Recensione

Donkey Kong Country Tropical Freeze - Recensione Nintendo Switch

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Uno degli assi nella manica di mamma Nintendo, in questo secondo anno di vita della sua console ibrida, è ripescare il gran numero di titoli di grande spessore che hanno avuto la sola colpa di debuttare su Wii U, una console ignorata dalle masse ben aldilà dei suoi demeriti: con un bacino di pubblico assai più ampio, più cavalli nel motore e l’intelligenza di aggiungere modalità o contenuti inediti, la libreria della sfortunata console a due schermi potrebbe fare la fortuna di Switch.
Donkey Kong Country Tropical Freeze prosegue il trend inaugurato con Mario Kart 8 Deluxe e proseguito con Bayonetta 1 e 2, portando sugli schermi dell’attuale ammiraglia Nintendo uno dei giochi a piattaforme più belli dell’ultimo decennio.
La neve ad agosto
Nella frettolosa ma spiritosa premessa narrativa nulla è mutato rispetto al debutto su Wii U: la pacifica e gioiosa routine quotidiana di Donkey Kong e della sua famiglia viene bruscamente interrotta dall’arrivo dei Nevichinghi, che portano il gelo sull’isola tropicale e, non contenti dell’invasione, sfrattano i primati dalla loro isola, costringendoli a rimboccarsi le maniche per ristabilire lo status quo.
Come da tradizione Nintendo, l’abbozzo narrativo è spassoso quanto basta per strappare un sorriso e spingere fuori dall’uscio di casa (figurato, in questo caso) il giocatore, affinché si addentri negli oltre sessanta livelli che lo separano dai titoli di coda, tra salti tempestivi, botti che sparano fuori scimmioni e nemici improbabili.
La struttura di gioco non necessitava di aggiustamenti, ed infatti Nintendo la ripropone nella sua interezza, con un paio di importanti modifiche al livello di difficoltà, che ampliano tremendamente il target di riferimento, visto che la versione Wii U non era esattamente adatta ai deboli di cuore o ai neofiti del genere, inasprendo notevolmente il già sostenuto livello di sfida proposto dal predecessore su Wii.
Il lavoro svolto equivale ad una frammentazione dell’offerta ludica per livelli di difficoltà: stante quello classico, che offre la medesima esperienza di gioco dell’originale (e al termine del quale si sblocca la modalità Difficile, se proprio voleste decidere di emulare il caro, vecchio Tafazzi), questa versione per Switch offre due ulteriori opzioni, entrambe comprese nell’inedito Funky Mode, che ammorbidisce il livello di sfida senza mortificarlo eccessivamente.
Il bilanciamento certosino ottenuto dallo studio texano riesce nella non facile impresa di non snaturare le caratteristiche intrinseche del prodotto, che ne avevano fatto uno dei titoli più apprezzati nella qualitativamente ricca ludoteca della sfortunata console a due schermi della grande N, rendendolo, nel contempo, decisamente più appetibile per larghe fasce di pubblico.
Impersonando uno dei personaggi già selezionabili nella versione Wii U (ovvero Donkey, Dixie, Cranky e Diddy Kong) si potrà usufruire di un cuore supplementare, che porterà il totale a tre e consentirà un maggiore margine di errore, sarà consentito collezionare le lettere KONG anche a più riprese invece che in una singola run e, soprattutto, si godrà di grosse facilitazioni per quanto riguarda i potenziamenti, che passeranno dai tre dell’originale a cinque e saranno acquistabili per una somma inferiore al negozio di Funky.
Giocare Donkey Kong Country Tropical Freeze in queste condizioni, pur facilitando la vita in maniera sensibile rispetto al passato, riserva ancora momenti non banali, in cui concentrazione e tempismo sono necessari per portare a casa la pellaccia: sottovalutare certe tipologie di nemici oppure valutare erroneamente un baratro equivale a ripetere intere sezioni.
Let’s get Funky
Il secondo nuovo livello di difficoltà, di fatto, si sblocca optando per Funky Kong, personaggio storico della serie e cugino di Donkey, esclusivo per questa versione Switch: giocare nei suoi panni rende il titolo retro Studios una passeggiata di salute rispetto alla versione pensata originariamente, eppure la sua inclusione si inserisce perfettamente nelle dinamiche di gioco perché il level design, il posizionamento dei nemici e le fasi con i barili non escono ridimensionate dalle sue numerose abilità.
Innanzitutto, Funky prende il meglio delle peculiarità dei suoi familiari e le unisce in un singolo personaggio: la sua tavola di surf gli consente di saltare indenne sulle spine (come nonno Cranky), possiede un doppio salto con tanto di planata come Dixie e Diddy possono solo sognare, è capace di respirare sott’acqua indefinitamente e di rotolare quante volte vuole, anche in successione, senza accusare giramenti di testa.
Last but not least, la sua barra della salute consta di ben cinque cuori, il che lo rende il personaggio più resistente dell’intero franchise dai tempi del Super Nintendo.
Alla luce di tutte queste abilità, Funky risulta la scelta ideale per chi non si è mai cimentato con un platform della serie o per quanti, non essendo riusciti ad arrivare in fondo al titolo originale, aspettavano da cinque anni di vederne la conclusione: la possibilità di giocare in cooperative locale con sistema drop-in/drop-out tutti i livelli del gioco (peraltro con un singolo set di JoyCon) contribuisce, come se le aggiunte succitate non bastassero, a rendere Donkey Kong Country Tropical Freeze un prodotto ancora più trasversale e godibile della sua controparte Wii U.
In questa sua nuova incarnazione, il prodotto Retro Studios mantiene tutte le qualità dell’originale, dal level design sopraffino alla puntualità del sistema fisico interno, passando per la grande quantità di segreti sparsi per le mappe, che incita a rigiocare stage già completati alla ricerca di tutti i collezionabili disseminati dal diabolico team di sviluppo.
A conti fatti, e con buona pace di prodotti altrettanto meritevoli come Shovel Knight, Rayman Legends, Steamworld Dig 2 ed Axiom Verge, l’opera dei Retro Studios va a posizionarsi sul gradino più alto del podio dei giochi a piattaforme in due dimensioni per la console ibrida della casa di Kyoto.
E scusate se è poco.
Il meglio del meglio
L’ottimo lavoro svolto sulle meccaniche di gioco si riflette anche sul versante tecnico, che rende giustizia all’hardware di Switch e alla capacità del team di sviluppo di ottimizzare le risorse a disposizione, a partire dalle dimensioni del file del gioco, incredibilmente quasi dimezzate rispetto alla controparte Wii U.
I miglioramenti più evidenti si notano nel comparto caricamenti, mediamente dalle tre alle quattro volte più veloci rispetto al passato, e nella definizione dell’immagine, portata a 1080p in versione docked e a 648p in modalità portatile, con sessanta fotogrammi al secondo granitici in entrambi i casi.
Il risultato è un titolo che sembra concepito nativamente per Switch, con un livello di dettaglio aumentato e tantissime piccole chicche sparse qua e là, dall’animazione dello scimmione lasciato in stand-by (si diletta con Switch anche lui…) a quelle dei nemici prima e dopo averli fatti secchi: i tocchi di classe si sprecavano già sulla scorsa console casalinga di Nintendo, ma la maggiore pulizia di questo porting rende giustizia al lavoro svolto da Retro Studios.
Certo, in senso assoluto non parliamo di stravolgimenti epocali, che raramente ci si aspetta da un porting di un vecchio gioco, ma, come accaduto anche con Mario Kart 8 e i due capitoli di Bayonetta, anche in questa occasione Nintendo dimostra di non volersi accodare alla fila di quelli che, pigramente, ripropongono prodotti invecchiati maluccio e giustificano il prezzo di vendita con il solo innalzamento della risoluzione.
Chiosa finale per lo splendido lavoro operato da David Wise, storico compositore della serie  sin dai tempi delle uscite a 16 bit, che qui risplende tanto in modalità casalinga, tramite le casse del televisore, quanto in modalità portatile, a patto che ci si doti di un paio di auricolari di qualità.

