Immagine di Necromunda: Hired Gun | Recensione - Cacciatori di taglie senza gloria
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Necromunda: Hired Gun | Recensione - Cacciatori di taglie senza gloria

L'FPS sviluppato da Streum On Studio purtroppo non riesce a mantenere le sue promesse e si rivela un titolo molto acerbo

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

Informazioni sul prodotto

Immagine di Necromunda: Hired Gun
Necromunda: Hired Gun
  • Sviluppatore: Streum on Studio
  • Produttore: Focus Home Interactive
  • Distributore: Focus Home Interactive
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , PS5
  • Generi: Sparatutto
  • Data di uscita: 1 giugno 2021

Le città formicaio sono un inferno di ferraglia e materiali tossici, delle fucine che lavorano senza sosta per fornire le armi ai quei fanatici dell’Impero, che con i loro soldati geneticamente modificati hanno colonizzato quasi tutto l’universo durante il XLI millennio raccontato in Warhammer. Un posticino in cui non passerei volentieri le mie vacanze, fra gang costantemente in lotta per il predominio territoriale, mercanti senza scrupoli e antichi relitti sepolti da secoli che attirano reietti da ogni dove, un posto che Necromunda: Hired Gun ha reso, ahimè, ancora meno piacevole di quello che la stessa Games Workshop ha ideato.

Lo sparatutto in prima persona sviluppato da Streum On Studios - già autori del non proprio eccellente Space Hulk: Deathwing - e pubblicato da Focus Home Interactive, mi aveva intrigato con i suoi trailer frenetici, pieni zeppi di personaggi sopra le righe e, cosa più unica che rara per la licenza in questione, mi aveva promesso un’intensa campagna in singleplayer con una narrativa degna di questo nome. Le illusioni si sono presto infrante in un caos incontrollato e in una storia avviluppata su sé stessa.

Non mi ricordo chi stavo cercando

Necromunda: Hired Gun strizza l’occhiolino agli shooter tradizionali di una volta: niente sfide online, nessun match battle royale infilato dentro a forza e niente costumi fuori luogo da comprare con moneta reale. L’unica componente messa a disposizione è quindi la classica campagna in singleplayer, una modalità che si porta sulle spalle un fardello non da poco e a cui è legato il successo o il fallimento di tutta l’opera.

Dopo aver scelto il volto della mia anonima mercenaria - o mercenario, a voi la scelta - sono stato lanciato senza troppi complimenti sulle tracce di un pericoloso assassino che ha scelto una preda sbagliata, uno di quei mercanti che, con leggi non troppo sottili, cercano di tenere sotto controllo le città formicaio. Quello che doveva essere una semplice taglia da riscuotere si è però ben presto rivelato un compito di una portata superiore, fino a sfociare in vere e proprie guerre fra bande, ricerche pericolose in antichi pozzi e segreti sempre lasciati a metà.

La decina abbondante di missioni è però tenuta assieme a fatica, sembra quasi che i singoli momenti siano giustapposti senza un vero filo conduttore e che, qualsiasi sia il nostro obiettivo da portare a termine, gli avvenimenti si susseguano al di là delle azioni compiute. Per quanto peschi a piene mani nel mondo di Warhammer 40.0000, la storia di Hired Gun fatica a catturare l’attenzione.

Streum On Studios conosce bene l’argomento - non è infatti il primo titolo che sviluppa in questo universo - ha coinvolto anche alcuni personaggi ben noti ai fan - uno su tutti il cacciatore di taglie Kal Jerico - e muovendosi in quei claustrofobici cunicoli ci si sente davvero oppressi da quintali e quintali di tonnellate di acciaio e misticismo gotico, ma quando si viene buttati da una missione all’altra senza troppe spiegazioni e con qualche semplice battuta di accompagnamento, anche il prossimo compito diventa un semplice tiro al bersaglio privo di senso.

