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Outcast: A New Beginning | Recensione – Un open world dagli anni '90

Outcast: A New Beginning è il ritorno della saga che ha poi plasmato le avventure open world. Scopriamo se il sequel ha fatto centro nella recensione.

Avatar

a cura di Francesco Corica

Staff Writer

In sintesi

  • La direzione artistica è eccellente.
  • Non tutte le meccaniche di gameplay sono riuscite bene.
  • Un'avventura open world più breve del previsto.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Outcast: A New Beginning
Outcast: A New Beginning
  • Sviluppatore: Appeal Studios
  • Produttore: THQ Nordic
  • Distributore: THQ Nordic
  • Testato su: PC
  • Piattaforme: PC , PS5 , XSX
  • Generi: Sparatutto
  • Data di uscita: 15 marzo 2024

Forse il nome Outcast al giorno d'oggi potrebbe non significare nulla per tanti videogiocatori, ma per chi è cresciuto negli anni '90 la situazione è ben diversa: il titolo di Appeal fu rivoluzionario, rivelandosi uno dei primi veri open world dinamici come li conosciamo oggi.

Tantissimi giochi moderni devono molto a quel capitolo originale uscito nel 1999, anche se ovviamente adesso sente (eccome) il peso di quegli anni. Nel 2017 Appeal decise di sfruttare la popolarità degli open world per far tornare il suo capolavoro, con il remake Outcast Second Contact: un'operazione che, sfortunatamente, ha avuto molte più ombre che luci.

Oggi gli autori hanno deciso di riprovarci con il sequel Outcast: A New Beginning, disponibile solo su PC, PS5 e Xbox Series X|S e che vede protagonista ancora una volta il soldato Cutter Slade, anche se un po' più invecchiato rispetto a come lo avevamo lasciato nel primo episodio.

Vediamo se con questo sequel possiamo davvero assistere a un grande ritorno, o se i bei ricordi del passato andavano lasciati lì dov'erano.

Un ritorno dal passato... in tutti i sensi

La storia riprende diversi anni dopo la fine del primo capitolo, riportandoci ancora una volta sull'affascinante pianeta Adelpha ad aiutare i Talan ad affrontare una nuova minaccia: letali droidi e robot mandati dagli umani a conquistare il pianeta per le sue preziose risorse.

La nostra missione sarà quella di riuscire ad aiutare abbastanza a lungo le città più importanti per guadagnarci la loro fiducia ed alleanza, così da poter contare su di loro nel momento del bisogno e riportare finalmente l'equilibrio e la pace.

Se la trama vi sembra fin troppo somigliante a produzioni cinematografiche come gli Avatar di James Cameron, probabilmente non è affatto un caso: la narrazione non brilla particolarmente per originalità e, come spesso accadeva negli anni '90, sembra più che altro un pretesto per portare i giocatori dal punto A al punto B della situazione.

La trama di Outcast: A New Beginning sembra più un pretesto per il gameplay, anche se tenta di prendersi troppo sul serio.
Fortunatamente, almeno non sarà necessario aver giocato il primo episodio per capire tutti i risvolti della trama: viene convenientemente usata come scusante un'amnesia del protagonista, che ci permetterà di scoprire passo dopo passo tutti gli aspetti più importanti della vita di Cutter Slade e del suo rapporto con la popolazione del pianeta Adelpha, senza temere di lasciarsi sfuggire nulla di realmente importante.

Outcast: A New Beginning (lo trovate su Amazon) cerca però di prendersi molto sul serio anche quando è molto difficile riuscire a farlo, proponendo anche sul finale momenti che dovrebbero essere drammatici ma che invece finiscono per ottenere l'effetto opposto per via della loro rapidità — e assurdità.

La situazione non è aiutata neanche da alcuni bizzarri errori di bilanciamento audio, che a volte possono cambiare improvvisamente il volume dei dialoghi o renderli inascoltabili, per via di effetti sonori troppo forti.

Un open world ricco di colori

Se la trama non sarà certamente ricordata a lungo dai giocatori di Outcast A New Beginning, è evidente che dal punto di vista del gameplay Appeal abbia cercato di rispondere ad alcune critiche relative al remake del primo capitolo.

Per provare a scongiurare il più possibile la monotonia durante il passaggio tra una zona e l'altra, gli sviluppatori hanno infatti pensato bene di fornire a Cutter Slade un utilissimo jetpack: ciò permetterà al nostro eroe non solo di muoversi rapidamente a terra, ma anche e soprattutto di sviluppare poteri per attraversare al meglio le zone aeree.

Per quanto a livello tecnico non sia certamente un gioco dotato di muscoli — rendendo difficile capire come mai sia uscito solo sulle console di ultima generazione — la direzione artistica è sicuramente l'aspetto migliore di questa produzione. 

È davvero difficile riuscire a ricordare in tempi recenti un open world così luminoso e ricco di colori come quello proposto in A New Beginning, in grado di incentivare l'esplorazione proprio per via di paesaggi così belli da vedere e dettagliatamente strutturati.

Peccato che questa direzione artistica non sia stata accompagnata da un comparto tecnico all'altezza o da feature di gioco adeguate, facendo notare ben presto, ad esempio, combattimenti decisamente troppo semplici e una scarsissima varietà di nemici e missioni da completare.

La direzione artistica è sicuramente l'aspetto migliore di questa produzione, anche se la qualità tecnica è rivedibile.
I droidi e robot tendono infatti ad essere solo semplici varianti di design visti e proposti all'infinito dall'inizio alla fine, ma neanche le creature selvatiche native del pianeta riescono a brillare in originalità.

