Recensione

Detective Pikachu, la recensione delle avventure del Pokémon investigatore

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a cura di Nicolò Bicego

Redattore

Nel corso degli anni, Nintendo ci ha abituati a vedere i suoi personaggi più famosi calati in contesti quantomeno improbabili per il loro background. Mario, da paffuto idraulico qual era, si è ritrovato giocatore di golf, tennis e baseball (tra gli altri), pilota di kart, atleta olimpionico e chi più ne ha, più ne metta. Anche il franchise di Pokémon non è estraneo a esperimenti di questo tipo: da Pokémon Puzzle League a Pokémon Pinball, giusto per citare due esempi, abbiamo visto i nostri beniamini ormai in tutte le salse. Eppure niente di tutto ciò poteva prepararci a Detective Pikachu, nuovo spin-off che, solo dal titolo, promette di essere uno degli esperimenti più folli della storia della serie. Nintendo avrà fatto centro anche questa volta?
Pikachu diventa hard-boiled
Detective Pikachu rompe con la tradizione fin dalle battute iniziali. E’ evidente fin da subito, infatti, che questo titolo punta molto di più sul comparto narrativo rispetto agli esponenti della serie principale. Ci troviamo così calati nei panni di Tim Goodman, un giovane ragazzo sulle tracce del padre, scomparso ormai da due mesi a Ryme City, città dove svolgeva il lavoro di detective presso la famosa agenzia Baker. Il suo percorso si incrocia con quello di un enigmatico Pikachu parlante che indossa un cappello da investigatore: il mistero si infittisce quando Tim si rende conto di essere l’unico in grado a capire quello che il Pokémon sta dicendo, mentre le altre persone sentono solo versi senza significato. Dopo aver risolto un primo caso introduttivo, che riguarda il furto di una collana da parte di un Aipom, Tim scopre che quel Pikachu era nientedimeno che il compagno di avventure di suo padre: purtroppo, però, Pikachu ha perso la memoria. Da qui, i due formano una vera e propria squadra, che li porterà a risolvere diversi casi nel corso della loro avventura. La trama del gioco, volutamente leggera, è estremamente godibile e, a tratti, coinvolgente, soprattutto grazie al cast di personaggi. La caratterizzazione di Pikachu, in particolare, è decisamente riuscita e contrasta in modo esilarante col topo giallo che siamo abituati a conoscere tramite l’anime di Pokémon. Questo Pikachu ha la personalità di un detective di mezza età, dalla voce profonda e dalla battuta pronta, che poco ha da spartire con il tenero topo giallo dalle grida acute che siamo abituati a vedere in tv (ma non mancheranno riferimenti più o meno velati all’anime). A questo proposito, il gioco è magistralmente doppiato in inglese, mentre sono disponibili i sottotitoli in italiano. La formula narrativa utilizzata nel gioco è vincente, e non è un caso che Nintendo abbia voluto puntare proprio su Detective Pikachu per il primo adattamento cinematografico in live action della serie
La realizzazione tecnica del titolo, considerato l’hardware, è di discreta fattura, con modelli dei personaggi ben realizzati e con ambientazioni piuttosto dettagliate, anche se spesso risultano fin troppo limitate nella loro estensione. Va segnalato anche qualche sporadico rallentamento, che pur non influendo negativamente sull’esperienza di gioco risulta comunque presente. Il character design è molto diverso rispetto a quello della serie principale, rispecchiando il taglio più “realistico” che la storia raccontata vuole avere: una scelta che potrebbe sembrare spiazzante all’inizio, ma che riuscirà a conquistare presto anche i fan storici della serie, che avranno la possibilità di vedere i loro beniamini sotto una luce completamente nuova.  
La dura vita dell’investigatore privato
Dal punto di vista del gameplay, Dective Pikachu si presenta, manco a dirlo, come un’avventura grafica. Nei panni di Tim, dovremo esplorare le diverse location disponibili in ogni caso, raccogliendo indizi e formulando ipotesi. Gli indizi verranno innanzitutto dai diversi oggetti che potremo osservare ed analizzare nelle “scene del crimine”, ma saranno importanti anche le testimonianze degli altri personaggi presenti sul luogo. Tim potrà fare domande ai personaggi umani, mentre Pikachu si occuperà di dialogare con gli altri Pokémon (Tim, infatti, sembra essere in grado di capire solamente il linguaggio di Pikachu). I loro resoconti saranno importanti per ricostruire le dinamiche degli eventi, e spesso dovremo parlare più volte con lo stesso personaggio per poter arrivare ad avere informazioni preziose.  I casi proposti sono perlopiù semplici, e questo porta spesso ad avere chiara la soluzione, o almeno parte di essa, molto prima di quanto previsto dal gioco. Rispetto a un’avventura grafica di stampo classico, infatti, risulta un’esperienza più guidata, in cui il gioco prende fin troppo spesso il giocatore per mano, conducendolo verso la soluzione. Sarebbe stata gradita una maggiore presenza di veri e propri rompicapo da risolvere, che riuscissero a far spremere a dovere le meningi del giocatore. Una volta raccolto un numero sufficiente di prove, arriva il momento di formulare delle ipotesi: qui, Pikachu e Tim discutono cercando una soluzione al caso. Questo si traduce in sequenze in cui Pikachu ricostruisce gli eventi ed il giocatore deve inserire al posto giusto le informazioni raccolte durante l’indagine, cercando di fornire un quadro completo e convincente degli eventi. Come abbiamo detto, la difficoltà del gioco è tarata verso il basso, ma nel caso in cui il giocatore sia bloccato nella sua investigazione, è disponibile un pulsante di aiuto che rivela la mossa successiva da fare: una feature che andrà certamente incontro ai giocatori alle prime armi. Nonostante i limiti di cui abbiamo parlato, il gioco risulta comunque divertente anche per i giocatori più esperti: sarà difficile annoiarsi durante l’avventura, grazie anche all’ineguagliabile carisma del suo protagonista. Ad interrompere le sequenze investigative ci sono i filmati, durante i quali sono spesso posizionati dei semplici quick time event che devono essere superati per la corretta prosecuzione della storia: nonostante siano fondamentalmente innocui, il loro inserimento non ci ha convinti del tutto. Rispetto all’uscita originale, avvenuta in Giappone ormai due anni fa, Detective Pikachu gode di sei nuovi capitoli, che vanno a triplicare la durata della prima edizione. I casi aggiunti danno un senso di completezza al gioco, ma pur essendo tutto sommato soddisfatti dell’esperienza, non possiamo che sperare in un futuro ritorno nel mondo di Detective Pikachu, un ritorno che, magari, riesca a limare i difetti presenti in questo primo episodio: le premesse per una sotto-serie con i fiocchi ci sono tutte, e l’arrivo del film il prossimo anno ci fa pensare che sentiremo ancora parlare del nostro detective.

– Narrativamente riesce a coinvolgere

– Protagonista irresistibilmente carismatico

– Risolvere i casi è divertente…

– … anche se risultano fin troppo semplici

– Limitato

7.5

Detective Pikachu è uno spin-off che si allontana molto dalla serie principale, puntando molto sul comparto narrativo e su un carismatico protagonista che poco ha da spartire con il topo giallo che siamo abituati a conoscere. Nonostante alcuni difetti che permeano la struttura del gioco, questo primo esperimento targato Creatures Inc. è riuscito comunque a colpirci in positivo, lasciandoci con un’incredibile voglia di tornare a Ryme City per vivere nuove avventure in compagnia del nostro detective amante del caffé.

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7.5