La definitiva pietra tombale sulla componente narrativa proviene da una realizzazione tecnica tutt’altro che impeccabile. I pochi NPC con cui ci si interfaccia hanno spesso espressioni grottesche e animazioni legnose, ma sono soprattutto le cutscene a risultare quasi tragicomiche. Le cinematiche entrano in scena tagliando a metà l’azione e senza un reale collegamento con ciò che si sta facendo, l'audio sparisce in modo misterioso, durano qualche secondo e l'effetto finale non ha quel tocco “over the top” che invece ci si aspetterebbe da un titolo frenetico e con più esplosioni di un film di Michael Bay.

I compiti affidati sono quindi un semplice pretesto per creare un loop di gioco: missione, ritorno a Martyr’s End - l’hub centrale - e poi un’altra missione. Accanto alla storia principale ci sarebbero anche dei compiti secondari e le lotte fra le varie gang ma, a meno che non vogliate accumulare denaro da spendere nei vari - e poco interessanti - upgrade, vi sconsigliamo di perdervi in quelle arene tutte uguali solo con la scusa di uccidere un paio di criminali o di sabotare qualche banda.

Polveri bagnate

Una storia raffazzonata poteva finire ben presto nel dimenticatoio se sostenuta da un gameplay con i fiocchi, ma è proprio questa sezione, o per esser ancora più specifici il gunplay, a lasciare i maggiori rimpianti. I trailer mostrati durante i mesi di attesa si sono rivelato per lo più un bluff, tanti pacchetti confezionati ad hoc che poi non hanno trovato riscontro nella realtà. Ricordiamo bene i primi filmati, delle perfette coreografie di morte, fra esagerati Bolter, doppi salti e letali uccisioni in corpo a corpo. Tutti questi ingredienti sono effettivamente presenti, solo che la loro amalgama fatica a stare assieme.

Hired Gun vuole essere un FPS veloce e senza sosta, ma si spinge oltre e sfocia spesso nel caos più totale. Ci sono momenti di pura gioia, quando una scivolata si incastra alla perfezione con una corsa sul muro, un lancio di rampino ed infine una scarica di granate sulla testa di un pesante Ogryn, ma questi brevi istanti subito lasciano spazio ad un incontrollato frastuono di luci e colori in cui non si distingue più nulla e in cui ci si muove e si spara sperando di colpire qualcuno o qualcosa.

Ecco, se come il sottoscritto vi eravate prefigurati un DOOM - quelli moderni ovviamente - in salsa Warhammer, vi siete sbagliati di grosso. Purtroppo Hired Gun non fa del “Less is more” la propria filosofia di design e butta dentro il calderone un po’ di tutto, fra armi leggere e pesanti, mirini e canne, poteri bionici, nemici di ogni genere e cani robot, tanti elementi che però peccano per distintività.

Non si ha mai un'idea precisa di quale sia il fucile o la mitraglia perfetti per abbattere una certa tipologia di nemici o quale sia il danno arrecato dall’esplosione provocata dalle proprie abilità speciali, il tutto mentre orde di punk dalla cresta viola e robot escavatori provano a crivellare di piombo il nostro corpo. Per quanto possa sembrare azzardato, il paragone con lo sparatutto di Id Software non è casuale, soprattutto per la centralità dei colpi in melee. Anche in Hired Guns l’unica soluzione è un attacco frontale a testa bassa, le coperture semplicemente non ci sono ed eliminare da vicino un nemico significa rimpinguare i caricatori e la barra della salute.

Queste uccisioni innestano però delle rapide scene al limite della convulsione, spesso fuori focus, che si incastrano nei muri o sospese nel vuoto, ma soprattutto diventano l’unica strada da utilizzare durante gli scontri, che diventano una corsa all’impazzata contro il nemico e una pressione senza sosta del tasto adibito a queste “non-glory kill”.

Duole ammetterlo, ma tutte le feature mostrate con orgoglio nei trailer semplicemente sono rotte, una su tutte il mastino che accompagna il protagonista. Questo fido compagno di viaggio preferisce infatti starsene immobile anche davanti ad orde inferocite, se chiamato in causa  azzanna qualche suo simile, ma poi è incapace di leggere il level design e inizia a correre su e giù per il livello senza una meta. L’unico aiuto fornito da questo cane robot - che fatico a spiegare a livello logico - è il metter in risalto gli avversari con dei contorni rossi, altrimenti spesso confusi e difficili da individuare in quei convoluti sfondi.

