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Recensione

Lollipop Chainsaw

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a cura di Pregianza

Pubblicato il 19/06/2012 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Sempre più spesso si sente dire che nei videogiochi ormai è impossibile inventarsi qualcosa di nuovo e completamente originale, perché tutto ciò che poteva essere usato è stato usato. Potremmo scardinare alla base questa teoria in molti modi, ma nell’articolo di oggi ci basta nominare un certo game designer giapponese: Goichi Suda. L’eccentrico Suda 51 rappresenta uno dei più evidenti esempi di creatività illimitata del mondo videoludico. Se in passato avete esagerato con la peperonata e in sogno vi sono apparse visioni inenarrabili, ci sono ottime possibilità che le abbiate rincontrate in uno dei titoli di questa stramba mente nipponica. Ha infilato di tutto nelle sue opere, assassini con personalità multiple in grado di concretizzarsi, robottoni giganti, vecchiette armate con cannoni laser delle dimensioni di un minivan, personificazioni mistiche del bene e del male, e persino spade laser ricaricabili con una movenza molto simile a una… ci siamo capiti. Il fatto di avere un pozzo senza fondo ripieno di follia nel luogo ove comunemente un essere umano ha il cervello, ha permesso al buon Suda di guadagnarsi una schiera di fan appassionati, sempre desiderosi di scoprire fino a che punto il loro beniamino è in grado di spingersi. La sua ultima risposta a tale domanda è Lollipop Chainsaw, un action game che ha per protagonista una prorompente cheerleader armata di motosega alle prese con un’invasione di non morti. Che ci siano fin troppi punti in comune con la nota cacciatrice di vampiri Buffy è indubbio, ma ricordatevi che siamo parlando di Suda, e che la banalità nei suoi titoli non è di casa, specialmente con una squadra al seguito composta da membri del calibro di Akira Yamaoka e Jimmy Urine, e una sceneggiatura affidata a un mito dei B-movies come James Gunn. Saranno bastate queste premesse a creare il miglior gioco mai sfornato da Grasshopper Manufacture? Oggi ve lo sveliamo.

Un compleanno peculiareLa storia di Lollipop Chainsaw è estremamente semplice ma il setting è funzionale all’azione. L’avventura comincia il giorno del diciottesimo compleanno di Juliet Starling popolare Cheerleader della San Romero High School pronta a presentare alla sua famiglia il fidanzato Nick. Tutto nella norma, non fosse per uno stereotipatissimo goth dotato di poteri magici di nome Swan, che pensa bene di trasformare in zombie gran parte dei suoi compagni di classe e di evocare cinque potentissimi guardiani putrefatti per eseguire un non meglio precisato rituale. In mezzo a un casino di queste proporzioni una studentessa comune di solito farebbe una brutta fine nel giro di qualche minuto, ma non Juliet, che fa parte di una addestratissima famiglia di cacciatori di zombie. Viste le sue abilità, la protagonista non ci mette molto a raggiungere Nick, ma arriva troppo tardi e il poveretto viene morso. Dovendo ancora presentare il suo amato a genitori e sorelle, e non volendolo veder trasformato in una massa di carne in decomposizione, Juliet sceglie l’unica strada possibile: taglia la testa al giovane e la mantiene in vita con un complesso incantesimo. La nostra eroina si ritrova così a dover salvare la sua scuola dai non morti, con una testa mozzata come unico compagno.Premessa abbastanza eccessiva per un gioco di Suda? La risposta è sì, e anche se la narrativa non brilla per originalità o complessità è difficile non apprezzare i dialoghi over the top e i personaggi esagerati del gioco. Gunn ha fatto un buon lavoro, questo è un titolo politicamente scorretto, sboccato e demenziale, che vi strapperà più di qualche risata.

