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Recensione

Gemini Man, un film dal doppio carattere - Recensione

Abbiamo visto Gemini Man, il nuovo action movie con Will Smith diretto da Ang Lee! Leggi la recensione!

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Avatar di Marcello Paolillo

a cura di Marcello Paolillo

Editor-In-Chief

Pubblicato il 09/10/2019 alle 15:53
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  • Pro
    • Visivamente incredibile.
    • Will Smith sa il fatto suo.
  • Contro
    • Narrativamente debole.
    • È 'solo' un esperimento cinematografico.

Il Verdetto di SpazioGames

7.7
Gemini Man è un film che non va oltre il suo sorprendente aspetto tecnico, davvero mozzafiato nel mostrare immagini in 3D e con un High Frame Rate di ripresa a 120 fotogrammi al secondo. Senza contare che ammirare un Will Smith combattere contro una versione ringiovanita di se stesso non è una cosa che capita di vedere tutti i giorni sul grande schermo. Ad ogni modo, l'action movie diretto da Ang Lee (Hulk, La Tigre e il Dragone, Vita di Pi) è un prodotto che non può e non vuole andare oltre la sua etichetta di film sci-fi tout court vagamente anacronistico, ma confezionato così bene che tutte le sue mancanze dal punto di vista narrativo possono (e devono) essere tranquillamente messe in secondo piano dallo spettatore, visto che in questo caso si parla di un prodotto di puro intrattenimento.

Gemini Man è un film diverso dai classici action movie a cui siamo abituati normalmente. Il regista vincitore di ben due premi Oscar Ang Lee (La Tigre e il Dragone) ha sempre messo avanti la tecnica prima ancora che la sostanza, e questa semplice regola è ben esposta anche nel progetto che vede non uno, bensì due Will Smith cercare di eliminarsi l’un l’altro. Meglio chiarirlo subito, infatti: visivamente, Gemini Man è una delle cose migliori che vedrete al cinema di questi tempi. Semplicemente impressionante. L’uso sperimentale della tecnologia applicata al grande schermo raggiunge vette assolutamente fuori di testa, grazie a un 3D e con un High Frame Rate di ripresa a 120 fotogrammi al secondo che in alcune scene vi farà letteralmente cadere la mascella per terra. E i combattimenti, per quanto estremamente coreografici spesso oltre la logica della gravità, sapranno davvero stupirvi per inventiva e resa a schermo. Peccato solo che gran parte del resto sia stato scarificato sull’altare della resa tecnica.

Il sosia è tutto meno che se stesso

La trama del film è alquanto lineare: Henry Brogan (Will Smith) è uno dei migliori sicari attualmente in circolazione, al soldo della Defense Intelligence Agency. Arrivato all’età di 51 anni, Henry capisce che è giunto il momento di appendere ‘il fucile al chiodo’, non prima di aver accettato un ultimo incarico, smettendo subito dopo di indossare i panni del killer a pagamento. La cosa non va propriamente a genio alla DIA, tanto che ben presto i servizi governativi americani decidono di mettere sulle tracce di Henry un nuovo agente speciale piuttosto particolare e unico nel suo genere, il quale sembra avere le fattezze dello stesso Brogan, ringiovanito. Tra i due super sicari prenderà presto il via una caccia senza esclusione di colpi, sino al naturale risvolto della vicenda. Per il suo ultimo film Lee imbastisce una storia semplice, senza grosse pretese di eccellenza e che ricorda da vicino alcuni celebri action movie anni ’90 (o meglio di inizio anni 2000, in cui tematiche come quella della clonazione, assieme a sequenze action al rallenty la facevano da padrone).

Tutto, dalla scrittura alla recitazione ai movimenti di macchina, ricordano i film d’azione del secolo scorso, se non fosse che dietro vi è uno dei più grandi esperimenti tecnologici degli ultimi anni, lato cinema. Il de-aging (ossia la tecnologia in grado di ringiovanire un attore a schermo), al netto di qualche sbavatura, è riuscitissimo, tanto che in alcune sequenze sembrerà davvero di ammirare il Will Smith dei tempi d’oro (vale a dire quello di Willy, il principe di Bel-Air). Buoni anhe i comprimari, dal villain Clive Owen alla spalla tutta al femminile interpretata da Mary Elizabeth Winstead.

L’iperrealismo della messa in scena va di pari passo a coreografie che non tradiscono la visione di Ang Lee e il suo coraggio di andare oltre le convenzioni, al netto di la semplicità della narrazione che rende Gemini Man un film piuttosto canonico dal punto di vista della semplice sceneggiatura. Will Smith entra nella sua dimensione action di puro intrattenimento e arricchisce un’esperienza sostenuta principalmente dalle tecnologie usate da Lee, la cui qualità rimane – senza dubbio alcuno – il vero leitmotiv della pellicola. Dopotutto alla fotografia troviamo Dion Beebe, vincitore di un premio Oscar, senza dubbio un artista che mastica molto bene tutto ciò che ruota attorno al digitale.

Lee, dopo il precedente Billy Lynn (anch’esso a 120 fotogrammi al secondo) si riconferma uno sperimentatore, secondo in bravura solo a un altro ‘mostro’ di tecnica cinematografica come Robert Zemeckis. Scordatevi però il tema del ‘doppio’ trattato alla maniera di Fight Club, Mulholland Drive e del più recente Noi di Jordan Peele. Gemini Man vuole essere ‘solo’ un film d’azione esplosivo, forte di una tecnologia al servizio dell’estetica e della frenesia, con sequenze così iperreali (complice anche la tridimensionalità generale) da rendere l’effetto finale più vicino a un giro sulle montagne russe. Inutile cercare velleità narrative o trame dal risvolto psicologico, non ne troverete: il film di Ang Lee è infatti un lungometraggio assolutamente ‘bidimensionale’ al di là del suo spiccato – e sinceramente inattaccabile – valore tecnologico, nonostante al netto delle sue mancanze il risultato finale crei in ogni caso un’esplosione di immagini mai visti prima sul grande schermo. Anche solo per questo, Gemini Man è un film da gustarsi rigorosamente al cinema (meglio se in una sala dotata di un ottimo impianto video e audio) dal 10 ottobre in Italia.

+ Visivamente incredibile.

+ Will Smith sa il fatto suo.

- Narrativamente debole.

- È 'solo' un esperimento cinematografico.

7.7

Gemini Man è un film che non va oltre il suo sorprendente aspetto tecnico, davvero mozzafiato nel mostrare immagini in 3D e con un High Frame Rate di ripresa a 120 fotogrammi al secondo. Senza contare che ammirare un Will Smith combattere contro una versione ringiovanita di se stesso non è una cosa che capita di vedere tutti i giorni sul grande schermo. Ad ogni modo, l’action movie diretto da Ang Lee (Hulk, La Tigre e il Dragone, Vita di Pi) è un prodotto che non può e non vuole andare oltre la sua etichetta di film sci-fi tout court vagamente anacronistico, ma confezionato così bene che tutte le sue mancanze dal punto di vista narrativo possono (e devono) essere tranquillamente messe in secondo piano dallo spettatore, visto che in questo caso si parla di un prodotto di puro intrattenimento.

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