Recensione

Dissidia 012 Duodecim Final Fantasy

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Solo un anno e mezzo fa, grazie a Dissidia: Final Fantasy, Square Enix mandava in brodo di giuggiole i milioni di proseliti della sua serie più conosciuta e nobile in assoluto, offrendo, in esclusiva su PSP, un action RPG dalle forti tinte picchiaduro che zittì quanti accusavano la software house nipponica di mero fan service con un comparto tecnico all’avanguardia, un cast d’eccezione e una giocabilità di alto livello. Si sa, la saga avanza e, pur con alti e bassi qualitativi, nuovi personaggi vanno ad arricchire l’universo di indimenticabili protagonisti made in Square Enix, rendendo assolutamente necessario (si sente il sarcasmo?) Dissidia Duodecim Final Fantasy, prequel del prodotto che ha mietuto consensi, anche sulle pagine di Spaziogames, nel 2009.

Il ciclo infinitoPassata alla storia per alcune tra le sceneggiature più geniali ed accattivanti della storia videoludica, la casa dei Chocobo non si sforzò più di tanto in occasione del primo episodio, proponendo un intreccio che non esitammo a definire niente più di un pretesto per contrapporre venti personaggi, dieci eroi e altrettanti antieroi, sul campo di battaglia: le cose non sono assolutamente cambiate e, anzi, volendo essere pignoli, in quanto precedente agli avvenimenti di Dissidia, questo Duodecim stenta ancora di più ad ingranare a livello narrativo, risultando confusionario e arzigogolato. Il ciclo infinito che contrappone il bene, nella figura della dea Cosmos, e il male, impersonato dal dio Chaos, vive un momento che sembra cruciale, ma per coloro che hanno giocato al primo titolo sanno non essere tale: i guerrieri chiamati a raccolta dalla dea hanno smarrito la memoria e fanno più volte riferimento alla possibilità di riacquistarla se sapranno sopraffare le forze del male, così da poter fare ritorno ai rispettivi mondi.Il cast si arricchisce di nuovi protagonisti, provenienti da vari capitoli della saga e tutti, curiosamente, appartenenti alla schiera degli eroi: Tifa ritrova Cloud da FFVII, Laguna porta in dote la sua esuberanza direttamente dall’ottavo episodio, Vaan si aggiunge in rappresentanza del dodicesimo, Yuna ingrossa le fila dei personaggi provenienti da Final Fantasy X e il controverso (e per questo forse ancor più affascinante) Kain (FFIV) si eleva a personaggio del trimestre, vista la prossima uscita della collection dedicata proprio alla quarta fantasia finale di mamma Square Enix. Ci sono tutti? Purtroppo no…avevamo (lapsus freudiano?) dimenticato Lightning, eroina dell’ultimo Final Fantasy in ordine di tempo, probabilmente uno dei personaggi meno amati nella ventennale storia di questa saga. Dall’altra parte della barricata gli stessi, carismatici antagonisti combattuti nel precedente Dissidia, su cui spicca, anche grazia ad un doppiaggio maestoso, lo schizoide Kefka proveniente da Final Fantasy VI. Dopo essere andati al risparmio in fatto di intreccio, però, i programmatori si sono rimboccati le maniche per dotare quest’ultima fatica di un numero sufficiente di novità per invogliare all’acquisto anche quanti abbiano già giocato il titolo uscito un anno e mezzo fa.O almeno questo è quello che sarebbe dovuto succedere.

Nessuna nuova, buona nuovaDiciamolo subito, onde evitare fraintendimenti di sorta: Duodecim è uno dei migliori titoli del 2011 e, più in generale, della non più giovanissima line up PSP. Ma ad una, non secondaria condizione e cioè che non abbiate sviscerato a fondo il primo Dissidia. Così come in ambito narrativo, infatti, la softco giapponese ha fatto suo il motto sempiterno che recita “squadra che vince non si cambia”, limitandosi a limare delle meccaniche di gioco assai felici e collaudate, che avevano decretato l’enorme successo di pubblico dell’esordio, facendo di Dissidia uno dei titoli per l’handheld Sony più venduti di sempre, soprattutto nel paese del Sol Levante. Tornano gli scenari spaziosi che dilatano i ritmi, torna la barra Audacia, condivisa tra i due contendenti, che risponde al tasto cerchio, laddove gli attacchi normali vanno eseguiti con il tasto quadrato, tornano le summon e l’ “EX Mode”, eseguibile tramite una serie di input in stile quick time event: insomma, tutto ciò che c’era di buono nel gioco che avevamo stretto tra le mani meno di due anni fa viene riproposto, in maniera rassicurante ma pedissequa, come quando, in una corsa ciclistica, un concorrente meno in forma sfrutta la scia di chi lo precede per migliorare la sua classifica. Due le novità, di cui solo una ha qualche effetto nell’economia degli scontri: l’ ”Assist Mode” e la presenza di una mappa su cui spostarsi. Quest’ultima si affianca alla modalità “a scacchiera” già vista nel precedente titolo e non offre che un barlume di libertà di esplorazione in scenari desolatamente vuoti e pericolosamente uguali a se stessi già dopo poche ore di gioco: sinceramente non ne sentivamo la mancanza. L’ “Assist Mode”, invece, rappresenta la trovata più gradita e, pur non determinando mai gli esiti di una battaglia, come invece fa ancora l’ “EX Mode”, si rivela un diversivo strategicamente utile soprattutto in momenti di difficoltà: grazie ad un tasto (liberamente posizionabile dall’utente) consente di chiamare in aiuto un personaggio precedentemente selezionato che, per pochi secondi, sottrarrà punti energia (o Audacia) al nostro avversario, il quale potrà attaccare il nostro alleato anche in maniera diretta così da impedirci di richiamarlo con eccessiva frequenza nel proseguo del combattimento. Oltre all’utilità pratica, questa modalità offre alcune delle combo più spettacolari e scenografiche di Duodecim, e speriamo vivamente che questa feature venga mantenuta nei prossimi capitoli che, siamo sicuri, non tarderanno ad arrivare, magari sulla ventura NGP (o PSP2, che dir si voglia).Abbiamo notato, ma solo dopo numerose ore di gioco, anche un generale aggiustamento di alcuni personaggi, quasi a sconfessare il bilanciamento del primo episodio che invece, al tempo, ci aveva soddisfatti pienamente: sebbene si parli di sfumature, ci pare di poter dire che adesso i lottatori si somiglino un po’ di più, a scapito della varietà ma a vantaggio dell’equilibrio generale. Un esempio? Cloud, assolutamente devastante con le sue combo di spada nel gioco del 2009, risulta oggi leggermente meno potente nel corpo a corpo e ha invece guadagnato in velocità. Parliamo comunque di leggerezze, movimenti che influenzano solo la superficie dello specchio d’acqua nel quale si riflette l’ultima produzione Square Enix: è il fondo del lago che è rimasto immutato e, se questo è un bene per tutti coloro che si sono colpevolmente lasciati scappare una delle killer application per PSP, non si può dire altrettanto per quanti (e, stando ai dati di vendita, parliamo della grande maggioranza) hanno riposto l’UMD del primo Dissidia solo pochi mesi fa.

