Ci vuole coraggio a tirar fuori un progetto come Rainbow Six Siege al giorno d’oggi. Non lo diciamo con un tono negativo, siamo seri: appioppare a un titolo molto diverso dai suoi predecessori il nome di una saga con un seguito come quello dei Rainbow Six può facilitare le vendite, ma pone anche al centro dell’immancabile fuoco incrociato dei puristi, e al contempo puntare su uno stile di gioco ragionato ed estremamente tattico non è certo la strada più semplice per sbancare al botteghino. Lo sparatutto di Ubisoft è quindi un progetto spavaldo, di quelli che rischiano grosso sia economicamente che socialmente.
La casa francese, tuttavia, non è certo guidata da un gruppo di stolti, e difficilmente si sarebbe buttata su un videogame così “difficile” da piazzare senza un granitico pavimento su cui poggiare i piedini. Questa stabile base è, nel caso di Rainbow Six, il gameplay, un perfetto insieme di azione, distruttibilità ambientale, classi e strategia che ci ha catturato fin dalla prima prova.
Dopo un evento a Londra che ha permesso sia di provare ancora una volta il competitivo, sia di testare cooperativa e missioni in singolo, riteniamo di essere abbastanza preparati da potervi spiegare perché, secondo noi, Rainbow Six Siege potrebbe essere un must per qualunque amante degli sparatutto online, indipendentemente dall’affetto per il passato della serie.
There’s a situation…
La prima novità da noi testata sono le Situations, a tutti gli effetti il sostitutivo della campagna nel gioco, pensate anche per fare da tutorial. Non si tratta comunque di un tutorial tipico, bensì di una serie di missioni (11 in totale, ma noi abbiamo potuto provarne 5) piuttosto impegnative affrontabili a tre diverse difficoltà, ove ci si ritrova in mappe piene zeppe di terroristi e organizzate per portare il giocatore a sfruttare al meglio le abilità di ogni classe.
Non sono certo l’equivalente di una storyline, ma mentiremmo se negassimo che ci hanno divertito. Già alla difficoltà normale le Situations sanno stupire, grazie alla complessità delle mappe esplorate e al numero di avversari, ma se le si approccia a difficoltà Realistico gli scontri si fanno rapidamente drammatici, e costringono a un avanzare lento e calcolatissimo per completare l’obiettivo principale senza soccombere. Ci sono anche degli obiettivi secondari variabili in base alle missioni e alla difficoltà, che offrono un minimo di rigiocabilità per i perfezionisti.
Le Situations sono state un ottimo modo per osservare il livello effettivo dell’IA nemica nel gioco. Non mancano le debolezze, come si era già visto nelle prime prove, ma il numero di avversari e i danni elevati sopperiscono alle mancanze della CPU, costringendo ugualmente a un planning sagace delle proprie azioni. Il posizionamento dei nemici non è casuale, quindi studiando a dovere le mappe e ricordando le traiettorie delle guardie si bypassano molte difficoltà, ma il livello di sfida rimane notevole.
Tutto ciò si ripercuote ovviamente anche sulla modalità cooperativa, TerroHunt, una caccia al terrorista in gruppo che permette di ottenere un discreto quantitativo di valuta ingame, con gli stessi livelli di difficoltà delle Situations. In Normal TerroHunt non spaventa e si muore di rado, spesso a causa di unità kamikaze corazzate chiamate Bomber, ma in Realistico il gioco si fa seriamente duro, e senza una squadra perfettamente coordinata (una cosa che il gruppetto di giornalisti italiani presente proprio non era, ma manco lontanamente) si perisce in modi piuttosto ridicoli.
L’unica debolezza della cooperativa, a nostro parere, è proprio la natura hardcore del titolo, poiché laddove la morte in una partita competitiva lascia fuori dai giochi per un paio di minuti al massimo, qui si rischia di fissare i propri compagni per più di un quarto d’ora se si crepa a inizio missione. Chiaro, la struttura del gioco non permette altro, ma forse si potevano trovare soluzioni più morbide alle difficoltà minori, lasciando il blocco del respawn ai veterani.
