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Recensione

Cross of the Dutchman

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Avatar di Specialized

a cura di Specialized

Pubblicato il 18/09/2015 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6

Piere Gerlofs Dania. Questo il nome a dir poco curioso del protagonista e dell’eroe leggendario di Cross of the Dutchman, un nuovo brawler con visuale isometrica e una spruzzatina di action-GdR che è approdato da poco su Steam a poco più di 7 euro. A svilupparlo è il team di Triangle Studios già autore del simpatico action-shooter It came from space, and ate our brains di inizio 2015, ma con questa nuova fatica lo studio olandese punta decisamente più in alto. Anche se a prima vista può sembrare un emulo più povero e meno fantasy di Diablo III, in realtà Cross of the Dutchman è un action-brawler molto più basilare, senza alberi di skill da sviluppare e senza nemmeno un vero e proprio sistema di loot (in pratica si raccolgono solo monete d’oro). 
Tutti contro Piere
Nonostante ciò, c’è un minimo spazio per il potenziamento del nostro nerboruto e barbuto eroe olandese, impegnato a combattere contro gli invasori sassoni nel Medio Evo a suon di pugni e fendenti di spada. A dire il vero il sistema di combattimento, affidato per la prima parte del gioco ai soli pugni di Piere, è quanto di più limitato ed elementare ci si possa attendere da un gioco simile, vista la presenza di soli due attacchi principali (uno leggero e uno pesante). Per fortuna troviamo anche qualche attacco speciale (tra cui un classico e vorticoso spin-attack), ma a mancare sono anche i comandi per eseguire il lock-on sui nemici e per schivare un loro attacco. Dal momento che Piere deve vedersela quasi sempre con più nemici alla volta, l’impossibilità di “lockarne” uno per volta si fa sentire parecchio e negli scontri più confusi e con più nemici in campo i combattimenti diventano francamente frustranti, anche a causa di una certa goffaggine nei movimenti del nostro eroe olandese. Bisogna però ammettere che incrementando le barre della salute e della stamina nel corso del gioco, Piere diventa più agile e di conseguenza il divertimento aumenta e la frustrazione diminuisce, ma anche in questo caso non aspettatevi nulla di eccezionale. 
A morte i sassoni
Forse per rendere più dinamico un gameplay altrimenti avaro di grandi variazioni sul tema, gli sviluppatori hanno inserito anche delle sezioni stealth in cui bisogna sgattaiolare da un punto all’altro senza farsi scoprire dai nemici, cercando di non finire nel loro cono di luce. Il più delle volte questi frangenti, sebbene non originali o particolarmente esaltanti, funzionano anche e spezzano un po’ la monotonia dei continui combattimenti. Altre volte però sembra che la riuscita delle nostre azioni “silenziose” sia fin troppo dettata dal caso, con le guardie sassoni che possono individuarci anche quando non dovrebbero e invece ci ignorano anche se siamo a un metro di distanza. Viene poi da chiedersi perché un simile e formidabile combattente, capace di far fuori una decina di soldati con le sue sole mani, si arrenda all’improvviso se una guardia lo sorprende mentre gironzola per un campo di grano. Un sistema insomma con qualche lacuna che speriamo possa essere risolta da un prossimo aggiornamento, così come il sistema di autosalvataggio la cui “avarizia” di checkpoint si avverte proprio nelle sezioni stealth. A non convincere nel gioco è anche la scarsa varietà di situazioni e ambientazioni. Forse è vero che dalle campagne dell’Olanda medievale non ci si può aspettare chissà quale varietà paesaggistica, ma le differenze tra le location nei nove capitoli di cui si compone il gioco sono davvero minime e troppo spesso sembra di ritrovarsi nello stesso luogo con solo qualche pianta in più o campi di grano più estesi. Spiace poi non trovare qualche collezionabile degno di questo nome che possa spingere maggiormente all’esplorazione e sentirsi più parte di questo mondo di gioco.   
Il brawler a cui non chiedere troppo
Abbiamo però apprezzato anche alcuni spunti positivi del gioco. Chi infatti si accontenta di un brawler senza tante ambizioni, ambientato in una cornice inedita per il genere e forte di un protagonista comunque carismatico, può trovare in Cross of the Dutchman un titolo tutt’altro che disprezzabile. Lo stesso comparto grafico, seppur molto limitato e non molto appariscente, ha un suo stile sia nelle fasi giocate, sia nelle cut-scene animate in stile fumettistico. Inoltre la trama non è il solito pretesto narrativo senza né capo né cosa, ma ha un suo perché. Nonostante questi pregi, l’ultima fatica di Triangle Studios merita solo una sufficienza stiracchiata, anche perché difficilmente impiegherete più di tre ore per portare a termine tutti i livelli del gioco. Il fatto poi che l’epilogo si chiuda così all’improvviso e con un po’ troppa fretta non è certamente una gran cosa (che ci sia già in programma un sequel?), anche se per 7 euro i fan del genere e chi vuole scaricare le tensioni giornaliere mazzuolando soldati sassoni nelle campagne olandesi potrebbero farci un pensierino. 

– Trama ben narrata

– I fan degli action-brawler apprezzeranno

– Ripetitivo

– Longevità limitata

– Sezioni stealth da rivedere

6.0

Un vero peccato che Cross of the Dutchman non sia del tutto riuscito. È vero che costa poco, che ha un protagonista carismatico e che il suo sistema di combattimento si impara in 5 secondi, ma tra una grande ripetitività di fondo, sezioni stealth inserite senza tanta convinzione e una longevità limitata è difficile andare oltre una semplice sufficienza. Lo avremmo fatto con un altro paio d’ore di gioco, con situazioni più varie e con un combat system meno elementare, ma stando così le cose (e poi che brutto quel finale quasi troncato) non ce la sentiamo di andare oltre un 6 scolastico.

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