Recensione

Kingdom Hearts HD 2.8 Final Chapter Prologue

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a cura di Gottlieb

In attesa della summa che raggrupperà tutti i capitoli di Kingdom Hearts pubblicati fino a oggi, con la collection che a marzo prenderà il nome di 1.5 + 2.5, una delle saghe più frastagliate e complesse dal punto di vista dello scenario fa capolino sul mercato in maniera abbastanza particolare: con Kigdom Hearts 2.8 HD The Final Chapter Prologue, Tetsuya Nomura, director della saga, compie un passo importante dal punto di vista tecnico, perché ripropone Dream Drop Distance su PlayStation 4, avendo svolto un lavoro di porting decisamente lodevole oltre che arrembante, ma allo stesso tempo regala una raccolta cinematografica di quello che è il capitolo che meno si è fatto conoscere nel nostro continente e un episodio inedito, Birth by Sleep 0.2, presentato più come una tech demo di Kingdom Hearts III, pensata per farci assaporare quello che sarà e che verrà, che come titolo vero e proprio. In uscita il 24 gennaio, senza soffermarci eccessivamente su quelli che sono i contenuti già noti, vi spieghiamo in che modo questa collection giustifica il proprio acquisto. 

Kingdom Hearts Dream Drop DistancePartiamo subito con quella che è la principale delle novità di questa nuova raccolta di Kingdom Hearts. Parlare di novità sicuramente non sarebbe giusto, essendo il Dream Drop Distance una riedizione di un capitolo pubblicato su Nintendo 3DS cinque anni fa, ma trovarsi dinanzi a un lavoro così immenso dal punto di tecnico non può che spingerci a parlare quasi di un nuovo capitolo. Un porting che riesca a trasportare un titolo nato e pensato per il touch e per il doppio schermo su uno che sia unico e comandato esclusivamente da un controller, quale quello della PlayStation 4, può dar spazio e adito a numerosi scetticismi: eppure Square-Enix è riuscita, in questa sua opera di adattamento, a proporci un prodotto che diventa il vero fiore all’occhiello di questa collection. Paragonato, infatti, agli altri due capitoli inseriti, dei quali parleremo più avanti, il 3D è al netto di tutto l’unico gioco fatto e finito, che riesca a offrire lo stesso quantitativo di ore che avevamo già trascorso su console portatile. Come noto, la collocazione temporale delle vicende di Sora e Riku, ritrovatisi dopo tanto ricercarsi e rincorrersi nei due capitoli della saga principale, prende piede subito dopo quanto accaduto in Kingdom Hearts II e quindi in Kingdom Hearts Re: Coded, che di recente sono stati raggruppati nella collection 2.5. Chiamati entrambi a portare a termine l’importante esame per poter essere investiti come Maestri di Keyblade, per arginare definitivamente l’antagonismo crescente di Xehanort, il loro viaggio a ritroso nel tempo li porterà nuovamente sull’Isola del Destino, dove tutto è iniziato e da dove tutto deve ripartire, su ordine e indicazione del saggio Yen Sid. Mentre, quindi, Merlino è impegnato in una missione parallela con Kairi e Lea, i Nostri si lasceranno accompagnare dalla Città di Mezzo dalle loro uniche forze, privati dei companion abituali, che per Sora sono gli inseparabili Pippo e Paperino.Parlavamo delle qualità tecniche, che sicuramente sono il punto più alto di questa riedizione: Kingdom Hearts Dream Drop Distance su PlayStation 4, come avevamo già segnalato in fase di preview, riesce a toccare i 60fps fissi, senza