Immagine di Grandia HD Collection | Recensione - Rinvenire l'oro nel fango e tenerlo sporco
Recensione

Grandia HD Collection | Recensione - Rinvenire l'oro nel fango e tenerlo sporco

Due pietre miliari in un pacchetto così così: vediamo come se la cava il ritorno di Grandia su Nintendo Switch e su PlayStation e Xbox.

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a cura di Gianluca Arena, Domenico Musicò

Informazioni sul prodotto

Immagine di Grandia HD Collection
Grandia HD Collection
  • Sviluppatore: Game Arts
  • Produttore: GungHo
  • Testato su: PS4 , SWITCH
  • Piattaforme: SWITCH , PS4 , XONE , PS5 , XSX
  • Generi: Gioco di Ruolo , Avventura
  • Data di uscita: 16 agosto 2019 (Switch, Steam) - 26 marzo 2024 (PS4, PS5, Xbox)

Nota: questa recensione è stata pubblicata originariamente nel 2019. Nel 2024 è stata aggiornata con un paragrafo dedicato all'uscita della stessa Collection su PlayStation e Xbox. Il resto del testo e le valutazioni finali sono invariati.

Giunta come un fulmine a ciel sereno, la notizia di una collection in alta definizione dei primi due episodi del franchise Grandia ci ha colti di sorpresa, e mentiremmo se dicessimo che non eravamo eccitati al ricordo delle decine di ore spese con entrambi i titoli nei lunghi pomeriggi di tanti anni fa.

Oggi, in caso foste possessori di Nintendo Switch o di un PC anche obsoleto, potrete comodamente scaricare due dei JRPG più influenti della recente storia videoludica ad un prezzo modico.

Ma ci sono diversi “ma”: andiamo a scoprirli insieme.

Grandia HD Collection

Correva il 1997…

Al di là dei ricordi di un videogiocatore non più giovanissimo, la pubblicazione del primo Grandia, avvenuta alla fine del 1997 su Sega Saturn in Giappone e solo due anni e mezzo dopo (peraltro su Psone) in Europa, segnò un punto di svolta per il genere dei giochi di ruolo giapponesi, e in particolare per i sistemi di combattimento in voga all’epoca. Come (e a tratti più) del decantato Active Time Battle System di casa Square, il sistema ideato dai ragazzi di Game Arts (ahinoi fermi da oltre dieci anni) riusciva a fondere la frenesia del tempo reale alla strategia garantita dagli scontri a turni, rendendo piacevoli anche le battaglie con i nemici ordinari, normalmente una delle attività meno attraenti in un gioco di ruolo di matrice giapponese. 

La possibilità di manipolare l’ordine dei turni tramite l’utilizzo delle Critical, il sistema di crescita dei personaggi, quello delle magie e persino delle armi, così come la differenziazione tra membri del party contribuivano a rendere unico il sistema di combattimento, dotandolo di un grado di personalizzazione raramente visto prima.

Grandia HD Collection Gameplay

A tutti questi pregi, di per loro non trascurabili, si aggiungeva l’esclusività per Saturn, una console dalle grandissime potenzialità che fu però presto obliterata da Playstation in termini di vendite: se sulla macchina grigia di Sony i JRPG di qualità abbondavano, su quella Sega erano invece merce rara, e quindi tutti gli appassionati del genere tra i possessori di Saturn si rivolsero al prodotto Game Arts. 

O, quantomeno, tutti quelli che capivano il giapponese, vista l’assenza di una release in lingua inglese. In questa raccolta nessuna delle enormi qualità del gioco è stata scalfita dal tempo: combattere è ancora un piacere, la storia di Justin, nella sua semplicità, risulta ancora godibile e, sebbene la scrittura risulti spesso acerba, il mondo di di gioco vivace e colorato rappresenta una relativa novità rispetto a moltissimi dei prodotti usciti sul mercato nell’ultimo decennio, dove a farla da padrone sono mondi devastati e tonalità smorte di marrone.

Certo, come per tutte le opere di recupero filologico, per apprezzare al meglio il prodotto, anche a causa di una certa pigrizia del publisher, è necessario chiudere un occhio su aspetti invecchiati meno bene, come il rudimentale treddì e la lentezza nella progressione, figli dell’epoca in cui il titolo fu lanciato.

Dialogo

Di mercenari sboccati

Grandia II, a tutt’oggi il migliore (ex aequo con Skies of Arcadia) gioco di ruolo del catalogo Dreamcast, debuttò tra agosto 2000 (Giappone) e febbraio 2001 (Europa) in esclusiva su Sega Dremcast, salvo poi giungere anche su Playstation 2 all’indomani dell’inattesa debacle commerciale dell’ultima console Sega.

Diverso ed uguale rispetto al suo predecessore, questo sequel ne mantiene inalterate le caratteristiche fondanti, a partire dall’eccellente sistema di combattimento ibrido, ma cambia notevolmente tono e maturità della narrazione, che ruota attorno ad un mercenario sboccato e ruvido, di nome Ryudo, il cui percorso di maturazione si compie nel corso dell’avventura.

