Recensione

Call of Duty 2: Big Red One

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a cura di A bbbello

Mentre fomenta la brama di next-gen con Call of Duty 2 in arrivo su XBOX 360 oltre che su PC, Activision si dimostra magnanima gratificando anche l’utenza PS2, Xbox e Gamecube con questo Big Red One. Il lavoro di Treyarch sarà adeguatamente accattivante per orientare il nostro portafoglio su questo episodio della serie piuttosto che sulla line-up iniziale di XBOX 360? Scopriamolo insieme…

Crucchiiii!!! Al riparoooo!“Nessuna missione è troppo ardua, nessun sacrificio è troppo grande, il dovere innanzi tutto”. Il motto stesso è il primo vettore dello spirito audace e ligio che contraddistingue la Big Red One, pluridecorata divisione della fanteria americana che trae il suo nome dal caratteristico simbolo, un grande uno rosso per l’appunto, che campeggia sulle proprie uniformi. Attraversando il deserto nord-africano, sbarcando sui lidi siciliani per giungere alle gelide lande della Francia occupata, ripercorreremo la storia della forza speciale statunitense dal 1942 al 1945, scontrandoci a più riprese con i soldati tedeschi, indicati per tutto il gioco con l’epiteto spregiativo di crucchi.

Ma siamo al cinema?Se mi chiedessero qual è la peculiarità di Call of Duty, risponderei laconicamente atmosfera. Già, l’atmosfera, quella che trasuda ogni elemento di questo prodotto. Dalle ambientazioni varie e vastissime, forti di un pregevole livello di dettaglio e sostenute da un intelligente e funzionale design, agli effetti grafici: fuoco, fumo, esplosioni, corredati tra l’altro da notevoli effetti particellari, sono altamente realistici. E ciò che contribuisce a rendere la nostra esperienza videoludica ancor più “viva” è l’incessante presenza di una “macchina” bellica che affolla i teatri delle nostre gesta. Non avanzeremo mai da soli in un’ambientazione “morta”; al contrario, la CPU sarà continuamente sotto stress, dovendo sobbarcarsi il peso di veicoli, aerei strombazzanti che ci sfiorano la testa, decine di nemici, detonazioni che faranno beccheggiare e addirittura offuscheranno lo schermo. Un certo zelo lo si nota nell’implementazione delle decine di armi, riprodotte a puntino anche negli effetti sonori, e dei veicoli, quali tank e semicingolati. Un plauso va anche all’ottimo motore fisico, che, anche se decade in qualche imprecisione come corpi che rimangono incastrati (episodi davvero sporadici), si comporta splendidamente, con cadaveri scagliati a decine di metri di distanza in seguito ad una detonazione.Ma la vera marcia in più, il cavallo di battaglia del titolo è certamente lo straordinario comparto sonoro: gli effetti sono impeccabili, non c’è che dire. Le ottime musiche contribuiscono ad accrescere il pathos di alcune scene clou, come ad esempio la morte di un compagno. I dialoghi, completamente doppiati in italiano, sono studiati appositamente per consentire una fusione empatica con i nostri commilitoni: ognuno di loro è fortemente caratterizzato, basti pensare al soldato Kelly che soffre il mal di mare (con prevedibili risultati) o a chi ripete come un mantra “Il Signore è il mio pastore” in situazioni a dir poco difficili. Le animazioni dei nostri compagni, inoltre, sono diversificate, grazie a un lavoro di motion-capture puntiglioso e specifico che rende ogni personaggio diverso dall’altro. I modelli, così come le textures, sono di discreta fattura. Il frate rate, infine, rimane sempre alto senza la minima sbavatura.

Un capolavoro mancatoI membri della nostra divisione ai quali impareremo ad affezionarci col progredire dell’avventura che risvolti avranno ai fini di gameplay? Per chiarire subito le idee, vale la pena porre l’accento sulla loro ottima Intelligenza Artificiale: non capiterà, come in molti giochi che ci hanno fatto penare, di dover fungere sempre da balie e salvar loro la vita, anche perché non moriranno in nessun caso a meno che non lo preveda la trama. Saranno loro, invece, a rappresentare un più che valido aiuto, indicando da dove provengono i nemici, eventuali pericoli incombenti, quale strada percorrere e così via. Certo, capiterà anche di vederli sparare contro un muro, ma i loro colpi, solitamente, riempiranno di piombo i nemici facilitandoci il compito.I crucchi, al contrario, non potranno fregiarsi di una simile intelligenza artificiale, che mostra dei notevoli buchi. Sorprendentemente furbi quando ci rilanceranno contro una granata, così come tremendamente stupidi quando aspetteranno in maniera troppo serafica di passare a miglior vita, rimanendo fermi e consentendoci di svuotare il nostro caricatore su di loro. Tornando ai nostri compagni, il rammarico è non poter sfruttare cotanta intelligenza comandandoli direttamente, spegnendo sul nascere la speranza di un approccio tattico. Il gioco, infatti, punta più su sparatorie frenetiche e poco ragionate che su un pianificazione strategica, impossibile anche a causa degli eccessivi script, che prevederanno uno ed un solo modo per portare a termine i propri obiettivi. Da qui anche inspiegabili magagne: se non completeremo l’obiettivo prescritto, continueranno ad arrivare orde di nemici, feature decisamente in barba al realismo. Inoltre, un’altra pecca è costituita dal background, diciamo così, bizzarro. Basterà rimanere nascosti dietro delle casse di legno, peregrinamente indistruttibili anche sotto i colpi di un panzer, per salvare la pelle. E scordatevi di abbattere edifici sparando delle cannonate a bordo dei carri armati. E senza dimenticare i muretti o le staccionate invalicabili anche se alti meno di un metro. In generale, poi, portare a termine Call of Duty 2: Big Red one non sarà affatto un’impresa titanica, colpa, oltre che dei limiti sopraccitati, dell’abbondanza di medikit e della poca distanza dei checkpoint l’uno dall’altro, nonché della copiosità di munizioni a disposizione, sfociando di conseguenza nell’arcade.La formula di gioco non rimane sempre uguale ai canoni del classico FPS, svariando, ad esempio, in missioni a bordo di mezzi corazzati o all’interno della carlinga di un aereo (dove non si capisce realmente quale sia l’obiettivo da raggiungere, sbattuti senza soluzione di continuità da una postazione all’altra e procedendo più che altro a casaccio).La longevità è nella media degli sparatutto 3d. Per completare la modalità principale non impiegherete più di una dozzina di ore. Apprezzabile, però, è la possibilità di giocare online fino ad un massimo di 16 giocatori, con sfide che vanno dal deathmatch al capture the flag.

– Audio fantastico

– Ottima I.A. dei compagni

– Atmosfera coinvolgente

– Troppo scriptato

– Background “bizzarro”

– Gameplay un po’ arcade

7.8

Se fosse stata riposta sul gameplay la stessa cura riservata al comparto tecnico, probabilmente staremmo qui ad incensare un capolavoro nel firmamento degli FPS per console. I programmatori di Treyarch hanno puntato più ad “ammaliare” il giocatore con un coinvolgimento cinematografico, che a soddisfarlo videoludicamente parlando. Di certo questo titolo non è consigliabile ai puristi del genere, amanti di mouse e tastiera.

Al contrario, i meno esigenti potrebbero trovare in Call of Duty 2: Big Red One un gioco a sfondo bellico solido e divertente, che rimane, in ogni caso, uno dei migliori sparatutto attualmente disponibili.

Voto Recensione di Call of Duty 2: Big Red One - Recensione


7.8