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Recensione

Tales of Hearts R

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Avatar di Gianluca Arena

a cura di Gianluca Arena

Editor

Pubblicato il 21/11/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Nonostante una libreria di JRPG davvero invidiabile, con Persona 4 The Golden nel ruolo di scintillante punta di diamante, PlaystationVita mancava, almeno in occidente, di un episodio della lunga ed amata saga dei Tales of di Bandai Namco, una mancanza ancora più strana se considerato che invece la “rivale” 3DS, nonostante la minor potenza di calcolo, ha potuto beneficiare di una buona versione portatile di Tales of the Abyss.Quando i fan stavano iniziando a perdere la speranza ed affidarsi al mercato import, ecco l’annuncio tanto atteso, con Tales of Hearts R in arrivo nei nostri lidi, con tanto di sottotitolazione in italiano: all’appello manca ancora l’altro remake, Tales of Innocence R, ma, come si dice, chi s’accontenta, gode.

Bella senza SpiriaL’incipit giustappone due situazioni radicalmente opposte: nell’una, al cardiopalma, due fratelli fuggono a rotta di collo da una misteriosa assalitrice incappucciata, che li costringe su una rupe a strapiombo sul mare e affila gli artigli per sferrare l’attacco decisivo, salvo essere beffata dal tuffo dei due, che si gettano nel mare in tempesta e le sfuggono proprio all’ultimo istante.L’altra sequenza ha toni, colori e dialoghi molto più rilassati, con un nonno ed un nipote che si esercitano in un ridente boschetto, prendendosi in giro l’un l’altro e testando le rispettive abilità in combattimento: a quanto pare Kor, il nipote, ha sorpassato le abilità di Sydan, il nonno, famoso somatico.I somatici sono persone che riescono ad incanalare la loro energia spiritica in modo da darle forma fisica (in genere di armi) e il nostro adolescente discende da una generazione di grandi talenti, visto che anche la defunta madre era nota per saper padroneggiare il proprio soma come poche altre.Di lì a pochi minuti, questi due mondi vengono a collidere: Kor ritrova sulla spiaggia una bella pulzella priva di sensi, e da nobile marpione qual è, prova subito a praticarle la respirazione bocca a bocca, beccandosi, in tutta risposta, un bel pugno sul grugno: la ragazza è Kohaku Hearts, la ragazza in fuga nel primo spezzone di cui sopra, e ha un disperato bisogno di un Soma per qualche motivo. Kor la conduce allora ad un santuario dove suo nonno ne tiene uno di riserva, ma, lungo la strada, incontrano dapprima Hisui, protettivo e antipaticissimo fratello maggiore di Kohaku, e poi Incarose, ovvero la strega con il cappuccio che braccava i due fratelli.Per farla breve, l’incontro non sarà dei più piacevoli, e il povero nonno Sydan finirà col rimetterci le penne, mentre Kor, nel tentativo di usare il suo Soma per aiutare Kohaku, finisce invece per farsi prendere la mano e danneggiarne la Spiria (l’anima, di fatto), dando così il via ad un lungo viaggio alla ricerca dei frammenti di Spiria di Kohaku che si sono sparsi per tutto il mondo.Come appare evidente, i cliché si sprecano, ma, come tutti (o quasi) i titoli della serie Tales of non è tanto la storia in sé ad essere meritevole di attenzione, quanto il legame che si viene a creare tra i personaggi, le irresistibili scenette (alcune opzionali, altre no), i botta e risposta demenziali e i momenti di insospettabile introspezione psicologica.Insomma, difficilmente vi annoierete nel viaggio che vi porterà da un piccolo villaggio marittimo fino ai titoli di coda.

