Anteprima

Condemned 2: Bloodshot

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a cura di Songoku

Siamo ormai vicini alla release di Condemned 2: Bloodshot, il nuovo titolo di Monolith che segue l’ottimo gioco uscito in contemporanea con il lancio di Xbox 360. Sega ha cercato di tenere stretti i pregi del primo capitolo, limando quei difetti che gli avevano impedito di diventare un must have. Solo in fase di recensione finale potremo scoprire fino in fondo cosa abbiamo per le mani, ma già ora siamo entrati in possesso di una versione giocabile, ancora non definitiva, ma sicuramente in grado di darci qualche informazione importante.

Quanto ci piace la rissa!Il primo Condemned era da catalogare come FPS, con la visuale in prima persona e il gameplay basato sul girovagare per i vari livelli massacrando tutto quello che ci si presentava davanti. Ma già allora diversi elementi correvano verso l’ibridazione di generi, che faceva sconfinare il titolo nell’avventura e nel survival horror: questo per la componente esplicitamente paurosa, per una certa lentezza calcolata dell’azione (diversa dai canoni frenetici dei classici sparatutto), per il focus sulla trama a sfondo investigativo, e soprattutto per l’approccio molto “fisico” al combattimento, che prediligeva il corpo a corpo a dispetto delle armi a distanza.Bloodshot mantiene la medesima impostazione, anzi la potenzia. La lotta a mani nude, o usando un qualunque oggetto preso da terra o strappato dai muri, è stata affinata, per offrire un’esperienza di gioco varia e appagante. Con i semplici pugni possiamo effettuare molte combo, ideali per infliggere gravi danni agli avversari, al posto dei normali colpi in successione. Come già nel primo episodio, però, l’ambiente circostante ci offre ottimi strumenti per infliggere dolore: asce, mazze, tubi di metallo, cavi elettrici, stampelle da ospedale, mattoni e quant’altro. Ogni oggetto ha determinate caratteristiche, in termini di potenza, velocità di esecuzione, portata e usura: ognuna di esse è mostrata in un’apposita finestra che ci consente di valutare se l’arma che stiamo per prendere è migliore o peggiore (e in quale parametro) rispetto a quella che stiamo usando in quel momento. La gestione del combattimento è stata migliorata rispetto al passato, anche se a volte risulta un po’ frustrante, perché le combinazioni di attacco e parata vanno calibrate con cura, per evitare che gli assatanati nemici ci facciano a pezzetti.La novità riguarda la possibilità di lanciare l’arma: questo non significa solo danneggiare il cattivo di turno prima che ci raggiunga, ma può anche voler dire farlo cadere mentre sta correndo. Se un avversario è a terra, a seguito dei nostri colpi o perché l’abbiamo fatto inciampare, per ucciderlo basta un colpo solo, a prescindere dall’arma, quindi è subito evidente perché farlo cadere rappresenta un notevole vantaggio.Al combattimento normale si aggiungono sezioni di quick-time event e particolari prese, che hanno effetti diversi e gustosi: possiamo prendere la testa del nemico e fracassarla contro determinati punti della stanza, indicati da un’icona a forma di teschio; spezzargli braccia e gambe; rompergli direttamente il collo, mettendo fine alla sua patetica esistenza.

Come nel primo capitolo (anzi di più), uccidere i nemici è solo una parte dei nostri compiti. Abbiamo infatti una missione da portare a termine, un’indagine difficile e pericolosa che comporta la ricerca di indizi e prove per mettere insieme l’intricato puzzle. Usando moderni strumenti tecnologici esaminiamo le scene del crimine per riuscire a venire a capo del mistero in cui siamo immersi, cercando di capire perché la città è impazzita e sembra invasa da viscide creature dell’ombra (ed evitiamo di andare oltre per non spoilerare troppo). Abbiamo anche degli obiettivi secondari, come ad esempio trovare e distruggere i misteriosi congegni sonici appesi ai muri, rispondere rapidamente alle domande (o agli insulti) degli altri personaggi, oppure ascoltare i suggerimenti di un improbabile amico, che ci comunica attraverso dei televisori: in questo caso occorre muovere correttamente l’antenna dell’apparecchio (usando lo stick analogico) per trovare la giusta sintonia e ascoltare il messaggio. Portare a termine questi obiettivi garantisce l’ottenimento di interessanti upgrade, generalmente capaci di aumentare la nostra potenza in combattimento (ad esempio pugni di ferro, taser e quant’altro).Basandoci su questa versione, la linearità dell’azione (uno dei talloni d’Achille del prequel) non sembra essere stata completamente debellata. Si sente insomma una certa costrizione nel nostro girovagare, come se ci fosse un’unica strada percorribile: è anche vero che le diverse sotto-missioni sembrano garantire una discreta varietà, e le nostre scelte dovrebbero essere in grado di modificare il corso della storia. Più in generale, è bene attendere la release definitiva per sbilanciarsi su questo punto, molto importante anche per la rigiocabilità.

