Recensione

Bionicle

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a cura di pWi

Dai mattoncini ai videogiochi Chi di noi, da ragazzino, non ha mai preso in mano almeno uno degli indimenticabili mattoncini Lego? Credo che la risposta a questa domanda sia fin troppo scontata: nessuno. Insomma, Lego è riuscita a crearsi un mondo nell’orizzonte dei giocattoli per bambini, a consolidarlo fino a diventare una delle società più celebri in questo ambito. E dopo aver trionfato in quel settore quale passo in avanti fare? Ovviamente quello dei videogiochi. Tutto ciò ci fa riflettere anche sull’annosa questione dei divertimenti di ieri e di oggi. Come certamente sapete, il mercato videoludico ormai è imponente, trionfa su quello della musica e addirittura su quello del cinema. Pertanto, pensare che il videogioco sia il divertimento del futuro non è certo una blasfemia, tutt’altro. E’ bello pensare che i nostri padri giocavano con i mattoncini e noi giochiamo con i videogiochi: è il segno di un’evoluzione. Certo i più apocalittici diranno che i mattoncini erano veri, ci si imbatteva comunque nella realtà di tutti i giorni, i videogiochi invece alienano dando l’opportunità a grandi e piccini di ritrovarsi in un mondo completamente fittizio, irreale, iperreale. La mia risposta a tutto questo è che, a mio avviso, da sempre il gioco (che sia con i mattocini che davanti al PC) ha il compito di trasportare in un mondo di fantasia, in un universo parallelo, in un universo di divertimento. Beh, chi può fare meglio quanto abbiamo detto del videogioco? E’ l’esperienza più realistica, più efficiente, più divertente. Insomma, un’esperienza successiva al semplice gioco sui mattoncini dei nostri genitori…

Lo spirito oscuro si è risvegliato! Mi ero ripromesso di non fare queste considerazioni “filosofiche” nell’ambito di un gioco comunque destinato ad un fascia di utenza molto giovane ma, non ci sono proprio riuscito. Sarà la vecchiaia, sarà che i ricordi della gioventù cominciano ad essere sempre più ricordi che esperienze… Ad ogni modo, lasciamo da parte tali considerazioni e vediamo come si è comportata Lego… Innanzitutto, come vedete nello schema riassuntivo in alto, Bionicle è co-prodotto insieme ad Electronic Arts, principale produttore di videogame per PC del mondo. La società che invece si è occupata dello sviluppo del gioco è Argonaut Games. L’obiettivo dei ragazzi della Argonaut si può suddividere in tre micro-obiettivi: creare un gioco all’altezza del marchio Lego, creare un gioco divertente soprattutto per i più giovani, saper dotare il tutto del sufficiente livello di originalità. Ci sono riusciti? Per scoprirlo dovrete proiettarvi in questa impervia recensione o semplicemente leggere il voto in alto, chiudere la finestra del vostro browser e passare ad altro! Piuttosto procediamo con calma. Bionicle, come probabilmente saprete, è uno dei più famosi set di costruzioni della Lego. I protagonisti sono dei valorosi eroi metallici, chiamati Toa. Ognuno di essi vive in una delle sei regioni che compongono Meta Nui. Queste regioni sono conosciute con il nome di Wahi e sono abitate, oltre che dai Toa, dai Matoran, simpatiche creaturine che vivono in pace venerando il rispettivo guardiano Toa presso il tempio locale: il Kini. Le vicende narrate nel gioco prendono inizio quando lo spirito maligno di Makuta decide di tornare con l’intento di conquistare l’isola e dominare i suoi villaggi. Il suo oscuro potere è in grado, inoltre, di controllare gli spaventosi Bohrok, una specie insettoide che distrugge qualunque cosa intralci il proprio cammino. In realtà si tratta di particolari macchine che scorrono velocemente tramutandosi in gusci e quindi richiudendosi su sè stesse. Quando sono richiuse è impossibile attaccarle e, come vedremo meglio tra un po’, si rendono vulnerabili solo nel momento di sparare. Tornando alla nostra storia, è ovviamente in una situazione del genere che il ruolo dei Toa si esplica nel suo massimo splendore: il loro obiettivo sarà quello di difendere i simpatici Matoran. Ogni Toa dispone di un proprio potere elementale e questo li differenzia in maniera sostanziale l’uno dall’altro. Per distruggere la minaccia Makuta, però, i Toa devono possedere un ulteriore potere. Per far ciò, è necessario scoprire il segreto di Toa Nuva. Insomma, noi impersoneremo di volta in volta un Toa diverso e dovremo man mano portare a termine determinati obiettivi. Inoltre, per ogni Toa, in virtù delle differenti abilità di ognuno di essi, il gioco muterà sostanzialmente. Ma di questo e di tutta la struttura di gioco di Bionicle ce ne occuperemo tra un attimo.

