-
Pro
- Atmosfera di Seattle incredibilmente suggestiva.
- Scrittura e dialoghi di qualità.
- Sezioni investigative originali e coinvolgenti.
-
Contro
- Combat system datato e poco reattivo.
- Fasi stealth e esplorazione poco ispirate.
- Comparto tecnico inferiore agli standard moderni.
Il Verdetto di SpazioGames
Informazioni sul prodotto

- Sviluppatore: Hardsuit Labs
- Produttore: Paradox Interactive
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , PS5
- Generi: Azione , Avventura
- Data di uscita: 2021
Dopo anni di sviluppo travagliato, cambi di direzione e un silenzio che in molti avevano interpretato come la condanna definitiva del progetto, Vampire: The Masquerade – Bloodlines 2 è finalmente arrivato.
Il seguito di uno dei cult più amati e imperfetti della storia dei giochi di ruolo occidentali è ora tra noi, portando sulle spalle un’eredità pesante e una comunità di fan che non ha mai smesso di sperare.
Ma il ritorno al World of Darkness è tutt’altro che privo di rischi: il gioco di The Chinese Room non è solo un sequel, è un tentativo di riallacciare i fili di un passato leggendario con un presente tecnologicamente più avanzato ma anche più disincantato.
Dopo averlo giocato nella sua interezza, possiamo dire che il risultato è tanto affascinante quanto imperfetto.
Un risveglio nel buio
L’incipit di Bloodlines 2 è una dichiarazione d’amore al gotico urbano. Phyre, il protagonista, si risveglia in un edificio abbandonato nel cuore di una Seattle innevata, privo di memoria e con un misterioso marchio che gli arde sulla mano. L’atmosfera è immediatamente densa, il tono quasi teatrale.
Una voce lo tormenta dall’interno: è quella del detective Fabien, spirito inquieto o eco della sua coscienza, difficile a dirsi. In questa apertura claustrofobica, The Chinese Room riesce dove molti falliscono: costruire un mondo che si sente vivo e sporco, lontano dalle patinature dei moderni AAA.
Nonostante l’incipit non sorprenda chi conosce il linguaggio del genere, il modo in cui è raccontato funziona. La regia in prima persona è precisa, il ritmo lento ma costante, e la narrazione si nutre di ambiguità. Phyre non è un eroe, ma un relitto di un’umanità che non c’è più, costretto a muoversi in un mondo che respinge la luce e si nutre di menzogne.
L’idea di affiancargli una voce interiore come quella di Fabien è brillante: non solo serve a dare ritmo alle fasi esplorative, ma diventa il grimaldello con cui scavare nella psiche del protagonista. È un dialogo costante tra ragione e istinto, tra chi cerca di mantenere il controllo e chi si è già abbandonato alla bestia.
Il vero protagonista del gioco, però, è Seattle. The Chinese Room ha trasformato la metropoli americana in un organismo vivente, fatto di vicoli, luci soffocate dalla nebbia e strade silenziose coperte da una neve costante. La città non è solo uno sfondo, ma una metafora: ogni quartiere racconta una sfaccettatura diversa del potere, della decadenza, della sopravvivenza. È un mondo sospeso, in cui il lusso e la miseria convivono come due facce della stessa moneta insanguinata.
Girovagare per le sue strade è un’esperienza affascinante e frustrante allo stesso tempo. Affascinante perché l’atmosfera è palpabile, ogni angolo trasuda mistero; frustrante perché la mappa appare spesso desolata e priva di interazioni significative.
Ci sono momenti in cui sembra di muoversi in un teatro spettrale più che in una città viva. Eppure, quando le luci al neon riflettono sulla neve, o quando un incontro casuale con un vampiro rivela i segreti di un clan, Bloodlines 2 riesce a toccare corde che pochi altri giochi moderni riescono anche solo a sfiorare.
Il sangue della narrazione
Se c’è un aspetto in cui il titolo eccelle, è nella scrittura. I dialoghi sono numerosi, ramificati e densi di sottotesto. Ogni parola pesa, ogni scelta può cambiare la percezione che gli altri personaggi hanno di voi, e spesso il gioco non vi dirà apertamente se avete fatto la cosa giusta. Non esiste un “bene” o un “male” definito: esistono solo compromessi, istinto di sopravvivenza e la costante tentazione di perdere quel poco che resta della propria umanità.