Tutta una questione di atmosferaVenendo al comparto tecnico, è evidente che i ragazzi di Monolith non si sono dimenticati che il fiore all’occhiello del primo Condemned era una grandissima atmosfera. Anche in questa seconda incarnazione, il titolo mostra i muscoli quando si tratta di creare un’ambientazione cupa, oscura e malata, che trasmette la costante sensazione di essere seguiti e spiati. Il livello di dettaglio, la qualità delle texture, gli effetti atmosferici e di luce sono pregevoli, e garantiscono la costruzione di una città da incubo, che sembra nascondere in ogni angolo pericoli segreti. Il tutto supportato da un framerate quasi sempre costante, che mostra qualche lieve rallentamento solo all’ingresso di zone particolarmente pesanti da gestire. Ottimo l’uso della torcia, che è indispensabile per vedere cosa ci circonda ma che spesso contribuisce a creare la suspense, lasciando più ombra che luce. Il comportamento dei nemici, tutti ottimamente realizzati e orrorifici al punto giusto (dai semplici delinquenti ai più inquietanti mostri oleosi), è un altro elemento d’aiuto: spesso, piuttosto che venirci incontro appena ci scorgono, preferiscono nascondersi, avendo però l’accortezza di farsi prima intravedere. Ciò significa che frequentemente ci troviamo a camminare in ambienti che “sappiamo” essere pieni di avversari, che però non riusciamo a scorgere con chiarezza: ecco che la tensione raggiunge punte notevoli, e il sobbalzo sulla poltrona è sempre dietro l’angolo. Tanto più che i cattivi tendono a coglierci di sorpresa, magari alle spalle. Unico appunto, peraltro non di poco conto, è il loro comportamento abbastanza scriptato: se veniamo uccisi, con conseguente necessità di rigiocare una data sezione, ci troviamo davanti gli stessi identici passaggi o quasi, con una deleteria perdita di emozione.La fisica di personaggi e oggetti è abbastanza buona, e l’incedere del nostro personaggio è particolarmente carismatico, proprio perché ciondolante e non perfettamente lineare come per la maggior parte dei super-uomini da FPS. Anche qui però sembrano esserci delle pecche: malgrado possa arrampicarsi in luoghi prestabiliti, il protagonista è ancora incapace di saltare, con conseguenti, improbabili stop di fronte a ostacoli ridicoli. Ulteriore problema si riscontra nella fisica dei combattimenti: malgrado siano generalmente ben fatti – e si noti il continuo peggioramento delle condizioni fisiche dei nemici, con tumefazioni e sanguinamenti vari che spuntano sul loro volto, già di per sé non gradevole – spesso sferrare il colpo non offre un’ottima sensazione di impatto, specie se si usano armi diverse dai pugni. Sembra insomma che manchi un po’ di realismo, anche se è vero che eccedere nella direzione opposta avrebbe forse reso il tutto più frustrante.Ottimo risultato dal punto di vista sonoro. La versione da noi provata è in inglese, e il doppiaggio è eccellente. Meglio ancora le musiche, mai invasive ma comunque capaci di creare la giusta atmosfera di terrore. Ben realizzati anche gli effetti sonori: urla, grugniti, passi furtivi, colpi di mattone sulle teste dei nemici sono resi alla perfezione, e danno sostanza a un’ambientazione piena di oggetti e corpi pulsanti, con cadaveri luccicanti che spuntano dalla melma.

ConclusioniPer concludere, possiamo dire che Condemned 2: Bloodshot sembra avere le carte in regola per farsi apprezzare da una grande fetta di pubblico: un po’ FPS e un po’ survival horror, impreziosito da un comparto tecnico solido, il gioco prende subito allo stomaco e non sembra intenzionato a mollare la presa. L’atmosfera cupa e terrificante, piena di eventi improvvisi e sottili inquietudini, è ancora il cavallo di battaglia del titolo, che però mostra il fianco a qualche difetto, in parte già conosciuto. In particolare, l’azione pare ancora piuttosto lineare e la fisica ha una qualità lievemente disomogenea. Il livello di difficoltà sembra (fortunatamente) aumentato già in modalità “normale”, anche se questo non basta per dare un giudizio completo sulla longevità. Anche la qualità del gioco on line è ancora ingiudicabile, così come il livello del doppiaggio italiano (sempre ammesso che ci sia). Per i dettagli definitivi, non ci resta che rimandarvi alla recensione.