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L'eredità videoludica di Hugh Hefner, il fondatore di Playboy

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Avatar di Valentino Cinefra

a cura di Valentino Cinefra

Staff Writer

Pubblicato il 28/09/2017 alle 00:00

Nella notte del 27 settembre si è spento Hugh Hefner, il “playboy” di Playboy, alla veneranda età di 91 anni. Il decesso è avvenuto per cause naturali, nella serenità di una vita vissuta in ottima compagnia e nell’affetto dei suoi familiari, se non altro. Nato a Chicago nel 1926, con la creazione della nota rivista per maschietti nel 1953, Hefner costruì un marchio che ridefinì la cultura sessuale della seconda metà del ventesimo secolo. Tantissimi i nomi illustri che hanno posato per il magazine, tra cui Marylin Monroe e la più contemporanea Charlize Theron, una figura controversa che ancora oggi genera discussioni sull’entità del suo operato: mercificazione della donna contrapposta all’emancipazione sessuale della donna dal puritanesimo.

La sua eredità economica e sociale rimarrà nella storia, senza dubbio, così come i suoi legami con il mondo dei videogiochi. Come ogni figura di tale importanza mediatica, Hugh Hefner è stato citato, omaggiato, preso come fonte di ispirazione in una pletora di opere di intrattenimento. Per quanto riguarda il nostro settore, il personaggio che più incarna il “playboy style” del defunto editore americano scomparso è sicuramente Larry Laffer (palese l’assonanza con Hugh Hefner”), protagonista della serie di videogiochi a sfondo erotico Leisure Suit Larry.L’origine della serie viene assegnata a Softporn Adventure, un’avventura testuale del 1981 che Chuck Benton farà evolvere per trasformarla nel primo gioco con protagonista Larry, ovvero Leisure Suit Larry in the Land of the Lounge Lizards. In ogni episodio della serie, Larry Laffer tenta di convincere una varietà sconfinata di giovani ragazze avvenenti a ballare il mambo orizzontale con lui. Il tema comune di ogni avventura è l’esplorazione di ambienti lussureggianti tra hotel incredibili, transatlantici, spiagge, resort, casino, e tutte quelle strutture ed ambienti tipici della vita da playboy resi celebri anche dall’operato di Hefner e della sua rivista.I giochi della serie di Leisure Suit Larry non hanno mai sorpassato il limite della pornografia, sebbene non disdegnassero di mostrare nudità femminili nel caso il giocatore fosse riuscito a far andare Larry in buca. La serie tentò anche la via dello spin-off con Leisure Suit Larry: Magna Cum Laude, un’avventura il cui protagonista era Larry Lovage, nipote del Larry originale. La storia si svolgeva all’interno di un college dove, tra una serie di classiche situazioni da commedia americana, il giovane Larry era impegnato nelle stesse attività “anatomiche” di suo zio.A proposito di location particolari, forse non sapevate che la Playboy Mansion – villa tra il sogno e la realtà che contiene, tra le altre assurdità, uno zoo legalmente riconosciuto dagli Stati Uniti d’America – ha un legame stretto con il mondo dei videogiochi.

