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PROVATO

Vivere da nobili è stressante (ma divertente) in Diplomacy is not an Option

Abbiamo provato Diplomacy is not an option e abbiamo scoperto un gioco dall'interessante potenziale: vi raccontiamo com'è.

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Avatar di Daniele Spelta

a cura di Daniele Spelta

Redattore

Pubblicato il 20/02/2022 alle 12:57
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  • Pro
    • Loop di gioco tanto semplice quanto divertente
    • Molto più complesso di quanto sembri a prima vista
    • Solido già in questa fase anticipata
  • Contro
    • I contenuti non sono tantissimi

Conclusioni Finali di SpazioGames

Diplomacy is not an Option è un RTS immediato e mette subito in chiaro quale sia il suo intento: soverchiare le difese il giocatore con orde di assetati nemici. Su questa semplice base, Door 407 ha creato un sistema di gioco facile da apprendere ma difficile da maneggiare al meglio, dove occorre parecchia attenzione per non assistere alla rovina del proprio regno. Già in questa fase anticipata sono ben evidenti i punti di forza di Diplomacy is not an Option e non resta dunque che aspettare che lo strategico venga arricchito con nuovi contenuti.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Diplomacy is not an option
Diplomacy is not an option
  • Sviluppatore: Door 407
  • Produttore: Door 407
  • Piattaforme: PC
  • Generi: Gestionale
  • Data di uscita: 09 febbraio 2022 (Accesso Anticipato)

La tranquilla vita di un nobile feudale, un’agiata esistenza passata fra banchetti, battute di caccia e saltimbanchi. Ecco, dimenticatevi di tutto ciò in Diplomacy is not an Option, lo strategico in tempo reale sviluppato da Door 407 e attualmente disponibile in versione anticipata su Steam. In questa visione alternativa del medioevo le giornate sono decisamente più stressanti, sempre alle prese con orde inferocite di contadini che reclamano la testa del re.

Non biasimate nessuno, la colpa è solo vostra e delle mani bucate che vi ritrovate e che hanno sperperato tutte le entrate di un regno in procinto di ribellarsi. I contadini hanno decretato che è giunto il momento di affossare la tirannia sotto un’onda crescente di forche e randelli e sta a voi difendere le mura e i castelli.

Tradizione...

Diplomacy is not an Option è un RTS decisamente atipico, anche se dalle prime non sembrerebbe. Il tutorial e le prime missioni disponibili nelle campagna - per ora incompleta e composta solo da una manciata di match - sembrano infatti prese da un qualsiasi altro titolo appartenente a questo genere, una sorta di Age of Empires IV in versione low poly.

Sulla mappa è presente infatti il cuore pulsante della città, quel castello dalle cui torri si inizieranno a dirigere i lavori di costruzione e di raccolta risorse. A differenza del titolo creato da Relic Entertainment, la gestione delle unità civili avviene però in automatico e non serve guidare ogni singolo taglialegna verso il bosco, un po’ come accade ad esempio nella serie di The Settlers.

Se si esclude questa autonomia, chiunque abbia un minimo di conoscenza della materia ci metterà pochi minuti a capire le basi dell’economia, strutturata soprattutto attorno al legno, al cibo e alla pietra, i tre pilastri su poggia la crescita dell’insediamento.

Le strutture base sono quelle classiche di ogni RTS

Accanto alle prime segherie inizieranno poi a sorgere anche le cave per l’estrazione della pietra, mulini e campi di grano, accompagnati dall’immancabile magazzino, utile per accorciare i tempi di trasporto dei vari materiali. Ora che si hanno a disposizione cibo e risorse per le costruzioni, serviranno anche dei tetti per i nuovi cittadini e così attorno al castello spunteranno nuove abitazioni e rifugi pensati ad hoc per i lavoratori.

Si sa però che il medioevo non è un’epoca tranquilla e che le armi sono fondamentali per difendere i raccolti e il popolo inerme. Un paio di caserme sono più che sufficienti per donare al villaggio una milizia degna di questo nome.

Oltre che dalla crescita numerica, l’avanzamento del regno è anche determinato dalle tecnologie. Tramite la ricerca si sbloccano dunque nuovi livelli per alcuni edifici cruciali già esistenti, si attiva il reclutamento di truppe più potenti, si accelera l’accumulo di certe risorse o che, ancora, si aumenta la resistenza delle strutture difensive.

In alcuni momenti, Diplomacy is not an Option diventa quasi un city builder

Non tutte le meccaniche di gioco sono però un mero copia e incolla e ad esempio la gestione dei cittadini propone una sfida strategica nuova, visto che bisogna decidere come impiegarli e se dedicarne una fetta all’esercito oppure alle mansioni lavorative, sapendo sempre di avere a che fare con un numero limitato e spesso in calo, come vedremo più avanti.

