Indiana Jones e l’Antico Cerchio, da Roma a Giza, lo abbiamo provato
Abbiamo provato a lungo Indiana Jones e l’Antico Cerchio, il nuovo e promettente capitolo delle avventure di Indy a cura di MachineGames.
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a cura di Marcello Paolillo
Senior Staff Writer
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Machine Games
- Produttore: Bethesda Softworks
- Distributore: Microsoft
- Testato su: PC
- Piattaforme: PC , XSX , PS5
- Generi: Action Adventure
- Data di uscita: 9 dicembre 2024 (PC,Xbox) - Primavera 2025 (PS5)
LONDRA - Indiana Jones è un personaggio che nel corso degli anni ha avuto fortuna e gloria, in primis per una trilogia di lungometraggi uno più bello dell'altro e in grado di incastonare l'archeologo interpretato da Harrison Ford nella leggenda.
Due film successivi decisamente poco riusciti (l'ultimo dei quali uscito al cinema nel 2023, ossia Il Quadrante del Destino) e l'inesorabile passare del tempo, hanno però iniziato a fare scricchiolare il mito di Indy, ormai lontano dal clamore degli anni '80 e '90.
Nulla esclude però che Indiana possa vivere una seconda giovinezza nel mondo dei videogiochi, con Bethesda e MachineGames pronti a farci vivere una nuova avventura.
E io sono stato lì per afferrare ogni singolo dettaglio, finalmente alle prese con Indiana Jones e l’Antico Cerchio.
La X non è sempre il punto dove scavare
Non capita tutti i giorni di indossare, anche solo virtualmente, il cappello di un personaggio leggendario. Per qualche ora, tra le strade di Roma (o meglio, di Castel Sant'Angelo) e le sabbie di Giza, sono stato Indiana Jones.
Il tutto, in un gioco che sembra voler scrivere un nuovo capitolo nel libro delle grandi avventure di Indy e che tenta di fondere il mito cinematografico dell’archeologo con il look dei giochi degli autori di Wolfenstein (che trovate su Amazon).
Il viaggio di Indiana Jones e l’Antico Cerchio si apre con un prologo dal fascino oscuro ma intrigante, che ci porta nei corridoi del Marshall College dove il professor Jones di solito è impegnato nelle sue lezioni. Il college ospita la sezione statale del Museo Nazionale, contenente molti degli artefatti che Jones recupera durante le sue spedizioni.
È un’ambientazione lontana dall’adrenalina e dal mistero dei templi esotici e delle rovine millenarie, eppure c’è un’atmosfera di sospensione che cattura subito l’attenzione. Qualcosa di inquietante inizia a insinuarsi nella scena: un monaco dall’aria enigmatica si muove furtivamente all’interno del luogo, di notte, con uno scopo ben preciso.
La sequenza si sviluppa rapidamente: questo strano individuo riesce a intrufolarsi nelle sale del museo, dove si trova un antico manufatto. L’oggetto non viene mai descritto con chiarezza, lasciando spazio a una sottile tensione narrativa che alimenta il mistero.
È un artefatto raro e apparentemente insignificante, che però, nelle mani di questo monaco, diventa improvvisamente il fulcro di una vicenda più ampia. Indiana si accorge dell’intrusione, ma è troppo tardi: dopo una scazzottata che finisce nel peggiore dei modi per Indy, il monaco è già svanito, portando via l’oggetto e lasciando dietro di sé una scia di interrogativi.
Proprio come i film
Questo incipit non è solo un pretesto per mettere in moto l’avventura; è una promessa di una narrazione avvincente e stratificata, che non si accontenta di ricalcare i cliché delle solite storie d’azione. Qui si sente l’influenza di una regia pensata per il cinema, che affida a un singolo evento il compito di catturare il giocatore e farlo immergere nell’enigma.
Il primo contatto con il gioco avviene nel cuore della Roma fascista, con Indiana impegnato nei vicoli bui di un Castel Sant'Angelo di notte. Il fascino austero della location è evocato con grande cura, ricreando fedelmente l’architettura e l’aria cupa degli anni ’30.
Il contesto storico non è solo sfondo: il regime e i suoi simboli minacciano la libertà e la conoscenza, costringendo Jones a un gioco di equilibrismi e fughe rocambolesche per sfuggire agli uomini di Mussolini.
Il gameplay (di cui parlerò approfonditamente tra qualche paragrafo) è fluido e adrenalinico, con un sistema di combattimento che mixa scontri corpo a corpo e l’uso della frusta e di armi di fortuna, senza dimenticare anche qualche meccanica stealth.
In alcuni momenti, la frenesia e l’intensità degli scontri sembravano usciti direttamente dalle pellicole cinematografiche originale, il che è un bene.
L’altra sezione di gioco provata a Londra – decisamente più lunga e corposa della precedente – si svolge in Egitto, nel sito archeologico di Giza. L'atmosfera è diversa, ma altrettanto avvolgente.
Mentre ci si muove tra piramidi, mercati e sotterranei segreti, il caldo opprimente del deserto sembra quasi palpabile, come se gli sviluppatori fossero riusciti a trasmettere quella sensazione di polvere e secoli passati che solo chi ha visitato il luogo conosce.
