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Recensione

Ys Memories of Celceta

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Editor

Pubblicato il 19/02/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Informazioni sul prodotto

Immagine di Ys: Memories of Celceta
Ys: Memories of Celceta
  • Sviluppatore: Falcom
  • Produttore: Xseed
  • Piattaforme: PC , PS4 , PSVITA
  • Generi: Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 13 febbraio 2014 (PS Vita) - 25 luglio 2018 (PC) - 19 giugno 2020 (PS4)

Dopo aver riportato la saga in auge, soprattutto sui palcoscenici PSP e PC, Falcom, per la gioia dei videogiocatori di vecchia guardia, offre anche ai possessori di PSVita la possibilità di vestire i panni di Adol Christin, leggendario avventuriero pel di carota, protagonista di alcune tra le più belle avventure di stampo ruolistico mai apparse su console.La fama ottenuta dal marchio negli anni recenti non è stata (tristemente, aggiungiamo noi) proporzionale alla qualità dei giochi della serie (peraltro tantissimi, tra spin off, seguiti e remake), eppure esiste uno zoccolo duro di appassionati che non ha mai smesso di seguire le peripezie dello smemorato Adol: noi apparteniamo allo zoccolo duro, ed eccoci qui a raccontarvi Ys: Memories of Celceta.

Perdo la memoria più spesso del portafogliRiproposizione dell’ottimo quarto capitolo della serie, giocato dai più stagionati su PC Engine, Memories of Celceta si inserisce nella prima parte della linea temporale della serie, mostrandoci un Adol Christin più impetuoso e inquieto che mai, dall’alto dei suoi diciott’anni: come per tutti i capitoli della serie, il gioco non richiede alcuna conoscenza pregressa della serie per essere fruito, rivelandosi quindi un ottimo punto di partenza per quanti, per vari motivi, si avvicinino solo adesso al mondo di Ys.Prima ancora dello scorrere dei titoli di apertura, assisteremo ad una scena in cui il nostro protagonista, completamente svuotato dalle forze fisiche e mentali, si trascina stancamente per un villaggio, finendo col perdere i sensi dopo uno spintone ricevuto da un poco amichevole passante.Aiutato dalla locandiera, il nostro si risveglia senza però ricordarsi nulla, a partire dal suo nome: solo il repentino arrivo di Duren, fido compagno di avventure di Adol, rischiara il buio pesto che c’è nella testa del nostro eroe, che presto, complici le esigenze della cittadina di Casnan, torna a fare ciò che gli riesce meglio: l’avventuriero.Il topos della perdita della memoria, largamente abusato in ambito videoludico, è un marchio di fabbrica della serie, e per quanto possa risultare trito, rende il protagonista una pagina bianca, a disposizione del giocatore.Nonostante qualche timido tentativo si fosse intravisto in Ys Seven, la qualità degli intrecci narrativi della saga Falcom è sempre stata al più trascurabile, e Memories of Celceta, nonostante il discreto spessore di alcuni dei compagni di viaggio dell’eroe principale, non fa eccezione: i dialoghi sono ridondanti, i villaggi desolatamente vuoti, e i personaggi non giocanti uno spreco di spazio.Insomma, chi in un gioco di ruolo, sebbene di azione, cerca soprattutto una storia ben scritta, farebbe bene a tenersi alla larga.