Ci sono inoltre un paio di risorse più complicate da raccogliere, come l’oro e soprattutto le gemme, necessarie per attivare quelle poche magie che danno una spruzzata di fantasy a Diplomacy is not an Option e che permettono di attivare devastanti raggi laser dal cielo o di evocare truppe etere.

... e novità

Da questa descrizione Diplomacy is not an Option potrebbe sembrare uno strategico banale e in effetti sulle prime la progressione segue un percorso decisamente lineare, almeno fino a quanto i depositi per le risorse sono ancora carichi di materiale e non serve allargare il raggio d’azione per scovare nuove fonti di approvvigionamento. Qui avviene il primo cambio di prospettiva.

Sulla mappa non ci sono infatti vere e proprie potenze nemiche da conquistare, ma solo sparuti avamposti messi vicino ad una miniera o ad un lago, con cui fare i conti se si vuole avere un libero accesso verso quei beni preziosi.

Poco alla volta serve avere mura sempre più spesse

Nelle prime fasi di gioco è semplice avere una catena logistica breve e concentrata attorno al castello, ma con il passare dei minuti occorre delocalizzare sempre di più la manodopera, che andrà ovviamente difesa con da un gruppo di guerrieri e di arcieri.

Dieci, cento, mille avversari

Quando tutto sembra andare per il verso giusto e il piccolo villaggio diventa una laboriosa città, ecco però arrivare dal nulla la prima ondata di nemici. Come detto in precedenza, lo scopo di Diplomacy is not an Option non è di andare all’offensiva delle piazzeforti nemiche, quanto di resistere ad assalti sempre più letali portati da orde inferociti di contadini e anche di qualche mostro, un po’ come succede nell’ottimo RTS They Are Billions.

Il loop di gioco è tanto semplice quanto assuefacente, con i momenti tranquilli e di pianificazione che si alternano a convulse difese fatte di torri, catapulte e soldati usati come carne da macello. Diplomacy is not an Option ha inoltre una profondità strategica quasi inaspettata, perché anche ai livelli di difficoltà più bassi c’è sempre il rischio di venir soverchiati da quella marea umana che si staglia oltre i cancelli.

I nemici iniziano ad essere un po' troppi

L’utilizzo delle unità militari è volutamente confuso e quando sullo schermo appaiono centinaia e centinaia di truppe è difficile capire chi o che cosa si stia colpendo. Il vero fattore che separa la vittoria dalla sconfitta è il posizionamento delle strutture difensive, indispensabili per creare colli di bottiglia verso cui incanalare le orde, da falcidiare poi con una pioggia di frecce proveniente dagli arcieri posizionati sulle torri e da massacrare con il lancio di pietre scagliate dalle catapulte, prestando attenzione ad una fisica sorprendentemente accurata.

Diplomacy is not an Option diventa in queste fasi un tower defense frenetico e all’ultimo respiro, dove occorre scegliere accuratamente la disposizione degli edifici che circondano il centro cittadino per evitare di assistere ad una carneficina a base di poveri contadini e pescatori, una strage che andrà a minare le basi economiche e dunque ad abbassare le future possibilità di resistenza.

Un massacro senza fine

Come se non bastasse, i cadaveri lasciati sul terreno non spariscono come negli altri RTS, ma vanno incontro ad un lento processo di decomposizione e, se non si costruiscono cimiteri e ospedali, ben presto tutto l’insediamento pullulerà di cittadini malati, verdastri e che amano rimettere il contenuto dei loro stomaci in mezzo alla piazza.

Gli assalti arrivano da ogni parte, con sempre più insistenza

Per sopravvivere serve dunque molta strategia, condita con tanta pazienza e anche un pizzico di fortuna, soprattutto quando si sceglie di cimentarsi nella modalità di gioco più cruenta attualmente disponibile, ossia la Endless Mode, con partite che diventano cicli ininterrotti di attacchi sempre più devastanti e ricostruzioni frenetiche.

Proprio durante uno di questi assalti ci siamo infine resi conto di come Diplomacy is not an Option riesca a reggere senza troppi affanni centinaia - se non addirittura migliaia - di unità contemporaneamente, con un frame rate che non ha accennato a singhiozzi o a particolari rallentamenti. Stiamo sempre parlando di un’opera abbastanza spoglia dal punto di vista grafico, ma fidatevi quando vi diciamo che quelli che si presenteranno a bussare alle vostre mura non saranno semplici eserciti, ma vere maree umane bellicose in movimento.

Attualmente l'Endless Mode è però l'unica vera modalità in grado di regalare più ore di gioco e, se proprio dovessimo trovare un difetto a Diplomacy is not an Option, i contenuti in generale non è che abbondino, fra poche mappe a disposizione una campagna con solo un paio di missioni attive.

Se volete spolparvi un po' di RTS, potete arricchire la vostra postazione da gioco con un mouse affidabile come questo.
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