Recensione

Little Nightmares

Avatar

a cura di Gottlieb

Con Little Nightmares è stato amore a prima vista. Alla scorsa Gamescom già la piccola Sei (in originale Six) era riuscita a conquistare una grande parte del mio cuore, un po’ per il suo impermeabile giallo, che faceva da perfetto contrasto alla scala di grigi utilizzata per ricreare Le Fauci, un po’ per come Tarsier Studios aveva deciso di affrontare un racconto che già nei primi secondi sembrava sopra le righe. Nonostante non sia mai riuscito ad apprezzare quanto raccontatoci dallo studio svedese in LittleBigPlanet e Tearaway, titoli che ancora oggi annovero nella mia fin troppo vasta blacklist, con Little Nightmares è stata tutt’altra musica. E ora vi racconto perché.

Le FauciLe Fauci è un resort subacqueo, presso il quale si riunisce la creme della popolazione mondiale per dare sfogo ai propri vizi, per lo più culinari: un paradiso grottesco nel quale soddisfare la propria fame, nel vero senso della parola, in maniera smodata e scomposta. Esseri per nulla umani, che hanno completamente abbandonato le proprie fattezze normali per cedere a dei movimenti da lombrichi strisciando sul terreno, a causa della loro stazza pesante. A governare tale resort c’è un custode, un inquietante figura dalla statura molto bassa e dalle braccia lunghe e adunche, con un cappello e degli strani occhiali sul volto, quasi cieco e capace di riconoscere ciò che gli si muove attorno grazie al suo udito e al suo olfatto: accanto a lui due cuochi gemelli, autori di tutte le virtù più indecenti de Le Fauci. In questo scenario, la nostra Sei ha deciso di scappare, di liberarsi dalla morsa del resort che la costringe a una vita al servizio della miseria e dei vizi della gente: per questo un giorno tenterà la fuga, sfuggendo a tutte le figure che in qualche modo proveranno a fermarla e a impedirle la fuga. Sei, sul suo cammino, incontrerà i Nomini, minuscoli esseri con degli abiti logori e un cappello di stoffa a forma di cono a coprire loro il volto: esseri che quasi assomigliano a Sei, che se in un primo momento si affezionerà a loro poi dovrà cambiarne idea e opinione, approfittando della loro condizione indifesa. Perché a Le Fauci nulla è come sembra e la nostra stessa protagonista, con il suo impermeabile giallo e una piccola fiammela in mano, può mostrare il suo vero volto.Lo stile narrativo utilizzato da Tarsier Studios per Little Nightmares riesce a essere diverso da tutte le altre tecniche utilizzate in questi ultimi anni: innanzitutto ci ritroviamo subito in medias res, pertanto non c’è un background da scoprire, non ci sono informazioni e non ci sono – ancor più importante dal punto di vista dell’immersività – scritte a schermo. La visuale è pulita, libera, senza tutorial e senza alcun tipo di linea di dialogo: ne Le Fauci nessuno parla, nessuno emette dei fonemi che possono essere riconosciuti e che siano bisognosi di essere sottotitolati. Tutto deve svilupparsi e declinarsi nella vostra testa, come se stesse leggendo un libro, però impreziosito da un’animazione. La vicenda, che abbiamo portato a termine in poco più di cinque ore, si sviluppa tenendovi incollati allo schermo perché desiderosi, bramosi di sapere cosa sta succedendo cosa farà Sei una volta fuggita, una volta trovata la luce. L’unico momento in cui, a nostro parere, Little Nightmares incespica è nel finale, nel momento in cui dovrebbe svelare tutto il mistero che si nasconde dietro Six e darvi il tempo di assimilare le scoperte compiute: l’avventura di Sei, però, come ci hanno confermato anche gli sviluppatori non è che all’inizio e l’aver lasciato tutte le porte aperte, l’aver voluto evitare che vi fosse realmente un finale alla loro vicenda è una chiara volontà. Cosa potrà accadere dopo Little Nightmares non lo sa ancora nessuno, ma è come se la storia che vi troverete a vivere dovrà, poi, svilupparsi per lo più nella vostra testa, dando vita a uno dei prodotti videoludici più dubbiosi, contorti, grotteschi e corruccianti degli ultimi anni.

