Anteprima

Pokkén Tournament

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a cura di Pregianza

Sarà che prende a  piene mani da un marchio che con i picchiaduro non ha mai avuto a che fare (Smash escluso), ma Pokkén Tournament non viene percepito come un semplice “gioco di botte” dagli utenti WiiU. Namco, che ha creato il titolo in collaborazione con the Pokémon Company, un po’ ci ha sguazzato in questa percezione parzialmente distorta dell’utenza, ed è riuscita per certi versi a cavalcarla mentre dava forma al suo prodotto. Il risultato è un fighting game particolarissimo, con alcune idee curiose a supportarlo e il potenziale per ispirare addirittura uno dei futuri alternativi della serie principale. 
I’m gonna be a fighting Pokémon master. No, not the type
La regione fittizia dove Pokkén Tournament si svolge è chiamata Ferrum (d’altronde il rimando al pugno di ferro ci sta, considerando chi sono gli sviluppatori) e come tutte le regioni del mondo dei Pokémon è piena zeppa di mostriciattoli dotati di incredibili poteri, che se le danno di santa ragione mentre i loro allenatori umani guidano le loro mosse dalla distanza. Qui però le battaglie si svolgono in modo molto diverso rispetto a quanto non accada a Johto, Kanto e regioni limitrofe: la terra di Ferrum infatti è zeppa di un misterioso minerale, che se inserito nel comunicatore di un trainer gli permette di prendere completamente il controllo di un Pokémon in combattimento. In poche parole, siete ancora una volta un prode e talentuoso ragazzo pronto a diventare una maestro di Pokémon, ma dalle vostre parti gli incontri sono più simili a una bella rissa da strada.
La campagna principale del gioco si chiama, appunto, Lega Ferrum, e vi vedrà affrontare vari allenatori di potenza crescente a 4 diversi livelli di difficoltà, ognuno pensato per sbloccare vari Pokémon di supporto utilizzabili in battaglia. È difficile al momento dire se alla base degli scontri ci sarà una storia un po’ più elaborata del tipico “ragazzinodiventailverybestintheworld” visto in ogni dove, ma almeno una sorta di progressione che spinga ad avanzare è presente e si riflette anche nel guadagno di punti poi spendibili per donare più personalità al proprio alter ego. 
Questo perché, esattamente come accadeva in Pokémon X/Y, anche Namco ha nasato le potenzialità di mettere il giocatore al controllo di un allenatore personalizzabile, e ha quindi deciso di rendere modificabili i ritratti esattamente come accade per le schede utente dei comuni fighting game. Il negozio nella demo contava una manciata di oggetti, ma a forza di ore di gioco pare che se ne sbloccheranno un numero notevole, con extra che vanno da occhiali con montature colorate a effetti elementali di rara tamarria applicabili sullo sfondo.
Non è niente di rivoluzionario, lo so, eppure è piacevole poter dare un certo tocco personale al proprio allenatore e lanciarsi online in ghingheri, inoltre la mente viaggia lontano pensando alle potenzialità di un titolo dedicato ai Pokémon per console maggiori con un combat system alternativo, magari gestito in modo simile a Pokkén Tournament ma con un elemento tattico più marcato. 
Il lavoro di Namco ovviamente è solo uno splendido bozzolo di quest’idea (la cui applicazione sarebbe peraltro tutt’altro che immediata), tuttavia sembra funzionare, per via di meccaniche che paiono divertenti e ben congegnate, nonostante una forte spinta verso l’accessibilità ad ogni costo. Gli sviluppatori in fondo non potevano creare un titolo pronto a sfidare Street Fighter e compagnia bella sullo stesso piano, poiché il pubblico a cui Pokkén punta è più quello degli amanti dei mostriciattoli made in Game Freak che quello dei picchia picchia tutti frame list e tecniche avanzate.  
