Recensione

One Piece: Unlimited World Red

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a cura di LoreSka

Dobbiamo ammettere che, per una volta, siamo rimasti davvero sorpresi. Perché quando ci è stata consegnata la copia di One Piece: Unlimited World R, non ci aspettavamo grandi cose. I pregiudizi, questa volta, hanno giocato un ruolo di prim’ordine, dato che il gioco, prima di tutto, è un tie-in di un manga e feuilleton televisivo, che nella lingua dei videogiochi si traduce spesso in un cattivo presagio. In secondo luogo, si tratta di un porting di un gioco uscito su Nintendo 3DS, altro elemento che lascia pensare alla schifezza annunciata. Infine, la serie One Piece esce da una deriva musou che non era stata apprezzata da tutti i fan, e le prime immagini di questo R ci avevano lasciato pensare all’ennesimo gioco in salsa Dynasty Warriors.
Ebbene, ci sbagliavamo di grosso. One Piece: Unlimited World R è infatti un tie-in curato, un porting ben fatto e un beat-em-up tridimensionale lontano anni luce dal genere musou. E questa, non vi è dubbio, è una premessa davvero incoraggiante.
Alti e bassi nella storia
La trama del gioco non presenta particolari spunti creativi, nonostante Oda ci abbia messo lo zampino supervisionando parte del lavoro. L’allegra combriccola del Cappello di Paglia raggiunge un’isola, accompagnata dallo strano tanuki Pato. Dopo avere visitato la città, Rufy scopre che tutti i suoi compagni ad eccezione di Franky e Zoro vengono rapiti. Da qui inizia una breve ma intensa ricerca dei compagni perduti, fino alla scoperta del malvagio rapitore, il pirata Red che ha sfruttato i poteri del suo ingenuo aiutante per tentare di diventare il pirata più famoso del mondo.
Ogni capitolo è strutturato in maniera estremamente lineare, ed è basato sull’esplorazione di un’area, l’abbattimento di una parete magica, l’esplorazione di un’altra area e un boss finale. Questo schema si ripete per tutte le otto ore dell’avventura principale, che si sommano ad alcune fasi free roaming nell’hub cittadino e ad alcune missioni secondarie, ottenute nella locanda del villaggio. Da questo punto di vista, si nota il fatto che il gioco sia stato tratto da un titolo portatile: un livello non dura mai più di 30 minuti, e in generale il gioco risulta soddisfacente anche in breve sessioni.
La città, chiamata con lo strampalato nome di Transtown, è l’unico luogo nel gioco dove possiamo preparare le nostre battaglie. Quando ci si trova in missione, infatti, non è possibile modificare il proprio inventario o gestire il proprio team. One Piece: Unlimited World R, dunque, richiede una buona pianificazione prima delle missioni, ed è necessario acquisire i giusti materiali prima di potersi imbarcare nelle sfide più avanzate della modalità storia.
Transtown presenta un esiguo numero di botteghe, le quali vendono gli oggetti utili alla sopravvivenza in battaglia. Per ottenere gli oggetti più efficaci, tuttavia, è necessario effettuare l’upgrade dei negozi spendendo il denaro raccolto durante le missioni e combinandolo con alcuni oggetti sparsi nelle mappe. È pressoché impossibile ottenere tutto l’occorrente per gli upgrade senza giocare almeno qualche missione secondaria, le quali ci costringono a un inevitabile backtracking delle aree già visitate. E non è finita: gli oggetti sono nascosti fra gli elementi distruttibili del livello, obbligandoci di fatto a distruggere qualunque cassa, botte, cespuglio o panchina ci capiti a tiro. Una meccanica che, francamente, abbiamo trovato poco divertente.
Button mashing divertente
