Tra le due correnti di pensiero dominanti riguardo alle remastered, tra coloro i quali gradiscono l’opportunità di rigiocare vecchi classici e quanti, invece, le ritengono una furba maniera di mettere la mano nella tasca dei videogiocatori, noi di Spaziogames ci siamo sempre posti nel mezzo, analizzando caso per caso e cercando sempre di non fare di tutta l’erba un fascio. Oggi è arrivato il momento di passare sotto la nostra lente d’ingrandimento uno dei migliori JRPG della scorsa generazione di console, Ni No Kuni – La minaccia della Strega Cinerea, che, per l’occasione, ha guadagnato il suffisso Remastered.
Ni NO Kuni Remastered
- Piattaforma:
- PC, PS4, SWITCH
- Genere:
- gioco-di-ruolo
- Data di uscita:
- 20 Settembre 2019
- Sviluppatore:
- Level 5
- Distributore:
- Namco Bandai
Varrà la pena accompagnare di nuovo il piccolo Oliver nel su viaggio?
Una favola moderna
Oggi come sei anni e mezzo or sono, l’intreccio alla base di Ni No Kuni riesce a rapire ed affascinare anche i meno giovani, nonostante la sua natura di favola dai toni leggermente più oscuri. Come per i film Disney, che trascendono l’età, il carattere e la storia vitale degli spettatori, trasmettendo emozioni senza distinzione, la storia scritta da Akihiro Hino non ha perso nulla della sua drammaticità e della sua ingenuità, che coloro i quali avessero iniziato il loro percorso videoludico a partire da questa generazione di console difficilmente potranno non apprezzare. La storia ruota attorno ad Oliver, un ragazzino di tredici anni curioso e vivace, cui però la sorte tirerà un bruttissimo scherzo: dopo averlo salvato dall’annegamento, infatti, la madre di Oliver accusa un malore, e lo lascia solo. Nel difficilissimo tentativo di elaborare il lutto, Oliver annega in una valle di lacrime e una di queste, proprio come nelle storie più romantiche, dona vita ad uno dei suoi pupazzi preferiti, regalo della sua mamma perduta.
Nella bambola, infatti, alberga uno spirito magico, Lucciconio, che riconosce in Oliver il puro di cuore che andava cercando da decenni per salvare il suo mondo di appartenenza, schiacciato dalla tirannia di un genio malvagio di nome Shadar. All’improvviso, quando tutto sembra perduto, dinanzi ad Oliver si schiudono le porte di un viaggio incredibile, al termine del quale, per una strana combinazione di eventi, potrebbe non solo salvare il mondo di Luccionio ma anche riportare in vita sua madre. La sensibilità e la delicatezza tipicamente nipponiche con cui la storia viene raccontata impreziosiscono un intreccio altrimenti banale, che coglie a piene mani dalla letteratura di genere e non si risparmia nel citare fiabe classiche e nel rielaborarne temi e personaggi. Oggi come ai tempi della pubblicazione, l’umanità, la leggerezza e la tristezza di fondo delle vicende narrate in Ni No Kuni risultano un cambio di scenario significativo (e rinfrescante) rispetto alle trame mature e stereotipate di molti congeneri, divisi tra mondi in rovina, protagonisti-manifesto del machismo e scenari fantasy ritriti. Gli appassionati della cultura nipponica, e delle produzioni dello Studio Ghibli in particolare, apprezzeranno più degli altri certe scene, taluni dialoghi e talaltri personaggi, che a nostro avviso non avrebbero sfigurato nemmeno in uno dei lungometraggi del maestro Miyazaki.
Invecchiare bene
Nonostante il genere dei giochi di ruolo giapponesi abbia fatto segnare consistenti passi avanti rispetto alla prima pubblicazione del titolo, che in Giappone, lo ricordiamo, è antecedente di quasi due anni rispetto all’Europa, nessuna delle meccaniche di gioco di Ni No Kuni Remastered risulta obsoleta o tediosa, e l’amalgama finale funziona bene tanto quanto su Playstation 3, meno, ovviamente, l’effetto sorpresa. La scelta di optare per un combat system ibrido, che coniuga la strategia e la profondità degli scontri a turni e l’immediatezza e la frenesia di quelli in tempo reale porta ad un ibrido peculiare, cui serve qualche oretta per abituarsi, ma che poi, sul lungo periodo, sa restituire parecchie soddisfazioni. Impartire un ordine al personaggio scelto e vederlo agire in autonomia può inizialmente ingannare, perché lasciare tutto nelle mani dell’intelligenza artificiale può essere un’opzione solamente rivisitando aree già esplorate, pena la schermata del game over: nonostante il target di pubblico sia potenzialmente giovane, infatti, il prodotto Bandai Namco riserva una manciata di scontri abbastanza impegnativi, soprattutto nella parte centrale dell’avventura, in prossimità di certi boss. Scegliere il layout sbagliato, optando per famigli non adatti alla situazione, può significare soccombere in una ventina di secondi al massimo: ecco che, allora, esplorare, combattere e ingrossare le fila del proprio esercito con più famigli possibili (tra gli oltre quattrocento reclutabili) diviene una necessità, oltre che un piacere. Eh sì, perché la forza di Ni No Kuni Remastered è proprio questa: attività che altrove vengono percepite dal giocatore come noiose e lente, come il classico grinding, qui assumono un significato del tutto differente, perché la bellezza e la vastità del mondo di gioco invogliano ad uscire dal sentiero battuto e a perdersi in un reame fiabesco. Chi ha già speso decine di ore nel mondo di Lucciconio si sentirà subito a casa, ma i veri beneficiari di questa rimasterizzazione sono i giocatori più giovani, che potrebbero aver giocato il recente secondo capitolo ma essersi persi la magia di questo capostipite.
