Recensione

Path of Exile

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a cura di Plinious

Informazioni sul prodotto

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Path of Exile
  • Sviluppatore: Grinding Gear Games
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE
  • Generi: Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 28 marzo 2019 PS4

Per addentrarci a fondo nel senso di questo articolo è necessaria una breve parentesi. Il glorioso genere degli hack’n’slash ha sempre attirato su computer grandi frotte di giocatori vogliosi di darsele di santa ragione, pronti a farsi venire il mal di schiena a forza di stare davanti allo schermo livellando il proprio personaggio preferito e affrontando armate di demoni infernali. D’altronde che il fascino insito nel darsi mazzate senza troppi pensieri sia qualcosa di imprescindibile nell’uomo non lo si scopre certo ora.
Se c’è una software house che, più di tutte, ha capito e fatto suo questo concetto è Blizzard Entertainment, che tra il 1996 e il 2000 fece uscire quelli che vengono ritenuti a tutti gli effetti i pilastri fondatori del genere, Diablo e Diablo II. Oltre dieci anni dopo, Blizzard è tornata alla carica con il suo cavallo più forte, quel terzo capitolo di Diablo spasmodicamente atteso da tantissimi utenti PC (e non solo, grazie alla suo recente conversione per console): i numeri di Diablo III sono imperiosi e sanciscono un successo commerciale senza precedenti. Eppure, nonostante la popolarità, non sono mancate tante critiche, portate avanti soprattutto da chi ha visto nel gioco una semplificazione e un’involuzione delle meccaniche rispetto al secondo capitolo della serie. A torto o a ragione, questo coro di voci si è fatto sempre più numeroso e pressante anche a causa della vituperata RMAH (real money action house) che ha detta di molti ha sbilanciato gravemente l’economia di gioco (tant’è che Blizzard stessa è corsa ai ripari annunciandone la chiusura dal prossimo marzo).
Ed è proprio qui che s’inserisce a sorpresa Grinding Gear Games, softco indipendente neozelandese: Path of Exile è la sua opera d’esordio e consiste in un dungeon crawler online free to play. I developer sono gamer appassionati e hanno creato il prodotto in questione come “il gioco che noi stessi avremmo voluto giocare”; belle parole, a cui per una volta sono seguiti fatti concreti e non le solite campagne pubblicitarie pensate a tavolino per alzare l’hype. Il titolo è uscito a fine ottobre dopo ben sette anni di sviluppo e nove mesi di open beta, indispensabili per renderlo un gioco maturo e ottimizzato, ed è stato accolto in maniera entusiasta da gran parte dei cosiddetti “delusi di Diablo III”. Come difatti avrete già capito dal voto riportato qui sopra, Path of Exile è un esperimento assolutamente riuscito, tanto da essere stato definito “The Hidden Gem of the Year” dal portale MMORPG.com.
Di più, se si guarda a ciò che i ragazzi di Grinding Gear Games hanno realizzato non si può non pensare a un piccolo miracolo: alzi la mano chi un lustro fa avrebbe dato un dollaro a questi, fino all’altroieri, sconosciuti sviluppatori. Eppure il loro gioco è lì, pronto per essere giocato dopo averne semplicemente scaricato il client. Path of Exile è dunque un bellissimo Diablo-clone, o pure qualcosa di più? Scopriamolo assieme.
Welcome to Wraeclast, exile
Innanzitutto l’ambientazione del gioco è quella dark fantasy di Wraeclast, continente in cui siamo confinati in catene dopo essere stati esiliati dalla patria d’origine. Quando però la nave di schiavi su cui siamo imbarcati naufraga e ci lascia su una spiaggia infestata di zombie ci troviamo a dover essere artefici del nostro destino in una terra disperata e brutale.
È più o meno questo l’incipit di Path of Exile, che, bisogna dirlo, non presenta una trama eccezionale: la storia narrata nella campagna svolge il suo sporco lavoro ma senza sconvolgere, il che è un po’ un peccato visto che tutto sommato il lore, pur essendo volutamente criptico, ha degli spunti affascinanti che lo ricollegano ad altri famosi universi, come quello di Conan il barbaro. Piacevoli alcuni riferimenti ad altri esponenti del genere hack’n’slash, tra cui un episodio nel secondo atto che cita proprio la storyline di Diablo II e che i giocatori più esperti non mancheranno di cogliere.
