Guillaume Broche, direttore creativo di Clair Obscur: Expedition 33 (qui la nostra recensione), ha recentemente raccontato come due scene scartate e una riscrittura in extremis abbiano plasmato uno dei momenti più intensi del titolo, spiegando anche la sua predilezione per “le storie tristi”.
Broche ha escluso fin dall’inizio l’idea di un lieto fine classico. I due finali del gioco sono stati concepiti in parallelo, ma nessuno dei due doveva risultare del tutto “positivo”: ogni conclusione presenta vantaggi e sacrifici, costringendo i giocatori a scegliere tra salvare la tela condannando Maelle al dolore o distruggere tutto per liberarla.
A rendere unico il momento conclusivo è l’assenza totale di dialoghi, scelta che Broche definisce “molto audace” e potenzialmente rischiosa, ma che ha permesso ai giocatori di interpretare liberamente la scena.
Il percorso verso questa versione definitiva non è stato lineare: due sequenze sono state eliminate, tra cui una in cui Maelle e Verso parlavano sovrapponendosi. Nonostante l’idea iniziale fosse considerata innovativa, il motion capture ha rivelato un risultato “orribile”.
Il vero colpo di scena produttivo è arrivato durante le riprese del finale di Maelle, quando la nuova versione dello script non convinceva. Broche ha chiesto agli attori Charlotte Hoepffner e Maxence Carzola di memorizzare in un’ora il copione precedente: il risultato è stato “mille volte migliore” della revisione.
Il minimalismo nei dialoghi è una cifra stilistica di Clair Obscur, evidente anche in momenti come il “gommage”, costruito su appena due battute. Broche spiega che il suo obiettivo è trasmettere emozione con il minimo delle parole, scelta che si riflette anche nella caratterizzazione dei Dessendres: antagonisti terribili ma comprensibili, capaci di sacrificare un intero mondo di creature senzienti pur di non affrontare una terapia di coppia.
Per Broche, il punto di forza dei videogiochi sta nella possibilità di far vivere al giocatore un dilemma morale in prima persona, trasformandolo in un’esperienza attiva che pochi altri media riescono a eguagliare per intensità emotiva.