Il Funky Mode lo rende adatto a tutti senza snaturarlo

Gameplay ancora da primo della classe

Level design impareggiabile

Presentazione audiovisiva da applausi

Qualche stage inedito non avrebbe guastato

8.5

Quattro anni or sono, Donkey Kong Country Tropical Freeze aveva fatto innamorare il buon Pregianza sulle pagine di Spaziogames grazie alla qualità delle sue meccaniche di gioco, alla precisione chirurgica del suo level design, alla grande quantità di contenuti e, non ultimo, al sostenuto livello di sfida.

Oggi, su Switch, tutte queste caratteristiche tornano immutate, con l’aggiunta di una modalità pensata appositamente per rendere il gioco appetibile a fasce di pubblico per le quali l’elevata difficoltà dell’originale avrebbe costituito una barriera insormontabile.

Tra caricamenti accorciati, risoluzione in full HD e sessanta frame per secondo garantiti e un livello di sfida ampiamente personalizzabile, Nintendo ha tolto a tutti ogni tipo di scusa per non accompagnare la famiglia Kong nelle sue bizzarre avventure.

Se amate i platform e possedete la console ibrida Nintendo, il consiglio è di non lasciarvi scappare l’ultima fatica dei Retro Studios.

Voto Recensione di Donkey Kong Country Tropical Freeze - Recensione Nintendo Switch - Recensione


8.5