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Recensione

Warriors of the Lost Empire

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Avatar di Star Platinum

a cura di Star Platinum

Pubblicato il 08/12/2008 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

5.5

Il genere dei Giochi di Ruolo alterna spesso periodi fortunati ad altri meno brillanti, in cui giochi teoricamente validi e dal buon potenziale si rivelano troppo spesso essere delle mezze delusioni a causa di scelte non propriamente felici da parte degli sviluppatori. Questa è purtroppo la sorte che sembra essere toccata anche a Lost Regnum – Warriors of Lost Empire, titolo sbarcato in Europa con parecchio ritardo rispetto all’originaria pubblicazione in terra nipponica e decisamente lontano dagli ottimi standard qualitativi raggiunti dalla piccola console di casa Sony. Entriamo nel dettaglio però, andando ad analizzare cosa non funziona in questo titolo.

A volte ritornano…Premesso che ogni GdR potrebbe essere distinto in due categorie ben precise, ognuna legata in modo più o meno marcato ad un approccio strategico piuttosto che dinamico, WoTLE potrebbe ricordare molto da vicino alcuni prodotti degli anni Novanta, tra cui un certo Golden Axe, nonostante le evidenti e notevoli differenze presenti tra i due giochi. Fin dai primi momenti, l’atmosfera colloca l’utente all’interno di un contesto decisamente poco originale, ma tutto sommato apprezzabile e con un buon potenziale a livello di sviluppo narrativo. La storia racconta di un regno del passato messo sotto assedio da mostrosità di ogni sorta e banditi della peggior specie. In questo contesto tutt’altro che rassicurante ed originale, sarete chiamati a farvi strada verso la cittadella con l’intento di riconquistarla e liberare l’imperatore Hadrianus dalle grinfie dei suoi assalitori. Tutto ciò potrebbe far pensare ad un’avventura decisamente poco riflessiva ed infatti ad avvalorare questa tesi ecco che troverete dei personaggi selezionabili piuttosto familiari per tipologia e caratteristiche. Il vostro paladino potrà infatti essere selezionato tra l’Highlander, l’Amazzone, il Gladiatore e l’Esploratore Oscuro. Come da programma ogni guerriero dispone di un proprio set di attacchi e magie, pertanto starà a voi scegliere se affidarvi all’equilibrio o privilegiare un’abilità piuttosto che un’altra, in base allo stile di vostra preferenza.

Il labirinto infinitoLa struttura che muove gli ingranaggi di WoTLE appare senza dubbio molto limitata e poco approfondita, calando il giocatore all’interno di numerosi labirinti, sotterranei e prigioni e richiedendo un continuo ed incessante scontro con ogni creatura che vi si porrà di fronte per impedirvi di proseguire il vostro cammino. Nonostante l’approccio ai combattimenti cambi in minima parte in base ai personaggi scelti, per la maggior parte del tempo vi ritroverete a compiere sempre le stesse azioni, evintando i mostri, spostandovi di zona in zona ed utilizzando alcune magie nei momenti opportuni. Questo in sintesi è ciò che accade e, come potrete immaginare, l’azione tende a diventare noiosa già dopo pochi minuti in quanto gli stimoli a proseguire appaiono davvero insignificanti e soltanto i giocatori di vecchia data potrebbero trovare ancora attraente un gameplay fin troppo ispirato alle glorie del passato dei giochi fantasy, ma decisamente meno coinvolgente e riuscito, a distanza di tanti anni da quel periodo. La possibilità di giocare insieme ad un secondo giocatore è apprezzabile, ma all’atto pratico non aggiunge nulla in termini di giocabilità e, anzi, appesantisce ulteriormente un prodotto fin troppo limitato a livello di scelte effettuabili.Il grado di personalizzazione dei personaggi, necessario e fondamentale in ogni buon GdR degno di tal nome, è limitato alla possibilità di poter acquistare oggetti ed altri items nei negozi sparsi per le varie locazioni, oltre che nella possibilità di poter utilizzare un numero di armi decisamente consistente (oltre centocinquanta in totale), supportate anche dall’acquisizione di nuove e più letali tecniche d’attacco, ma in definitiva il gioco non riesce mai a cambiare marcia proponendo situazioni davvero appaganti.

Barbarie tecniche e non soloIn ultima analisi l’esperimento non può che dirsi miseramente fallito. Quando tutti speravano di aver trovato finalmente un titolo che potesse dare nuovo vigore ad una meccanica ormai collaudta, ecco l’amara sorpresa. Warriors of the Lost Empire si rivela un prodotto sviluppato in maniera troppo superficiale, povero di contenuti e noioso al’inverosimile. A tutto ciò inoltre si aggiunge una realizzazione tecnica ben al di sotto degli standard raggiunti da PSP.Graficamente i personaggi sono discretamente realizzati, ma non convincono né dal punto di vista della caratterizzazione, né per i pochi dettagli che caratterizzano i modelli poligonali. Gli scenari invece riecreano discretamente le tipiche ambientazioni del genere, proponendo livelli ben progettati e discretamente lunghi, contornati da effetti di luce apprezzabili. Numerose le creature da affrontare, ma gli schemi d’attacco si rivelano presto simili tra loro, così come anche le tipologie dei nemici, decisamente troppo stereotipate. Buona la realizzazione dei boss, peccato solo che influisca negativamente nella gestione del combattimento anche a causa di una telecamera virtuale che, posta alle spalle del giocatore, porta altro caos in campo.Anonimo e ma l realizzato il sonoro, con musiche dotate di scarsa intensità ed alcuni degli effetti sonori peggiori mai sentiti sul portatile Sony.Il tentativo di rimediare alla pochezza della struttura proponendo una modalità coop per due giocatori non migliora la situazione ed il gioco resta quindi confinato tra un livello qualitativo discreto (purtroppo non raggiunto) ed una preoccupante mediocrità di fondo, che difficilmente abbandonerà il giocatore durante l’azione.

– Discretamente divertente

– Gameplay classico…

– Realizzazione tecnica poco oltre la sufficienza

– Ripetitivo all’inverosimile

– …ormai decisamente datato

– Poco coinvolgente

5.5

Warriors of the Lost Empire si rivela un prodotto decisamente al di sotto delle possibilità di cui dispone la PSP. Il gioco, risultando molto datato a livello di concept e supportato da una realizzazione tecnica non certo esaltante, non riesce ad offrire alcun elemento degno di nota, finendo per risultare scontato fin dai primi minuti ed apprezzabile solo dai nostalgici legati a vecchi classici del passato quali ad esempio il mitico Golden Axe, con cui questo titolo condivide in parte alcuni elementi, senza però raggiungerne qualitativamente il livello. Un gioco giunto in Europa molto in ritardo rispetto all’originaria pubblicazione giapponese e proprio per questo poco favorito dall’evoluzione sempre più articolata del mercato videoludico attuale.

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