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Recensione

Life Goes On: Done to Death

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Avatar di Francesco Ursino

a cura di Francesco Ursino

Pubblicato il 19/05/2016 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8

Nell’aprile del 2014 usciva Life Goes On, puzzle game creato da Infinite Monkeys Entertainment. A distanza di un paio d’anni, lo sviluppatore ha pensato bene di proporre una edizione completamente rinnovata del titolo, gratuita per i possessori dell’originale e disponibile su PC, Mac, Linux e PlayStation 4. Il progetto ora si chiama Life Goes On: Done to Death, e ci ha favorevolmente impressionato. Vediamo perché.

Morire per la causaQuesto puzzle game poggia su un’idea macabra ma al tempo stesso spassosa: per riuscire a venire a capo degli enigmi proposti, infatti, bisognerà mandare allo sbaraglio un numero imprecisato di cavalieri, che così dovranno essere impalati, bruciacchiati, spiaccicati, congelati, sparati da un cannone, e così via. Il perché di tutto ciò è presto detto, e il modo migliore per spiegarlo è un semplice confronto. Immaginate uno dei tanti enigmi di Portal, ma anche del più recente The Talos Principle, in cui è necessaria la pressione di un pulsante al fine di togliere di mezzo un ostacolo. Normalmente, in questo tipo di giochi il mezzo per ovviare al problema è uno strumento apposito (pensiamo all’adorato cubo da compagnia della saga Valve); in Life Goes On: Done to Death, invece, si dovranno utilizzare proprio i cavalieri. Questo significa che dovrà essere sacrificato un numero spropositato di quelle che potremmo definire vere e proprie vittime sacrificali che avranno così il compito, una volta morte, di sbloccare porte, meccanismi e quant’altro. Dal punto di vista narrativo, l’obiettivo di ognuno degli oltre 50 livelli di cui si compone il gioco non è altro che la conquista di vari graal per conto del nostro sovrano, alla disperata ricerca della “coppa della vita”. Si comprende come il tutto sia basato su un umorismo nero che, dobbiamo confessarlo, ci ha strappato più di un sorriso soprattutto alla fine dei vari livelli. Dopo ogni stage concluso, infatti, il gioco si soffermerà a darci nuove definizioni di vittoria (qualcosa come “In retrospect, I’m not sure how we called that Victory”, oppure “Victory! Have you no shame?!”).  Ogni cavaliere che andremo a sacrificare, poi, avrà un suo aspetto peculiare e, soprattutto, un nome il più delle volte spassoso come “The Fearless Baron Bob” o “Enfante Eliza of Southwark, daughter of Jim”. Non ci si deve lasciare ingannare, in ogni caso: la sfida proposta da Life Goes On: Done to Death sarà impegnativa e avvincente, e inizierà a richiedere concentrazione e creatività fin dai primi livelli.