Sangue, arti mozzati e arcobaleniLollipop Chainsaw è un action game, e come tale il gameplay dovrebbe essere una colonna fondamentale della sua struttura. Il titolo tuttavia presenta delle grosse debolezze proprio nella giocabilità. Partiamo dalle basi, Juliet dispone di tre tipi di attacchi per eliminare i non morti: mosse veloci da cheerleader in grado di stordire i nemici, fendenti potenti con la motosega, e colpi bassi. Durante la campagna la ragazza acquisisce molteplici abilità extra, tra cui una invulnerabilità limitata caricabile a forza di uccisioni, la capacità di usare la motosega come se fosse un motore turbo, e quella di trasformarla momentaneamente in un potente fucile. Tale varietà di mosse dovrebbe garantire una certa ricchezza ai combattimenti, ma tutto si muove in modo eccessivamente lento. Juliet può schivare rapidamente, al punto da poter interrompere quasi qualunque colpo con una balzo, ma non basta a rendere fluide le battaglie, che troppo spesso vi vedranno semplicemente ripetere le solite due o tre combinazioni di colpi  contro orde di avversari barcollanti. Non che gli sviluppatori non abbiano tentato di variare un po’ le cose, sia chiaro. Le combo sono molteplici e possono venir acquistate con le monete cadute dagli zombie uccisi nei Chop2Shop, piccoli negozi sparsi per i livelli. In questi utili baracchini Juliet può acquistare anche vari potenziamenti al danno, alla salute e alla velocità di recupero, vestiti extra (che richiedono monete di platino speciali), e biglietti Nick, che possono venir attivati in qualunque momento e permettono di usare la testa del ragazzo in vari modi contro i nemici. Oltre a questo limitato sistema di crescita e poteri, la campagna contiene livelli di varietà davvero lodevole, le cui trovate riescono a mantenere alti il divertimento e l’attenzione del giocatore. Per farvi un esempio più concreto, durante le missioni vi troverete a dover salvare numerosi compagni di classe di Juliet in pericolo che se uccisi si trasformeranno in zombie élite molto pericolosi, a superare percorsi a ostacoli grazie alla turbo motosega, oppure a dover attaccare la testa di Nick su speciali corpi di zombie che faranno partire un breve rhytm game per passare alla fase successiva, e queste sono solo le prove più frequenti che vi si pareranno davanti. C’è persino un sistema a parte legato alle monete, la caccia scintillante, che conferisce un bonus ai guadagni quando si riescono a decapitare più zombie contemporaneamente. Il problema è che tutti questi ottimi extra sono solo il contorno di una base dai non pochi difetti, condita da numerosi quick time events che fanno poco o nulla per arricchire la formula. Se in un action game a fallire è il sistema di combattimento la situazione è grave, specialmente quando si considera che Suda ha il brutto vizio di creare titoli con grosse debolezze legate alla giocabilità ma apprezzabili in ogni altra caratteristica.Il gioco presenta anche una minuta componente multiplayer legata alle leaderboards online, è infatti possibile affrontare le sei missioni della campagna in modalità classifica e confrontare il proprio punteggio finale con il resto del mondo. Una aggiunta gradevole, ma scarsamente interessante.

Quando musica e follia si sposano alla perfezioneIl comparto tecnico è un altro tallone d’Achille dell’ultimo lavoro di Grasshopper. I personaggi principali sono ben caratterizzati e molto dettagliati, ma tutto il resto lascia molto a desiderare. Le ambientazioni sono scarne e poco curate, le animazioni sono in molti casi atroci, e tutti i livelli presentano un fastidioso effetto pop up che non è giustificabile vista la scarsità di poligoni su schermo. Ciò che salva la produzione dal punto di vista visivo sono l’eccesso di colori provocato dalle mosse della protagonista, e l’assurda spettacolarità di certe situazioni, in grado di far passare parzialmente in secondo piano l’aspetto grafico. Impossibile invece lamentarsi dell’audio, assolutamente stratosferico. La colonna sonora del gioco è probabilmente una delle migliori dell’ultimo decennio, risulta sempre azzeccatissima ed è spaventosamente variegata. Yamaoka e Jimmy Urine hanno fatto un lavoro eccezionale. Persino i doppiatori se la sono cavata egregiamente, e sono riusciti a rendere alla grande ogni singolo personaggio. Difficile non affezionarsi alla fusissima famiglia di Juliet, o alla povera testa di Nick, nonostante l’umorismo dei loro dialoghi derivi fin troppo spesso da doppi sensi delicati come un elefante in una cristalleria e da un linguaggio fin troppo colorito non apprezzabile da tutti.Il difetto principale del gioco, ahinoi, è la longevità. Si parla di una campagna in grado di durare a malapena sei ore, che difficilmente sarete spinti a rigiocare nonostante l’enorme quantitativo di sbloccabili. Il gioco ha due finali (quello “buono” lo si ottiene solo salvando tutti i compagni dagli zombie), e numerosi costumi extra per Juliet molto curati e ispirati a manga noti, ma non sono un incentivo sufficiente a riprendere in mano il pad una volta completato il tutto, anche alle difficoltà maggiori.

– Folle, esagerato, divertente e politicamente scorretto in puro stile Suda

– Lodevole varietà di situazioni durante la campagna

– Colonna sonora stratosferica

– Boss fight fuori di testa

– Corto, e difficilmente lo rigiocherete

– Combattimenti lenti e poco fluidi

– Livello di sfida bassino

– Tecnicamente mediocre

7.0

Lollipop Chainsaw è un gioco di Suda al 100%, nel bene e nel male. Come altre opere del folle game designer giapponese è un titolo a sprazzi brillante, eccessivo, divertente, esagerato e completamente fuori di testa, che purtroppo presenta delle gravi debolezze nel gameplay e nella durata. Se avete amato Killer 7 e No More Heroes quasi sicuramente amerete anche le avventure di Juliet, se invece l’umorismo tipico dei titoli Grasshopper vi rimbalza addosso Lollipop Chainsaw sarà per voi solo un breve action game con un sistema di combattimento mediocre e una gran colonna sonora.

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