La struttura di gioco si compone come quella di qualsiasi action GDR: accampamenti e città funzionano come catalizzatori di quest, vendor e NPC con cui parlare, mentre le zone esterne strabordano di mob e miniboss da massacrare, con tanti dungeon a farla da padrone com’è giusto che sia. Molto apprezzato il fatto che le mappe siano generate proceduralmente e di conseguenza si ripresentino differenti ad ogni partita, a tutto favore della rigiocabilità.
Path of Exile è tuttavia un gioco evidentemente pensato dalla base con l’online in mente, e non solo come aggiunta forzata. Formare party e unirsi ad altri player è veloce e intuitivo grazie a una comoda noticeboard situata in ogni insediamento, e giocare in compagnia diventa quasi fondamentale ai livelli alti. Presente anche la possibilità di fondare gilde, solitamente tipica dei MMORPG, che stimola l’interazione tra giocatori.
Altra caratteristica che rende unico Path of Exile è la mancanza dei “gold”, ovvero di una valuta in-game. Quella che di primo acchito potrebbe sembrare una scelta illogica consiste in realtà di un colpo di genio: l’assenza di una vera e propria moneta virtuale ha infatti debellato un’antica piaga del genere, quella dei gold seller. Qua l’economia si basa interamente sul baratto di oggetti, con alcuni item particolarmente ricercati negli scambi tra player.
“The game that we’d want to play”
Inutile però girarci attorno: per ammissione stessa degli sviluppatori, Diablo II è la principale fonte d’ispirazione di Path of Exile. D’altronde, come biasimarli: il titolo Blizzard ha fatto scuola per anni, sbaragliando la concorrenza grazie a un gameplay solido e funzionale e una componente online così ben integrata da risultare assuefacente come una droga. Grinding Gear Games ne ha dunque preso le fondamenta e ci ha aggiunto tante buone idee, mutuate anche da altri famosi titoli.
Due scelte importanti si pongono al momento di creare il personaggio, quelle della classe e relativa league in cui giocare. Le “leghe” non sono altro che varie modalità di gioco, ognuna delle quali offre qualcosa di diverso in termini di gameplay: in una i nemici droppano oggetti migliori, in un’altra si possono ottenere dei bonus temporanei e così via. Al momento si può giocare in standard, hardcore, domination e nemesis, ma le league disponibili cambiano e vengono sostituite da altre ogni tot mesi. Notare che, a differenza di molti dungeon crawler, in Path of Exile se il nostro PG viene ucciso in hardcore questi non è perso per sempre, ma “retrocede” alla normal league.
La creazione del character permette di scegliere tra sette classi, ognuna delle quali si basa su un attributo specifico (o una serie di attributi) tra forza, destrezza e intelligenza. Qui le cose iniziano a farsi interessanti: giocando si capisce infatti che la suddivisione in classi è più una formalità che altro, in quanto ogni classe può fare praticamente di tutto; un Templar per esempio può impugnare indifferentemente una spada a due mani, un’ascia bipenne, uno scettro e uno scudo, due mazze insieme o anche altro, a patto di soddisfare i requisiti degli oggetti. Pure per l’armor vale lo stesso discorso e non esistono armature appannaggio di un’unica classe; i pezzi di equip di livello più forte, di color arancione, sono item unici che conferiscono poteri notevoli a chi li indossa (a proposito, guardate e godetevi con calma ogni unique item che droppate, alcuni contengono bellissime descrizioni in rima).
Gli sviluppatori hanno insomma adottato scelte intelligenti e mai restrittive nei confronti dei giocatori che garantiscono un’ampia libertà di personalizzazione. Questo si riflette anche nell’albero delle abilità passive, che strizza un occhio, anzi due, alla sferografia di Final Fantasy X: trattasi di una ragnatela di ben 1350 skill (no, non avete letto male) in cui, ad ogni passaggio di livello, potremo inserire un punto al fine di migliorare un talento o potenziare un parametro. Tutte le classi condividono lo stesso albero, ma partono da un punto diverso a seconda dei loro attributi primari; questo vuol dire che potenzialmente persino una Witch può arrivare a prendere i talenti del Marauder, semplicemente dovrà percorrere una strada più lunga per farlo. Con la release è stata rilasciata la settima classe, la Scion, guerriera medium-range pesantemente armata che può utilizzare abilità elementali e che si rende disponibile dopo aver finito la campagna alla prima difficoltà; peculiarità di questa nuova classe è il suo punto di partenza centrale nello skill tree, che ne fa un ibrido utilissimo.