Passato e presenteBandai Namco ha affidato al team 7th Chord questo remake, e, considerata la base di partenza e le aspettative del pubblico odierno, il lavoro svolto è stato certosino e complessivamente più che soddisfacente, pur con qualche sbavatura.L’influenza degli ultimi episodi della serie (penso a Vesperia ma anche ai due Xillia) è evidente, e le modifiche apportate sono andate nella direzione di avvicinare il titolo a questi molto più che all’originale, uscito nel 2008 su DS in Giappone: pur mantenendo l’impianto narrativo (con la sola aggiunta di un personaggio inedito), il sistema di crescita dei personaggi e tutte le meccaniche legate alle ricette e alla raccolta di ingredienti in giro per il mondo, il team di sviluppo ha stravolto il sistema di combattimento e reintrodotto gli incontri casuali, donando a Tales of Hearts R un’identità tutta sua, che lo rende un peculiare unicum all’interno della saga.Il combat system bidimensionale, visto sulla console Nintendo sei anni fa, è stato sostituito da uno in tre dimensioni all’interno di arene circolari, non dissimile, per ritmo e meccaniche, da quello degli episodi più recenti su PS3 e Xbox 360: se con la croce direzionale di PSVita è ancora possibile muoversi su un piano 2D, l’analogico svincola il personaggio da limiti spaziali, consentendo di prendere di mira qualsiasi avversario sul campo di battaglia e, nel contempo, esponendolo ad attacchi provenienti da ogni direzione, a 360 gradi.Inutile dire che questa scelta modernizza i combattimenti, rendendoli più spettacolari e infinitamente più soddisfacenti, conferendo ad essi quel feeling da picchiaduro che ha attratto nuovi fan negli ultimi anni: se le prime ore potranno essere agevolmente superate con un button mashing indefesso, già a metà dell’avventura si richiederà un uso intelligente della parata (tasto quadrato), del doppio passetto indietro (due volte la direzione opposta all’attacco, tenendo premuto il tasto parata) e della possibilità di caricare una barra laterale per rilasciare sui malcapitati nemici delle vere e proprie Limit di potenza indescrivibile, peraltro diverse da personaggio a personaggio.Con quattro personaggi nel party, e impartendo ordini ai personaggi controllati dalla CPU, il livello di sfida non è mai proibitivo, onestamente, ma molti dei boss dell’ultimo terzo dell’avventura sapranno dare filo da torcere, a meno di non dedicarsi al grinding più sfrenato.A proposito di grinding, all’epoca delle release giapponese fece discutere la scelta di tornare ai combattimenti casuali, dopo che negli ultimi anni la saga sembrava aver virato verso nemici sempre visibili a schermo: la cosa può effettivamente annoiare, anche perché il design di alcuni dungeon si discosta dalla serie di corridoi vista di recente e potrebbe costringere a qualche combattimento in più, ma ho trovato la frequenza degli scontri sempre adeguata e mai troppo martellante.Insomma, una scelta di game design di certo insolita, ma non necessariamente penalizzante: pur ritenendo che sia sempre meglio lasciare in mano al giocatore la scelta di come e quanto combattere, Tales of Hearts R non mi ha mai messo i bastoni tra le ruote tanto da rendere l’esplorazione un supplizio.E sappiate che, nonostante lo si faccia in scenari terribilmente spogli, c’è parecchio da esplorare: si è tornati ad una mappa di gioco navigabile, e questo non potrà non far piacere ai fan più attempati del brand.Il sistema di progressione dei personaggi, basato su cinque caratteristiche dedicate per ognuno dei nostri combattenti, non lascia moltissimo spazio di personalizzazione al giocatore, ma risulta comunque efficace sul lungo periodo, e permette, alla pressione del tasto Start, di procedere con un’assegnazione automatica dei punti guadagnati passando di livello, una feature che sicuramente strizza l’occhio ad una nuova generazione di giocatori che potrebbe volersi cimentare con un JRPG classico.Vista la natura portatile della console ospite, sarebbe stato utile poter salvare in ogni momento, ma la distribuzione dei cristalli di salvataggio è generosa ed intelligente, e non mi ha mai costretto, durante le numerose ore di test, a salti mortali: tralasciando diverse sottoquest, soprattutto legate alle ricette, il mio counter di gioco segnava poco meno di 50 ore all’ultimo save point del gioco, segno di una longevità eccezionale, in linea con la tradizione dei Tales of.

Da DS a VitaIl compito per i ragazzi di 7th Chord era ingrato: le capacità tecniche della macchina che ospitava il titolo originale erano assai limitate, soprattutto se rapportate al performante hardware di PSVita, e lo stile anime del titolo richiedeva una certa perizia nella trasposizione.Il risultato finale, pur tradendo chiaramente la provenienza, soprattutto a livello di sfondi e ambientazioni, riesce a raggiungere un soddisfacente compromesso tra vecchio e nuovo, preservando il tratto gioioso, la palette cromatica brillante e i modelli che ben si adattano ai filmati in stile anime, e innalzando, nel contempo, la conta poligonale, senza tralasciare l’ampliamento del comparto animazioni e la stabilità del motore, che mai mostra incertezze di sorta.Non che lo stacco tra i filmati compressi provenienti da DS e quelli nuovi di zecca non si noti, anche solo per la diversa definizione, ma l’impressione è che, con i mezzi a disposizione, si sia fatto un buonissimo lavoro.Sebbene sia stata dettata da esigenze di budget più che da una precisa scelta registica (come confermato in una recente intervista dallo stesso Hideo Baba), l’accoppiata parlato giapponese – sottotitoli italiani è decisamente vincente: i versi e le voci scelte si sposano magnificamente con ognuno dei personaggi e generano attimi di sincera comicità, e la traduzione si è dimostrata curata e puntuale.

– Un Tales of in tutto e per tutto…

– Battle system frenetico vicino a quello dei nuovi episodi

– Mappa del mondo liberamente esplorabile

– Molto longevo

– …ma non uno dei migliori

– Gli scontri casuali potrebbero non piacere

– Tecnicamente tradisce le origini DS

8.0

Molti potrebbero obiettare che per l’esordio su PSVita della serie Tales of si potesse fare molto di più che un porting di un titolo vecchio di oltre sei anni, viste anche le capacità della console Sony, ma Tales of Hearts R ha fatto i compiti a casa e prendersela con il titolo sarebbe ingiusto e improduttivo: pur non portando in dote grosse novità alla serie, e nonostante un comparto tecnico che non riesce a dissimulare le umili origini, questo è un Tales of solido e godibile, e come tale non si può non raccomandarlo a tutti gli amanti della saga.

La scala ridotta e la possibilità di delegare al sistema la crescita dei personaggi, poi, lo rendono particolarmente adatto a quanti vogliano dare una possibilità a questa brillante epopea ruolistica pur senza alcuna conoscenza pregressa della stessa.

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