Platform? Rhytm game? Picchiaduro? Come abbiamo detto, la struttura di Bionicle non è lineare mutando in maniera sostanziale a seconda del Toa che ci ritroviamo di volta in volta ad impersonare. I Toa presenti nel gioco sono sei: Toa Tahu, Toa Kopaka, Gali Nuva, Pohatu Nuva, Onua Nuva, Lewa Nuva. Ognuno di questi ha una propria abilità particolare, cosa che determina la struttura di gioco nel momento in cui giochiamo con un determinato personaggio. Toa Tahu è un abile guerriero dotato di eccezionali riflessi. Quando giocheremo con lui ci ritroveremo tra lande infuocate cercando da un lato di abbattere i nemici che ci sbarreranno la strada, dall’altro di evitare di finire nel magma e per fare ciò dovremo dare sfogo a tutta la nostra abilità di giocatori di platform. Toa Kopaka è invece dotato di uno snowboard e quindi in questa fase dovremo sfrecciare velocemente tra i ghiacciai del monte Ihu. Dovremo stare attenti agli ostacoli che avremo dinnanzi e ai nemici che vorranno, come sempre nei videogiochi, farci fuori. Gali Nuva è l’unica Toa donna. Vi dico subito, inoltre, che la parte di gioco che la contraddistingue è certamente la più curata. Questo lo si nota grazie all’ottima grafica e al divertimento che questa fase comunque riesce a dare. L’abilità principale di Gali Nuva è quella di rimanere per tutto il tempo che desidera sott’acqua. E’ abilissima nei tuffi e nei salti e riesce a raggiungere anche grandi profondità sottomarine. E’ molto efficace anche fuori dall’acqua. La sua sezione di gioco è contraddistinta, tra l’altro, da qualche enigma non semplicissimo da risolvere. Pohatu Nuva è il Toa più potente. La sua parte di gioco si svolge a bordo di un fatiscente vagone ferroviario con il quale sarà chiamato a percorrere velocemente delle gallerie infestate da mostri e ostacoli. Anche questa parte è divertente: ricorda molto da vicino quella di Toa Kopaka. Onua Nuva è dotato invece di possenti mani e una forza fuori dal comune che gli permette di spostare incredibili pesi. E’ dotato anche di una vista a raggi infrarossi che gli consente di inoltrarsi nelle caverne più oscure e profonde. La sua sezione è, ancora una volta, simile a quella di un platform puro e quindi vicina a quella di Toa Tahu. Infine, Lewa Nuva è in grado di volare. La sua parte è contraddistinta da ampi boschi e il suo compito di balzare da un ramo all’altro degli alberi che compongono i boschi in questione. Commettere un errore con Lewa Nuva vuol dire cadere nelle paludi melmose e quindi vanificare quanto di buono fatto prima dell’errore. Insomma, adesso che conoscete bene i sei Toa possiamo parlare un po’ più nel dettaglio del gioco vero e proprio. Diciamo, innanzitutto, che Bionicle è strutturato prevalentemente in location ben delimitate. Una volta completata una location si passa alla successiva e così via. A seconda del Toa con il quale si sta giocando in quel momento, per superare una location dovremo sconfiggere tanti mostri, saltare con precisione da una piattaforma all’altra, lanciarci a grande velocità da ripidi pendii evitando gli ostacoli, volteggiare da un ramo all’altro cercando di non cadere giù, risolvere degli enigmi e così via. Insomma, Bionicle da questo punto di vista è molto vario e, a parte delle somiglianze tra alcune sezioni, si può dire che racchiude tanti mini-giochi. Ognuno dei Toa, inoltre, è dotato di un potere elementale. Tuttavia, quest’ultimo va corroborato. Per farlo sarà necessario attivare lo scudo di cui ogni Toa è dotato e tenerlo attivo per diversi secondi. Facendo un esempio pratico per chiarire la cosa, può capitare che durante un combattimento il nostro potere elementale si stia esaurendo. In queste circostanze, ci ritroveremo a non poter sparare o a farlo solo discontinuatamente. Saremo quindi costretti a rifocillarci di energie: per farlo dovremo abilitare il nostro scudo per diversi secondi e quindi ripristinare il nostro potere elementale. Come avrete capito, il tasto per attivare lo scudo e per rifocillare il potere elementale è il medesimo. Questo comporta il fatto che non sarà possibile utilizzare lo scudo indefinitamente ma solo per tratti intermittenti. Pertanto, saremo chiamati, ancora una volta in Bionicle, a sfruttare bene i nostri riflessi e a parare i colpi nel momento giusto. Per quanto riguarda i combattimenti con i vari mostri che ci troveremo davanti, bisogna dire che questi sono abbastanza divertenti. Tuttavia, l’approccio da utilizzare è sempre lo stesso a prescindere dal nostro avversario. E’, infatti, molto conveniente saltare schivando così i colpi avversari e, una volta in volo, colpire a nostra volta. In tutto questo, ovviamente, dovremo stare molto attenti a non sperperare il nostro potere elementale. Sparare quando non ce ne sarà bisogno, infatti, sarà molto deleterio in questo senso. Ma, come abbiamo detto, tutto questo non rende il gioco molto vario dal punto di vista dei combattimenti. E’ per questo che i ragazzi della Argonaut hanno infarcito Bionicle di duelli con i famosi boss di fine livello. Infatti, il gioco ne è completamente pervaso e ogni 5-10 minuti ce ne troveremo davanti uno. In questo tipo di combattimenti le cose cambiano radicalmente. Di volta in volta saremo chiamati a studiare i movimenti dell’avversario, a ponderare tutto quanto ci circonda e a trovare le strategie di attacco e di difesa giuste. In queste circostanze, inoltre, il gioco diventa eccessivamente caotico, in quanto i parametri da tenere in considerazione sono veramente molti. La maggior parte delle volte saremo chiamati ad affrontare i Bohrok. Come abbiamo detto questi si chiudono a riccio e non possono essere attaccati se non quando cercano di attaccarci a loro volta. Diverse volte nel gioco capita di doverne affrontare cinque o sei contemporaneamente: vi dico subito che queste sezioni sono tutt’altro che semplici. Oltre a dover considerare il movimento di accerchiamento che i Bohrok fanno intorno a noi dovremo stare attenti ai loro colpi, non avvicinarci troppo a uno di loro perché ci travolge, evitare le carcasse roventi di quelli che abbiamo già fatto fuori e attaccare con la strategia del salto che abbiamo citato poc’anzi. Insomma, il tutto diventa veramente molto caotico. Se, inoltre, considerate il fatto che se si sbaglia un salto anche di un centimetro, se si perdono le quattro vite che ogni Toa ha a disposizione, se si cade in qualche buco, se si sbatte contro qualcosa di ostile si muore irrimediabilmente e si deve ripetere tutta la parte nella quale stavamo giocando capirete bene qual è uno dei problemi più gravi di Bionicle: la frustrazione. Insomma, sarà che sono molto scarso io nei giochi di agilità, ma ripetere 15-20 volte la stessa parte di gioco non mi sembra molto divertente e per lo più rende il tutto estremamente frustrante. L’altro grande problema di Bionicle è invece quello relativo alla giocabilità, ma per descriverlo mi ci vuole un “a capo” (quanto sono spiritoso oggi!?!).Incredibilmente i ragazzi della Argonaut hanno deciso di non inserire il mouse nel sistema di controllo di Bionicle. Questo vuol dire che tutto il gioco si affronta con la tastiera o con il joypad. Ci si dovrà quindi spostare con le frecce direzionali, sparare con Ctrl, saltare con Shift e ricaricare lo scudo con “-” (in ogni caso, i controlli sono ridefinibili a piacimento). A tutto questo bisogna aggiungere che la telecamera si produce spessissimo in pazzesche evoluzioni, non consentendoci di capire bene ciò che succede intorno a noi. Se aggiungete il fatto che tale telecamera non si piò gestire “plasticamente” con il mouse come avviene in giochi analoghi capirete bene qual è il grandissimo problema che sta dietro a Bionicle. Insomma, il gioco della Argonaut è sovente praticamente ingiocabile. Spesso capita di sbagliare un salto, di mancare l’avversario o di non vedere un elemento fondamentale per il prosieguo del gioco proprio per l’impossibilità di poter utilizzare il mouse per dirigere lo sguardo del Toa di turno. Inoltre, spesso mi è capitato di impugnare il mouse nelle situazioni più caotiche quasi a cercare un conforto e spinto dall’abitudine di quell’approccio in giochi di siffatta natura. Tutto questo per farvi capire che la scelta di non permettere l’utilizzo del mouse inficia moltissimo il sistema di giocabilità e va a costituire l’elemento più precario dell’intera produzione.

