L'analista Piscatella: il futuro del gaming è nel cloud? Sicuri?

Google Stadia ci parla di un futuro in cloud per i videogiochi: ma sarà davvero così? L'analista di NPD, Mat Piscatella, ha dei dubbi

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Da quando Google Stadia ha vissuto il suo momento di annuncio, la sensazione è stata quella di una nuova virata in direzione del cloud gaming. A piccoli passi, il futuro del videogioco potrebbe risiedere nella nuvola e non più nelle “scatole” (espressione usata proprio da Google) domestiche rappresentate dalle console e dai PC da gaming.

Servirebbe tempo, sicuramente. E soprattutto servirebbe sapere qualcosina in più sulle ambizioni di Stadia, che avrà giochi esclusivamente appositamente sviluppati, avrà il supporto dei third-party, ma non sappiamo ancora in che modo verrà monetizzato e quanto i prezzi dei suoi abbonamenti potranno risultare appetibili per i consumatori, tradizionali e non.

In questo quadro è intervenuto Mat Piscatella, noto analista dell’industria per conto di NPD Group, che ha espresso le sue perplessità in merito alla possibile affermazione del videogiocare in cloud.

google stadia

Giocare in cloud è il futuro? Lo vedremo

In un thread sul suo profilo Twitter, l’esperto di mercato ha espresso le sue perplessità basandosi sui dati EEDAR in merito al pubblico dei videogiocatori americani.

Secondo questi dati, infatti, 2/3 del pubblico statunitense ha speso $0 negli ultimi sei mesi in videogiochi. Questo significa che due fette su tre della community presa in analisi si affidano a giochi gratuiti e, spesso, a esperienze gratuite che scaricano sul cellulare. Non parliamo del classico consumatore armato di console che Google vuole spostare su Stadia, ma di un giocatore “casuale” (perdonate l’espressione, ndr).

Secondo Piscatella, questo significa che gli hardcore gamer che potrebbero guardare a Stadia sono già ridotti a 1/3 del pubblico complessivo statunitense, ossia coloro che sono disposti a spendere dei soldi per videogiocare.

Esistono dei servizi in streaming che, infatti, potrebbero convincere chi spende $0 per giocare a pagare un abbonamento mensile/annuale per giocare in cloud? Al momento non conosciamo la risposta e non possiamo dare nessuna opzione per scontata, come fa notare l’analista.

A fare la differenza, come accennavamo in precedenza, sarà indubbiamente il prezzo a cui servizi come Stadia saranno proposti. Per portare via i giocatori dalle console e dal PC, Stadia dovrà offrire un prezzo competitivo e un’esperienza priva di difetto: quell’unica fetta su tre di hardcore gamer che sarebbero disposti a pagare è infatti anche quella più esigente, in tema di tecnologie.

PlayStation Now

Un’esperienza di gioco instabile, con lag o frame rate singhiozzante per via del passaggio attraverso cloud, sarebbe l’ultima delle cose che potrebbe far innamorare il giocatore più esperto. Per questo, sottolinea Piscatella, è importante che Stadia venga lanciato al meglio delle sue possibilità, con uguale efficienza in tutte le ragioni, e a un prezzo che possa attirare sia l’hardcore gamer che il giocatore più casuale, che potrebbe valutare di vivere esperienze di gaming diverse senza dover più passare dall’acquisto di un device apposito – che in precedenza non ha preso in considerazione.

Sul fatto che servizi come Stadia siano destinati a imporsi come il Netflix dei videogiochi, Piscatella mantiene le sue riserve, affermando che tutto il concetto «non si sposa al mondo in cui i consumatori partecipano al mercato dei videogiochi.»

project xcloud

I consumatori di serie TV e i consumatori di videogiochi hanno una relazione diverse con lo streaming e questo potrebbe, insomma, influenzare il successo delle tecnologie in cloud – impedendo loro di affermarsi davvero come il futuro dei videogiochi.

Cosa pensate della disamina di Piscatella? Valutando voi e la vostra esperienza, sareste disposti a passare completamente al cloud con un’offerta di giochi adeguata e al prezzo giusto o preferireste la tradizionale esperienza su console/PC?

Fonte: Twitter