La storia di Spyro, parte III

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a cura di Nicolò Bicego

Redattore

Nell’ultima puntata della nostra retrospettiva su Spyro abbiamo portato a conclusione il percorso cronologico del draghetto viola, almeno per quanto riguarda gli episodi principali della serie usciti su home console. Dopo la trilogia originale, infatti, Spyro ha goduto di diversi adattamenti usciti sulle console portatili Nintendo che, proprio come accaduto per Crash, hanno seguito un percorso alternativo rispetto agli episodi di cui abbiamo parlato nello scorso episodio. Ed è proprio di questi capitoli che andremo a parlare oggi.
I veri successori della trilogia originale?
Come avevamo detto nello scorso episodio, dopo la fine del contratto con Insomniac, Universal era ansiosa di spremere a dovere l’IP legata al draghetto viola. Decise così di portare le avventure di Spyro anche sul neonato Game Boy Advance, uscito proprio nei primi mesi del 2001. Per farlo, si affidarono ad un team esperto di titoli portatili, Digital Eclipse, che riuscirono a confezionare un nuovo capitolo di Spyro in tempo per la fine dell’anno. Fu così che nacque Spyro: Season of Ice, primo episodio portatile della serie e primo ad uscire su una console che non fosse di casa Sony. La trama è piuttosto semplice: Spyro deve liberare tutte le fate catturate da Grendor, un rhynoc che, a causa di un incantesimo andato male, si è ritrovato ad avere due teste che gli causano un grande malessere. Per questo vuole catturare tutte le fate, credendo che le loro ali possano fornire una cura al suo problema. Anche in questo caso, dunque, la storia vede Spyro alla ricerca di qualcosa: niente di nuovo, con la pecca che Grendor non ha neanche un grammo del carisma di Ripto o di altri nemici del draghetto viola. Se dunque Digital Eclipse non osò molto sulla componente narrativa, lo stesso fece in ambito gameplay. Spyro: Season of Ice è una perfetta traduzione portatile della struttura della trilogia originale. Tornano le gemme, i portali, i livelli esplorabili, le missioni secondarie e tutto quello che siamo stati abituati ad amare nei primi tre episodi. La vera novità viene dal fatto che il gioco è stato rimpicciolito per poter girare su un hardware ben inferiore a quello della prima Playstation: gli sviluppatori hanno dunque puntato su una visuale isometrica per creare un feeling che si avvicinasse il più possibile a quello dei capitoli Insomniac. E, sebbene senza eccellere, Digital Eclipse riuscì a confezionare un gioco che era un degno successore della prima trilogia, sicuramente più di quanto visto su home console. 
Grazie al buon successo di critica e pubblico, Digital Eclipse venne immediatamente messa al lavoro su un secondo episodio, uscito nel 2002. Spyro 2: Season of Flame riprendeva quanto di buono visto nel primo capitolo, ma aggiungeva qualche novità. Innanzitutto, la possibilità di utilizzare diversi tipi di fuoco per Spyro: oltre a quello classico, infatti, Spyro può sputare anche un fuoco ghiacciato ed uno elettrico. Vennero aggiunti, inoltre, livelli in cui era possibile controllare Sheila il canguro e Agente 9, che andavano a diversificare il gameplay del titolo. Infine, il gioco vide il ritorno di Ripto, Crush e Gulp direttamente da Spyro 2: un ritorno gradito, visto che si tratta di personaggi ben più memorabili dell’anonimo Grendor. Spyro 2: Season of Flame era dunque un titolo più riuscito del primo episodio, ma che viveva ancora nell’ombra dell’era Insomniac.
Verso nuovi orizzonti
Ripto tornò anche in occasione del terzo episodio sviluppato da Digital Eclipse, uscito nel 2003. Spyro Adventure (Spyro: Attack of the Rhynocs in America) era un gioco completamente diverso dai primi due episodi. La struttura di gioco venne completamente rivista, con la scomparsa di hub e portali. Al loro posto subentrarono dei macro-livelli da esplorare, tutti connessi tra loro, anticipando qualcosa di simile a quanto visto in Spyro: A Hero’s Tail. Se l’idea di svecchiare il gameplay della serie era buona, Spyro Adventure soffriva di un forzato backtracking che risultava noioso nella lunga durata. Pur penalizzato da questo fattore, l’ultimo episodio di Digital Eclipse rimane comunque un titolo consigliato a tutti i fan del draghetto viola.
Dopo la fine della sotto-serie di Digital Eclipse, la palla tornò a Universal, che nel 2004 affidò un nuovo spin-off a Vicarious Visions (gli stessi di Crash Bandicoot N.Sane Trilogy). Si tratta di un gioco di cui abbiamo già parlato, tempo fa, in occasione della retrospettiva su Crash: Spyro Fusion, episodio legato a doppio nodo a Crash Fusion, entrambi usciti su Game Boy Advance. I due titoli dovevano costituire il sogno di molti ragazzini cresciuti con le ex-icone Sony: un cross-over tra i due universi, che fino a quel punto avevano sempre corso su binari paralleli. Purtroppo, i due Fusion si rivelarono un vero e proprio incubo: essi altro non erano che un’accozzaglia poco sensata di minigiochi, spezzata ad intermittenza da scialbe fasi platform che avrebbero fatto inorridire anche il fan più accanito. Fortunatamente, si trattò di un episodio isolato: nel 2005, infatti, approfittando dell’uscita del neonato Nintendo DS, Universal decise di portare un vero nuovo capitolo della serie portatile sul doppio schermo di casa Nintendo. Stavolta, però, lo sviluppo fu affidato ad Amaze Entertainment, che decise di far virare Spyro verso il genere action-rpg. Fu così che nacque Spyro: Shadow Legacy, un titolo decisamente atipico dove a farla da padrone erano i combattimenti con i nemici. Le fasi platform erano praticamente assenti, ed anche la trama aveva tinte più oscure rispetto al resto della serie. Ammesso che questo cambio di rotta potesse piacere, il problema del gioco veniva proprio nel nuovo gameplay: scialbo, poco curato, così come il mondo di gioco, che niente aveva a che vedere con i carismatici episodi di Insomniac e Digital Eclipse. Insomma, Spyro: Shadow Legacy aveva qualche buona idea, ma si trattava di un titolo tutto sommato dimenticabile. Ironia della sorte, Shadow Legacy fu l’ultimo titolo inserito nella timeline della serie originale:  nel 2006 infatti seguì The Legend of Spyro: A New Beginning, che sancì il primo reboot per il draghetto viola. Anche la trilogia di The Legend of Spyro ebbe adattamenti per le portatili Nintendo: sebbene si tratti di giochi molto diversi rispetto alle controparti su home console (almeno per quanto riguarda il gameplay), anche su portatile questa trilogia mostrava il fianco con difetti simili a quelli di cui abbiamo parlato nello scorso episodio, motivo per cui non ci soffermeremo su di essi.

Gli episodi portatili di Spyro ad opera di Digital Eclipse possono dirsi i veri successori dell’era Insomniac, in quanto riuscirono a conservare lo spirito ed il carisma della prima trilogia, traducendo in ambito portatile quanto visto su console, in modo forse fin troppo fedele. Purtroppo, dopo la fine della sotto-serie di Digital Eclipse, anche gli episodi portatili di Spyro conobbero un brusco calo di qualità, che culminò con il pessimo Spyro: Shadow Legacy, che al momento rappresenta l’ultimo capitolo inserito nella timeline originale della serie, prima dei successivi reboot.