 Con buona probabilità, in una manciata di ore avrete già visto tutti gli avversari che il gioco ha da offrire, salvo qualche recolor con ben poche differenze.

Le missioni tendono invece a essere semplici fetch quest, distruzione delle basi nemiche o perfino una sorta di girotondo intorno alle città di Adelpha per parlare con i diversi abitanti.

Per provare a smorzare un po' la ripetitività, Outcast A New Beginning ha provato ad introdurre anche alcuni mini-giochi secondari, ma la proverbiale toppa ci è sembrata peggiore del buco: i controlli si sono rivelati spesso troppo macchinosi per poter davvero far divertire gli utenti, finendo per spingerli a non provare neanche ad avviare questo tipo di quest.

Un esempio che possiamo citarvi risiede in quelle missioni secondarie che ci richiedono di cavalcare creature aliene nel cielo, tra le più scomode che abbiamo mai provato.

Non solo non è possibile regolare la telecamera durante questi movimenti in aria — per motivi che francamente non riusciamo a comprendere — ma i controlli sono spesso frustranti e poco chiari rispetto a quanto un giocatore potrebbe aspettarsi.

È uno di quei rari casi in cui dovreste provare voi stessi per credere e capire davvero, ma non è qualcosa che vi consigliamo di fare, francamente.

Tante luci e ombre

Se avete letto fino a questo momento, sembrerebbe che in Outcast A New Beginning ci sia ben poco da salvare, ma in realtà non è affatto così: per quanto le battaglie non siano particolarmente impegnative, la profondità della gestione in sé delle armi ci ha lasciato positivamente sorpresi.

Cutter Slade ha a disposizione soltanto due armi da fuoco — la seconda sarà sbloccata pochi istanti dopo aver completato il tutorial iniziale — ma ampiamente personalizzabili con tanti moduli a scelta da sbloccare.

Questi moduli possono cambiare completamente il modo in cui la nostra arma si comporta in battaglia, permettendoci ad esempio di avere un fuoco più rapido, una cura automatica, l'applicazione di mine esplosive sui nemici e così via.

Anche se i combattimenti non sono all'altezza, la personalizzazione delle armi ci ha sorpreso positivamente.
Avanzando nella campagna si sbloccherà anche la possibilità di potenziarle ulteriormente spendendo specifiche risorse, trasformandoci in vere e proprie macchine da guerra, con quindi un gameplay potenzialmente diverso per ogni giocatore.

Sfortunatamente, come abbiamo accennato più volte, le battaglie in sé non fanno assolutamente nulla per incentivare la creatività dei giocatori, ma è stato sperimentare il più possibile con queste meccaniche ciò che ci ha fatto divertire di più. Ci auguriamo che ciò possa essere un'ottima base di partenza per il prossimo progetto di Appeal.

Abbiamo apprezzato molto anche la libertà di movimento concessa ai giocatori grazie al jetpack: sebbene alcune missioni secondarie possano richiedere di aver sbloccato determinati poteri, non sono davvero obbligatori per iniziare e spesso potrete riuscire a completare ugualmente delle quest sfruttando le abilità già a vostra disposizione.

La nostra sensazione finale è che Outcast A New Beginning avrebbe dovuto essere un gioco lineare, piuttosto che un open world: può sembrare un paradosso, considerate la già citata importanza dell'IP per questa tipologia di giochi, ma ciò avrebbe permesso di sfruttare al meglio i punti di forza dell'avventura.

Proprio a causa della sua natura a mondo aperto, il gioco sembra infatti pieno di feature che nella maggior parte dei casi non utilizzerete mai, infilate perché "necessarie" per aggiungere contenuti: ad esempio, in oltre venti ore non abbiamo mai neanche provato a utilizzare un negozio per acquistare e vendere oggetti, semplicemente perché non sembravano essere davvero necessari.

Potremmo citare tanti piccoli inciampi di questo genere, che purtroppo non hanno fatto altro che lasciarci l'amaro in bocca per quella che poteva essere una piccola sorpresa del 2024.

Se non altro, a differenza di tanti altri open world sul mercato, il ritorno di Outcast è consapevole di dover durare "il giusto" e non intende trattenere i giocatori oltre le venti ore circa, che diventano anche meno se seguirete solo le missioni principali. 

Almeno in questo, Outcast vuole ancora provare a dare qualche lezione al mercato, ma avrebbe dovuto apprenderne a sua volta anche tante altre.

Voto Recensione di Outcast: A New Beginning | Recensione


6.3

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Incentiva la libertà dei giocatori

  • Il jetpack per l'esplorazione è un'ottima idea

  • Non è eccessivamente longevo

  • La direzione artistica è il suo più grande pregio...

Contro

  • .. ma la qualità grafica non è all'altezza

  • Diverse scelte di game design sono discutibili

  • La trama è davvero ridicola

  • Qualche bug e stuttering di troppo

Commento

Outcast: A New Beginning forse si è rivelato un ritorno troppo ambizioso per la storica IP ma, nonostante i suoi enormi limiti, ci sono tanti aspetti positivi da prendere in considerazione. La direzione artistica permette ad Adelpha di brillare di luce propria — quasi letteralmente — e di trasformarlo in un open world davvero piacevole da esplorare, ma il tutto viene sfortunatamente limitato da clamorose ingenuità di game design. Con un po' di cura in più, il ritorno di Cutter Slade poteva rivelarsi una piccola sorpresa, ma allo stato attuale è poco più di un titolo che può dare divertimento a chi cerca un open world senza troppe pretese, senza granché da aggiungere al mercato in cui vuole inserirsi. Magari la terza volta sarà quella buona — se mai ci sarà.
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