Nella sua voglia di aggiungere sempre più ingredienti al gameplay, il team di sviluppo non ha lesinato sui potenziamenti e sui vari innesti bionici. Anche in questo caso ne funziona solo la metà, alcuni sono completamente inutili o ridondanti ma, cosa più inspiegabile, quando si attiva il loro menù contestuale, il ritmo di gioco procede con il suo normale incedere, senza rallentare per permettere di selezionare in modo più accurato quale potere sfruttare. In realtà tutta l'UI e la gestione dell'inventario sono dei mezzi misteri: perché abbiamo cinque slot per le armature - tutte pressoché uguali - e ne abbiamo solo tre per le armi pesanti? E soprattutto, perché non posso gestire il mio carico di bottino durante le missioni?

La ciliegina sulla torta - si fa per dire - è l’intelligenza artificiale, che oscilla tra l’aggressività senza sosta e la passività completa, alcune volte si viene travolti da ogni genere di nemico che spunta da vicoli ciechi ed altre volte si resta tranquilli al nascosto con il proprio fucile da cecchino mietendo vittime immobili.

Luci nel buio metallico

I passi falsi sono evidenti e anche numerosi, eppure, anche al cospetto dei numerosi inciampi, ci sono momenti di pura ebbrezza e ci si sente travolti in un balletto infernale, soprattutto durante le boss fight e in quei livelli ripescati a piene mani dagli arena shooter, in cui l’incessante riff di un metal industriale diventa la perfetta colonna sonora per un faccia a faccia con dei corazzati Ambot.

Il level design svolge inoltre alla perfezione il suo compito ed alterna stretti corridoi con stanza più ampie, in cui cercare forzieri nascosti e soprattutto studiare la posizione per l’attacco perfetto, dei parchi giochi a tema Warhammer 40,000 ricostruiti con sapienza e disegnati apposta per esaltare la fluidità dei movimenti del protagonista. Purtroppo l’estasi svanisce davanti a quei colpi sparati alla cieca e senza reali feedback o quando si materializza il mio peggiore degli incubi: l’animazione del salto dell’Ogryn.

Ruoli fuori fase

Più ci avvicinavamo ai titoli di coda e più si rafforzava in noi la sensazione che senza tutti quegli orpelli aggiuntivi ed elementi da RPG, Hired Gun sarebbe stato un titolo più godibile. Ogni missione porta con sé infatti dei bottini di ogni genere e una valuta da spendere quando si fa ritorno all’hub centrale. Che si tratti di armi da acquistare o modificare, tutti i vari upgrade ricadono però nella solita sfilza di statistiche dallo scarso significato, quelle percentuali di cui poi è difficile riscontrare degli effetti tangibili sul campo di battaglia. Discorso analogo per gli impianti bionici da farsi impiantare da un medico-robot, nodi da sbloccare utilizzando l’unica valuta a disposizione ed incastrati nel solito albero delle abilità privo di fantasia.

In conclusione Hired Gun finisce vittima della sua stessa ambizione e delle attese generate in fan come il sottoscritto, catturati dalla sequela di trailer che presentavano un’opera che, semplicemente, non esiste.

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Voto Recensione di Necromunda: Hired Gun - Recensione


5.3

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Quanto funziona, il gunplay sa esser davvero divertente...

  • Il level design si sposa alla perfezione con la velocità dei movimenti durante gli scontri

  • Abbastanza fedele a quella distopia di Necromunda

Contro

  • ... Cosa che succede raramente

  • Tecnicamente molto grezzo

  • Gli elementi da GDR potevano essere implementati meglio

  • La storia fatica a mantenere una via coerente

  • AI non pervenuta

Commento

Necromunda: Hired Gun è un fps frenetico e senza un attimo di respiro, ma svariati inconvenienti tecnici, una storia dimenticabile e un gunplay con troppi alti e bassi mettono sullo sfondo alcuni ottimi spunti, come un level design ispirato e una ricostruzione fedele del board game ambientato nel mondo di Warhammer 40.000. Dopo Space Hulk: Deathwing, Streum on Studio aggiunge purtroppo al suo curriculum un'altra occasione sprecata.
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