Specchio riflessoDiscorso analogo per la cosmesi: ci ritroviamo, ancora una volta, ad applaudire filmati d’intermezzo che lasciano a bocca aperta, per pulizia e character design, modelli poligonali solidi e ottimamente animati e colpi speciali spettacolari e intensi. Non c’è nulla che i nostri occhi non avessero avuto modo di apprezzare già 18 mesi or sono e nel frattempo sono scesi nell’arena i secondi capitoli delle avventure portatili di Snake e di Kratos, innalzando l’asticella ancora un po’ più su. Nemmeno il più acerrimo detrattore della casa di Final Fantasy si azzarderebbe a dire che il gioco non lasci il segno graficamente, ma sono probabilmente i nostri occhi a essersi abituati, negli ultimi mesi di vita di PSP, a tanta opulenza.Le nostre orecchie, invece, non sono ancora stufe di quello che non esitiamo a definire il miglior doppiaggio sfoggiato, da parecchio tempo a questa parte, sulla console portatile Sony e di una colonna sonora che ingloba, rielabora e riarrangia vent’anni di motivi uno più bello dell’altro.La dualità che caratterizza Duodecim ci impone di chiudere questa recensione con un lato positivo ed uno negativo, quasi che Cosmos e Chaos si siano posati ognuno su una nostra spalla, sussurando nelle nostre orecchie: la prima ricorda l’inclusione dell’intero Story Mode del primo Dissidia, il secondo l’ingiustificata assenza del multiplayer online.Partiamo dalle note positive: arrivati in fondo alla modalità principale (esercizio che dovrebbe richiedervi una ventina di ore circa), sbloccherete tutta l’analoga quest del gioco del 2009, cosa che, di fatto, raddoppia la longevità generale e rende questo titolo quasi più un compendio che un prequel.D’altro canto, come avevamo sottolineato in fase di recensione già a settembre di due anni fa, manca ancora, e non ne capiamo il motivo, un qualsiasi supporto per l’online, difetto che limita la fruizione comunitaria del gioco al solo locale, modalità che, si sa, ha fatto molta fatica ad imporsi al di fuori dei confini nipponici.

– Comparto audio da applausi

– Giocabile e profondo

– Il miglior cast di tutti i tempi (ancora!)

– Ottima longevità

– Più un data disc che un titolo a se stante

– Nessun supporto per l’online

– Narrativamente insufficiente

8.1

Luce e ombra, ordine e caos, buoni e cattivi: Dissidia Duodecim è un prodotto duale, in cui, ci teniamo a sottolinearlo, le luci sopravanzano di parecchio le ombre, che, però, non vengono scacciate del tutto, e finiscono con l’inficiare la godibilità finale di quanti hanno già speso un buon monte ore con la precedente iterazione del brand.

Presi singolarmente, tutti gli elementi di gioco funzionano alla grande, e concorrono a creare un titolo di grande spessore, divertente e profondo, che concede molto alla personalizzazione e alla sete di Final Fantasy di milioni di appassionati. Eppure, lo sforzo profuso da Square Enix è stato minimo, e comunque insufficiente per giustificare l’acquisto da parte di altri che non siano coloro che si sono lasciati sfuggire il capostipite. Se il gioco fosse stato proposto a prezzo minore, quasi ad ammettere la sua natura di immenso, e ben realizzato, data disc, allora il voto sarebbe schizzato alle stelle: invece quello che leggete non è che la media tra la realizzazione generale, che meriterebbe poco meno di 9 in pagella, e la cura riposta in questo prequel, che va di pari passo con l’appeal del gioco per chi possiede già il primo, e che non supererebbe un 7 sulla fiducia.

Voto Recensione di Dissidia 012 Duodecim Final Fantasy - Recensione


8.1