A rendere ancor più profondo questo già ottimo sistema arrivano le gemme, che se incastonate nell’equipaggiamento degli eroi forniscono un’abilità attiva, sia essa un fulmine, una palla di fuoco o un proiettile ghiacciato. Ogni gemma livella con l’uso e può essere associata ad altre gemme di supporto che ne attivano effetti aggiuntivi, come una velocità d’attacco superiore o la rigenerazione della vita per ogni colpo messo a segno; ciò aumenta a dismisura le possibilità di customizzazione, con la facoltà di sbizzarrirsi per chi ama costruire nei dettagli le build dei propri PG.
Dopo tutto questo sermone per descrivere quanto sia stratificato il gameplay messo in piedi dai programmatori, qualcuno si chiederà: “Ok, ma alla fine è anche divertente?”. Assolutamente sì: vedere il proprio personaggio crescere e diventare sempre più forte, fino al punto da shottare branchi di mob all’istante, è incredibilmente gratificante e ha risvegliato il bambino che è in noi portandoci a lunghe veglie notturne di farm e loot compulsivo. Path of Exile è insomma “addictive” come solo un grande hack’n’slash sa essere.
Still alive, are we?
Una volta completata la campagna alla prima difficoltà, ci aspettano l’impegnativa cruel e la terrificante merciless, che danno una penalità all’esperienza in caso di morte ma ricompensano con drop sensibilmente migliori. Le sorprese tuttavia non finiscono qui: anche per l’endgame i Grinding Gear Games propongono soluzioni interessanti. Una di queste è costituita dalle maps, item estremamente difficili da trovare e preziosissimi: ogni frammento di mappa difatti apre un portale per una zona endgame almeno di livello 66, in cui i nemici sono di gran lunga più tosti e garantiscono reward fuori scala. Le maps possono essere aperte solo nell’eternal laboratory dell’atto terzo a merciless difficulty; con il rilascio della versione 1.0 si contano ben 62 mappe base e 5 mappe uniche. Questa modalità non mancherà sicuramente di ricordare ai nostalgici l’Uber Tristram o il famoso Cow Level del secondo capitolo di Diablo.
La generosa offerta di gioco è completata dal comparto competitivo che, pur non costituendo parte centrale dell’esperienza, è comunque un valido diversivo alla mattanza di mob: il PvP si articola principalmente in deatmatch e cattura la bandiera, tramite arene singole o di gruppo. Spesso gli sviluppatori annunciano anche eventi speciali, denominati season, che possono durare un mese o poche ore: si può partecipare a questi eventi solo creando un nuovo PG, ma i giocatori che vincono ottengono particolari ricompense.
L’arrivo di Path of Exile su Steam, a parte innalzarne esponenzialmente la visibilità al pubblico, non ha prodotto variazioni sostanziali al gioco, senza però farsi mancare qualche sfiziosa novità come gli achievement di Steam, che fanno sempre piacere. La patch 1.0 ha apportato sui server una pletora di novità oltre alla Scion di cui abbiamo già parlato, tra cui leghe inedite, nuove skill, nuove arene e la parte finale dell’atto 3 con relativo scenario e boss. Ma gli sviluppatori sembrano averci davvero preso gusto con gli aggiornamenti: il 12 novembre uscirà il primo grosso update post-lancio, che secondo il lead designer Chris Wilson aggiungerà cinque unique item, due achievement, almeno una gemma, nuovi recipe dai vendor, tantissimi fix e diversi effetti cosmetici acquistabili tramite shop.
A proposito di questi ultimi, tocca spendere qualche parola sul modello F2P del titolo. Al contrario di tanti altri software spacciati sulla carta per gratuiti ma poi fin troppo “affezionati” al nostro portafoglio, Path of Exile non chiederà mai la nostra carta di credito: seguendo un sistema chiamato dai developer “microtransazioni etiche”, gli acquisti possibili riguardano esclusivamente pets, effetti estetici, animazioni aggiuntive come la danza o, nel peggiore dei casi, funzionalità sociali quali la banca di gilda che non influiscono sul gameplay. In altre parole, potrete godere al 100% del gioco, endgame compreso, senza sborsare un centesimo, sempre che siate così sfacciati da non sentirvi in colpa neanche un po’.
And the world shall perish
