Recensione

American Conquest: Divided Nation

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a cura di Rasta

Dai cosacchi alle guerre civili americanePer i cultori dei giochi strategici, i programmatori della software-house GSC Game World sono una vecchia conoscenza, avendo sfornato due interessanti prodotti che hanno saputo ritagliarsi uno spazio nelle simpatie degli estimatori del genere. Parliamo ovviamente di Cossacks e American Conquest, titoli di particolare profondità strategica, ma dalla qualità tecnica non esaltante (e molto simili tra loro, per più di un aspetto). Divided Nation è nelle intenzioni dei suoi creatori il seguito naturale del primo capitolo, anche se, come vedremo, ne sembra più che altro un’espansione. Nell’overdose di strategici per PC a cui stiamo assistendo, l’originalità può essere la carta vincente per far emergere un prodotto rispetto alla massa. La serie di American Conquest ha avuto certamente il merito di trattare un periodo storico (fino ad allora) poco sfruttato dagli RTS, che nella maggior parte dei casi si occupano per lo più di ambientazioni come l’antica Roma, il medioevo, la seconda guerra mondiale. Divided Nation riprende il discorso storico interrotto dal primo American Conquest. Dopo la conquista del nuovo mondo, è la volta delle guerre di secessione, accadimenti storici forse meno approfonditi dagli studenti italiani, ma che costituiscono la parte più importante del percorso scolastico dei ragazzi americani, che con un gioco del genere potranno finalmente rivivere in RTS le famose battaglie dei loro antenati, a lungo studiate solo sui libri.

Potevamo stupirvi con effetti speciali…Fin dall’uscita dei titoli GSC sopraccitati, è risultato chiaro che i programmatori in fase di realizzazione non puntavano ad allestire un motore grafico spettacolare, ma si sforzavano di dare maggior profondità al gameplay. Nel caso di Divided Nation questo trend, purtroppo, si ripete con risultati ancor più mediocri. Cominciamo con il cercare lati positivi nella tecnica di questo titolo. Innanzitutto il punto di forza (la caratteristica più sbandierata dai produttori nella pubblicizzazione di Divided Nation) è la gestione simultanea di un numero impressionante di unità, ben 30.000! In effetti è suggestivo poter controllare plotoni sconfinati di soldati, accompagnati dai portatori di bandiera e dai tamburi che incitano il morale dei soldati, ammirare gli scontri a cui si può dar vita nelle sconfinate praterie americane, con migliaia di unità che si danno battaglia. Eppure questo aspetto, che poteva essere la punta di diamante del gioco, è cagione di uno dei suoi più gravi difetti: la difficoltà di selezione e (conseguentemente) di gestione delle unità. La risoluzione del gioco parte da un minimo di 1024×768, ma presto vi renderete conto che è indispensabile adottare almeno la 1280×1024 proprio per l’eccessivo numero di truppe che vi troverete a manovrare, che risulteranno difficili anche solo da selezionare. E qui va imputato ai programmatori di non aver saputo concepire un sistema di selezione più efficiente, fattore penalizzante in termini di meccanica di gioco. In verità, un sistema di zoom più ampio è stato previsto, infatti premendo il tasto L durante il gioco, la visuale verrà allargata al punto da vedere ciascuna unità, piccola quasi quanto un paio di pixel (agevolando così, in parte, la gestione delle nostre truppe). Ma a questo punto vi sembrerà di giocare con un pessimo gioco del vecchio Gameboy (date un’occhiata a una delle screenshot che mostra appunto questa modalità visuale), dunque, nonostante le buone intenzioni, l’effetto è un po’ deprimente. Tornando agli aspetti tecnici, sul versante grafico possiamo apprezzare le dimensioni delle mappe (davvero enormi), ma la loro qualità è assolutamente mediocre. Innanzitutto quello che più dà fastidio è l’eccessiva ripetitività, sia in termini di texture (semplici, monotone e ripetute fino alla nausea), sia in termini di varietà di ambientazioni (scenari quasi sempre naturali e assai simili tra loro, con ben pochi elementi di interazione o edifici), sia in termini di palette cromatica (il range di colori usato è fin troppo limitato, dando quasi l’impressione di un prodotto a 256 colori). Queste caratteristiche comportano, in diversi momenti, un disordine visivo, una confusione cromatica che complica ulteriormente il gioco, e a poco servono gli strumenti previsti per evidenziare meglio la mappa (griglia, edifici in trasparenza…). Permettetemi poi di far notare un altro difetto che ho trovato irritante: la compenetrazione delle unità, anche con elementi dello sfondo. Fin dal primo (vecchio) Age Of Empires, quando gruppi di unità si attraversavano, potevamo vedere soldati spostarsi per far passare le unità alleate, o circumnavigare il gruppo per farsi strada. In Divided Nation manca un sistema di collisione realistico, gli sprite delle unità si sovrappongono, oppure attraversano impunemente elementi dello scenario (ad esempio le mura di cinta, come potete vedere in alcuni degli screenshot allegati), diminuendo fortemente il realismo grafico. Il senso complessivo di fronte a questa release è, insomma, quello di una produzione vecchia, antiquata e assolutamente inferiore ai capolavori che abbiamo avuto modo di sperimentare in questi ultimi mesi. Non volendo scomodare il top della categoria, per trovare un termini di paragone tecnicamente equivalente bisogna andare molto indietro negli anni. E’ vero che gli amanti della strategia sono disposti a sorvolare sulle deficienze tecniche, se il gameplay è robusto, ma come ho già ribadito in altre sedi, questo non deve costituire un alibi per le software-house per sfornare prodotti retrogradi. E poiché già in sede di recensione del primo capitolo di American Conquest abbiamo chiuso un occhio sulla tecnica, questa volta alla GSC Game World non perdoniamo la pochezza grafica del suo prodotto. Sul versante sonoro, il comparto audio del gioco è realizzato un poco meglio. Le musiche, nonostante la qualità non esaltante (strumenti campionati dal retrogusto midi), non sono tediose e riprendono bene i temi militari storicamente localizzati. Gli effetti sonori, invece, li ho trovati decisamente anonimi e poco presenti, al punto che se non fosse per le musiche, sembrerebbe giocare senza audio. Inesistenti dialoghi, risposte delle truppe ai nostri comandi, voci narranti e quant’altro. Tutto ciò comporta una qualità complessiva che non va oltre la soglia della sufficienza stentata.