A sorprendere, tuttavia, è la scelta di una visuale in soggettiva. In un primo momento, la prospettiva in prima persona ha destato qualche perplessità. Indiana Jones è sempre stato un personaggio da vedere in azione, con il suo cappello, la frusta e quella silhouette inconfondibile.
Privarsi di una visuale in terza persona, che permetta di osservare l’eroe in tutte le sue espressioni, appare quasi come un tradimento della sua essenza. Ma la scelta, in fin dei conti, è voluta: MachineGames desidera farci immergere totalmente nei panni di Jones, lasciandoci vedere ciò che lui vede, respirare la stessa aria polverosa e sporgerci sugli stessi abissi.
Un'avventura dagli occhi di Indiana
Come accennato poche righe più in alto, il gameplay di Indiana Jones e l’Antico Cerchio è costruito attorno a una dinamica d’azione che sembra voler trasportare il giocatore direttamente sul set di un film dedicato al personaggio (magari i primi tre).
Il combattimento corpo a corpo è uno degli elementi più evocativi: richiama le iconiche scazzottate dei film, quelle sequenze in cui Indiana, con movimenti decisi e mai perfetti, fronteggia i nemici con pugni ben assestati e un sistema di parata che, se padroneggiato, permette di gestire scontri contro avversari più numerosi.
C’è un ritmo sincopato in questi scontri che dà la sensazione di trovarsi davvero dentro un classico di Spielberg, con quella vena rocambolesca che è sempre stata un marchio di fabbrica di Jones.
La frusta, ovviamente, è protagonista. Non è solo un’arma per disarmare i nemici da distanza ravvicinata, ma si rivela indispensabile per la navigazione degli ambienti.
Agganciarsi a sporgenze, tirarsi su piattaforme sospese, dondolarsi per attraversare baratri: ogni mossa con la frusta diventa un piccolo atto di acrobazia e ingegno, permettendo di risolvere enigmi ambientali con una fluidità che rende l’azione più dinamica e immediata.
Non mancano poi le armi e gli oggetti che Indiana può raccogliere dal terreno o sottrarre ai nemici sconfitti. Che si tratti di un bastone, di una pistola o di qualche oggetto contundente improvvisato, il gioco permette di sfruttare tutto ciò che si ha a disposizione per contrastare nemici a volte ben armati e organizzati.
È una soluzione che aggiunge varietà alle battaglie, consentendo approcci diversificati e aumentando la sensazione di trovarsi in un ambiente realistico e reattivo.
Infine, le fasi stealth. Non sempre è necessario affrontare il pericolo a viso aperto. In alcune sezioni, il gioco incoraggia un approccio più cauto e strategico: nascondersi nell’ombra, sfruttare distrazioni o evitare il contatto diretto diventa spesso la scelta più saggia. Queste fasi arricchiscono ulteriormente l’esperienza, invitando il giocatore a riflettere prima di ogni mossa.
Tra enigmi, scazzottate e schiocchi di frusta, Indiana Jones e l’Antico Cerchio riesce a coniugare l’azione pura con momenti di riflessione, in cui si avverte il peso della storia e la complessità delle civiltà scomparse.
La colonna sonora, che alterna melodie epiche a toni più oscuri e misteriosi in perfetto stile John Williams, accompagna ogni passo, ogni colpo e ogni scoperta, sottolineando gli attimi di tensione e regalando un senso di maestosità ai paesaggi.
Il lavoro svolto sulle ambientazioni sonore è encomiabile: dal silenzio opprimente delle strade romane al vento del deserto egiziano, ogni suono sembra fatto apposta per immergere il giocatore in un mondo che oscilla tra storia e leggenda.
Idem per quanto riguarda il doppiaggio in lingua inglese, con il cast di attori (incluso Troy Baker nei "panni" di Indy") sempre nella parte e un discreto utilizzo della lingua italiana nativa nelle sezioni ambientate nel nostro Paese.
Un aspetto affascinante del gioco è la ricchezza di dettagli narrativi e storici che arricchiscono l’avventura. Ogni sezione di gioco è intrisa di riferimenti, che spaziano dalle leggende popolari ai miti ancestrali, rendendo ogni scoperta un piccolo tributo al fascino eterno dell’archeologia.
Il lavoro di ricerca che MachineGames ha riversato nel gioco è evidente, e anche i più attenti non potranno fare a meno di cogliere quei riferimenti ai film disseminati che suggeriscono citazioni più complesse.
Tra la profondità della trama, la bellezza delle ambientazioni e il carisma intramontabile di un personaggio iconico, il titolo ha tutte le carte in regola per farcela.
Dal college alla Roma fascista, passando per le rovine di Giza, Indiana Jones e l’Antico Cerchio riesce così a intrecciare un racconto che ha le radici in una classicità narrativa quasi d'altri tempi, fatta di suspense e domande senza risposta. Questo assaggio, pur con la sua semplicità, ha il merito di posare le fondamenta di un’avventura che, si intuisce fin da subito, sarà più che una semplice caccia al tesoro.
Le Migliori Offerte per Indiana Jones e l'Antico Cerchio
Voto Finale
Conclusioni Finali di SpazioGames
Pro
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Il grande ritorno di Indy.
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Sistema di combattimento ostico ma funzionale.
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Decine di citazioni e riferimenti ai film.
Contro
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La terza persona a volte crea qualche incertezza.