Incantesimo per gli occhi
Veniamo dunque al nocciolo della questione, che, in assenza di contenuti inediti, è rappresentato dalla qualità della conversione: in questa sede ci soffermeremo solamente sulla prova del gioco effettuata su PS4 Pro e PS4 base, tralasciando il porting per Switch cui dedicheremo un articolo nei prossimi giorni. L’impatto del titolo, che pure ricordavamo splendido in versione PS3, è eccezionale: i ragazzi di QLoc, che si sono occupati della versione per le console Sony per conto di Bandai Namco, hanno fatto un lavoro eccellente nel lucidare quanto c’era di buono nell’opera originale nascondendo sotto il tappeto l’età del codice e qualche texture evidentemente proveniente dalla scorsa generazione di console. La differenza principale tra le due versioni è che sulla console premium di Sony è possibile selezionare una duplice modalità: 1440p con framerate a 60 fps o 4K con framerate a trenta. Siamo stati a lungo indecisi su quale delle due selezionare, perché in un JRPG tanto rilevante a livello artistico l’idea del 4K ci ha stuzzicato, ma alla fine abbiamo optato per i sessanta frame al secondo, non solo perché i combattimenti e l’esplorazione se ne giovano, ma anche per la stabilità e la solidità degli stessi, anche in situazioni concitate dove famigli, nemici ed effetti speciali riempiono lo schermo.
Lo spettacolo è meno attraente sulla versione standard della console Sony, ma anche su quella i cali di framerate sono sporadici e comunque mai impedienti. A sfigurare un po’, in un contesto decisamente attraente, sono certe texture di superficie ed alcuni dei modelli dei personaggi secondari, con qualche legnosità di troppo che ricorda a tutti come il titolo sia nato su console portatile e solo in seguito portato su PS3, peraltro nel lontano 2011. Poca roba, comunque, se si considerano anche la meravigliosa colonna sonora firmata dal maestro Joe Hisaishi e l’ottima qualità del doppiaggio inglese, che rende i differenti dialetti e gli accenti assai meglio del goffo tentativo della sottotitolazione italiana, anch’essa immutata (ahinoi) rispetto alla versione giocata su PS3. Per quanto sia apprezzabile il lavoro svolto alla ricerca dei modi di dire e delle colorite interlocuzioni dei dialetti, il romanaccio di Lucciconio rende ancora inutilmente pesanti i sottotitoli senza aggiungere nulla al risultato finale. Tanta magnificenza per gli occhi e le orecchie, soprattutto per quanti possedessero una Pro e un televisore in 4K, riesce in parte a lenire la delusione per la mancanza di contenuti inediti, che avrebbero impreziosito ulteriormente un pacchetto comunque molto ricco (all’epoca impiegammo oltre sessanta ore a vedere i titoli di coda).
+ Artisticamente incantevole
+ Doppia modalità per i possessori di PS4 Pro
+ Colonna sonora strabiliante
+ Gameplay ancora attuale
– Sottotitolazione italiana ancora farraginosa
8.5
Avremmo gradito una nuova localizzazione italiana, qualche contenuto inedito e, magari, un prezzo più abbordabile, ed è solo per questo che, pur premiando Ni No Kuni Remastered con un ottimo voto, non confermiamo quello (altissimo) che il titolo seppe guadagnarsi su queste pagine sei anni fa.
Cionondimeno, Bandai Namco, Studio Ghibli e i ragazzi di QLoc, autori di questa versione, sono riusciti a farci tornare bambini ancora una volta, preservando la magia audiovisiva di questo titolo, che, soprattutto per i possessori di PS4 Pro, si candida ad essere uno dei titoli visivamente più affascinanti della generazione.
Non male per un titolo che, in teoria, con questa generazione non avrebbe dovuto aver nulla a che fare.