Quello che, invece, è risultato sorprendentemente divertente è il gameplay. One Piece: Unlimited World R, come detto, è un beat-em-up tridimensionale senza troppe pretese innovative, ma che riesce a svolgere il suo compito in maniera egregia. Il combattimento è basato su due soli attacchi – primario e secondario – più la possibilità di effettuare dei counter e delle parate con un semplice quick time event. Vi sono inoltre degli attacchi speciali, appresi livellando i personaggi e attivati in seguito all’accumulo di una barra dell’energia, aumentata ad ogni colpo inferto. Infine, eseguendo una certa sequenza di mosse indicata a schermo, si può attivare per un brevissimo periodo di tempo una modalità berserk, che raddoppia i danni inferti e stordisce i nemici più deboli. Non vi sono particolari esigenze tattiche: tutto si può risolvere con un po’ di button mashing e con l’uso delle mosse speciali al momento giusto.
Il party è costituito da tre dei nove personaggi della ciurma che, come abbiamo detto, devono essere accuratamente scelti in città prima di imbarcarsi nelle missioni. Lo switch tra un personaggio e l’altro avviene con la pressione di un tasto, e i personaggi non utilizzati vengono controllati dalla CPU e diventano invulnerabili, pur diminuendo in maniera vistosa la quantità di danni inferti. Questa caratteristica contribuisce ad abbassare in maniera vistosa la difficoltà del gioco e, dato l’inevitabile grinding nelle missioni secondarie per espandere la propria città, sarà assai difficile trovarsi in serio pericolo prima della seconda metà dell’avventura. Considerato il pubblico a cui si rivolge, questo aspetto non è un problema grave, ma confessiamo che avremmo preferito un grado maggiore di sfida in alcuni frangenti.
Ogni personaggio presenta un certo grado di unicità e alcune caratteristiche che si avvicinano a quelle degli archetipi dei giochi di ruolo. Rufy, ad esempio, è il classico combattente a medio raggio, Nami è la maga elementale, Chopper è il chierico, eccetera. Talvolta cambiare il personaggio controllato nel bel mezzo di una battaglia può rivelarsi provvidenziale, in quanto gli alleati controllati dalla CPU non attivano mosse speciali, lasciandole interamente in mano al giocatore.
Oltre alla storia, il gioco presenta un’interessante modalità arena, che ci porta in un torneo nel Colosseo di Dressrosa in scontri sia contro gruppi di nemici, che contro mob più coriacei in una sotto-modalità denominata duello. Il gioco si presta perfettamente alla modalità cooperativa, che permette di partecipare in locale con un amico alle varie battaglie proposte.
Una buona grafica
Dal lato del gameplay, dunque, abbiamo per le mani un buon gioco. Fortunatamente possiamo dire lo stesso dal punto di vista tecnico: nonostante qualche grossolano problema grafico, qualche evidente problema nella gestione della telecamera e un level design tutt’altro che ispirato, One Piece: Unlimited World R si presenta davvero bene. I modelli dei personaggi sono realizzati splendidamente, le animazioni sono curate e fedeli alla serie animata e alcuni boss sono semplicemente splendidi. Se pensiamo che tutto questo deriva da un titolo per Nintendo 3DS, il risultato è davvero stupefacente.
A questo si aggiunge un ottimo doppiaggio, che Namco Bandai ha saggiamente scelto di non tradurre in italiano e di lasciare nell’originale giapponese, accompagnandolo da sottotitoli ben tradotti e rispettosi del materiale di partenza. Per capirci, non troverete nessun Rubber in questa avventura.

– Gameplay semplice ma divertente

– Porting eccellente

– Resa grafica soddisfacente

– Buona differenziazione dei personaggi

– Level design poco brillante

– Difficoltà tarata verso il basso

– Qualche elemento esplorativo noioso

7.0

Anche se One Piece: Unlimited World R non è un gioco con enormi pretese, possiamo ritenerci più che soddisfatti. Il titolo è ben al di sopra della media dei tie-in, e rende davvero onore al materiale originale. Forse una storia più incisiva e qualche ora di gameplay in più avrebbero potuto fare davvero la differenza, e rendere questo titolo uno fra i migliori giochi a marchio One Piece. Non è così, ma al contempo crediamo che la serie si sia messa sulla strada giusta.

Voto Recensione di One Piece: Unlimited World Red - Recensione


7