Fuga dalle mani unteLe nostre cinque ore all’interno de Le Fauci, come vi dicevamo, sono state tutte giocate con un gameplay che non ha alcun tipo di evoluzione, se non nell’utilizzo di un’arma a poche battute dalla fine: tutte le meccaniche che impariamo, scoprendole, nei primi minuti di gioco ci condurranno fino alla fine. La corsa, l’accensione di un fiammifero per illuminare le zone buie, il salto e un tasto per aggrapparsi e trascinare/spingere gli oggetti sono le uniche azioni che potremo compiere per tutta la nostra fuga: azioni basiche, ma che basteranno per ciò che dovrete fare. Perché Little Nightmares è un lungo puzzle ambientale, un’infinita schiera di indovinelli da risolvere per poter trovare l’uscita: enigmi che si dividono tra il grottesco e l’ansiogeno, come per esempio il doversi dondolare su una salsiccia appena prodotta dopo aver gettato dei pezzi di carne in una centrifuga, oppure il dover correre su una tavola imbandita cercando di sfuggire alle mani dei commensali bisognosi di un altro piccolo pasto da ingurgitare. Sebbene l’intera vicenda si sviluppi su un lungo binario, è l’esplorazione, completamente in 3D, che vi spingerà a domandarvi dove possa effettivamente essere la soluzione, dove può nascondersi la chiave che vi servirà per aprire la porta e come fare ad aprire una porta con una maglia in una posizione troppo alta per le vostre dimensioni. Perché il problema di Sei è soprattutto questo: essere una piccola gnometta in un mondo a dimensione d’uomo, costretta quindi a colmare il gap dell’altezza con tutti gli espedienti possibili. Ad aiutarvi ci sarà non soltanto la vostra capacità di aggrapparvi a qualsiasi oggetto o gancio, ma anche un utilizzo sapiente di tutti gli elementi che compongono lo scenario, dalle bambole alle assi di legno che compongono Le Fauci, che oltre a tornarvi utili, però, possono essere anche un valido alleato per il nemico: è qui che entra in gioco, infatti, l’ottimo lavoro compiuto con il sound design da parte di Tarsier, perché oltre a correre e a camminare, Sei potrà anche accovacciarsi e sgattaiolare, così da contenere il rumore che i suoi piccoli piedi provocheranno nel camminare. Il legno è il vostro nemico numero uno, soprattutto nel fronteggiare avversari che fanno dell’udito il loro superpotere. Voi dalla vostra non avete l’agilità, non avete lo scatto da centometrista, per questo, per sfuggire alle grinfie di cuochi golosi, di custodi incarogniti, di commensali golosi, vi servirà un’ottima strategia dalla vostra. Morire è all’ordine del giorno, quasi come se fossimo dinanzi a un Dark Souls, ma ogni volta che lo faremo impareremo dai nostri errori, perché il gameplay di Little Nightmares è un’eterna scoperta, per tutte e cinque le ore in cui affronteremo la fuga dal resort subacqueo. Scopriremo come utilizzare quel televisore spento per attirare i nostri mattatori, troveremo un’utilità a delle lattine cadute da uno scaffale in cucina, capiremo anche perché quello specchio è stato lasciato proprio lì: perché tutto l’ambiente dev’essere letto e rigirato a nostro comodo e a nostra necessità. Sei è l’emblema di come un impermeabile giallo in un mondo grigio significa saper leggere meglio di altri ciò che ci circonda: arrivare alla luce, alla scalinata finale, significa aver compreso la natura della nostra prigione e aver acquisito quella consapevolezza che ci potrebbe spingere anche a una seconda run. Una volta terminata la fuga, infatti, la selezione dei capitoli ci aprirà gli occhi anche dinanzi ai collezionabili che possiamo raccogliere e ci spingerà a tornare nei cinque capitoli affrontati nella prima run per scovarli tutti. 

BarlumeCome anticipato in apertura ciò che di più coinvolgente c’è in Little Nightmares è l’atmosfera, è il modo in cui è stato riprodotto l’intero resort nel quale ci troviamo. Il contrasto che l’impermeabile di Sei realizza con l’ambiente lo abbiamo oramai assimilato, ma è tutto il resto che non deve passare assolutamente in secondo piano. Lo scenario è ricchissimo di dettagli, tra quelli che dovranno saltare all’occhio perché utili ai fini dell’esplorazione fino a quelli che invece adornano soltanto la scena: ogni sezione – per un totale di cinque – ha una particolarità che si sposa perfettamente con quello che vi sta raccontando. Entrare nella stanza degli ospiti, dove tutti sono a tavola a mangiare e trangugiare, significa doversi fare largo tra sgabelli, alimenti sparsi per il pavimento, esseri che strisciano e mani paffute desiderose di afferrarvi; entrare in cucina, invece, vi spingerà a dovervi tenere alla distanza da mannaie, a giocare con la carne e sfruttare tutte le lattine di cibo in scatola a vostra utilità; infilarvi nella stanza della signora, un’elegante occupatrice della stanza più grande e adornata del resort, significherà confrontarvi con un gioco di specchi e con dei manichini che non hanno niente di amichevole. Non passerà momento in cui, con la luce completamente assente negli anfratti, non vorrete fare un po’ più di chiarezza con il vostro fiammifero per scoprire cosa si nasconde in quell’ammasso di ferraglia che galleggia sul mare, ondeggiando e spostando tutto ciò che è caduto, perduto, sul pavimento. Nella sua semplicità, nel suo regalarvi un’avventura di poche ore, Little Nightmares riesce a essere intenso e pieno di contenuti, pur dimostrandosi, in alcuni momenti, una puerile evoluzione di un walking simulator, senza una storia che viene raccontata di passo in passo, ma con un gameplay che non si sottopone a una curva di miglioramento né si rimpingua di elementi aggiuntivi. 

– Ambientazione molto ispirata

– Intenso

– Sound design raffinato

– Non per tutti i palati

– Lascia un po’ di amaro in bocca

8.0

Little Nightmares è un’esperienza che a oggi resta unica e quando ci si ritrova dinanzi a un’operazione del genere non si può rimanere indifferenti. La sua unicità va necessariamente premiata e va sottolineata, nonostante si presenti a una platea di videogiocatori che, quasi sicuramente, non apprezzerà l’inanellarsi di enigmi all’interno del resort. Con sincerità aggiungiamo che dalle prime prove fino a oggi la convinzione era quella di poter trovare molto di più in Little Nightmares, forti del fatto che l’avventura sarebbe stata autoconclusiva, ossia capace di soddisfare la nostra sete di curiosità su Le Fauci e Six: così, invece, non è stato e gli sviluppatori ci hanno confermato, anche in queste ore, che la loro volontà è quella di dare vita a un universo completamente nuovo, che di capitolo in capitolo possa aiutarci a comprendere di più su Sei e Little Nightmares. Resta un po’ di amaro in bocca, ma aspettiamo fiduciosi.

Voto Recensione di Little Nightmares - Recensione


8