Qualcuno pensa che forse l'industria dei videogiochi «meriti di morire»

Il co-fondatore di Summerfall Studios e sceneggiatore capo di Dragon Age, David Gaider, non ha speso parole gentili verso l'Industry.

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Che il momento per l'industria dei videogiochi non sia dei più rosei, ormai è sotto gli occhi di tutti.

La mole di licenziamenti visti in queste settimane sono solo la punta dell'iceberg di una situazione ben più preoccupante.

Ora, come riportato anche da Gamereactor, il co-fondatore di Summerfall Studios e sceneggiatore capo di Dragon Age, David Gaider, non ha speso parole gentili verso l'Industry.

Gaider è spesso stato schietto nei suoi pensieri sull'industria dei videogiochi, e ha recentemente preso di mira il percorso che sta intraprendendo il mercato, credendo che potrebbe presto condannarsi da solo.

«La direzione in cui si sta dirigendo l'industria dei videogiochi e gli sviluppatori di giochi al momento, il tipo di esistenza che hanno, non deve essere così», ha detto a PCGamer.

«C'è un altro modo di essere. Voglio solo vedere tutti finalmente sindacalizzati e trattati in modo equo

E ancora: «C'è questa paura: se non facciamo lavorare tutti oltre gli straordinari e non realizziamo AAA con budget di 200 milioni di dollari con focus su grafica fotorealistica e tempi di gioco di 1.000 ore, dobbiamo inserire tutto ciò e far lavorare tutti a morte per farlo e che questa sia l'unica via per fare giochi», ha continuato.

«Se questo fosse vero, forse l'industria merita di morire. Se questo fosse vero. Il fatto è che non credo semplicemente che lo sia.»

Sembra che ci sia un divario crescente tra gli esecutivi degli studi e le persone che creano i giochi che amiamo.

Non tutti i prodotti possono essere un successo da miliardi di dollari come Grand Theft Auto V o FIFA, eppure molti studi investono sempre più soldi in giochi che faticano a rispettare le date di uscita e a recuperare i costi di produzione.

Di conseguenza, siamo poi costretti a vedere situazioni come quella di Microsoft, la quale a gennaio ha preso la dolorosa decisione di ridurre le dimensioni della forza lavoro nel settore dei videogiochi di circa 1.900 dipendenti.

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