L'industria videoludica sta vivendo una fase di intenso ritorno al passato, ma non tutte le operazioni nostalgia generano gli stessi risultati economici. Secondo un'analisi condotta da Ampere Analysis su 42 titoli pubblicati tra gennaio 2024 e settembre 2025, i giocatori hanno investito risorse economiche significativamente diverse a seconda che si trattasse di un remake completo o di una semplice rimasterizzazione. I dati rivelano una tendenza chiara: quando gli sviluppatori decidono di ricostruire un gioco dalle fondamenta, il pubblico risponde con un entusiasmo economico decisamente superiore rispetto a quando si limitano a lucidare tecnicamente un classico.
Le cifre parlano chiaro: attraverso le piattaforme Xbox, PlayStation e Steam, questi progetti hanno attirato complessivamente 72,4 milioni di giocatori, che hanno speso circa 1,4 miliardi di dollari tra acquisti di giochi completi e microtransazioni. Ma è nella distribuzione di questa spesa che emerge il dato più interessante: un remake medio ha generato entrate 2,2 volte superiori rispetto a una rimasterizzazione media. In altre parole, i consumatori sono disposti a investire il doppio quando percepiscono che il gioco è stato realmente ripensato e ricostruito, piuttosto che semplicemente aggiornato graficamente.
Katie Holt, analista senior presso Ampere Analysis, ha inquadrato questo fenomeno nel contesto economico attuale dell'industria: "Con i costi di sviluppo di giochi e proprietà intellettuali che continuano a salire, gli editori stanno sempre più spesso saccheggiando i loro cataloghi storici alla ricerca di remake e rimasterizzazioni economicamente vantaggiose". Si tratta di una strategia che bilancia innovazione e sicurezza finanziaria, sfruttando franchise già consolidati per minimizzare i rischi d'investimento.
Tuttavia, l'equazione non è così semplice come potrebbe sembrare. Ampere sottolinea che i remake richiedono investimenti sostanzialmente più elevati in termini di sviluppo, marketing e soprattutto tempo. Ricostruire un gioco significa praticamente crearne uno nuovo partendo dall'originale come riferimento, un processo che può richiedere anni e team numerosi. Le rimasterizzazioni, per contro, offrono un ritorno più rapido e costi contenuti, anche se generalmente producono un coinvolgimento minore da parte del pubblico.
Esistono comunque eccezioni notevoli a questa regola generale. The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered ha raggiunto un picco di 180 milioni di dollari di spesa da parte dei consumatori, attirando 7 milioni di utenti attivi mensilmente su PlayStation, Xbox e Steam. Un risultato che dimostra come anche una rimasterizzazione, quando applicata a un franchise particolarmente amato e con una base di fan solida, possa generare cifre paragonabili o superiori a quelle di molti remake.
La scelta tra sviluppare un remake completo o optare per una rimasterizzazione rappresenta quindi un dilemma strategico complesso per gli editori. Non si tratta semplicemente di valutare i costi di produzione, ma di considerare molteplici fattori: la pianificazione a lungo termine del franchise, il rischio d'investimento, l'età del contenuto originale, il supporto delle piattaforme moderne e le aspettative della community. Un gioco uscito quindici anni fa potrebbe richiedere un remake per risultare appetibile, mentre un titolo di dieci anni fa potrebbe beneficiare sufficientemente di una rimasterizzazione tecnica.