Quando la grafica è tutto Come potete vedere voi stessi dalle foto qui intorno la grafica di Bionicle è veramente di tutto rispetto. La cosa che colpisce prima di tutto è il grandissimo numero di colori, il che rende molto effervescenti i paesaggi che di volta in volta ci troveremo dinnanzi. Inoltre, il numero di poligoni elevato, gli ampi spazi aperti e l’utilizzo di effetti grafici caratteristici delle schede video di ultima generazione come i pixel shader ci consentono di chiudere questo discorso veramente soddisfatti. Bisogna inoltre aggiungere l’ottima fattura delle animazioni, la quale rende molto realistici i vari Toa e ce li rende ancora più simpatici. Insomma, nell’ambito del discorso relativo all’innegabile obiettivo di marketing che ha questo gioco nei confronti del set di mattoncini Lego da cui è ispirato la buona fattura delle animazioni è gioco forza molto importante e quindi i ragazzi della Argonaut hanno pensato bene di concentrarvicisi. Se però dobbiamo passare ai lati negativi del motore grafico dobbiamo citare innanzitutto i cali di prestazioni di cui il gioco soffre allorché utilizza molti effetti particellari. Non so se ciò è colpa della mia GeForce 4, ma quello che posso dirvi è che il tutto va normalmente molto fluido tranne che nei momenti in cui ci sono i suddetti effetti particellari. Se considerate che il gioco è ottimizzato per Pentium 4 e che il sistema su cui è stato provato il gioco era dotato proprio di tale CPU, credo che non siano giustificabili questi rallentamenti. Altro piccolo appunto va fatto per le texture, le quali sono sovente molto sgranate. Tuttavia, come abbiamo detto, la grafica di Bionicle resta comunque buona andando a costituire certamente l’elemento migliore di tutta la produzione. Passando all’audio non possiamo essere altrettanto soddisfatti. La maggior parte degli effetti sonori, infatti, è assolutamente sotto la media. Spesso capita che ad un muro che cade venga associato un suono da cracker spezzato: a volte si sfiora veramente il ridicolo. Neanche le musiche sono molto orecchiabili e, anzi, potremmo definirle addirittura ripetitive. A risollevare le sorti di Bionicle, da questo punto di vista, vi sono i dialoghi parlati completamente in italiano realizzati con grande accortezza.

