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Recensione

God of War III Remastered

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Avatar di Pregianza

a cura di Pregianza

Pubblicato il 14/07/2015 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7

Cosa stanno combinando i Santa Monica Studio? Sì, siamo consapevoli del fatto che siano costantemente al lavoro su numerosi progetti come team di supporto, ma è davvero da molto tempo che non vediamo questa talentuosa squadra di sviluppatori impegnata nella creazione di un titolo maggiore. La nomea che la casa si è creata con i God of War fatica ancora a spegnersi, eppure si inizia a sentire il bisogno di un nuovo colossal, ormai richiesto con furore dai fan. 
Sony sembra esserne consapevole e, pur non avendo ancora annunciato nulla di simile, ha deciso di placare gli animi momentaneamente con la più basilare mossa fattibile sulla scacchiera delle uscite annuali: una riedizione di un vecchio capolavoro. 
Il gioco prescelto è God of War III, action game che al momento dell’uscita fece letteralmente andare a fuoco i nervi ottici dei giocatori con le sue meraviglie. La base dunque è solida, ma nel 2015 questo storico prodotto avrà ancora lo stesso impatto? E soprattutto, le modifiche apportate varranno davvero i 40 euro della versione scatolata? Siamo qui per svelarvelo, ovviamente.
Rabbia, furia, ira e un pizzico di incazzatura
Il terzo God of War fu un successo di critica e pubblico straordinario, un action hack ‘n’ slash di altissima qualità, in grado di entrare a far parte di diritto delle teste di serie del genere accanto ai suoi predecessori. Ottimo, ora assorbite bene la frase appena scritta, perché quello che facciamo da queste parti è principalmente analizzare i giochi, indipendentemente dal loro status, e per quanto l’oggetto di questa remaster sia ancora un titolo di elevata caratura, è tutt’altro che esente da difetti. Il primo è la narrativa, che vede Kratos finalmente al capitolo finale della sua interminabile vendetta contro gli dei e lo chiude nell’unico modo possibile per lo spartano: in un mare di sangue. Kratos non è mai stato un personaggio profondo. Iconico sì, certamente, ma il fantasma di Sparta ha raramente dimostrato un carattere ricco di sfaccettature durante la serie, e in questo terzo capitolo in particolare appare come una pura incarnazione della furia, con cui è persino difficile simpatizzare. Le qualità del gioco, secondo noi, sono sempre state altre e sono da ricercare in primis nelle battaglie e nella campagna principale, che ad ogni modo sono meno impeccabili di quanto molti di voi probabilmente si ricorderanno.
Meglio spiegare nel dettaglio il perché. God of War III fa parte di un filone di titoli dove il combat system è fondamentale, action che girano in larga parte attorno ai combattimenti, e pertanto devono offrire meccaniche granitiche e fuse sapientemente in un sistema che sappia catturare oltre che divertire. Sullo stupore God of War III non ha rivali: è violentissimo, rapido, ricco di boss fight stratosferiche e di momenti esaltanti, ancor più pompati dalla spettacolarità degli attacchi di Kratos e dall’intensità della sua forza fisica. Sulla capacità di coinvolgere il giocatore a lungo però partono i dubbi, poiché i God of War sfruttano meccaniche leggermente più semplicistiche rispetto agli esponenti più affinati del genere (Devil May Cry, Bayonetta, i primi Ninja Gaiden del Team Ninja, scegliete voi). Qui il combat system ha un targeting automatico e l’offensiva è strutturata attorno ad armi pensate per fare sfaceli su gruppi di nemici piuttosto che su singoli bersagli. Le mosse offensive dagli effetti variabili ci sono, assolutamente, ma le possibilità offerte a Kratos sul nemico “solo” sono inferiori a quelle dei diretti concorrenti, e se da un lato il turbinio di lame e catene incandescenti delle Blades of Exile di God of War III è un piacere da sfruttare e vedere, dall’altro la varietà