farsi intimidire dalle sessioni di combattimento frenetiche o da quelle che ospitano numerosi avversari a schermo, persino quando il sistema di respawn, che non è stato corretto dal capitolo originale, continua imperterrito a chiamarci alla battaglia. Con i colori sempre accesi che hanno reso la saga Disney e Square-Enix nota per l’aver trattato delle tematiche toccanti con un mood sempre caldo, avere questo vantaggio tecnico risulta straordinariamente affascinante. La resa finale, infatti, soprattutto per i companion che ci affiancano è eccellente e piacevole. Ciò che invece rimane decisamente smorto e che rappresenta il vero fianco scoperto del titolo è l’aver confermato tutta la resa degli ambienti del capitolo del 3DS: che si tratti della Città di Mezzo o che si tratti di Parigi prossima a cedere il passo a tutte le fiamme del Gobbo di Notre Dame, non c’è vita e non c’è movimento negli ambienti. I fondali risultano così completamente spogli e sembra di vivere in un mondo fatto di carta velina, sulla quale è possibile sì saltare e aggrapparsi, ma che non fornisce alcuno spunto di realtà: dal 2002 a oggi, insomma, la casa di Merlino, il Distretto 1 e tutte le altre zone della città, sono rimaste identiche e in questi quindici anni di passaggio l’anzianità inizia a farsi sentire. La soluzione sarebbe stata rifare tutto da zero, ma ci rendiamo conto che le tempistiche sono quelle che sono ed è altresì vero che Square-Enix non avrebbe mai piallato il mondo per rifarlo da zero esclusivamente per una edizione rimasterizzata.Dal punto di vista del gameplay tutte le meccaniche touch sono state sostituite da una console di comando che emula quella che era dei primi capitoli della saga, mantenendo però tutte le caratteristiche che volevano simulare anche altri titoli della portatile di Nintendo: il viaggio attraverso i mondi, che scimmiottava il tunnel di Kid Icarus, è stato mantenuto intatto, con i comandi che si affidano alle levette analogiche e al tasto azione per poter procedere; tutte le altre azioni ambientali, come la Fionda che vi permette di mutare alcune strutture del fondale o anche attivare il Reality Shift, che stavolta si affiderà a due tasti. Riproponendo quindi tutti gli aspetti del gioco, riscritti e rimappati su un controller PlayStation 4, Dream Drop Distance risponde a quelle che furono le ipotesi già avanzate dalla community nel 2012, quando si pensò che il 3D potesse essere il vero terzo capitolo della saga. Le premesse c’erano, ma adesso potendoci giocare su console fissa e a 60fps la qualità aumenta non di poco: schiavo, però, di alcune meccaniche che avevano reso il gioco troppo sempliciotto, quasi indirizzato a un target casual, non siamo dinanzi a un capitolo indimenticabile. L’esaltazione che quindi viene prodotta dalle boss battle è smorzata fin troppo dalla necessità di accarezzare e coccolare i nostri Esper, quasi a farli sembrare dei Pokémon in cerca di un’evoluzione per affetto. Influenze che, oggi come ieri, non si ritrovano assolutamente nell’insieme di questa saga. L’ultima chiosa la lasciamo alla lingua: a differenza della sua release su 3DS, Dream Drop Distance ha i sottotitoli in italiano, arginando così un problema che, in maniera del tutto inaspettata, sembrava aver bloccato la sua diffusione nel nostro Paese, innalzando una barriera che aveva spaventato e fatto da deterrente per gran parte della community. 

