Recensione

Outcast Second Contact - Recensione: il ritorno di Cutter Slade

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a cura di YP

Nel 1999 Appeal pubblicava Outcast, un titolo che per l’epoca fu quasi rivoluzionario, per via della sua struttura open-world arricchita da un comparto narrativo di tutto rispetto. Il titolo riuscì a crearsi una considerevole schiera di appassionati, tanto da spingere Big Ben Interactive a produrre una remastered che nel corso di questi mesi abbiamo toccato con mano più volte. Ora che la versione finale è disponibile, ecco quindi la nostra recensione: il Secondo Contatto con Outcast sarà stato positivo? scopriamolo assieme.

Back to 1999

Cutter Slade è un uomo fortunato, o forse no: ex agente speciale della marina ora in completo degrado fisico e mentale, trova un secondo e vero scopo per la sua vita grazie al governo degli Stati Uniti, che gli affida una missione molto particolare. Una strana ricerca scientifica ha infatti aperto un passaggio verso un mondo alieno; questo passaggio però rischia di far collassare il nostro pianeta. Cutter dovrà quindi armarsi di coraggio e attraversare il portale per recupera una sonda che potrebbe potenzialmente mettere le cose a posto. Mille e più peripezie porteranno il protagonista a dover fronteggiare razze aliene prima sconosciute, ma non solo: il buon Cutter dovrà infatti diventare amico di queste esseri che in cambio promettono di aiutarlo a risolvere i suoi ben più gravi problemi. Inizia dunque un’avventure che a differenza dei titoli moderni a cui siamo abituati non guida più di tanto il giocatore. Sarà fondamentale esplorare, chiacchierare con gli abitanti dei vari pianeti e svolgere quest primarie e secondarie in totale libertà e autonomia. Dovremo insomma costruire noi stessi il puzzle, mettendo insieme tutti i pezzi di un comparto narrativo di tutto rispetto e che ancora oggi centra benissimo l’obiettivo. 
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Not my business

Delude invece la struttura ludica della remastered: se il sottobosco della storia e delle quest è stato giustamente lasciato tale e quale all’originale, discorso diverso doveva essere fatto per il gameplay e il lato tecnico. Il primo risulta troppo legnoso, impreciso e approssimativo per essere digerito in modo sereno nel 2017; la resa tecnica è anch’essa mediocre, frutto di un lavoro non troppo certosino su quello che doveva e poteva essere un altro punto a favore del gioco. A tutto questo si aggiunge un’intelligenza artificiale troppo primordiale, che rende gli scontri a fuoco banali e poco accattivanti. Lo scopo di Outcast Second Contact doveva essere quello di ambire ad avvicinare una nuova generazione di giocatori, il risultato invece è  un’operazione che piacerà solo ai fan di vecchia data e che raggiunge la sufficienza per via di una trama e di una concezione di libertà d’esplorazione che anche oggi fa la sua figura.
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Narrazione ancora oggi piacevole

Buona varietà di ambientazioni

Gameplay obsoleto

Grafica mediocre

IA primitiva

6.0

Outcast Second Contact è riuscito solo a metà: da una parte l’interessante sistema di story telling che nonostante gli anni riesce a risultare ancora piacevole e in qualche modo attuale; dall’altra un ecosistema ludico che non riesce a stupire e soddisfare, per via di un gameplay obsoleto e un comparto tecnico mediocre. Insomma se siete giocatori nostalgici di vecchia data gioirete a ritrovare Cutter Slade, se al contrario siete neofiti potreste abbandonare dopo poche ore, scoraggiati da un titolo che, a conti fatti, fatica a stare al passo con i tempi.

Voto Recensione di Outcast Second Contact - Recensione: il ritorno di Cutter Slade - Recensione


6