Gli spuntoni sono miei amiciNonostante l’impianto estremamente spassoso, dunque, Life Goes On: Done to Death è un titolo che fa sul serio. Dal punto di vista del gameplay, infatti, i giocatori ritroveranno nel corso dei vari livelli alcuni dei meccanismi tipici dei puzzle game, i quali però saranno interamente basati sulla morte dei nostri cavalieri. Avremo così a che fare con i già citati pulsanti che, una volta premuti, daranno modo di eliminare una determinata minaccia, sia essa una fiamma che punta dritta verso di noi, ma anche un semplice passaggio sbarrato. Non mancano neanche piattaforme mobili, raggi congelanti, oppure flussi in grado di spingerci verso l’alto o verso il basso. Il primo meccanismo base con cui si verrà a contatto, in ogni caso, sarà rappresentato dalle classiche punte acuminate. Di norma, in ogni gioco l’obiettivo sarebbe quello di superare gli spuntoni, magari saltando su qualche piattaforma, in modo da continuare nel livello. In Life Goes On: Done to Death, invece, l’elemento che ci consente di attraversare le punte sarà rappresentato dai nostri cavalieri, visto che dovremo sacrificarne un certo numero, creando proprio una piattaforma di cadaveri prima di poter passare indenni. È questo difatti il meccanismo base del gameplay, che viene riproposto in forme e difficoltà differenti per tutta la durata del gioco. Come si può comprendere, dunque, si tratta di un’esperienza di gioco del tutto originale, in cui spesso ci si ritroverà a lambiccarsi il cervello per cercare di trovare un modo per uccidere i propri cavalieri; in realtà, non sarà solo importante come si muore, ma anche dove avviene il respawn. Nei vari livelli, infatti, saranno inseriti quelli che potremo definire checkpoint, che si attivano al nostro passaggio. Si tratta di un parametro da non sottovalutare, perché nel momento in cui manderemo all’altro mondo un nostro cavaliere la nuova vittima da accoppare verrà creata proprio in corrispondenza dell’ultimo checkpoint attivato; ciò significa, in sostanza, che un determinato enigma può essere risolto anche grazie alla posizione del respawn dei cavalieri.Possiamo dire che, dal punto di vista del livello della sfida, il gioco in questione si mantiene su livelli medi, a volte medio-alti, senza sfociare mai nella frustrazione. A tutto questo si accompagna un sistema di controllo via pad semplice ed efficace, che si basa sostanzialmente sulla sola funzione dello stick analogico sinistro e del pulsante dedicato al salto.Dobbiamo dire, dunque, che l’esperienza offerta da Life Goes On: Done to Death ci ha convinto: nonostante alcuni livelli possano richiedere qualche minuto di ragionamento, è giusto dire che il titolo riesce a divertire anche in brevi sessioni, senza risultare mai eccessivamente punitivo. Chi è abituato alle sfide cervellotiche di giochi come The Talos Principle, anzi, potrebbe trovarlo anche sostanzialmente semplice. Va detto che i più puntigliosi, però, troveranno pane per i loro denti grazie alle prove a tempo, che sfideranno i giocatori a terminare i livelli entro un determinato lasso di tempo e con un numero minimo di vittime. Il premio per i più valorosi è costituito da preziosi achievement. Difatti ci si potrebbe lamentare anche di una possibile ripetitività, ma ciò non è del tutto corretto, considerati i diversi tipi di enigmi che verranno proposti – prima singolarmente, e poi in combinazione – nei vari livelli. Non sembra costituisca un problema neanche la scarsa narrativa, che è difatti un mero pretesto per continuare ad affrontare i vari livelli.

Cavalieri senza pauraDal punto di vista estetico, non sembra che Life Goes On: Done to Death abbia molto da offrire: la realizzazione complessiva, difatti, è sicuramente sufficiente, e si basa su una grafica tutto sommato semplice e priva di particolari raffinatezze stilistiche. L’aspetto finale è da platform bidimensionale dai colori vivaci e, il più delle volte, con una palette cromatica che vira verso tinte scure, specie nei primi trenta livelli.L’audio, invece, si basa su degli accompagnamenti molto spesso ispirati e orecchiabili, sebbene difettino in varietà. Fanno sorridere in maniera crudele, invece, le urla di dolore dei poveri cavalieri che dovremo sacrificare per il bene comune. Dal punto di vista hardware, invece, non abbiamo niente da segnalare: la versione da noi provata, quella PC, non ha presentato problematiche, risultando invece leggera e decisamente ben gestibile.

HARDWARE

Requisiti minimi: Sistema operativo: Windows XP or later Processore: Intel Core 2 Duo 2.4 GHz Memoria: 2 GB di RAM Scheda video: Shader Model 3.0 support with 512MB Integrated Memory DirectX: Versione 9.0c Memoria: 625 MB di spazio disponibile

Requisiti consigliati:Sistema operativo: Windows XP or later Processore: Intel i3 3.3GHz or better Memoria: 4 GB di RAM Scheda video: Shader Model 3.0 Support and 1GB Dedicated Memory DirectX: Versione 9.0c Memoria: 800 MB di spazio disponibile

– Originale idea di fondo

– Livello di sfida mai frustrante

– Umorismo macabro ben riuscito

– Per i più esperti, forse, non costituirà una così grande sfida

– Potenzialmente ripetitivo

8.0

Spuntata fuori un po’ dal nulla, questa versione rinnovata di Life Goes On: Done to Death ci ha veramente divertito e ben impressionato. Il puzzle game in questione sa farsi ben volere grazie ad un impianto di gioco basato su un umorismo macabro e ben riuscito, e soprattutto grazie ad un gameplay che si fonda sull’originale idea di dover sacrificare i propri cavalieri per poter andare avanti. I vari stage propongono una progressione delle dinamiche di gioco ben studiata, mentre la difficoltà si mantiene su livelli medi, senza mai sfiorare punte di particolare frustrazione. I possibili difetti, volendo fare gli schizzinosi a tutti i costi, sono due: la possibile scarsa difficoltà della sfida complessiva (mitigata parzialmente dalla presenza di prove a tempo), e una potenziale ripetitività. Nel complesso, però, riteniamo che l’acquisto sia consigliato a tutti gli amanti dei puzzle game leggeri e divertenti.

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