relativamente bassa delle combo offerte, unita alle poche armi secondarie, non garantisce una libertà poi così assoluta durante gli scontri. Le meccaniche difensive non aiutano, con una schivata posizionale con un tempo di recupero eccessivo, e una parata che rappresenta l’unica manovra quasi sempre affidabile, pur non potendo interrompere le combo avanzate né bloccare tutti gli attacchi nemici. La presenza di numerosissimi QTE viene peraltro vista come un ulteriore punto debole, perché è vero che nessuno programma le esecuzioni meglio dei Santa Monica, ma continue uccisioni di questo tipo rendono l’azione meno fluida. 
Va detto che il combat system di God of War III resta nettamente più intelligente di quello di Ascension (il peggior capitolo della saga quanto a bilanciamento), dove il salto arrivava ad essere preferibile alle schivate per una gestione poco assennata delle hitbox offensive dei nemici e la diversificazione delle armi base si scontrava con situazioni meno brillanti da affrontare nella campagna, eppure tra i super appassionati di action viene in generale visto come inferiore a quello dei giochi più tecnici in circolazione. 
Prima di scatenare un inferno, l’analisi appena fatta non significa ASSOLUTAMENTE che God of War III non sia un titolo eccezionale, imbocca semplicemente una strada diversa. Laddove i re nipponici cercano di portare al limite il combat system, questo capitolo sfrutta marcati elementi da action-adventure, tra cui puzzle semplici ma efficaci e fasi di scalata, per offrire un’esperienza più variegata strutturalmente. Quale scelta sia la migliore, se meccaniche di profondità mostruosa o un titolo più accessibile ma scenico e con elementi ibridi, dipende solo dai vostri gusti. Noi ci schieriamo per il Giappone, ma è dovuto solo all’importanza che diamo al puro combattimento all’interno del genere.
L’elemento della discordia non è dunque il gameplay, che anche dopo tutti questi anni resta uno spasso, specie nelle boss fight esageratissime citate prima, né nel ritmo della campagna, che parte col botto e avanza spedita. No, l’errore sta paradossalmente nel comparto tecnico.
Attenzione, non parliamo ovviamente della grafica del gioco base. God of War III rimane un passo avanti titanico (ha!) per il gaming dal punto di vista tecnico, e il fatto che ancora oggi sia davvero bello da vedere è testamento della sua importanza. A non convincerci è il lavoro fatto sul motore grafico in questa riedizione. I 1080p e i 60 fps fanno splendere tutto alla grande, vero, e non serve una gran fatica quando si hanno battaglie su giganti di pietra mobili e scontri contro divinità grosse come palazzi nel proprio gioco. Eppure avremmo voluto uno sforzo maggiore dai Santa Monica, in particolare dopo aver visto il prezzo di questa Remastered. Texture più definite, una fluidità maggiore e un photo mode non giustificano l’acquisto del gioco per chi già lo possiede, e la pratica assenza di contenuti extra non fa che rincarare la dose. 
A questo punto, tanto valeva aggiungere il terzo capitolo alla God of War Collection, rimasterizzare tutto e piazzare un prezzo più alto di una decina di euro (o mantenerlo tale, visto che sarebbe stata comunque una scelta onestissima). Questa riedizione è sicuramente ben fatta, ma per il lavoro svolto il costo è un tantinello eccessivo.

– God of War III rimane un gran gioco

– 1080p e 60 fps

– Prezzo troppo elevato per il lavoro svolto

7.0

Dopo tutti questi anni, God of War III resta un giro sulle montagne russe della violenza, spassoso ed esaltante. Il fatto che il lavoro di Santa Monica sia invecchiato davvero bene non è tuttavia sufficiente a farci promuovere a pieni voti una remaster che dalla sua ha solo dei miglioramenti tecnici piuttosto marginali. Se non l’avete mai giocato ve lo consigliamo senza troppi dubbi, ma per tutti gli altri lasciate perdere, non c’è realmente motivo di buttarsi su questa riedizione.

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