HARDWARE

Requisiti minimi:
Pentium III 600 Mhz o equivalente, 64 MB RAM, scheda video con almeno 32 MB di RAM, scheda audio Windows compatibile, 900 MB di spazio libero su hard disk.

Sistema di prova: Pentium 4 2,8 Ghz, 512 MB RAM, GeForce 4 Ti 4200, scheda audio Hercules Game Theater XP.

MULTIPLAYER

Assente

– Buon motore grafico e ottime animazioni

– Sufficientemente variegato

– L’esclusione del supporto al mouse lo rende praticamente ingiocabile

– Estremamente frustrante

– Longevità garantita solo dai continui e difficilissimi scontri con i boss di fine livello

– Non aggiunge niente di nuovo al panorama videoludico

5.5

Bionicle, alla fine dei conti, è comunque un gioco a tratti divertente e soprattutto molto vario. Inoltre, il motore grafico è di impatto e le animazioni sono veramente di ottima fattura. Però gli aspetti positivi di questa produzione si esauriscono proprio qui. Il problema più grosso è costituito senz’altro dalla giocabilità. La scelta di escludere il supporto del mouse rende il tutto veramente poco giocabile e ci impedisce di realizzare bene quello che di volta in volta succede intorno a noi. Altro elemento veramente negativo è quello legato alla frustrazione. Basta, infatti, sbagliare un salto di un centimetro o avere la peggio con il mostro di turno che saremo costretti a ripetere tutta la sezione in cui stavamo giocando. Se pensate che capita di ripetere le stesse identiche cose anche 15-20 volte capirete certamente la gravità di quanto detto. Nemmeno dal punto di vista della longevità possiamo essere contenti. L’unico elemento che la sostiene è infatti costituito dai continui scontri con i boss di fine livello, i quali vanno appunto ripetuti tantissime volte per essere portati a compimento con successo. Infine, Bionicle non è certamente un gioco innovativo in nessuno dei tanti mini-giochi che propone. Insomma, non ci sentiamo di consigliare l’acquisto di Bionicle nemmeno ai più giovani, ai quali è comunque rivolto, a meno che non siate proprio dei grandi appassionati del set di costruzioni dal quale prende ispirazione. Ma anche in questo caso è doveroso ponderare bene i difetti che abbiamo sottolineato.

Voto Recensione di Bionicle - Recensione


5.5