Il risultato, a mio parere, è tutt’altro che scialbo, pur essendo ben lontano dai combat system più elaborati in circolazione. La via seguita è quella dei picchiaduro 3D alla Naruto, con visuale da dietro e possibilità di attaccare dalla distanza. Qua però ci sono più elementi unici e una complessità leggermente maggiore delle manovre. Ad esempio gli attacchi base dalla distanza possono essere caricati per ottenere proiettili più grandi e dannosi, l’attacco corpo a corpo permette di raggiungere immediatamente il nemico con un lungo scatto indipendentemente dalla distanza, e ogni Pokémon ha un tasto dedicato ai suoi poteri che dà il via a varie mosse in base sia alla pressione che alla direzione scelta. A queste manovre offensive si aggiungono schivate laterali, una presa e una parata, senza contare la chance di potenziare il proprio Pokémon una volta riempita una specifica barra (alcuni si megaevolvono in questo caso) e di sferrare un devastante super attacco in questo stato. 
Pikachu Mishima
La peculiarità maggiore, ad ogni modo, è il “cambio fase”. Una volta piazzate determinate combo, infatti, Pokkén Tournament passa a una visuale laterale, dove gli spostamenti sono in tutto e per tutto simili a quelli dei normali picchiaduro. Anche in questo caso si ha una variazione delle mosse, e la gestione delle distanze cambia totalmente, per via di un secco aumento dell’importanza del salto nelle manovre e di avvicinamenti molto più precisi. Ci vuole un pochino ad abituarsi al cambio di prospettiva, ma è un’idea stuzzicante che muta all’improvviso il ritmo del match. Considerando che si attiva solo piazzando gli attacchi finali di certe combo, comunque, mi aspetto che alcuni giocatori dotati di Pokémon particolarmente abili dalla distanza tenteranno di evitare il più possibile la visuale alternativa.
Parlando di combo, queste sono automatiche e piuttosto semplici, ma nel gioco è comunque presente un Dojo per allenarsi, che dimostra come le manovre siano in realtà più numerose e complesse di quanto previsto. Namco ha dunque puntato sull’intuitività, ma ha evitato di ridurre all’osso le finezze del sistema, una scelta che approvo completamente. 
Meno bene invece il numero di Pokémon presenti nel roster. Sono solo 14 quelli base, con Mewtwo e Dark Mewtwo a portare il numero totale a 16. Due di questi Pokémon sono varianti di Pikachu, molto diverse come moveset, ma comunque ingiustificate visto il numero di ottime scelte possibili. Molti nuovi picchiaduro iniziano con roster così limitati, questo è certo, ciononostante una selezione di Pokémon così scarsa incrina un po’ l’illusione di trovarsi davanti a un Pokémon game “alternativo”. 
Poche proteste invece a livello tecnico. Siamo lontani dalla definizione dei modelli vista negli arcade (l’aliasing si nota, eccome), ma il titolo è fluido, i particellari di alta qualità, tutto si muove a meraviglia, e il fatto che ogni Pokémon abbia almeno una animazione presa da Tekken è un tocco di classe. Pikachu che in certe combo scaglia ganci elettrici manco fosse Kazuya è davvero una meraviglia da vedere in movimento.

– Allenatori personalizzabili e campagna ispirata alle leghe Pokémon

– Combat System accessibile ma non eccessivamente semplificato

– Molto spettacolare

Pokkén Tournament è un picchiaduro che vuole essere un Pokémon Game. O forse è un Pokémon Game che vuole essere un picchiaduro. O forse boh, non la so, passo la domanda al prossimo concorrente.

A parte le cavolate, comunque, siamo davanti a un fighting game accessibile, ma al contempo calcolato in modo da non essere troppo semplicistico, e gestito in larga parte attorno alla gestione oculata delle distanze. Il fatto che Namco abbia aggiunto varie chicche, come la campagna e la personalizzazione dell’allenatore, non fa che aumentare la sensazione di essere sempre all’interno del solito mondo che i fan della serie hanno imparato ad apprezzare, anche se con molti più cazzotti in faccia tra Pokémon. Ora va constatata la qualità effettiva delle modalità presenti, e la validità sul lungo periodo del combat system. Tutte cose che scopriremo insieme al momento della recensione.