Kojima Productions lavorerà ad un titolo alla volta: Kojima spiega il suo pensiero

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Era il 16 dicembre 2015 quando venne annunciato che Hideo Kojima e alcuni suoi colleghi di lungo corso, come Yoji Shinkawa e Ken-Ichiro Imaizumi, avevano deciso di dare vita ad una nuova Kojima Productions indipendente, dopo che il team aveva visto il suo nome venire soppresso all’interno di Konami. Da allora, la software house del visionario game designer giapponese ha trovato una partnership con Sony per la realizzazione di Death Stranding. La prospettiva di Kojima, che nei giorni scorsi ha anche svelato l’interno del suo nuovo studio, è a trecentosessanta gradi e non coinvolge solo il nuovo progetto, ma anche la filosofia dell’azienda e il suo futuro. Intervistato da Nikkei, il celebre game designer ha parlato a cuore aperto dei suoi progetti e della sua visione, a partire dalla nuova sede di lavoro: “volevo uno studio in cui potessi concentrarmi a realizzare nuove cose. Quando lavori in una grossa compagnia, devi vendere nuovi prodotti ogni tot di tempo rimanendo dentro il budget previsto, quindi un sacco di tempo viene portato via dalla necessità di coordinare i diversi dipartimenti.”Purtroppo, la costruzione dei nuovi uffici ha richiesto più tempo del previsto: “tutte le imprese erano impegnate con la costruzione del nuovo stadio per le Tokyo Olympics, quindi il lavoro sul nostro ufficio è stato rinviato!” ha scherzato il leader di Kojima Productions.In merito alla filosofia dietro ciò che Death Stranding vuole esprimere, Kojima ha spiegato che le persone devono sentire “il potere che i fili hanno di collegarci tutti.” Ad ispirare questa visione dei “fili” è stato lo scrittore Kobo Abe, che nel suo “Nawa” scrive che i fili (“strand”, ndr) servono a tirare a sé ciò che riteniamo positivo, mentre i “bastoni” si utilizzano per colpire i nemici e tenerli lontani. Secondo Kojima, nei vecchi giochi utilizzavano i bastoni, mentre ora dovremo curarci dei fili. “È vero, le persone grazie ai social media sono più in collegamento tra loro, ma continuano ad utilizzare i bastoni.” Tornando al nuovo studio, Kojima ha anche spiegato che “noi non siamo una compagnia. Siamo uno studio. Non assumerò delle persone solo perché voglio sviluppare più giochi contemporaneamente. Noi concentreremo i nostri sforzi su un singolo gioco per volta.”La visione che il game designer ha del futuro è decisamente vicina all’Homo Ludens di cui Huizinga parlò negli anni Quaranta nella sua opera omonima: il gioco è parte inestricabile della vita dell’uomo, rientra in tutte le sue dimensioni. Ecco perché, secondo Kojima, in futuro “la finzione e la realtà si mescoleranno e ci sarà del gioco in tutti gli aspetti della vita.”Nonostante ciò, Kojima Productions non è da intendersi semplicemente come un team autore di videogiochi: “non siamo solo un’organizzazione per i giochi. Siamo una Nave Spaziale che porta ad un mondo nuovo, una nuova dimensione raggiungibile attraverso la tecnologia.” In questo viaggio, fa sapere il game designer, il team “collaborerà anche con industrie e compagni all’infuori del gaming.”Ciò che conta, per Kojima, è sempre avere voglia di esprimersi, anche per lavorare nel suo team: “i tool per creare qualcosa completamente da te sono disponibili. Non devi essere una grossa compagnia per creare qualcosa di favoloso. In quest’epoca, non ha senso non fare qualcosa di creativo” ha spiegato, in riferimento alle possibilità di scrivere e pubblicare, girare e pubblicare o creare giochi e pubblicarli indipendentemente, oggi disponibili. “Quelli che mi dicono ‘voglio creare giochi, per favore insegnami una volta che inizierò a lavorare per la tua compagnia’ non potranno sopravvivere in un’epoca come questa. Non assumeremmo questo tipo di persona, da Kojima Productions. Se avessero voluto davvero creare un gioco, lo avrebbero già fatto.” Come vi sembrano queste dichiarazioni da parte di Hideo Kojima? Che pensate della sua visione in cui le esperienze di gioco—come effettivamente sta già succedendo con i giochi persuasivi e pervasivi—si sovrapporranno a sempre più aspetti della nostra vita quotidiana?Fonte: Nikkei