Su questo leggendario tributo architettonico alla sensualità fu sviluppato Playboy: The Mansion, videogioco uscito nel 2005 per PlayStation 2, Xbox e PC. Oggi una notizia del genere non farebbe scalpore, perché sono tanti i marchi prettamente non-videoludici a finire nelle console e nei PC di tutto il mondo, ma all’epoca le cose stavano diversamente.“Sembra un settore redditizio quello in cui ci stiamo inserendo”, dichiarò lo stesso Hugh Hefner all’epoca. “È un passo logico. Qualcuno potrebbe dire che è un azzardo. L’industria dei videogiochi è enorme in questo momento e i giochi sono usufruiti da molte persone che leggono Playboy”. Il passo fu davvero logico, effettivamente, ma l’esito dell’operazione non lo fu altrettanto. Playboy: The Mansion era sostanzialmente un clone di The Sims dove ci si calava nella vestaglia del patron di Playboy, con lo scopo di gestire ed accrescere le finanze e la struttura della villa, la Mansion. Sorprendentemente, nel gioco non era presente nessuna scena di nudità di alcun tipo, il che fa sorridere se pensiamo alla serie di Leisure Suit Larry citata poc’anzi.Il motivo di tanto pudore fu lo scandalo generato dall’atroce BMX XXX, da cui il settore videoludico si stava riprendendo. Nel titolo, passato agli onori della storia videoludica, vennero inspiegabilmente inserite delle scene di spogliarelli da strip club di quart’ordine. L’associazione tra biciclette e tette, tolta l’assonanza finale, è ancora difficilmente interpretabile ad oggi. Il gioco causò un vero e proprio polverone all’epoca perché questa feature (chiamiamola così…) non fu sponsorizzata in alcun modo (ovviamente) e colse di sorpresa giocatori e critica.Pudicizia imprevista a parte, Playboy: The Mansion era un gioco atroce sviluppato con svogliatezza, che alla fine vendette pochissimo e fu abbandonato al destino impietoso di tante produzioni di questo tipo: cestone delle offerte e memoria storica di pochissimi.

La Playboy Mansion, quella vera, è stata anche protagonista di un evento sportivo d’annata, il Championship Gaming Series. La prima stagione del CGS conteneva sei differenti franchise da sei grandi città della zona degli Stati Uniti e del Canada, più una decina di franchise da altre zone del mondo. Ogni franchise aveva a disposizione un totale di dieci giocatori: cinque per Counter-Strike Source, due per Dead or Alive 4, uno per FIFA 07 e due per Project Gotham Racing 3. Quell’anno il primo draft in assoluto della competizione fu svolto proprio all’interno della Playboy Mansion. Il primo giocatore selezionato fu una ragazza in realtà, curiosamente rispetto alla location, Vanessa Arteaga o semplicemente “Vanessa” nell’ambiente degli eSport che ancora frequenta in attivo.Durante le fasi del torneo i giocatori e tutti i presenti furono ospitati nella villa, tra tour guidati e serate all’insegna del divertimento relativamente sfrenato. Un articolo di Siliconera dell’epoca racconta della celebre grotta con acqua termale, una uccellaia, ma anche di sala giochi. La stanza dei giochi (gli altri) di Hefner aveva un tavolo da biliardo circondato da decine di cabinati di giochi retro tra Donkey Kong, Defender e Pac-Man, insieme a giochi più “moderni” come Hydro Thunder e Police 911 2. Sopra alle postazioni ci sono anche dei tabelloni con i record dei punteggi dedicati e, a sorpresa, pare che Hugh Hefner fosse un mostro a Pac-Man. Non mancavano neanche i flipper, tra cui una serie di questi dedicata a Playboy prodotti nel corso degli anni, ovviamente. Leggenda vuole che, passando oltre all’ultimo flipper moderno di Playboy, ci fossero due stanze da letto scure con un sacco di specchi.

Chissà se, nel corso degli anni, la sala arcade della Playboy Mansion sia stata aggiornata con nuovi cabinati.

Sorprendentemente, la vita e l’opera di Hugh Hefner sono state legate anche al mondo dei videogiochi più di quanto si pensi. Tra ispirazioni, tentativi di business e scorrazzate nel mondo degli eSports in tempi non sospetti, Playboy ha toccato l’industria dei videogiochi prima ancora che diventasse “enorme” (per citare Hefner) come lo è oggi.

Difficile dire che sia andato in “un posto migliore” oppure che debba “riposare in pace” considerata la vita che ha vissuto, ma a nostro modo salutiamo Hugh Hefner e gli auguriamo di trovarsi una villetta in cui riposare, ovunque sia adesso.

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