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Recensione

Garfield

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Avatar di Upe

a cura di Upe

Pubblicato il 07/04/2005 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

4.5

Era il 24 settembre dell’anno scorso, quando un “rosso” felino sbarcò in diversi botteghini italiani. Sto parlando naturalmente di Garfield, l’unico gatto mangiatore di lasagne che si conosca al mondo. Da sempre abituati alla sua interpretazione sotto forma di cartoon (a dire il vero non molto programmata in terra nostrana), la sua prima apparizione cinematografica, resa possibile dalla grafica computerizzata, non ha propriamente lasciato un segno indelebile nelle nostre memorie. Questo poteva essere un segno, il campanello d’allarme di un prodotto poco gradito al pubblico. Un avvisaglia che, di certo, i più accorti avrebbero ponderato con molta calma e giusto spirito critico. Ho detto i più accorti, categoria che non annovera tra le sue file il duo Hip interactive e Codemonkeys.

Non comprate le licenze… per favore!Detto e fatto! La frenesia da abbinamento film/videogioco ha colpito di nuovo, suppur stavolta in “leggero” ritardo temporale. Eppure di precedenti ce ne sono stati e spesso con risultati a dir poco disastrosi. Quindi, senza dubbio, Garfield va ad aggiungersi alla categoria dei giochi su licenza, ossia quei titoli che nascono unicamente dalla spinta del momento. Ecco il punto, l’incongruenza che si manifesta palese e che porge su di un piatto d’argento due bei quesiti: c’era la necessità, a distanza di ben sei mesi, di cavalcare l’onda di un così misero risultato cinematografico? Se l’idea di sviluppare il gioco era già in cantiere, ma per qualche strano motivo non si è concretizzata nei tempi giusti, perché proporre il prodotto al pubblico nelle condizioni in cui è?

Ti cito per danni Dichiaro aperto il processo: Garfield contro Codemonkeys. Il querelante accusa il produttore e gli sviluppatori di avere acquistato volontariamente i suoi diritti d’immagine, per poi usarli in un gioco assolutamente inadeguato. La parola all’avvocato…

Prima di tutto, Signore e Signori giurati, non esiste alcun dubbio che questo gioco è stato maltrattato a livello grafico. Ha subito un trattamento che nessuna convenzione appoggerebbe, un servizio che si credeva riservato, fino a poco tempo fa, solo alle trasposizioni degli Army Men (il che è tutto un dire). Una gestione tridimensionale talmente povera, ma così povera, che non si augurerebbe neanche ad una PSOne all’ultima spiaggia. Una programmazione talmente malfatta, tanto da stentare in fluidità persino su una console di nuova generazione. Il motore grafico sembra datato 1999 e si fa fatica a credere che un consumatore (disgraziato) abbia dovuto pagare per portarsi a casa questa ignominia. Gli scenari sono scarni all’estremo e quando ci si muove in tali ambienti si constata che i grafici non si sono veramente impegnati per dare una parvenza di vivacità al contesto. Regna un’atmosfera di vuoto costante e, per giunta, limitato: le sole locazioni disponibili sono da ricondursi ai locali della casa ed al giardino. Purtroppo, questo non è l’unico difetto. Il gameplay si ispira, neanche troppo velatamente, a “Luigi’s Mansion” di Nintendo: con in braccio un aspirapolvere occorrerà rimettere degli oggetti al loro posto. Perché fare questo, signori giurati, mi domanderete? Beh, accidenti, mi sono scordato di parlarvi della trama (ah, ah, ha… scusate!) sulla quale si incentra il gioco: il padrone di Garfield è uscito e Odie (l’odiato cucciolo di cane) ha messo sottosopra tutta la casa. Sotto la minaccia di essere privato delle lasagne, il simpatico micio dovrà rimettere tutto in ordine… Ma torniamo al gameplay. Il concetto dell’aspirapolvere, pur non originale, avrebbe potuto essere un buono spunto, se non fosse che il team Codemonkeys ci è passato completamente alla larga: quando si vuole aspirare un qualcosa bisogna, assolutamente, rispettare una posizione precisa rispetto a quest’ultima. La questione non è di certo piacevole, trasformando una semplice azione (quella di aspirare) in un balletto millimetrico, di posizionamento ed avvicinamento, per poter “risucchiare” l’ambito oggetto. Stesso discorso, purtroppo, per quanto riguarda il controllo del felinide: farlo salire, ad esempio, su di un mobile comporta una difficoltà esagerata, tanto è mal calibrata la collisione tra le varie strutture poligonali. Ne consegue una giocabilità tentennante ed a tratti frustrante, alimentata dai frequenti caricamenti per il passaggio da stanza a stanza.

Piccola dritta: il salvataggio dei progressi di gioco avviene per mezzo di una baule, posizionato tra la cucina e il corridoio, dove è anche possibile depositare gli oggetti aspirati che, nell’immediato, non servono allo scopo.

La difesa…Tenterò di provare che non c’è stata nessuna volontà di offendere il felino. I diritti che l’editore ha acquistato hanno imposto delle costrizioni a livello di sviluppo, condizionando la libertà interpretativa. E’ vero che il gioco non si allinea alla media dei titoli su PS2, ma in fondo è venduto ad un prezzo inferiore (circa 30/34 euro, ndr.) . L’aspetto grafico, anche se scarno, rispetta abbastanza bene lo spirito del personaggio. Infine, i filmati in Cel Shading sono di buona fattura. Signor Giudice, vi prego, tenete conto delle attenuati.

– La simpatia di Garfield

– Il prezzo di vendita

– Tutto il resto

4.5

Sentenza: malgrado alcuni sforzi di buona volontà apparente, questo gioco non arriva a convincere per il suo gameplay approssimativo e per la sua grafica obsoleta. Le attenuanti proposte, valutabili nella buona aderenza con il personaggio e con un prezzo di mercato sotto la media, non sono apparse sufficienti per un’assoluzione. Pertanto, nel rispetto delle norme e dell’integrità morale e finanziaria dei videogiocatori, condanno Garfield alla pena dell’esilio… senza possibilità di appello.

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