Kingdom Hearts Birth by Sleep 0.2 a fragmentary passage

Siamo dinanzi alla vera e propria novità della saga, perché con il Fragmentary Passage del Birth by Sleep, Tetsuya Nomura ci propone sia un capitolo aggiuntivo alla sua già tortuosa e complessa trama, che va ad aggiungere altri pezzi al segmento parallelo al primo Kingdom Hearts, ma anche una tech demo che ci permette di capire meglio come sarà Kingdom Hearts III. Così come l’ultimo capitolo della saga, che ricordiamo non avere ancora una data ufficiale per la propria release  e che verosimilmente dovrebbe essere previsto nella prima metà del 2018, anche Birth by Sleep 0.2 è stato realizzato con il supporto dell’Unreal Engine 4 e del Kingdom Shader, ma allo stesso modo, con il suo gameplay molto dinamico e il movimento decisamente fluido e rapido di Aqua, ci permette di poter meglio immaginare come sarà mettersi nuovamente nei panni di Sora per la sua ultima grande avventura.La collocazione temporale dello scenario raccontato va a porsi, come dicevamo, parallelamente a quanto accaduto in Kingdom Hearts, il primo capitolo pubblicato nel 2002. Ad annunciare l’esistenza di questo segmento, però, è lo stesso Topolino nella cinematica segreta che si sblocca al termine del Dream Drop Distance: l’incontro tra il Re e Aqua, infatti, avviene dieci anni dopo il Birth by Sleep, immediatamente dopo il capitolo segreto di quest’ultimo, che trasporta la ragazza del trio originale all’interno del mondo dell’oscurità. In cerca di una strada per poter evadere da questa prigione creata per tenerla lontana dalla luce, la Maestra di Keyblade dovrà fronteggiare il proprio fantasma e poi quello dei suoi amici, oramai lontani e in un mondo completamente diverso, Ven e Terra, in attesa del ritorno di Topolino, pronto a indicarle l’ultimo barlume all’interno dell’oscurità. La durata di questa avventura, come d’altronde aveva annunciato Nomura, si attesta sulle tre ore: a difficoltà esperto, quella più alta disponibile alla prima run, ci abbiamo impiegato circa quattro ore, con tutte le problematiche del caso. Parliamo di problematiche perché, purtroppo, essendo a tutti gli effetti una tech demo non c’è la possibilità di farmare o di migliorare il proprio personaggio seguendo un preciso schema da RPG, bensì si assisterà a un brevissimo e quasi piatto aumento delle statistiche dal livello 50, quello iniziale, al 60, l’ultimo che ha senso raggiungere in questa escalation fine a se stessa. Il gameplay, poi, per quanto sia fluido e molto dinamico, si dimostra fin troppo sterile e al di là dei volteggi di Aqua in aria, adornati da mille piroette e dalle mosse speciali sbloccate in solitaria, come Bramagia, o insieme a Topolino, ossia il Trovavia, le difficoltà di questo nuovo capitolo si accusano ripetutamente. L’obiettivo, pertanto, è quello di giocare Birth by Sleep 0.2 e accettarlo per quello che è, senza andare a cercare eventuali problematiche che potrebbero inficiare un gioco completo, della durata di oltre venti ore, come può essere il Dream Drop Distance, anche perché Birth by Sleep 0.2 è, alla fine dei conti, piacevole e scanzonato e ci fa ben assaporare il gusto che potrebbe avere il terzo capitolo, magari con un po’ di antialiasing in meno. Il vezzo prettamente estetico, d’altronde, lo si riscontra anche nella possibilità di decorare Aqua con degli accessori aggiuntivi al proprio vestito originale, che può essere anche colorato a nostro piacere: ogni orpello si sbloccherà al soddisfacimento di un obiettivo, che si possono facilmente definire delle prove abilità, pronte a darvi una sfida in più rispetto ai già presenti Trofei del PSN. La valutazione finale, quindi, è quella di essere riusciti a ricollegare degnamente il Birth by Sleep alla fine di Kingdom Hearts, con delle scene che si intrecciano in maniera precisa quindici anni dopo, offrendoci allo stesso tempo un’esperienza di qualche ora molto fluida e con un’ambientazione molto più psichedelica e onirica di quanto ci abbia proposto fino a ora Kingdom Hearts, con qualche enigma ambientale ispirato dal gioco degli specchi e, finalmente, un sistema molto più accattivante di lancio delle magie, che non costringe più il personaggio a fermarsi, ma che potranno essere eseguite in movimento, se non in corsa. Tutti indizi seminati adeguatamente che speriamo di poter raccogliere presto in Kingdom Hearts III.