Da egoista, cinico e maleducato (doti non esattamente comuni per gli eroi dei JRPG dell’epoca), il nostro, grazie ad una serie di incontri e ad un’avventura inattesa, diventerà un uomo migliore.

Come per il predecessore, Grandia II si dimostra all’avanguardia in tanti piccoli aspetti, dall’assenza di incontri casuali alla gestione del party, passando per il gran numero di variabili che è possibile personalizzare.

Nondimeno, grazie anche alla discontinuità narrativa con il primo capitolo, questo sequel non pone particolari barriere d’ingresso per i neofiti, acclimatandoli gradualmente al combat system e a tutte le finezze dei sistemi di gioco: dispiace davvero che i ragazzi di Game Arts (autori, tra l’altro, anche della serie Lunar) siano assenti da così tanto dalle scene, perchè la loro spinta innovatrice e l’amore per la scrittura sarebbero ingredienti fondamentali anche oggigiorno.

Essendo un port quasi uno a uno dell’edizione Anniversario pubblicata su PC qualche anno fa, Grandia II risulta più gradevole alla vista rispetto al predecessore, e più moderno tanto in termini di regia quanto di narrazione, sebbene questo non ne faccia, necessariamente, il titolo migliore del lotto.

Se al quadro si aggiunge anche una strepitosa colonna sonora firmata dal veterano Noriyuki Iwadare, ecco che questo sequel raggiunge il capostipite nell’olimpo delle migliori produzioni ruolistiche giapponesi di sempre, nonostante abbia condiviso con la sottovalutata console ospite un consistente insuccesso commerciale.

Pigrizia portami via

Coloro i quali si stessero chiedendo perché due eccellenti giochi di ruolo riportati in alta definizione e proposti ad un prezzo ribassato abbiano preso un voto lontano dall’eccellenza che avrebbero altrimenti meritato troveranno le loro risposte in questo paragrafo, interamente dedicato al pigro lavoro di svecchiamento operato da GungHo (in qualità di publisher) e SickHead Games (sviluppatore). 

Innanzitutto, entrambi i giochi sono stati trattati attraverso un filtro che ne ammorbidisce gli angoli e ne abbellisce le texture, con effetti che variano dal piacevole al fastidioso, soprattutto per quanto concerne il primo capitolo: considerando che non c’è modo di disabilitare questo filtro, non c’è altro da fare che rassegnarsi. L’effetto sfocato che ne deriva non è l’ideale, soprattutto perchè taluni personaggi minori non sembrano aver goduto dell’applicazione del filtro, ma la speranza che venga aggiunta una opzione per disattivare a piacimento questo filtro è l’ultima a morire.

Dobbiamo segnalare anche errori diffusi nei sottotitoli (tra caratteri poco leggibili e strane tessere nere), strani glitch audio, con la colonna sonora che si blocca per circa un secondo prima di riprendere, una manciata di texture che si rifiutano di caricarsi correttamente e la cosa più strana è che, a memoria, nessuna di queste problematiche deriva dai codici originali dei giochi, anche perché i test di qualità pre-lancio dell’epoca erano decisamente più esigenti di quelli odierni.

Ci sono anche buone notizie, beninteso: i noti problemi di framerate di cui soffriva la versione Psone del titolo, derivati dalla cattiva gestione della macchina Sony degli sprite in due dimensioni (soprattutto rispetto a Saturn) sono stati superati, perchè il team di sviluppo, pur avendo lavorato sul codice della versione Psone, ha lavorato per stabilizzare il framerate, riuscendo per la maggior parte nel proprio intento, con cali saltuari e mai impedienti ai fini del gameplay.

L’aggiunta di tutte le tracce audio disponibili all’epoca su più piattaforme è altrettanto gradita, ma l’assenza di qualsivoglia QOL improvement, ovvero di opzioni per velocizzare dialoghi e battaglie, o aggirare il vetusto sistema di salvataggio, lo è assai meno: con l’eccezione dell’innalzamento della risoluzione e del supporto al widescreen (che oseremmo definire il minimo sindacale a 2019 inoltrato), insomma, le novità sono davvero ridotte all’osso. 

Dispiace anche che non siano stati inclusi contenuti extra di alcun tipo: niente bozzetti, interviste, dietro le quinte, pubblicità dell’epoca, nonostante il materiale non manchi (e basta fare una rapida ricerca online per accorgersene) e la fanbase meritasse un trattamento migliore di questo. A scanso di equivoci, lo sottolineiamo a chiare lettere: nonostante queste mancanze, chi ama i giochi di ruolo non può e non deve perdersi la Grandia HD Collection, perchè i due capolavori inclusi nel pacchetto valgono comunque il prezzo di ammissione, ma l’amaro in bocca per ciò che poteva essere e non è stato è almeno pari alla soddisfazione di rigiocare queste pietre miliari su Switch.

E sulle altre console?

