Una delle serie più discusse degli ultimi anni, The Last of Us, si prepara a un cambiamento narrativo destinato a dividere il pubblico.
In una recente intervista con Variety, l’attrice Catherine O’Hara ha rivelato che non tornerà nella terza stagione della serie targata HBO.
Il motivo? Il prossimo capitolo si concentrerà interamente su Abby, personaggio chiave di The Last of Us Part II (che trovate su Amazon), e protagonista di una delle scelte narrative più controverse della storia dei videogiochi.
«Craig [Mazin, lo showrunner] mi ha detto chiaramente che non ci sarò nella prossima stagione», ha dichiarato O’Hara. «È la storia di Abby. Forse tornerò, ma credo fosse solo per servire la storia di Joel ed Ellie».
Confermata già prima della messa in onda della seconda stagione, la terza non ha ancora una data d’uscita ufficiale. Tuttavia, Mazin e Neil Druckmann hanno anticipato che si esplorerà in profondità il conflitto tra i WLF e gli Scars, con l’introduzione del temibile Rat King – creatura iconica del videogioco – e un cambio di prospettiva che ricalcherà fedelmente quanto vissuto dai giocatori nel secondo capitolo del franchise.
Il pubblico di The Last of Us Part II ricorderà bene quanto divisiva fu l’introduzione di Abby, soprattutto dopo la brutale morte di Joel.
Anche nella serie TV, l’uccisione del personaggio interpretato da Pedro Pascal ha spaccato in due la fanbase, portando molti a criticare le scelte narrative e l’assenza del duo Joel-Ellie nella seconda metà della stagione.
Ora, con Ellie e Dina protagoniste di una sottotrama apprezzata ma destinata a essere messa temporaneamente da parte, il rischio è che lo stesso malcontento si ripresenti.
Tuttavia, per chi conosce l’opera originale, il racconto dal punto di vista di Abby rappresenta un’evoluzione necessaria, capace di approfondire tematiche mature come la vendetta, la redenzione e l’umanizzazione del “nemico”.
Vero anche che capisco perfettamente lo scetticismo dei fan. Abby non è mai stata un personaggio facile da digerire, e HBO sa benissimo che questa mossa potrebbe alienare una parte del pubblico.
Ma proprio per questo la trovo una scelta coraggiosa e coerente. The Last of Us non è mai stata una storia comoda: è un racconto che ti mette a disagio, ti obbliga a vedere le cose da prospettive inaspettate.
Se la serie saprà trasmettere la stessa potenza narrativa del videogioco, questa terza stagione (in attesa della quarta) potrebbe trasformare il personaggio più odiato in uno dei più profondi. Bisogna solo avere il coraggio di guardare oltre l’odio.
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