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Recensione

Echochrome

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Avatar di Dr. Frank N Furter

a cura di Dr. Frank N Furter

Pubblicato il 04/07/2008 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

8.5

Il mondo videoludico di oggi è stato accusato più volte di aver perso la sua fantasia. Il brio di certe produzioni, l’innovazione, lo stupore per qualcosa di nuovo sono diventati concetti passati di moda. E’ per questo che, quando ci siamo trovati tra le mani la versione europea di Echochrome (Mugen Kairou in Giappone), stentavamo a credere ai nostri occhi. Pensare ad un modellino di legno per disegni di anatomia umana che cammina su diversi piani prospettici è semplicemente geniale!

Le cinque leggi della prospettivaEchochrome basa l’esperienza di gioco sulle prospettive. Detto così non vuol dire assolutamente nulla ma in fin dei conti non c’è frase migliore per riassumere il concetto del titolo stesso. Il vostro scopo (nella modalità principale) è quello di raggiungere i vostri alter ego, rappresentati da ombre. All’inizio del livello vi accorgerete che i vostri obbiettivi sono situati su porzioni di strutture per voi inaccessibili e, a questo punto, entrano in scena le cosiddette “cinque leggi della prospettiva”. E’ bene riassumerle per farvi capire l’essenza di questo titolo e la sua particolare struttura. La prima delle 5 leggi, può essere definita “La prospettiva del cammino” ovvero quando due percorsi sono a prima vista separati ma, spostando la visuale, essi si congiungono. La seconda legge introduce un elemento importante del gioco, ovvero i cerchi neri. Questi ultimi sono in sostanza dei buchi nelle strutture. Potrebbero sembrare un pericolo ma in verità anch’essi vi serviranno per giocare. Entra in scena la “Legge della caduta”, ossia, quando un percorso sembra essere ad un piano più alto dell’altro. Tramite i buchi neri potrete cadere nel segmento più in basso secondo la prospettiva che avete dato alla struttura. La terza legge è possibile definirla come la “Legge dell’esistenza”, in poche parole, quando vi troverete con un percorso irraggiungibile a causa di un vuoto basterà ruotare la prospettiva in modo da far “coprire”, ad una colonna per esempio, la porzione mancante. In questo modo il manichino passerà dietro la colonna e non “vedendo” il gap tra una sezione e l’altra camminerà del tutto indisturbato per la sua strada. La quarta legge è possibile definirla come “Legge dell’assenza”. In molti casi i buchi neri possono rivelarsi fatali, un ostacolo al vostro incedere o quanto meno inutili in quel preciso istante. Per evitare di cadere nel vuoto è possibile aggirarli, ma come? Spostando la prospettiva si può far coincidere un pezzo della struttura con quello dove è posizionato il buco in modo da oscurarlo alla vista e far si che scompaia. La quinta e ultima legge è intitolata “Legge del salto”. Oltre agli ormai conosciuti buchi neri, esiste un altro elemento fondamentale per il gioco, ovvero i cerchi bianchi. Questi cerchi, al contrario dei loro colleghi buchi, servono per saltare. Il salto non è inteso come un normale “spostarsi su un piano più alto” ma è concepito come “salto su una sezione che appare esattamente al di sopra del cerchio bianco”. Spiegare a parole la meccanica di Echochrome è effettivamente complicato. Non dovete preoccuparvi poiché, non appena avrete tra le mani il gioco, vi sarà tutto molto più chiaro.

Essere o non essere, questo è il problema…In precedenza vi abbiamo parlato molto di prospettive e punti di vista. Il gioco fa leva proprio su questi due elementi in maniera eccellente, stimolandovi sempre a raggiungere il vostro scopo. E’ anche vero il contrario: molti di voi potrebbero trovare alcuni livelli eccessivamente ostici e perdere la pazienza in pochi minuti. Echochrome è uno di quei titoli che o si odia o si ama, non c’è via di mezzo. Il gioco stesso è un riassunto del concetto “quello che è non è e, quello che c’è non c’è”. Una volta entrati in questa mentalità (molto contorta a dire il vero) potrete apprezzare a pieno quello che Echochrome riesce ad offrire. Il protagonista può essere visto come un semplice manichino e allo stesso modo come un simpatico personaggio a cui affezionarsi. Bianco e nero, come lo stile grafico del gioco, non vi è altro da analizzare, giudicare, disquisire o esaminare.