Il sistema di combattimento è rock…Dove invece la serie ha sempre raggiunto picchi di eccellenza è nel sistema di combattimento, che già ci aveva pienamente soddisfatto nel suddetto settimo capitolo: Memories of Celceta affina senza sconvolgere, proponendo un sistema di combattimento ancora più adrenalinico, con il controllo diretto di uno dei personaggi del party (che non è necessariamente Adol) affidato ai pulsanti frontali di PSVita, a valorizzare i riflessi e la rapidità d’esecuzione del giocatore.Differentemente da molti degli hack’n’slash presenti sul mercato, l’ultima fatica Falcom tende a premiare la velocità e la reattività piuttosto che la forza bruta, offrendo una finestra di danni raddoppiati al giocatore che sa schivare all’ultimo istante un attacco avversario, nonché dei personaggi del party più effettivi a quanti riescano a subire pochi danni.Le abilità in combattimento dei nostri due accompagnatori, infatti, sono inversamente proporzionali ai danni che i mostri ci infliggono, cosicché il giocatore attento alle parate e alle schivate possa beneficiare di un consistente aiuto in battaglia, a differenza di quello che punta solo su un inventario pieno di oggetti curativi.Quando non scade nel caos più totale (cosa che, onestamente, ci è capitata solo in un paio di circostanze lungo tutta l’avventura), il battle system è quanto di più frenetico e divertente si sia visto ultimamente sulla console portatile Sony, una danza ritmata di attacchi furibondi, schivate all’ultimo secondo e istantanei cambi di personaggio, atti a sfruttare appieno le peculiarità del party: ogni nemico sarà più o meno sensibile ad un certo tipo d’attacco, rendendo consigliabile l’utilizzo dell’uno piuttosto che dell’altro tra i personaggi al nostro comando.Lo stesso avviene anche durante le lunghe fasi esplorative, in cui la possibilità di aprire bauli o eliminare ostacoli insormontabili, ognuna esclusiva per un personaggio, donerà varietà al nostro girovagare per il bosco di Celceta, che saremo incaricati di mappare sin dalle primissime battute di gioco.Il gameplay di Memories of Celceta, insomma, conferma quanto di buono questa serie ha saputo fare in ventisette anni di carriera, puntando forte su un sistema di combattimento assai semplice da digerire ma non privo di sfaccettature e un’esplorazione mai scriptata, seppure mai davvero libera.Rispetto al recente passato, abbiamo apprezzato la diversa distribuzione e l’ottimizzazione delle sessioni di backtracking, forse eccessive nell’ultimo capitolo visto su Playstation Portable, un po’ meno la cronica mancanza di attività secondarie di rilievo, figlia della bidimensionalità dei villaggi di cui si diceva sopra.

…la colonna sonora pure!Un altro dei pilastri dell’esperienza di gioco di tutti gli Ys, indipendentemente dalla data di uscita e dalle console ospite, è sempre stata l’eccellente qualità della colonna sonora, responsabile, insieme al sistema di combattimento, di far scorrere parecchia adrenalina nelle vene dell’utente.Memories of Celceta ripercorre le orme dei predecessori, proponendo alle nostre orecchie una serie di tracce di grande impatto, in cui il violino e la chitarra si elevano sul resto, con un effetto finale davvero notevole, soprattutto durante le fasi di combattimento ed esplorazione: non possiamo che consigliarvi caldamente un bel paio di cuffie.A fronte di tanta magnificenza sonora, il doppiaggio e la cosmesi si rivelano poco più che comprimari: l’uno annega nella generale piattezza dei personaggi cui sarebbe chiamato a dar vita, l’altra appare decisamente anacronistica su uno schermo che ha visto di molto meglio come l’OLED di PSVita.Non abbiamo alcun dubbio sul fatto che alcuni degli asset di Ys Seven siano stati qui ripresi, e, se la cosa potrebbe essere accettabile viste le dimensioni e il budget del team di sviluppo, il risultato finale lascia nondimeno l’amaro in bocca.La bontà dei disegni originali e degli intermezzi in stile anime non basta a mascherare modelli poligonali rozzi e spigolosi, mossi da un comparto animazioni legnoso e poco credibile: Memories of Celceta avrebbe fatto un figurone su PSP, ma su PSVita andava fatto qualche sforzo in più.La longevità, infine, soffre un po’ della mancanza di missioni secondarie di un certo spessore, ma si attesta comunque su livelli più che buoni, tra le 30 e le 35 ore di gioco, senza contare la possibilità di ricominciare con il New Game Plus a gioco ultimato.

– Combattimenti entusiasmanti

– Largo spazio all’esplorazione

– Colonna sonora da urlo

– Adatto agli appassionati quanto ai neofiti

– Tecnicamente arretrato

– Nessuno sforzo a livello narrativo

– Poche missioni secondarie (e nemmeno tanto buone)

8.0

Esattamente come su PSP e PC, la formula funziona anche su PSVita: Ys: Memories of Celceta è un action rpg conscio dei suoi punti di forza e delle sue debolezze, e come tale scommette sui primi, trascinando il giocatore in un’avventura nel senso più puro del termine, dove i fatti contano più delle parole e i combattimenti più dei villaggi.

La trama minimalista e autoconclusiva e un generale abbassamento della difficoltà a livello Normal ne fanno, peraltro, uno degli esponenti della serie più indicati per quanti stanno pensando di entrare per la prima volta nel colorato e sognante mondo di Ys.

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