A cura di Domenico Musicò, aggiornamento del 5 aprile 2024

Come spiegavamo quasi cinque anni fa, quando la Grandia HD Collection arrivò su Switch, l'operazione di recupero della storica saga JRPG fu certamente molto apprezzata: si rischiava a tutti gli effetti di perdere per strada due tra i giochi più importanti di quell'epoca, il primo relegato prima su Sega Saturn e poi sulla gloriosa PSOne, il secondo prima su Dreamcast e poi su PS2.

Tuttavia, come evidenziato nella recensione originale, GungHo e SickHead Games non si sforzarono granché per rendere omaggio al meglio a due pietre miliari del genere, effettuando un lavoro molto pigro, a tratti persino al di sotto del cosiddetto minimo sindacale.

Una collezione ad alta definizione dovrebbe sempre essere migliorativa, oltre che in grado di dare nuovo lustro a opere appartenenti a un'epoca davvero molto lontana, se consideriamo i progressi tecnologici che intercorrono già tra una generazione e l'altra. Quella legata a Grandia HD Collection appare invece essere il modo più rapido per sfruttare il fattore nostalgia e avere il massimo degli introiti.

Dopo tutto questo tempo, in occasione dell'uscita anche su console della precedente generazione (e in retrocompatibilità con quelle attuali), ci aspettavamo delle piccole correzioni alle problematiche già segnalate. In effetti qualche piccolo bug è stato risolto, soprattutto per quanto riguarda glitch grafici e sonori (che incredibilmente non erano presenti nelle opere originali).

Va anche un po' meglio con il frame rate, ma non sempre: per esempio, basta solo osservare il filmato con grafica in-game del primo gioco per rendersi conto di alcune incertezze davvero inspiegabili, soprattutto se si prende in analisi la scarsa mole poligonale da far muovere contemporaneamente.

Provandolo poi su un monitor in 4K e con HDR, le disparità di trattamento per i diversi elementi di gioco risaltano ancora di più. Il filtro applicato abbellisce i personaggi principali, alcune scritte in sovrimpressione e anche parte dei menù, ma lo stacco con tutti il resto è piuttosto netto e appare chiaro come il lavoro sia in definitiva piuttosto sommario e non omogeneo.

Probabilmente l'inserimento di Grandia Xtreme e Grandia III nel pacchetto avrebbe un po' mitigato la situazione, dato che si tratta di capitoli che non hanno mai varcato i confini europei, certamente perché non raggiunsero mai lo stesso status dei primi due.

Resta in ogni caso una buona occasione per recuperare i due giochi anche sulle altre console disponibili, ma va ammesso che un nome altisonante come Grandia avrebbe meritato di essere trattato con ben altri guanti

+ Combat system di primissimi livello per entrambi i giochi

 

+ Titoli invecchiati meglio di quanto ci si potesse aspettare

+ Rapporto qualità/prezzo decisamente alto

- Decine di piccoli ma fastidiosi bug

 

- Operazione di raccolta pigra

- Nessun extra

 

7.0

 

Allo stato attuale delle cose, è molto probabile che ognuna delle ottanta – cento ore necessarie a portare a termine entrambi i giochi contenuti nella Grandia HD Collection sia da un lato spesa benissimo e dall’altro costellata di problematiche tecniche di varia natura, come evidenziato in sede di analisi.

Il trattamento riservato al franchise e alla sua assetata fanbase non è stato dei migliori, e speriamo vivamente che GungHo e SickHead Games rimettano mano al codice di gioco e supportino con numerose patch il periodo post-lancio.

A oggi, a circa tre settimane dal debutto sullo shop digitale di Switch, molte delle magagne permangono, eppure, nonostante questo, ci risulta difficile non consigliare agli appassionati del genere questi due titoli, tra i migliori che il Giappone abbia partorito negli ultimi venticinque anni.

Ci sarà da turarsi il naso a tratti, insomma, ma ne varrà comunque la pena.

Offerte per Grandia HD Collection

Voto Recensione di Grandia - Recensione


7

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Combat system di primissimi livello per entrambi i giochi

  • Titoli invecchiati meglio di quanto ci si potesse aspettare

  • Rapporto qualità/prezzo decisamente alto

Contro

  • Decine di piccoli ma fastidiosi bug

  • Operazione di raccolta pigra

  • Nessun extra

Commento

Allo stato attuale delle cose, è molto probabile che ognuna delle ottanta – cento ore necessarie a portare a termine entrambi i giochi contenuti nella Grandia HD Collection sia da un lato spesa benissimo e dall'altro costellata di problematiche tecniche di varia natura, come evidenziato in sede di analisi. Il trattamento riservato al franchise e alla sua assetata fanbase non è stato dei migliori, e speriamo vivamente che GungHo e SickHead Games rimettano mano al codice di gioco e supportino con numerose patch il periodo post-lancio. A oggi, a circa tre settimane dal debutto sullo shop digitale di Switch, molte delle magagne permangono, eppure, nonostante questo, ci risulta difficile non consigliare agli appassionati del genere questi due titoli, tra i migliori che il Giappone abbia partorito negli ultimi venticinque anni. Ci sarà da turarsi il naso a tratti, insomma, ma ne varrà comunque la pena.
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