile, in una parola, retrò. Basato sul motore grafico Adventure Game Studio, il titolo propone una rappresentazione bidimensionale del mondo di gioco e uno stile che ricorda le vecchie piattaforme dei primi anni ’90, ma consente anche un certo grado di personalizzazione grazie alle impostazioni relative a filtri grafici, sorgente di riproduzione audio, grandezza della cache degli sprite e cosi via. Il risultato è sufficientemente piacevole, a patto di accettare le evidenti limitazioni presenti. E’ soprattutto nella fase di puntamento di precisione di oggetti piccoli che si incontreranno le maggiori difficoltà, ma tutto sommato è possibile dire che il discorso fatto a suo tempo con Gemini Rue, ovvero quello relativo a una grafica che, considerato il genere e il carattere indipendente della produzione, non è da giudicare cosi negativamente, torna buono anche in questa occasione.Molto positivo l’aspetto audio, con una buona recitazione in inglese da parte dei personaggi principali, che riescono a trasmettere il carattere dei protagonisti, come ad esempio il burbero poliziotto Bennet. E’ da sottolineare il lavoro, in questo senso, svolto da Logan Cunningham, narratore già presente in Bastion. Sufficiente anche l’accompagnamento musicale.Anche in questo prodotto Wadjet Eye Games, infine, è possibile giocare l’avventura usufruendo del commento degli sviluppatori.

HARDWARE

OS: Windows ME, 2000, XP o VistaProcessor: Pentium o superioreRAM: 64 MbSpazio su HDD: 1 gbScheda video compatibile DirectXScheda audio compatibile DirectX

– Tematiche profonde e interessanti

– Gameplay ben strutturato

– Livello di difficoltà che regala una sfida stimolante

– Qualche incertezza nell’interfaccia grafica

– All’inizio potrebbe essere dispersivo

8.5

Resonance si è dimostrato un titolo profondo e avvincente, che può contare su molti aspetti positivi sia sul piano narrativo che di gameplay. Al di là degli importanti temi affrontati, quello che stupisce favorevolmente è l’impianto di gioco che, basandosi soprattutto su risoluzioni di enigmi e interazione con oggetti e personaggi, riesce a proporre un livello di sfida sempre interessante e stimolante.

Anche l’aspetto tecnico, tutto sommato, apporta note positive, soprattutto con il comparto audio.

I difetti, di contro, sono relativi più che altro a qualche incertezza nell’interfaccia di gioco, che potrebbe portare a un certo disorientamento iniziale: tuttavia, soppesando pro e contro, il bilancio porta a un ottimo voto. Disponibile su Steam a € 8,99, il titolo rimane consigliato ad avventurieri e a chi è in cerca di una storia sempre attuale. I più dubbiosi, invece, possono provare la versione dimostrativa, disponibile sul sito ufficiale.

Voto Recensione di Resonance - Recensione


8.5