Qualcuno potrebbe definire Path of Exile “il Dark Souls degli hack’n’slash”, e probabilmente non sarebbe così lontano dalla verità. Ci teniamo infatti a precisare che si tratta di un gioco che non tutti potrebbero digerire: se affrontato in solo l’asticella della difficoltà in alcuni punti si alza notevolmente, richiedendo una certa pazienza ma soprattutto un attento studio della build del proprio PG. Proprio qui si colloca un’altra feature che rende il prodotto Grinding Gear Games estremamente sui generis, ovvero l’assenza di un vero e proprio respec: scordatevi di allocare gli skill point “per tentativi”, testando sul campo quali siano i più efficaci e quali da escludere. La scelta dei punti passivi va ponderata con cautela e giudizio: questo ad esempio vuol dire che, una volta che avremo il nostro bel guerriero livello 50 full-dps, il solo modo per averne uno specializzato nel tanking sarà creare un nuovo PG. L’unica eccezione a questa ferrea regola è rappresentata dagli orb of regret, item rari che consentono di resettare un unico punto nell’albero delle abilità, e solo se è l’ultimo di una fila. Abituati come siamo ad avere a che fare con respec totali frequenti e poco costosi in altri esponenti del genere, Diablo 3 compreso, assimilare questa (intenzionale) mancanza potrebbe non essere cosa facile per tutti. Per apprezzare appieno Path of Exile bisogna tuttavia entrare nell’ottica di un gioco dove ogni conquista va guadagnata e sudata, e le decisioni prese ci costringeranno sempre a sacrificare qualcos’altro.
Tecnicamente il titolo presenta un lavoro più che apprezzabile: la grafica isometrica, classica dei dungeon crawler, non rappresenta niente di trascendentale o particolarmente pesante da gestire, ma muove pregevoli paesaggi e più di tutto mette in mostra una forte personalità. Il design ripudia infatti qualsiasi accento cartoonesco allegro e luminoso da “mondo dei puffi” proponendo invece la visione di una terra oscura e violenta, e lo stile grafico si adatta di conseguenza a questa scelta: gli ambienti risultano sporchi e spartani, i dungeon sono perennemente avvolti nelle tenebre e i nemici esplodono con schizzi di sangue tarantiniani quando vengono squartati. Promosse anche le animazioni e l’effettistica, con alcune spell, soprattutto quelle legate a fuoco ed elettricità, che risultano spettacolari.
Buono anche il comparto sonoro: gli effetti si attestano nella media, mentre le musiche d’accompagnamento sono azzeccate e molto d’atmosfera.
Purtroppo i più grossi difetti di Path of Exile si hanno dal punto di vista dei server: in serate particolarmente “piene” può capitare di riscontrare un po’ di lag o di essere rispediti alla schermata di login mentre si sta giocando; la cosa non fa certo piacere ma si tratta di casi abbastanza isolati, se escludiamo i primi normali giorni di assestamento. Leggermente diverso il discorso che riguarda il famigerato desync, ovvero il problema per cui i dati in possesso del nostro client differiscono dai dati del server: il fenomeno si verifica talvolta nelle situazioni più affollate, magari con molti mob o spell attive contemporaneamente, e può portare a uno “spostamento” imprevisto e non voluto del proprio PG o del nemico, cosa non proprio gradita se magari si sta giocando in hardcore. La problematica può essere aggirata digitando /oos (out of sync) in chat: così facendo il nostro client si riallinea ai dati del server eliminando temporaneamente il desync per tutto il party; non può essere questa la soluzione definitiva al problema, ma sempre meglio di niente.

– Riuscito mix tra gameplay “vecchia scuola” e novità di spessore

– Sistema di gemme complesso e profondo

– Passive skill tree sconfinato

– Impegnativo e appagante

– Free to play NON “pay to win”

– Ambientazione e trama un po’ anonime

– Sporadici problemi di lag e desync

– L’assenza del respec potrebbe non piacere a tutti

9.0

Path of Exile non è un prodotto per tutti: ciononostante è un giocone, nonchè uno dei migliori free to play che abbiamo mai provato. Come action RPG riesce laddove persino sua maestà Diablo 3 finora non era riuscito a convincere appieno, ovvero il sistema di loot e la personalizzazione dei PG, e lo fa con grande personalità grazie a un sistema di gemme profondo e a un albero delle abilità complesso e appagante per il giocatore. Etichettarlo come un titolo “old-school” sarebbe semplicistico e non renderebbe merito all’enorme lavoro dei ragazzi di Grinding Gear Games: Path of Exile è un gioco curato, rigiocabile ed estremamente divertente, in grado di farci fare mattina alla ricerca di una spada leggendaria come non credevamo ci sarebbe più successo. Che cosa volere di più da un hack’n’slash, oltretutto gratuito?

Voto Recensione di Path of Exile - Recensione


9