Modalità di giocoEchochrome vanta una longevità pressoché infinita. Basti pensare che oltre le due modalità principali, è presente anche un editor di livelli. Quest’ultimo è di facile utilizzo e vi permetterà di costruire un’ambientazione partendo da zero. Potrete inserire buchi neri, cerchi bianchi, scale, decidere il punto di partenza e via dicendo. La modalità principale si chiama “box” ed è composta da ben 56 livelli a loro volta giocabili in tre diverse sotto-modalità. “Solo” è la funzione di base del gioco, il vostro obbiettivo sarà quello di recuperare le ombre del vostro manichino. In “Pair” (coppia) avrete un numero pari di burattini di diverso colore (bianchi e neri). Per vincere dovrete far incontrare i manichini dello stesso colore; dopo aver “eliminato” le coppie colorate vi rimarranno gli ultimi due di color grigio da incrociare. “Others” assomiglia molto alla prima modalità ma in quest’ultima ci sarà anche un manichino nero ad ostacolarvi nell’impresa poiché ogni volta che vi imbattere contro di esso sarete entrambi rispediti ai corrispettivi punti di partenza. Ad aumentare il grado di difficoltà, già piuttosto elevato, ci pensa anche il fattore tempo. Per ogni livello avrete a disposizione 5 minuti al termine dei quali sarà Game Over.La seconda modalità è chiamata “Infinite” e da come suggerisce il nome non avrete limiti di tempo per risolvere i livelli e in aggiunta ci saranno 2-3 manichini neri a complicarvi la vita.Provando tutto quello che il gioco offre capiamo subito di trovarci di fronte ad un titolo dalla longevità pressoché infinita supportata soprattutto da un editor di livelli facile da utilizzare.

Comparto TecnicoC’è ben poco da scrivere per quello che concerne il reparto grafico. Il massimo della semplicità. Di certo non è possibile valutarlo come un difetto visto che la forza del gioco non risiede in milioni di poligoni e textures perfette. Risulterà comunque gradevole ai vostri occhi poiché non vi è bruttura nella semplicità con cui è realizzato. La colonna sonora è eccezionale. Temi di musica classica accompagneranno le vostre partite. Uno sfarzo musicale azzeccato, perfetto per mettervi a vostro agio e per ponderare le vostre mosse. I controlli sono ridotti al minimo. Il manichino camminerà da solo mentre voi sposterete con lo stick analogico (o il d-pad) la visuale. Gli unici tasti utilizzati sono: la X per aumentare la velocità del burattino e il pulsante triangolo per fermarlo e pensare a come andare avanti. Fino ad ora Echochrome sembra un gioco totalmente privo di difetti ma in verità non è così. In qualche occasione c’è capitato di rimanere “incastrati” in una sezione di livello; non potendo trovare una via d’uscita abbiamo dovuto ricominciare da capo l’intero stage. Delle 5 leggi della prospettiva, una è particolarmente ostica e di difficile comprensione. Stiamo parlando della quinta legge, quella relativa ai cerchi bianchi e la possibilità di saltare. In molti casi non si riesce a capire esattamente dove si vada a finire una volta spiccato il volo, il più delle volte cadrete nel vuoto, in altre atterrerete in sezioni già passate e soprattutto non avrete idea di come ci siate finiti sopra. I ragazzi della SCE Studios Japan avrebbero dovuto fare più attenzione a questo aspetto.

– Concept di gioco innovativo

– Longevità teoricamente infinita

– Musiche bellissime

– Il manichino è di una simpatia unica anche se non parla

– Qualche volta le regole della prospettiva non vengono totalmente rispettate

8.5

Echochrome è una piccola perla, l’ennesima dimostrazione di quanto la genialità e la fantasia nel mondo videoludico non siano ancora morte, come in molti dichiarano. I difetti sono davvero marginali di fronte alla longevità e il concept di gioco offerto. La PSP sta attraversando un periodo d’oro: finalmente il parco titoli della portatile Sony può vantare numerosi pezzi da 90 ed Echochrome ne è un degno esponente.

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