Tensione a mille
Lo zenith ad ogni modo Siege lo raggiunge sempre nel competitivo, ove si toccano picchi di rara tensione e spettacolarità. In un tirato match con i giornalisti del Benelux non sono mancati momenti da infarto vero o esultanze per spettacolari ribaltoni ad opera degli ultimi soldati rimasti in gioco, e le meccaniche si sono riconfermate non solo azzeccatissime, ma anche dannatamente ben bilanciate. Avevamo ad esempio grossi dubbi sulle classi dotate di scudo, un po’ difficili da eliminare nella beta, ma qui abbiamo notato un secco abbassamento nella loro velocità di camminata e un indebolimento generale delle pistole, con cui è diventato più difficile ottenere uccisioni. La varietà estrema degli specialisti disponibili permette poi di mettere in atto strategie brutali contro avversari particolarmente difensivi e impedisce quasi del tutto il camping. La presenza di droni dotati di telecamera infatti non è utile solo per marchiare i nemici controllati dall’IA in TerroHunt, ma è importantissima pure per stanare avversari umani corazzatisi negli angoli delle stanze più sicure. Contro le granate da muro del Fuze, il martello dello Sledge e gli altri campioni dell’attacco a sorpresa non è mai una passeggiata ottenere una posizione di vantaggio, e tra abilità di supporto e sensori vari non si può stare tranquilli nemmeno per un millisecondo.
Insomma, le classi le abbiamo promosse a pieni voti, e il lavoro di bilanciamento fatto ci sembra già più che buono. Nel caso siate particolarmente scettici comunque nulla da temere: Ubisoft ha confermato la volontà di mantenere aggiornato il gioco, con un team di sviluppatori che non mancherà di eliminare qualunque sbilanciamento grave e modificare le combinazioni eccessivamente forti in base ai dati dell’online.
Nella nuova build abbiamo inoltre testato le nuove mappe, di qualità pari se non superiore alle ormai viste e straviste House e Plane. Chalet è una mappa innevata con vari edifici e numerosissime finestre da sfruttare per gli attacchi, Club House è invece una grossa casa nella quale non si è mai realmente al sicuro visti i tanti muri distruttibili, e anche in Kanal il numero di passaggi e aperture è tale da garantire un quantitativo pressoché illimitato di piani d’attacco applicabili. La cura degli sviluppatori per le planimetrie è da manuale, e non fa altro che rendere ancor più stuzzicante il grandioso gameplay.
Pochi titoli riescono ad avere un kill time quasi nullo e ad essere comunque del tutto basati sull’intelligenza e sul gioco di squadra. Rainbow Six Siege invece ce la fa quasi senza sforzo, dimostrandosi divertente persino se giocato da soli, a patto di farlo con i neuroni attivi.
Miglioramenti li abbiamo infine notati anche nel comparto tecnico, che sembra sempre ben ottimizzato nonostante qualche raro calo di frame rate e l’elevata distruttibilità, e ha vacillato solo per via di qualche bug. Si tratta di roba minore, come esplosivi che spariscono con qualche secondo di ritardo una volta disattivati, e dovrebbe venir corretta senza problemi nel prodotto finito. Sottolineiamo anche l’importanza del sonoro, indispensabile per avere una vaga idea di come si stiano muovendo i nemici in alcuni casi, e qui reso con grande precisione. Come abbiamo già detto, pochi sparatutto riescono a raggiungere la tensione di una partita a Rainbow Six Siege, e il tempo si ferma davvero quando si resta in attesa dell’assalto nemico, con l’orecchio teso e il dito pronto a premere il pulsante del mouse come se fosse un grilletto. Ora resta da vedere se online riuscirà a catturare altri come ha fatto con noi. Nel campo degli e-sports riteniamo possa avere sicuramente un roseo futuro.
– Le Situations sono impegnative e divertenti
– In cooperativa il gioco resta godibile
– Gameplay superlativo
Lo ripetiamo da un po’: Rainbow Six Siege ha un potenziale a dir poco enorme tra gli sparatutto competitivi. L’ultimo nato della serie è uno sparatutto brillante e ricco di tensione, dove il numero smodato di possibilità mantiene l’adrenalina al massimo ed è impossibile trionfare giocando a casaccio. Comprendiamo la delusione per l’assenza di una campagna vera e propria, ma le Situations e la cooperativa risultano comunque più che godibili, e il multiplayer competitivo ci ha catturato al punto da portarci a ignorare la cosa. Crediamo sul serio sia il caso di dargli fiducia.