Kingdom Hearts χ Back Cover

La nostra recensione si chiude poi con quello che è il capitolo più difficile dal punto di vista della valutazione per quanto riguarda questa collection. D’altronde Kingdom Hearts χ è un prodotto che in Occidente non ha saputo conquistare il pubblico, nonostante i pochi mesi di pubblicazione ritardata rispetto al Giappone, nella sua versione Unchained. Trovarci, quindi, con tra le mani un sunto cinematografico di quella che è stata l’esperienza su mobile non permette alla grande platea di apprezzare a pieno le vicende raccontate in maniera precedente alla Guerra dei Keyblade: la collocazione temporale d’altronde è di diversi anni precedente anche al Birth by Sleep, il prequel per eccellenza di Kingdom Hearts, e ci mette dinanzi ai cinque enigmatici Maestri di Keyblade, noti come Veggenti, che governano le loro rispettive Unioni, delle fazioni che dividono a tutti gli effetti il mondo. Se in Kingdom Hearts χ ci trovavamo a vestire i panni di un giovane detentore di Keyblade alle prime armi, chiamato al percorso di crescita e a rispondere alla chiamata dell’eroe, in Back Cover, che in circa un’ora riesce a raccontarci tutto ciò che è necessario sapere per potersi ritenere arricchiti da tale esperienza, la storia è raccontata dalla parte dei Veggenti. Chiamati alla corte di un Maestro (dei Maestri) decisamente eccentrico e che come personaggio non trasmette lo stesso pathos o carisma che può avere Yen Sid, che con la sua barba grigia priva di baffi amministra la crescita di Topolino, Sora e Riku, i cinque Maestri attraversano un percorso di crescita che li condurrà dinanzi al Libro delle Profezie: all’interno del tomo che il Maestro conserva gelosamente si possono ritrovare gli avvenimenti anche futuri, narrati però in maniera enigmatica attraverso l’occhio che vede nel futuro, tutti raggruppati in cinque diversi capitoli, affidati ognuno di essi a uno dei Maestri. Back Cover ci permette, oltre al Libro, anche di tornare a pensare ai Maestri perduti, citati già nel teaser pubblicato di Kingdom Hearts III: d’altronde di allievi ne sono stati sempre contati sei. Questi piccoli misteri e qualche momento intenso all’interno della narrazione rendono questa raccolta cinematografica sommariamente interessante, anche se la resa dei dialoghi è abbastanza approssimativa, così come l’interesse sui personaggi non riesce mai a decollare adeguatamente. Al di là della creazione di nuove supposizioni e di ulteriori domande su quello che è l’intreccio narrativo messo in piedi da Nomura, Back Cover vi lascerà trascorrere un’ora e poco più in compagnia di personaggi che avranno maggior senso se avete trascorso del tempo su Kingdom Hearts χ, altrimenti difficilmente riuscirete a dare un senso alle vicende raccontate da occhi diametralmente opposti a quelli del vostro personaggio.

– Dream Drop Distance è uno spettacolo visivo…

– Birth by Sleep 0.2 è fluido e avvincente…

– Back Cover prova a fornire un background narrativo…

-… ma i contenuti restano spogli

– …ma resta una tech demo di Kingdom Hearts III

– …ma di un qualcosa che non ci emoziona

7.5

Kingdom Hearts 2.8 HD Final Chapter Prologue è una collection diversa dalle precedenti: innanzitutto il porting e la rimasterizzazione di Dream Drop Distance su PlayStation 4 è un lavoro di pregio che dal punto di vista tecnico va lodato e sottolineato per il coraggio del team di proporre una produzione a 60fps, facendosi beffe di quanto visto su console portatile. Dal punto di vista dei contenuti, però, avere uno schermo così grande accontentato da pochissimi elementi in gioco, stona moltissimo e fa abbondantemente notare quanto questo capitolo appartenga a una generazione e a un concetto di gaming diverso. L’aggiunta del Back Cover, una raccolta cinematografica di un prodotto che per il mercato occidentale non ha rappresentato nessun tipo di quid pluris, non impreziosisce la raccolta, che invece con il Birth by Sleep 0.2 prova a riprendersi permettendoci di avere un antipasto di quello che sarà Kingdom Hearts III ed esaltando, ancora una volta, la capacità del team capitanato da Tetsuya Nomura di districarsi in una trama e in uno scenario che più complesso e confusionario non si può. Una tech demo, ripetiamo, che va presa per quello che offre, senza aspettarsi di più o di meno.

Voto Recensione di Kingdom Hearts HD 2.8 Final Chapter Prologue - Recensione


7.5