Potevamo stupirvi con novità al gameplay…Dopo questo profilo tecnico per niente esaltante (che, come detto, un po’ ci aspettavamo, dati i precedenti), Divided Nation potrebbe riacquistare punti solo sul versante del gioco vero e proprio. In verità le novità rispetto al precedente capitolo non sono molte. Chiaramente è nuova l’ambientazione storica, che comporta nuove campagne e missioni. Per la modalità Single Player il gioco offre tre possibilità:

Campaign – sicuramente la modalità più intrigante e completa, che attraverso ben 9 campagne, affronta tutte le più importanti battaglie storiche del conflitto, permettendoci di impersonare le varie fazioni impegnate (Confederazione, Unione, Texas e Messico). In verità, l’occasione di differenziare le fazioni con unità speciali o abilità uniche è persa, dato che l’unica differenza tra le fazioni è la giubba (i tre tipi di unità sono sempre e solo fanteria, cavalleria, artiglieria). Complessivamente si contano più di 50 missioni, distribuite nelle seguenti campagne: – “Stonewall” Jackson 1862-1863 (Confederacy)– Robert E. Lee 1862-1864 (Confederacy)– Gettysburg Campaign 1863 (Confederacy)– Western Theater 1862-1864 (Confederacy)– Ulysses S. Grant 1862-1863 (Union)– Gettysburg Campaign 1863 (Union)– Virginia and Maryland 1861-1862 (Union)– The Texas Revolution 1835-1836 (Texas)– The Texas Revolution 1835-1836 (Mexico)

Single Mission – modalità ormai immancabile in ogni RTS che si rispetti, offre come consuetudine una raccolta di scenari che rappresentano battaglie di grande valore storico, da giocare singolarmente. Divided Nation comprende 8 missioni singole, numero che si spera possa essere incrementato dagli sviluppatori, attraverso il rilascio di futuri add-on:– Battle Of New Orleans– Chancellorsville– Petersburg – Crater– Gettysburg – 2nd Day Culp’s Hill– Chickamauga – IV– Big Black River Bridge– Gettysburg – 3nd Day Picket’s Charge– San Jacinto

Random Map – permette di imbastire partite personalizzabili contro il computer, su scenari casuali, personalizzati o creati da noi con l’Editore di Mappe. Oltre al numero di giocatori e al tipo ambientale di mappa, potremo personalizzare parametri di gioco legati alle risorse e la modalità di vittoria (per annientamento o a punti).

