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Recensione

Chariot

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Editor

Pubblicato il 27/11/2014 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

Quanti modi realmente validi esistono per rinnovare i platform, soprattutto se bidimensionali? Dal sottobosco indie è sempre arrivata chiara e tonante una risposta che non ammette repliche, né dubbi di alcun tipo: tanti, tantissimi, e tutti molto validi. Non è una novità che i grandi publisher abbiano già abbandonato da tempo alcuni generi in favore di altri ben più remunerativi, e non desta neanche sorpresa il fatto che i bestseller si somiglino l’uno con l’altro in maniera a dir poco spaventosa. A parte gli ultimi due Rayman di Ubisoft e le serie immortali di Nintendo, per i platform bidimensionali c’è sempre meno spazio e creatività, ma se si volge lo sguardo verso i prodotti di sviluppatori sconosciuti e si dà loro la fiducia necessaria, i risultati possono essere spesso sorprendenti.ù
Sonno eterno in un luogo migliore 
Chariot si presenta come se fosse stato effettivamente sviluppato col popolare Ubi Framework: stile grafico aggraziato e dalle linee morbide, un’esplosione di colori sgargianti, nessuna grossa imperfezione che risalti all’occhio, e un livello di dettaglio di cui non ci si può di certo lamentare. Ad accompagnare un aspetto così gradevole, ci sono le battute divertenti di alcuni personaggi e l’allegro umorismo di un loquace scheletro che ci informa puntualmente delle novità presenti nel negozio, e dei progressi raggiunti dopo il superamento di alcuni livelli chiave. Assurda è anche la premessa narrativa, che vede due fidanzati di sangue blu trasportare un carro con la bara del padre di lei fino a un sepolcro. Improvvisamente, la tristezza dei due è spezzata dallo spirito del re, che si ribella e rifiuta di riposare in eterno in un posto così poco degno della sua magnificenza, invitando la coppia a trascinare la carretta fino alle lontane catacombe reali, e a raccogliere quante più ricchezze possibili lungo il tortuoso e periglioso tragitto. Ed è esattamente questo l’aspetto innovativo attraverso cui si sviluppa tutta l’avventura, dall’inizio alla fine: bisogna portarsi appresso il carro senza mai abbandonarlo per più di qualche secondo. Alla pressione di un tasto, spunta dal nulla la corda che serve a trainare il pesante fardello, che ciondolerà oltre le piattaforme, si ribalterà goffamente, scorrerà giù lungo scoscesi pendii e cadrà da grandi altezze con tanto di goffe lamentele da parte del re, la cui voce fuoriesce dalla bara. La fisica, in Chariot, ha un ruolo fondamentale ed è ciò su cui si basa l’intera progressione di gioco. Salire verso l’alto o superare piccoli ostacoli a piedi significa infatti tirare a sé, tutte le volte, il pesante trabiccolo a rotelle, e ben presto imparerete anche a tirare verso di voi la corda indipendentemente dall’oggetto a cui è legata, e a inerpicarvi su di essa. Entrambe le azioni diventano di primaria importanza fin da subito: nel primo caso, perché alcune piattaforme sono molto piccole e impediscono di strascinare il carro solo con l’ausilio del proprio peso; nel secondo caso, invece, perché certe superfici sono adatte al personaggio ma non alle ruote, e viceversa. Questa buona trovata di game design permette inoltre di avere sempre un’ottima varietà dei livelli, che risultano essere sempre molto convincenti e con un buon grado di sfida. Tutto ciò perché Chariot, oltre a essere un platform classico, ha anche diversi puzzle interni che rendono meno ovvie le lunghe traversate da un’entrata all’altra.

“Oh Chariot, your golden waves”
La caratteristica più di spicco di Chariot è anche uno dei suoi più grandi problemi, soprattutto perché porta uno dei due protagonisti selezionabili a rallentare – e di molto – i semplici spostamenti. Si sente parecchio la mancanza di un tasto dedicato allo sprint e si ha spesso l’impulso di sbuffare quando vorrete arrivare da una parte e sarete bloccati dall’incredibile lentezza del ritmo di gioco, che è stranamente congenita e non necessariamente dipendente dal carro funebre. I livelli, poi, sono spesso molto grandi, ricchi di bivi, scappatoie, stradine con vicoli ciechi dove andare a raccogliere i numerosi collezionabili, e punti che non potrete mai superare senza l’aiuto di un compagno da affiancare alla co-op locale. Tutte le volte che vedrete un cartello che indica inequivocabilmente un puzzle da superare in due, e siete da soli, vi conviene cambiare strada sin da subito e pensare ad altro; questo, purtroppo, dà al giocatore la consapevolezza di avere addosso un senso di incompiutezza che non potrà mai veramente colmare con le proprie forze. Chariot è stato sviluppato avendo bene in mente la cooperazione tra due giocatori, che sarebbe sulla carta un valore aggiunto non da poco al titolo; tuttavia, non lo è fino in fondo perché suo malgrado toglie qualcosa di troppo all’esperienza in singolo, che verrà vista in alcuni frangenti come un’avventura da affrontare con un handicap non indifferente. Questa madornale leggerezza di game design avrebbe potuto essere arginata con la chiusura totale delle zone incriminate, ma quando la voglia di esplorare le aree per due giocatori viene stimolata dalla presenza delle ricchezze da raccogliere, si capisce come la scelta a monte fatta dagli sviluppatori sia un po’ controversa. Ciononostante, Chariot riesce a divertire e intrattenere a dovere, mostrando anche ottimi spunti nelle corpose sezioni di puzzle-platform, egregiamente supportate dai comportamenti realistici e credibili del carro che dà il nome al gioco. Tra power up da ottenere, una modalità speedrun per ogni livello, e parecchi oggetti da collezionare che danno modo di godersi delle piacevoli sorprese, al titolo sviluppato da Frima Studio non manca affatto la carne al fuoco. Se l’astinenza da platform si fa già sentire e conoscete a menadito i capolavori del genere, Chariot merita tutta la vostra attenzione, soprattutto se avete già idea di chi invitare a casa vostra per spolparlo come si deve.

– Fisica di gioco ottimamente calcolata

– Diverte, intrattiene e innova alcune meccaniche del genere

– Buona rigiocabilità e tanti collezionabili da recuperare

– Giocandolo in solitudine si perde gran parte del divertimento

– I personaggi sono lenti e si sente la mancanza di un tasto per correre

7.5

Chariot è una bella avventura in singolo, che diventa degna di nota e realmente divertente solo se affrontata con un compagno. La lunghezza dei livelli, abbinata con la grande lentezza dei protagonisti, può in effetti sembrare un controsenso, ma dopo aver preso l’abitudine ed esservi adattati ai ritmi di gioco, cederete ai gradevoli toni umoristici e alla spensieratezza che questo riuscito platform è in grado di offrire.

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