The Chinese Room ha dichiarato più volte che voleva rendere ogni decisione un macigno, e il risultato è tangibile. Le scelte morali non sono semplici biforcazioni di dialogo, ma veri e propri bivi narrativi che possono alterare rapporti, alleanze e perfino l’equilibrio politico della città. È un ritorno alle radici di The Masquerade, dove la diplomazia e la menzogna sono armi tanto potenti quanto i denti.
Dal punto di vista ludico, Bloodlines 2 è un gioco che oscilla costantemente tra intuizioni brillanti e limiti evidenti. Il sistema di movimento di Phyre è fluido, con scatti rapidi, doppi salti e abilità vampiriche che evolvono man mano che si avanza. Tuttavia, il combat system è il tallone d’Achille dell’esperienza.
Gli scontri corpo a corpo, almeno nelle prime ore, sono confusi, privi di peso e supportati da una fisica che definire approssimativa è gentile. Le animazioni risultano rigide, i colpi mancano di impatto e il tutto restituisce la sensazione di un gameplay ancorato a due generazioni fa.
Col passare delle ore, sbloccando nuove abilità e poteri, la situazione migliora, ma resta la sensazione che il combattimento non sia mai davvero soddisfacente. Lo stealth, dal canto suo, soffre di una filosofia di design antiquata, con routine prevedibili e intelligenze artificiali che non sembrano mai reattive come dovrebbero. Non è un disastro, ma nemmeno un punto di forza.
Fortunatamente, Bloodlines 2 trova riscatto nelle sezioni investigative, che rappresentano uno dei momenti più alti dell’intera produzione. Qui, il gameplay si arricchisce di meccaniche interessanti, come la possibilità di leggere nella mente degli indiziati, cancellare i ricordi dei sospetti o rivivere eventi passati attraverso oggetti inanimati. Sono sezioni che spezzano il ritmo, donando profondità e tensione narrativa, e che riescono a far emergere il lato più autoriale di The Chinese Room.
Alternare il controllo di Phyre e Fabien durante questi momenti aiuta anche a variare il tono dell’esperienza. Se Phyre rappresenta la brutalità e la fame, Fabien incarna la riflessione e la memoria. Le indagini del detective, raccontate attraverso flashback e visioni, sono costruite con una cura che sorprende, soprattutto dopo le incertezze delle fasi d’azione. È qui che il gioco trova il suo equilibrio, regalando momenti di autentica suggestione.
Tecnicamente, Bloodlines 2 non può competere con i grandi nomi del panorama moderno. Le texture sono altalenanti, alcuni modelli umani lasciano a desiderare e le animazioni facciali non sempre reggono il peso dei dialoghi intensi che le accompagnano.
Tuttavia, il lavoro sull’illuminazione e sulla composizione visiva è encomiabile: le ombre, i riflessi e i contrasti cromatici tra rosso e blu creano un’estetica che colpisce nel profondo. È un gioco che non brilla per fotorealismo, ma per atmosfera, e in un titolo come questo è ciò che conta davvero.
La colonna sonora accompagna perfettamente le vicende, alternando brani elettronici, jazz decadente e momenti più silenziosi in cui è la città stessa a parlare. Anche il doppiaggio inglese convince, con interpretazioni che riescono a restituire la tensione e la malinconia dei personaggi. Fabien, in particolare, si distingue per la voce tagliente e la sottile ironia che accompagna ogni sua battuta.
Un’anima divisa
Alla fine della corsa, Vampire: The Masquerade – Bloodlines 2 è un gioco che vive in bilico tra due mondi: quello del passato e quello del presente. Da una parte c’è il desiderio di rendere omaggio a un titolo che ha fatto la storia dei giochi di ruolo narrativi; dall’altra, la necessità di adattarsi alle logiche contemporanee del mercato. Il risultato è un’opera ibrida, che affascina per la sua scrittura e la sua atmosfera, ma che inciampa sul piano della struttura ludica e della pulizia tecnica.
È un titolo che chiede al giocatore di accettarne i difetti per poterne apprezzare la profondità. Se cercate un’esperienza perfettamente rifinita, resterete delusi; ma se siete disposti a perdonare le sue imperfezioni, troverete un mondo che sa ancora parlare di potere, seduzione e dannazione con una voce unica.