Infine, se da un lato apprezziamo la presenza dell’Editor di mappe, abbastanza completo, dall’altro va rimproverata l’assenza di un tutorial, che di fatto rischia di tagliare fuori l’utenza che si avvicina al titolo affascinata dall’ambientazione storica, ma a digiuno di RTS. E’ vero che il gioco offre una difficoltà scalata su ben 5 livelli, ma ciò non giustifica l’indolenza dei programmatori.Il gameplay vero e proprio è strettamente legato alla principale caratteristica di Divided Nation, ossia quella di poter gestire fino a 30,000 unità in contemporanea. Diversamente da altri RTS, in cui la strategia si focalizza sulla scelta delle unità da addestrare e da usare in campo, sulle risorse da raccogliere e quali edifici costruire, American Conquest punta l’attenzione degli strateghi sulla gestione degli immensi plotoni di soldati ed il loro lento spostamento attraverso le enormi mappe. Verrà premiato il tempismo e l’intuito, e non sarà facile ribaltare immediatamente le sorti di uno scontro sfavorevole (scordatevi il repentino invio di rinforzi sull’altro lato della mappa, non farete mai in tempo). Sostanzialmente gli ordini da impartire alle truppe riguardano le formazioni (fondamentali per vincere) e gli spostamenti nelle posizioni più opportune, tenendo conto sia della cooperazione tra diversi tipi di truppe, sia della morfologia del campo di battaglia (una zona boscosa offre più riparo di un’altura). Sarà invece compito dell’intelligenza artificiale delle nostre unità scegliere il bersaglio migliore ed il momento opportuno per far fuoco (ed in questo aspetto, la meccanica è più aderente alla realtà), e a quel punto il nostro compito sarà quello di assistere allo scontro a fuoco e apportare eventuali correzioni alla nostra strategia. Dovremo tener conto anche dello stato psicologico delle truppe, assicurandoci della presenza di portabandiera con tamburi che tengano alto il morale, addestrare medici che curino i feriti e, se occorre, utilizzare i pionieri per raccogliere risorse, costruire edifici e addestrare soldati per rimpinguare le nostre file di fuoco.E questo è quanto: purtroppo il gameplay non offre nessuna novità rispetto ai predecessori ed è fortemente penalizzato dai problemi di selezione/gestione finora esposti.

HARDWARE

Questi i Requisiti di sistema del gioco: – CPU 2,0 GHz Pentium 3/Athlon (3,0 Ghz raccomandati)– Scheda video 128 MB e 1024×768 (1280×1024 raccomandati)– RAM 256 MB (512 MB raccomandati)– 2.5 GB di spazio libero su hard-disk– Schede audio compatibile al 100% con DirectX– Drive DVD– Win 98/ME/2000/XP– DirectX 8.0– Connessione internet per il gioco on-line

MULTIPLAYER

Divided Nation prevede la possibilità di giocare fino ad 8 giocatori in multiplayer, sia in LAN attraverso le modalità Battlefield (che permette di rigiocare le missioni delle campagne single player contro avversari umani) e Deathmatch (che offre le stesse opzioni di personalizzazione disponibili per le Random Map del Single Player), sia nel world wide web con la modalità Internet Game, sui server GSC Game World.

– Storicamente accurato

– Fino a 30,000 unità

– Mappe di gioco enormi

– Tecnica obsoleta

– Problemi di selezione unità

– Niente di nuovo…

5.5

American Conquest: Divided Nation è un titolo che avrebbe avuto senso solo diversi anni fa. Nulla di quanto offre non è gia stato visto o provato, rendendolo un prodotto superato in ogni aspetto (strategicamente rispetto a Rome Total War e tecnicamente rispetto ad Age Of Empires III, per dirne soltanto due). Per questo i punti di forza (gestione di tantissime truppe, mappe enormi) sembrano poco originali e i difetti (tecnica obsoleta, problemi di selezione) appaiono ancor più anacronistici. La cura dell’aspetto storico è notevole, il gioco piacerà sicuramente agli americani che potranno rivivere la loro storia (è per questo che il gioco ha avuto giudizi migliori negli USA), ma ciò non aiuta il prodotto ad uscire dalla mediocrità. Per lo stesso prezzo si può trovare molto di meglio…

Voto Recensione di American Conquest: Divided Nation - Recensione


5.5